2e)L'UNIONE FA LA FORZA

Quando ritenne di avere aspettato abbastanza, Flot riprese a parlare.

"Questo è il patto che voglio stringere con voi tutti, nessuno escluso. Nobili Yaonai, Postulanti, Sednor, Tumbà. Anche con voi, uomini del Nord: parlo a tutti. Indistintamente. Questa è la mia proposta per voi: vi offro di mettere da parte antichi rancori e di ripartire da zero".

"Tu intendi usarci ancora una volta per i tuoi scopi, Flot di Yasoda!" gli disse adirato Ranuncolo. In lui sgorgò tutto l'odio che aveva tenuto dentro di sé per tanto tempo. Pensava alla moglie, Faggio Purpureo, condannata soltanto perché aveva scelto lui, un reietto agli occhi del Ratnor; alla figlia, obbligata a un lavoro infame, perché aveva rifiutato la Scelta per restare libera. Mirta vedendolo adirarsi gli andò accanto, cercando di calmarlo.

"Hai tutte le ragioni per dire queste cose, Ranuncolo" riprese Flot "Con te e la tua famiglia sono stato crudele, lo so. A suo tempo era giusto così, tu e tua moglie avevate osato sfidarmi e vi ho punito, tutto qui. Ma pensa a lei, al suo futuro" aggiunse indicando la figlia che lo tratteneva per un braccio "Per tua moglie è tardi, per lei non posso ripagare i torti che vi ho fatto, ma per voi... ti offro la tua e la sua libertà. Potrete andare altrove, lontano da qui se vorrete"

Ranuncolo guardò Mirta, poi Flot e tacque pensieroso.

"Anche a voi, nobili e fiere Yaonai non posso offrirvi null'altro, se non la possibilità di liberarvi dalla schiavitù in cui vi ho recluse" disse a Faggiola.

Questa fece un passo in avanti, fronteggiandolo. Per la prima volta posò lo sguardo su di lui, lo sostenne risoluta e non mostrò alcun timore.

"Ti ringrazio Figlio del Sole, ma il destino del mio popolo è legato a questa foresta, a Gioturna e al vulcano che un giorno o l'altro esploderà distruggendoci tutte quante. Voi siete una meteora che passa. Il vostro sangue diventerà fango e voi sparirete così come siete apparsi, ma per noi Yaonai non c'è scampo, sia in un caso che nell'altro. Moriremmo nel lasciare le nostre Schegge" disse con tutta la dignità e la forza di cui disponeva.

Flot non rispose, sostenne il suo sguardo e non vacillò davanti a quella verità semplice e schietta, però rabbrividì e tutti se ne accorsero. Il tempo del potere era terminato. Lui sapeva che la Yaonai aveva ragione e non poteva farci nulla. Quelle terre erano state per tempi immemorabili delle donne piante e alla fine a loro sarebbero tornate. Inoltre la Yaonai possedeva una forza di cui lui ormai era sprovvisto: Faggiola credeva quello che diceva. Aveva fede nella sua Dea. Lui, invece, non aveva più nulla. Il Dio che aveva servito per secoli aveva scelto un altro. Da tempo la sua fede vacillava e ora che il suo tempo era finito, si disgregava in nulla. Aveva rinnegato tutto per il potere ed ora che giungeva al termine, mostrava il vuoto che aveva lasciato dietro di sé. Se ne vergognò. Alla fine, in quello scontro silenzioso, fu lui ad abbassare lo sguardo.

La Yaonai aveva vinto, ma Lilith la contraddisse.

"Non è vero" le disse "Io l'ho fatto e non sono morta. Altre come noi sono sopravvissute. Lo sai anche tu, Faggiola".

"Certo" le rispose serenamente "Eppure prima o poi sono tornate tutte quante. Anche tu lo hai fatto, Salice nel Vento. E cosa hai trovato al tuo ritorno?".

Anche Lilith parve accasciarsi sotto il peso di quelle parole. Aveva accusato il colpo peggiore, quello che solo una sorella avrebbe potuto portarle. In fondo come avrebbe potuto essere diversamente, d'altronde. La sua Scheggia, come poteva dimenticare quella immensa, putrida palude che l'aveva inghiottita tutta quanta, senza lasciare traccia di sé? Flot era il colpevole. Lui era stato il mandante per punire lei che l'aveva rifiutato. Ora sapeva anche chi ne fosse stato l'esecutore: Gioturna!

Facendosi forza, ritrovò la sua compostezza. Respirò a fondo prima di parlare.

"È vero Faggiola, ma sono ancora viva. Viva! nonostante tutto".

"Non tutte avremmo la tua forza" aggiunse Faggiola andandola ad abbracciare "Noi Yaonai aiuteremo questo essere malvagio a liberare le nostre sorelle dalla sua presenza" disse alludendo a Flot senza guardarlo "Nonostante ciò soltanto le sorelle che sceglieranno la libertà vi seguiranno. Le altre resteranno e io resterò con loro, qualunque cosa accada. Come Grande Madre sarà mio dovere accudire alle figlie che resteranno, come hanno fatto quelle che mi hanno preceduta. Se così vorrà la nostra madre celeste, sarò l'ultima di una lunga stirpe e voglio esserne fiera!".

"Ascolta Faggiola... " provò a insistere ancora Lilith, ma la Yaonai la bloccò con un gesto imperioso che non ammetteva repliche.

"No, sorella mia. È deciso".

Lilith a malincuore cedette. Sapeva di aver fatto tutto quello che poteva, ma quando una Grande Madre si pronunciava come aveva fatto Faggiola, non c'era più niente da fare.

"Hei, un momento!" esclamò Nonun "Di cosa state parlando? Quale vulcano! Gioturna, ma... di cosa state parlando!".

La Ratnor sembrava sinceramente sconvolta. Flot di Yasoda aveva fatto in modo che i Ratnor non sapessero nulla per poter gestire meglio il suo potere e ora questo era un brusco risveglio per tutti loro. La Postulante lanciò uno sguardo al Figlio del Sole in attesa che questi le rispondesse, ma lui rimase impassibile.

Fu Wal a rispondere per lui:

"Sotto di noi c'è un lago di lava. Prima o poi tutta la foresta salterà in aria" le disse sospirando "Non so quando, ma succederà e tutto quello che vi si troverà sopra in quel momento, sparirà in un attimo".

La Ratnor lo fissò sbigottita. Deglutì un paio di volte prima di proseguire.

"Questa... Gioturna, chi o cosa sarebbe?".

Wal non seppe risponderle. Come avrebbe potuto dire quello che nemmeno lui sapeva spiegarsi. Nemmeno a se stesso avrebbe saputo spiegare cosa fosse Gioturna, figurarsi a un'altra persona. Alla fine le disse l'unica cosa che la Ratnor avrebbe potuto comprendere.

"Gioturna è la Guardiana, colei che protegge i vostri villaggi".

Nonun si voltò verso Flot. Solo allora si rese conto appieno che quell'uomo aveva sempre mentito e il disgusto che provò le si disegnò in volto. Poi si rese conto di quello che Wal aveva detto, del significato che poteva avere per lei e le Sorelle della Vita. Si dimenticò di lui.

"Il Semenzaio!" esclamò terrorizzata "I bambini, dovranno essere spostati! Gopanda, mio signore! Ti daremo tutto l'aiuto che potremo, ma salva i nostri piccoli. Loro non hanno colpe!" disse a Wal, ma prima che questi potesse rispondere, Flot si levò stancamente in piedi:

"No, impossibile!" esclamò deciso "È escluso! I patti erano chiari: quelli come me dovranno finire con me!".

Era determinato e convinto a non cedere su questo punto, però non tenne conto dell'istinto materno delle Sorelle. Era ben altra cosa da quello delle Ratnor. Da troppo tempo se ne era scordato. Per secoli aveva tenuto le Postulanti ai bordi della loro società convinto che si sarebbero stufate delle loro credenze sciocche, invece non fu così. La loro fede rimase salda, pronta a esplodere al bisogno.

Fu così che Nonun fece per slanciarsi come una furia verso Flot. Avanzò veloce con braccio levato e l'avrebbe colpito se Radice non si fosse fatto avanti, posandole una mano sul braccio. Senza darle tempo di parlare, prese lui la parola.

"Padre... " disse al Figlio del Sole in modo che tutti potessero udire bene "... o fratello, se preferisci. Hai detto che tutti i Sednor che vorranno andare con il Gopanda potranno farlo. Al Semenzaio sono tutti uguali, tutti Sednor fino alla Scelta. Questa è la tua legge, non ricordi?".

Wal sentendogli dire quella semplice verità rimase di stucco. Poche sagge parole, dette al momento giusto potevano essere molto utili. Adesso capì perché prima lo avesse fermato. Non era il momento giusto per parlare.

Flot strinse la bocca, si sentirono scricchiolare i denti tanta fu la sua rabbia, ma alla fine dovette ammettere che Radice aveva ragione. Era la sua legge, si era messo in trappola da solo. Aveva commesso un errore e oramai non aveva più il tempo per rimediare. Era stato battuto nel suo stesso gioco e non poteva che ammettere la sconfitta. Era solo. Anche Radice era dalla loro parte. Sentiva gli occhi di tutti su di lui. Sapeva di aver perso ogni ascendente su quella gente e non capiva perché non gli saltassero addosso per farla finita una volta per tutte. Ma gli restava ancora un briciolo di dignità e se voleva salvare almeno la faccia doveva dargli ragione. In fretta, anche. A malincuore si costrinse ad annuire. A denti stretti, accettò.

"Va bene, ma la legge dice anche che ogni Sorella può portare soltanto un bambino alla volta. Non più di uno a testa, intesi?" disse a voce tanto bassa da essere appena udibile.

Tanto bastò a Radice, che soddisfatto strinse ancora un poco il braccio di Nonun per farla desistere. Le sorrise. Questa comprese. Sebbene ancora in collera, il pensiero di aver ottenuto una via di fuga per i bambini del Semenzaio convinse la Ratnor a lasciar perdere. Ci volle ancora un momento prima che riuscisse a distogliere lo sguardo da Flot, ma alla fine arretrò e tornò verso gli altri. Era talmente arrabbiata da dimenticare anche il dolore alle spalle.

Wal sospirò di sollievo. Poteva finire molto male prima ancora di incominciare, invece grazie all'intervento di Radice tutto era finito bene.

Sapeva che le cose non sarebbero state facili, eppure un passo alla volta sembrava che tutto stesse procedendo per il meglio.

Si rammentò di Walpurgis. Era anche stato merito suo, dell'alone che si era acceso attorno alle sue mani, se le cose avevano preso quella direzione.

Fissò il libro che teneva tra dita. Gli venne un'incredibile voglia di leggerlo, di sapere cosa vi avesse scritto quell'uomo venuto da lontano, eppure prima c'era ancora una cosa che voleva capire. Era finito il tempo dei misteri, le cose dovevano essere limpide per tutti.

"Maestro" disse attirando l'attenzione di tutti verso di lui "Neko, ora non manchi che tu. Dicci perché odi così tanto Flot. Credo sia nostro diritto saperlo, non credi?".

Neko lo guardò sorpreso. Evidentemente non si aspettava quella domanda. Però si accorse che tutti quanti lo fissavano, compresi Fredrik e Thorball che non comprendevano bene il Tumbà. Lilith si mosse piano verso di lui, gli si pose al fianco e la cosa non sfuggì a Wal.

"Perché lo vuoi sapere?" domandò al figlio.

"Perché qui tutti hanno un compito ben preciso. Ma lui no, la sua carica, il suo ascendente sui Tumbà è un mistero per tutti. Tutti fuorché per la Signora del Villaggio, credo. Madre, mi sbaglio, forse?".

Lilith soppesò le parole del figlio, poi si rivolse al vecchio Varego.

"Credo abbia diritto di sapere, Neko. Credo che tutti debbano sapere, ormai".

Neko si rabbuiò, appoggiò al bastone la fronte prima di fare un cenno alla Signora.

"Come desideri, Lilith" le disse. Poi rivolto a Wal :

"Sei certo di voler sapere? Alcune delle cose che dirò potrebbero non piacerti; altre, ferirti molto a fondo".

Non stava scherzando, era molto serio mentre lo diceva.

Wal lo capì: c'era qualcosa nel suo passato che il maestro non voleva che tutti sapessero. Forse Flot, oppure qualcun altro dei presenti. Oppure diceva il vero ed era proprio diretto a lui quell'ammonimento? Tentennò per un momento.

In quella, un rombo improvviso e un lampo fecero alzare a tutti il volto al cielo. Un altro tuono assordante lo seguì. Scrosci di pioggia smossero la stuoia dell'ingresso e dal foro nel soffitto scesero grosse gocce che finirono nel bricco per il decotto che Wal aveva dimenticato sul fuoco. Solo quando lo rivide si ricordò di lui. Se ne era completamente scordato. Per fortuna le fette di pane erano rimaste all'asciutto ed erano sufficienti per tutti. Fuori era ancora buio, sembrava che il mattino non volesse arrivare mai. Probabilmente i Tumbà erano al coperto nelle loro capanne in attesa che smettesse quel temporale terribile. Era proprio una giornata da lupi.

"Madre" fece a Lilith "vorresti fare tu gli onori di casa? In fondo questa è la tua dimora". Le disse indicandole il pane e la bevanda. Poi rivolto a tutti:

"Sedetevi, mangiate e bevete qualcosa di caldo. Il Grande Vecchio nel frattempo ci allieterà con la sua storia".

Neko lasciò cadere la testa contro il bastone. Sospirò. Rassegnato guardò Lilith che gli diede un sorriso di incoraggiamento.

Mentre sua madre andò al focolare e gli altri iniziarono a sedersi, Neko gli andò accanto. Con un fil di voce gli sussurrò:

"Sei certo? Così davanti a tutti? Non preferisci che ti dica tutto da solo. Solamente noi due, cosa ne dici?"

Al cenno negativo di Wal desistette. Sospirò ancora sconfitto.

Invece Wal gli rivolse una domanda:

"Sarà altrettanto difficile per te raccontare, quanto per me ascoltare le tue parole?"

gli chiese e il vecchio annuì.

"Allora ci sosterremo a vicenda, tu e io" gli disse serenamente.

"Se così vuoi, così sia, allora" gli rispose.

A sorpresa di tutti fu Flot a parlare. Come gli altri aveva sentito le cose che i due si dissero.

"Forse" disse a Wal "il Grande Vecchio preferirebbe parlare senza la mia presenza. Non è così, forse?".

I due tornarono a fronteggiarsi. Il Varego e il Ratnor si ersero, sfidandosi. A parlare per primo fu Neko.

"Quello che dirò di te, non sarà nulla in confronto a quello che tu hai già detto a me, Flot di Yasoda. Che tu vada o rimanga per me è uguale. Non è di te che mi preoccupo".

Non avendo altro da dirgli, Neko gli voltò le spalle e andò ad aiutare Lilith, lasciandolo solo. Poco per volta tutti si sedettero, dandogli le spalle. Solo Radice rimase al suo fianco, in attesa.

Wal capiva che odi e rancori non potevano essere cancellati in un attimo, eppure se volevano avere una possibilità di riuscire nel loro intento dovevano essere uniti. Giunti a questo punto avevano bisogno gli uni degli altri, anche dei nemici di sempre. Invitò quindi Flot e Radice a sedersi al suo fianco e divise una fetta di pane con loro. Voleva fidarsi di Flot. Doveva, se voleva riuscire ad andarsene via da quelle terre. Comunque, per prudenza, preferì mettere il Diario di Walpurgis in terra e sedercisi sopra.

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