2c)POTERI SCONOSCIUTI
Wal non capiva, aveva altro a cui badare. Si portò le mani davanti al volto, fissandole incredulo, impotente osservò quella luce che fluttuava leggera attorno alle sue dita. L'alone era tornato a spandersi, avvolgendole completamente. Dopo il contatto con la Ratnor era diventato più intenso e pulsante. Cercò inutilmente di liberarsene, scrollandoselo di dosso, ma fu tutto inutile. Per quanto facesse, quella luce non accennava ad andarsene.
Poi una forza irresistibile, nuova e sconosciuta lo spinse a prendere la maschera di Lilith e calarsela davanti al viso. Per quanto provasse timore ad avvicinarsi le mani al volto, non volle opporsi a lei. Fece come l'impulso gli disse di fare e quando le ritrasse, dai presenti si sollevò un gemito di sgomento: il cuoio bruciava senza consumarsi della stessa luce azzurrognola della mani. Anche lui se ne rese conto. Ne vide i guizzi levarsi attraverso i fori degli occhi e si chiese quale prodigio fosse mai quello. Poi capì. C'era suo nonno dietro a tutto questo, Aldaberon l'Antico aveva deciso di dargli una mano in quel modo. Ma non bastava, doveva esserci qualcosa d'altro, perché si sentiva come non si era sentito mai prima di allora. C'era una forza nuova dentro al suo corpo ed era da quella che scaturiva la luce che vedeva. Ne era certo.
La prima a reagire, fu la Ratnor. Nonun urlò:"La maschera! Divino Signore, proteggimi! Guardate la maschera!".
Flot si lamentava, gemeva, arretrava, proseguendo a ripetere:
"Walpurgis! Non è possibile ! È morto!".
Allora Wal comprese.
Walpurgis Mandi, l'uomo giunto dalla Terra dei Vitelli era in lui e gli aveva trasmesso il suo potere. Doveva essere quello che sul Libro delle Foglie lo straniero errante chiamava il Dono del Fuoco o il Potere del Fuoco. Doveva essere quello il potere da cui nacque la credenza sulla morte certa che scaturiva dal suo tocco. Il potere del fuoco scorreva dalle sue vene fino alle mani e gli dava il potere di un dio, di quel Dio che Ranuncolo e i suoi ancora veneravano e i Ratnor avevano dimenticato di onorare.
Voleva sapere di più su quello che gli succedeva e l'unico che poteva dargli delle risposte era lì, a pochi passi di distanza.
Si rivolse verso Flot e gli si avvicinò piano.
"Vieni, amico mio, parliamo" gli disse, ma quando lo vide camminare verso di lui il Ratnor si ritrasse fino al fondo della capanna. Incespicò, cadde, si rialzò ancora, era terrorizzato. Cercò di nascondersi dietro a Radice, ma questi lo scansò. Il Sednor si spostò di lato al passaggio di Wal e gli rivolse un inchino. Wal ricambiò il saluto di Radice e continuò ad avanzare. Le mani pulsanti di luce protese verso Flot, le fiamme attorno al volto senza bruciarlo, doveva essere una scena orribile per chi la vedeva. Una dimostrazione di potenza pura che scaturiva attraverso il suo corpo, rivolta verso il Figlio del Sole che, unico tra tutti, ne fuggiva terrorizzato.
Wal, con le mani e il volto in fiamme, lo seguì piano, mentre questi urlava:
"Vattene... vattene... sei morto... ti ho visto bruciare... vai via, torna dal tuo Dio e lasciami in pace!".
"Digli la verità" gli disse allora una voce suadente per mezzo della bocca di Wal "Solo dopo, me ne andrò in pace!".
Era calda, invitante, una voce pacata eppure carica d'autorità.
Wal capì immediatamente che non era la sua: era profonda, accalorata, era la voce di una persona anziana. Aveva ormai abbastanza esperienza per capire che un altro spirito era entrato nel suo corpo e capì anche subito di chi si trattava. Seppe senza la minima ombra di dubbio di chi fosse quella voce e si sentì emozionato: Walpurgis! Per la prima volta ne aveva sentito la voce. Walpurgis era lì, spirito inquieto assieme allo spirito del nonno, dentro al suo cervello e al suo corpo. Anche lui lo stava usando come tramite tra morti senza pace e i vivi, ma non gli importava. Non più. Da tempo aveva accettato che oltre a quello che i cinque sensi percepivano, c'era di più. In fondo era verso questa consapevolezza che l'aveva condotto l'addestramento da Sanzara. Senza saperlo, in quei lunghi anni, si era preparato ad accettare cose che altri avrebbero difficilmente accettato, perché in fondo era questo che gli stava accadendo: forze che non comprendeva stavano agendo attraverso lui. In quel momento era in atto un'alleanza tra vivi e morti e lui ne era il perno, il tramite, il fulcro attorno al quale ruotava tutta quell'alleanza.
Comprese che quell'alleanza era tutta contro un'unica persona: colui che aveva voluto elevarsi al di sopra dei suoi simili, alterando equilibri del mondo che ora dovevano essere rimessi al loro posto. Ne provò pena.
Flot continuò ad arretrare fino ai giacigli, incespicando si mise in piedi, cadde, malamente si rimise in piedi, cadde ancora.
"Sì, sì... la verità... la verità... " mormorò tra sé e sé, frugando in un tascapane che portava a tracolla. Ne trasse un voluminoso rotolo che tenne stretto tra le mani per un attimo. Lo appoggiò alla fronte come indeciso su cosa fare, poi lo lanciò verso Wal.
"Eccola la verità ! Il mio dono... il mio dono per te, prendilo!" gli fece brusco.
Wal vide quel pacco rotolare verso i suoi piedi, fermarglisi accanto, rimbalzare piano ed ebbe un tuffo al cuore. Lentamente si rimise la maschera sulla testa. Come la toccò le fiamme sul cuoio si spensero. Provò un senso di liberazione, un ansimo, un soffio di contentezza: Walpurgis sapeva di cosa si trattava.
Si chinò per raccoglierlo. Un attimo prima che toccasse il rotolo, l'alone luminoso si spense anche sulle mani.
Quando prese quei fogli tenuti stretti da lacci, percepì un contatto estraneo a quel mondo di alberi e foreste.
Sentì un sollievo antico sfiorargli i pensieri, un alito di emozioni arrivarono da lontano e lo percorsero tutto, dalla testa ai piedi. Era Walpurgis, ne era certo. In quello strano limbo in cui si trovava in compagnia di suo nonno Aldaberon, morto senza pace, egli gli sorrideva. Entrambi gli sorridevano, accarezzandogli piano i centri nervosi del cervello.
Lentamente, tanto emozionato da sentir tremare le dita, allentò i nodi che stringevano i fogli. Quando questi si slacciarono, il rotolo si aprì di scatto riprendendo la sua posizione originale. Una copertina in cuoio verde, finemente lavorata al cesello, con una cucitura fitta e precisa tutto attorno al bordo, gli si presentò in tutta la sua bellezza. Sopra vi erano impresse delle lettere. Le conosceva. Neko gliele aveva insegnate. Era una lingua del Sud, gli aveva detto il maestro anni prima, di una terra lontana, oltre montagne altissime.
Sopra vi era scritto, impresso profondamente nel cuoio :
"Diario di un viandante"
e più sotto, in caratteri più piccoli :
"Walpurgis, Grande Vecchio del Popolo degli Eridani e Setmin Man Cauda dei Taurini"
Wal aveva il cuore che batteva forte. Osservava quell'oggetto meravigliato dalla forma e dalla morbidezza che aveva conservato per tutto quel tempo.
Non sapeva cosa fosse un libro, tanto quanto non conoscesse la consistenza della carta di cui i fogli erano fatti. Eppure, dopo aver letto quel nome, era certo di avere in mano il vero Libro delle Foglie di Walpurgis. Lo sfogliò veloce e vide che era scritto a lettere fini e ordinate. Alcune pagine erano macchiate, altre sdrucite. In alcuni punti si vedevano i bordi seghettati di pagine strappate frettolosamente. Una scrittura rapida, sicura nel tratto, bella anche solo a vedersi, lo riempiva. Solamente le ultime, poche, pagine del fondo, rimanevano del tutto bianche. Non aveva mai visto delle foglie così uguali le une alle altre e si domandò da quali terre e da quale albero provenissero. Certamente non da uno di quelli delle terre dei Ratnor, si disse, poi all'improvviso tutto gli fu chiaro.
Le sviste, le conclusioni affrettate, le versioni discordanti, il ruolo predominante di Flot in tutta quella storia, tutto quanto si spiegava con la comparsa del vero libro. Anche la fattura grezza e grossolana del primo libro, i materiali, la lingua utilizzata per scriverlo, tutto portava verso un unico punto. Tutto o in parte, quel libro era un falso.
"Ma certo!" fece tra sé e sé. Era così semplice da fargli mancare il fiato.
Wal si diede dello stupido per non averlo capito subito: Walpurgis non conosceva la scrittura Varega ed era logico che usasse quella del suo paese d'origine. Quello che l'aveva sviato era suo nonno. Aldaberon, perché poteva essere stato lui ad aver scritto sotto dettatura quelle foglie, ma evidentemente non era così.
Tutto quello che non riuscì a comprendere leggendo il Libro delle Foglie che in un primo momento ebbe da Flot, ora forse poteva spiegarselo.
Qualcuno scrisse sopra a quel fascio di foglie e questo qualcuno non poteva che essere una persona sola.
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