11)RASMET
Ranuncolo come sempre si svegliò ben prima dell'alba.
Prese il legno al molo e si diresse verso la capanna del Gopanda-Leta che Wal e Mirta avevano diviso per la notte. Per i canali non si vedeva nessuno. Tutto taceva.
Il giorno prima, dimostrando un tatto incredibile per dei Vareghi, gli lasciarono la capanna tutta per loro. Cercarono ospitalità altrove e non ebbero problemi a trovarla, perché i Tumbà fecero a gara per accoglierli.
Per quei tranquilli abitanti della laguna i due giovani stranieri erano diventati degli eroi e ognuno di loro era orgoglioso di averli nella propria dimora.
Anzi, ne ottennero troppe, le offerte si moltiplicarono, si rischiarono tafferugli e contrasti pericolosi. Allora, per evitare discussioni inutili, Dan si offrì di ospitarli in casa sua.
Fu una soluzione onorevole, equa, accettata subito da tutti. I mugugni finirono, i litigi vennero dimenticati e vigorose strette di mano seppellirono insulti e ingiurie.
Il Capo villaggio, vedendo la pace rapidamente ristabilita, fu ben felice di come si erano svolte le cose e di esserseli accaparrati tutti per sé.
Ben sapeva che i Vareghi, durante la cena, sarebbero stati generosi di particolari nel raccontare la loro avventura attraverso il fiume e lui era curioso. Molto, molto, curioso. Inoltre apprezzava la compagnia ed era certo che quella sera non sarebbero mancate visite sulla sua isola.
Si allontanò con i suoi ospiti tronfio e fiero, con l'orso accanto a sé e seguito dalla famiglia al gran completo tra due ali di Tumbà che lo salutavano. Sapeva di aver agito bene. Per sé e per il villaggio.
Difatti quella sera la sua capanna fu insolitamente frequentata da visitatori inattesi e la luce del suo focolare rimase accesa molto oltre la decenza. Una processione ininterrotta di barche attraccò al molo e molte persone salirono e scesero da esso quella sera. La laguna intera era in fermento. Tutti volevano sapere, vederli, ringraziarli.
C'era chi andava, chi veniva e le scuse per la visita, le più svariate. Dan sapeva che erano venuti per i suoi ospiti, curiosi proprio come lui di ascoltarli, ma finse di non sapere e di non capire.
Accolse tutti con il sorriso sulle labbra mentre li invitava a sedersi, perché era sicuro che il suo prestigio sarebbe cresciuto agli occhi della gente del Villaggio e la sua autorità ne avrebbe sicuramente giovato.
Furono molti i legni che quella sera rimasero a lungo attraccati al molo del Capo villaggio. Gli ultimi si ritirarono soltanto nel cuore della notte, all'ora dei briganti e dei corrotti. Filarono veloci e silenziosi per i canali, scomparendo in casa prima che i vicini li vedessero.
Solo allora calò finalmente il silenzio che Ranuncolo trovò quando decise di mettersi in marcia.
Lui era stato uno dei pochi a non muoversi dalla capanna, preferendo il sonno alla curiosità. Prima di addormentarsi aveva sentito sussurri e sciacquii scorrere accanto alla sua isola mobile. Era la sua gente, erano come lui, li capiva. Furtivi scivolavano via veloci per non mettere in allarme vicini che già li avevano preceduti e rise di tutta quella eccitazione.
Ma per i Tumbà della laguna quello era stato l'unico mondo che mai avessero conosciuto. Erano grati al grande fiume che li proteggeva e nutriva, eppure temevano le sue piene ed erano convinti che non si potesse sconfiggere. Pensavano che oltre a esso non ci potesse essere nulla per loro, invece, ora, improvvisamente scoprire che esistevano altre cose a cui potevano arrivare, era allettante tanto quanto un caldo raggio di sole in inverno.
Per i canali deserti il Setmin udì soltanto il gracidare delle rane e il gorgoglio che procuravano tuffandosi sentendolo passare. Cercò di fare piano per non disturbare i sogni di chi riposava da poco. Tutto era immobile, silenzioso, eppure gioioso, come il suo umore.
Ancora una volta partiva. Era solo come già molte altre volte gli era capitato, ma il suo stato d'animo non era pesante quel giorno. Se qualcuno gli avesse detto che un giorno sarebbe stato contento di lasciare il Villaggio Tumbà per dirigersi verso un qualunque villaggio Ratnor, gli avrebbe riso in faccia. Eppure era proprio così che si sentiva quel mattino: contento. Contento e felice e i motivi per esserlo non gli mancavano.
Quando arrivò al molo del Gopanda-Leta, entrando nella capanna il Setmin trovò ad attenderlo quello che più lo riempiva di gioia: i due giovani seduti attorno al focolare. Appena arrivato sulla soglia un buon profumo di erbe cotte lo avvolse e lo fece sentire a casa. Sopra alla canna accesa, un piccolo paiolo bolliva: attendendo il suo arrivo, Wal e Mirta parlavano sereni di quello che avrebbero fatto nei giorni seguenti. Furono felici di vederlo.
Gli offrirono una tazza di tisana fumante, pane, miele e frutta. Mangiarono insieme, come una famiglia, parlando dei preparativi della partenza. Nemmeno nei due giovani vi era tristezza per l'imminente separazione e la cosa lo tranquillizzò. Mirta aveva accolto con enorme sollievo le novità che Radice aveva portato e Wal, la sera prima, appena possibile era fuggito dai suoi impegni per riferirle tutto quanto.
Sapeva che di cose da dire ce ne erano. Quella precedente era stata una giornata impegnativa per tutti, ma quella di Wal lo fu in particolar modo.
Dal mattino presto non aveva nemmeno avuto modo di respirare.
Molte erano le cose da preparare, da pensare, da inventare.
Le cose da fare erano moltissime e il tempo prima della partenza troppo breve. Quello che all'inizio gli era sembrata una cosa fattibile, poco alla volta cresceva e si faceva sempre più complicata a ogni nuovo problema da affrontare.
Come risultò ben presto chiaro a tutti, quello che Wal voleva fare era una cosa enorme e solamente con l' impegno di tutti sarebbero riusciti a portarla a termine. A metà mattinata, con suo gran sollievo riuscì a incontrare Fredrik, Thorball e Mirta.
Erano al pontile lungo, intenti a governare la loro barca e a farla vedere a tutti quelli che lo desideravano. Attorno avevano una piccola folla di Tumbà, curiosi di vedere come era stata modificata. Soffiava un vento leggero sull'ansa del fiume ed erano appena tornati da un giro sulle tranquille acque della laguna. Dan e il suo orso, visibilmente soddisfatti, ne stavano sbarcando proprio in quel momento.
Wal con la madre, il Grande Vecchio e il Setmin, discutevano su come pianificare le prossime due lune.
Il Capo villaggio, appena messo piede sul pontile, vedendoli arrivare si fece largo tra la folla e gli andò incontro:
"Baliji è una buona barca" tuonò allegro e tutti attorno a lui si misero a ridere e a dargli grandi pacche sulla schiena. Lilith e Neko alzarono le mani. Chiedevano il silenzio. Erano seri, non era il momento di scherzare.
"Dan, dobbiamo parlare con te" gli disse soltanto la Signora. Il sorriso scomparve sul viso del Capo villaggio. Divenne serio, diede alcuni ordini, si inchinò a Wal, poi si diresse verso il suo legno.
I Tumbà mormorarono sorpresi e si fecero indietro lasciandogli il passaggio. Raramente avevano visto la Signora così scura in volto.
Approfittando del breve momento in cui tutti si erano dimenticati di loro, Wal e i suoi amici si salutarono sul molo. Con Mirta scambiò solo poche, fugaci parole per spiegarle le sue intenzioni. Non serviva altro. Non c'era altro tempo, doveva andare.
Lei, Fredrik e Thorball avrebbero seguitato a restare sulla laguna con la barca che ormai i Tumbà chiamavano Baliji, mentre Wal avrebbe spiegato le sue intenzioni a Dan e agli altri capi minori. Convincere il corpulento capo villaggio era essenziale per la riuscita dei lavori, visto che avrebbe dovuto essere lui a scegliere le persone migliori per i vari incarichi. Nessuno come lui conosceva la gente del villaggio.
Se Dan avesse visto di buon occhio la cosa, gli altri l'avrebbero seguito senza discutere.
Per fortuna non fu difficile convincerlo.
Seduti nella capanna del Capo Villaggio, Dan e un'altra dozzina di capi minori ascoltarono attenti le parole del Gopanda.
Com'era comprensibile, all'inizio la sorpresa fu grande.
Soprattutto fu il timore del fiume e delle piene autunnali che trattennero il Tumbà ad acconsentire subito, ma alla fine l'impatto che aveva avuto l'arrivo di quel bizzarro legno nella laguna con i quattro ragazzi come equipaggio, ebbe la meglio.
"Proviamo!" disse Dan con la sua voce cavernosa a Wal "Se sarà Baliji a guidarci, verremo!".
Anche l'orso accovacciato dietro di lui approvò, ruggendo alle sue spalle.
Dopo aver sentito il suo verdetto, tutti i capi minori si dissero d'accordo con lui. Sorrisero, bevvero e si congratularono con Wal per l'impresa compiuta.
<Baliji, Baliji...> seguitavano a gridare, dandogli pacche sulla schiena.
Wal fu emozionato sapendo che si riferivano alla barca che lui e i suoi amici avevano costruito con mezzi di fortuna.
Quel nome, detto con rispetto e fiera baldanza, gli toccò il cuore. Lo rese orgoglioso per aver varato con le sue stesse mani quel legno. Ma sopratutto, gli diede coraggio. Un coraggio di cui aveva disperatamente bisogno, perché ben presto la cosa gli scappò di mano.
I problemi da affrontare, innumerevoli e imprevedibili, si moltiplicarono. Era incredibile la quantità di particolari da ricordare, valutare, preparare, una volta stabilita la partenza.
Quando a sera, esausto, riuscì finalmente ad attraccare il legno al pontile della sua isola mobile, trovò Mirta ad accoglierlo. Fu lieto di sapere che i suoi amici non avrebbero dormito con loro. Li amava con tutto il cuore, ma quella serata voleva dividerla soltanto con lei.
Come tutti al villaggio, anche Mirta aveva già saputo qualcosa, le voci facevano presto a circolare da un'isola all'altra, ma la Sednor voleva saperne di più e le voleva sapere da lui. Tutto e subito, non poteva aspettare. Anche lei era stanca e si vedeva, eppure la curiosità era troppa.
Tanto quanto la ragazza Wal non dormiva da due notti e aveva mangiato poco durante tutto il giorno, tuttavia fece il possibile per esaudire le domande che senza fine gli pose. Andarono avanti a parlare per ore, addormentandosi solo a notte inoltrata quando entrambi, troppo stanchi per continuare, crollarono esausti l'uno sull'altra.
Era ancora buio quando Mirta si svegliò. Era felice, contenta, serena per la prima volta in vita sua. Spinse delicatamente Wal che si svegliò subito dopo anche lui: non sapevano che ora fosse, ma decisero che c'era ancora tempo e si amarono prima dell'arrivo del padre di lei.
Quando finirono prepararono la colazione e attesero che Ranuncolo arrivasse.
Sapevano entrambi che l'alba avrebbe segnato il loro distacco.
La Luna Perduta era terminata.
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