La magia è dentro di te
La Luna splendeva alta nel cielo, il lieve sorriso rivolto al piccolo paesino sopra il quale brillava emanando bagliori argentati.
La notte era immersa nel silenzio, un silenzio in cui sembravano volare e fluttuare parole silenziose, sussurri malinconici e gridolini gioiosi.
Nel piccolo paese, le buie strade erano illuminate soltanto dalle colorate lucine a intermittenza appese ai balconi e alle vivaci ghirlande fissate ai lampioni; i loro raggi rossi, gialli, verdi e blu si riflettevano su un sottile strato di neve bianca che, candida e soffice come cotone, aveva coperto la strada e i tetti delle case, gli alberi e le macchine, dando a quel paese un fascino mistico, simile a quello di un paesaggio fantastico delle storie per bambini.
Non c'era niente in quel quartiere che non sembrasse magico: le ragnatele ghiacciate che decoravano auto e alberi come pezzi eleganti di pizzo; i piccoli fiocchi di neve che cadevano con un ritmo costante e con movimenti così dolci e lenti da sembrare piccole ballerine che leggiadre scendevano dal cielo; le stalattiti di ghiaccio che pendevano dai tetti e di tanto in tanto gocciolavano quasi come se stessero piangendo...
Ma, del resto, la notte di Natale, anche la cosa più semplice può sembrare meravigliosa e affascinare adulti e bambini.
*****
In una delle case di questo paesino incantato, il fuoco bruciava nel camino scoppiettando e illuminando il salotto altrimenti immerso nel buio; emanava un piacevole calore che non aveva nulla a che fare con il freddo gelido dell'inverno, ma forse il vero inverno non era il freddo, piuttosto il caldo del camino...
E doveva pensarlo anche Emma, dieci anni appena compiuti, che invece di stare nel suo letto caldo, avvolta da morbide coperte, ma con le finestre della stanza aperte così da lasciar entrare l'odore della neve, aveva deciso di infilarsi le sue pantofole a forma di coniglietto e di sedersi sul comodo divano della nonna per godersi quell'aria tiepida che veniva dal caminetto.
Era una tradizione ormai: ogni anno, lei e la sua famiglia trascorrevano il Natale a casa dei suoi nonni; passavano la notte della vigilia mangiando squisiti dolci cucinati dalla nonna e facendo giochi in scatola davanti al camino; poi, quando Joe, il fratellino di Emma, si addormentava acciambellato sul divano come un gatto, andavano tutti a dormire.
Emma però non dormiva davvero, faceva solo finta e quando l'orologio suonava per indicare la mezzanotte, saltava giù dal letto e correva al piano di sotto per aspettare Babbo Natale.
Purtroppo, sua mamma, dopo averla trovata, il primo anno, addormentata sul divano con un biscotto in mano, aveva cominciato a controllare che lei restasse a letto e la riportava in camera proprio quando Emma riusciva a convincersi che, di lì a poco, Babbo Natale sarebbe arrivato.
Quest'anno, però, era diverso.
Emma era seduta sul divano da almeno un'ora e sua mamma non era ancora venuta a prenderla.
Nel silenzioso salotto c'erano solo lei, i capelli castani raccolti in due codini spettinati e gli occhi azzurri assonnati, e Icarus, il suo gatto.
Icarus se ne stava accoccolato sul cuscino accanto ad Emma, gli occhietti gialli la guardavano vispi e la coda ciondolava a destra e sinistra come il pendolo di un'orologio mettendo in mostra la piccola scottatura rosa.
Quando lo avevano comprato, il povero micetto si era avvicinato troppo al camino e si era scottato la coda, così, il padre di Emma aveva deciso di chiamarlo Icarus.
<<Credi che Babbo Natale arriverà?>> sussurrò Emma al suo gatto guardando il grosso albero di Natale che stava in un angolo del salotto; toccava quasi il soffitto ed era decorato con palline rosse e dorate.
Su uno dei rami centrali era appesa una pallina di polistirolo con disegnata sopra la faccia di Babbo Natale e con un cappellino rosso di feltro; Emma l'aveva fatta a scuola e, nonostante il cappellino fosse storto e la faccia presentasse alcuni buchi bianchi, i suoi genitori non avevano esitato nemmeno un secondo ad appenderla.
<<Miao>> Icarus strusciò il musetto contro la mano di Emma che rise sentendo il suo nasino freddo e umido.
<<Lo so Icarus... anche io vorrei andare a dormire, ma quest'anno è diverso, capisci? La mamma non si è ancora svegliata... potremmo vederlo, vederlo davvero>> guardò malinconica il pavimento intorno all'albero: nemmeno un regalo.
Babbo Natale doveva ancora arrivare, ne era certa.
<<Miao>> questa volta il gatto miagolo più forte, quasi spaventato e drizzò coda e orecchie guardando verso il camino.
<<Che succede, Icarus?>> Emma si voltò e vide la fiamma ingrossarsi quasi fino a uscire dal caminetto di pietra ed ebbe paura che qualcosa si bruciasse, ma, all'improvviso, la fiamma si ritirò e il fuoco si spense, poi, uno dei mattoni ruotò seguito subito dopo da tutti gli altri e nel camino si aprì uno strano passaggio.
La bambina spalancò gli occhi spaventata e saltò giù dal divano.
Lentamente, si avvicinò al camino e, dopo aver preso la piccola torcia che portava sempre con sé, la puntò verso il buio passaggio.
<<Miao>> Icarus le zampettò davanti e si strusciò contro la sua gamba per poi indicare quel misterioso corridoio.
<<Sembra proprio un corridoio, come quello della cantina... dici che è pericoloso?>> guardò il gatto come se potesse risponderle, ma questo si limitò a leccarsi una zampa.
Una corrente d'aria fredda, proveniente dal camino, investì la bambina facendole venire la pelle d'oca.
<<Brr, che freddo... credi che porti al giardino? Io dico che dovremmo andarci, non sembra pericoloso e se ci fosse Babbo Natale?>>
Icarus, quasi come se avesse capito le sue intenzioni, entrò nel camino per poi infilarsi nel passaggio segreto.
<<Icarus, torna qui! Tu non puoi venire>>
<<Miao!>> il gatto oscillò la coda e le voltò le spalle.
Emma sospirò, adorava quel gatto, ma certe volte la faceva proprio impazzire.
-E va bene...- pensò -almeno non sarò sola-
Dopo aver lanciato un'ultima occhiata al salotto ormai buio, spostò la legna su cui Icarus aveva camminato e si abbassò per entrare nel camino, dopodiché, infilò le gambe nella stretta fessura del passaggio; lentamente e girata su un lato per poter passare, si spinse sempre più in profondità fino a quando anche la testa riuscì a superare l'entrata del passaggio segreto.
Appena si spostò di un passo in avanti, non fece in tempo a prendere la torcia che sia lei che Icarus caddero in quello che aveva tutta l'aria di essere uno scivolo, coperto di cenere e... Emma preferì non immaginare cosa fossero quelle palle pelose che aveva incontrato durante la caduta, quando si scontrò con il suolo freddo e duro.
<<Icarus, stai bene?>> il gatto mosse la coda prima di leccarsi via lo sporco dalle zampe suscitando una smorfia disgustata da parte di Emma.
Avrebbe dovuto lavarlo al loro ritorno.
La bambina ruotò su se stessa, illuminando con la torcia lo spazio buio in cui si trovavano e, quando la puntò verso l'alto, vide una botola.
<<Ehi, guarda!>> ovviamente il micio non le diede retta e la bambina allungò una mano per afferrare la maniglia della stretta botola di legno; fortunatamente, il soffitto di quei corridoi era piuttosto basso.
Quando tirò la maniglia e la botola si aprì, un mucchietto di neve le cadde in testa facendola rabbrividire.
Avrebbe dovuto prendere la giacca, invece indossava soltanto il suo leggero pigiama con stampati sopra degli orsetti.
<<Non ti preoccupare, Emma... ho io ciò che fa per te>> Emma si girò di scatto e si mise ad urlare spaventata quando vide colui che aveva parlato: si trattava di un uomo, magro e molto alto, più del suo papà; indossava dei pantaloni rossi molto stretti, una casacca di velluto verde con alcuni pon-pon colorati e delle buffe scarpe a punta.
Le sue orecchie avevano una strana forma e sembravano taglienti dal tanto che erano affilate e sulla sua faccia vi era un sorriso triste e dispiaciuto.
<<Non urlare Emma, non voglio farti del male... volevo solo darti questa, congelerai altrimenti>> lo strano uomo le mostrò una casacca verde molto simile a quella che indossava, ma di una misura più piccola.
<<C-chi sei? V-vattene>> mormorò la bambina spaventata.
Sul viso dell'uomo comparve un'espressione triste e Emma lo vide deglutire a fatica, sembrava quasi che stesse per mettersi a piangere, ma era comprensibile: i bambini si spaventavano sempre quando lo vedevano, non perchè fosse un uomo brutto e mostruoso, ma la sua altezza e le sue strane orecchie tendevano ad intimorire la maggior parte delle persone.
<<Lo so che ti faccio paura, forse per la mia altezza, o le mie orecchie... probabilmente perchè sono comparso all'improvviso in un tunnel buio, o-... oh!>> l'uomo sembrò ricordarsi improvvisamente di qualcosa di molto importante e, ritrovato il buon umore, batté le mani facendo comparire lungo le pareti centinaia di lanterne e una scala sotto alla botola.
<<Meglio vero? Non voglio farti del male Emma... mi dispiace che tutti si spaventino vedendomi, ma sono qui solo per mostrarti delle cose: voglio farti vedere ciò che la magia del Natale può fare>>
Emma lo guardò attentamente, non sembrava essere cattivo e poi la bambina aveva così tanto freddo...
<<Prendila>> l'uomo le porse ancora la casacca e questa volta Emma gli corse incontro, la prese e poi tornò svelta sotto la botola aperta.
Indossò la casacca e sentì subito un piacevole tepore avvolgerla in un caldo abbraccio.
<<Hei, hai trovato il passaggio quindi! Sei entrata da lì?>> chiese l'uomo indicando la botola.
<<No>> rispose Emma incerta <<Che cosa c'è lì sopra?>>
<<Come, non lo sai? Guarda>>
La bambina si arrampicò sulla piccola scala che era comparsa insieme alle lanterne e quando raggiunse la cima si sporse per vedere oltre la botola.
Rimase scioccata quando si accorse che quello era il giardino dei suoi nonni.
<<Ma come è possibile? Ieri non ho visto questa apertura in giardino>>
<<E' magia, piccola Emma... anzi, mi sorprende che tu non sia passata da lì... è cenere quella sul tuo viso? Arrivi dal camino?>>
<<Io... s-sì>> disse la bambina guardandosi le mani nere e notando che i coniglietti sulle sue pantofole avevano totalmente cambiato colore.
<<Oh, beh... Amias deve aver sbagliato>> borbottò l'uomo.
<<Ma tu chi sei?>> chiese la bambina, ancora indecisa se fidarsi o meno.
<<Giusto! Mi stavo dimenticando: il mio nome è Bertram e sarò la tua guida per la prima parte del viaggio>>
<<Viaggio?>> l'espressione confusa di Emma fece sorridere Bertram.
<<Cosa stavi facendo in salotto, Emma?>>
<<Io stavo aspettando Babbo Natale>>
<<E allora non vuoi scoprire la verità?>> disse lui alzando le sopracciglia.
<<Sì, certo che sì>>
<<E allora in marcia dob- ah!>> Bertram saltò spaventato verso la parete del corridoio.
<<Tienilo lontano da me!>> gridò indicando il gatto il cui pelo grigio era ormai diventato nero.
<<Ma Icarus non fa del male a nessuno>>
<<Brutta bestia pelosa! Non mi importa, noi Kobold odiamo i gatti>>
<<Kobold?>> a Emma faceva già male la testa, sarebbe arrivata alla fine del viaggio?
<<Folletti, signorina. Ora andiamo>>
<<Seguimi Icarus, e stai lontano da Bertram>> sussurrò la bambina sconsolata.
<<Miao>> il gatto miagolò infastidito, ma rimase accanto ad Emma che ripose la torcia nella tasca della sua casacca.
Si stavano incamminando lungo i corridoi illuminati dalle lanterne e man mano che proseguivano questi cambiavano.
I muri stavano abbandonando l'iniziale colore rossastro dei mattoni e stavano lentamente diventando grigi, quasi tendenti all'azzurro; la superficie era meno ruvida e più levigata e faceva più freddo.
<<Dove stiamo andando?>>
<<Vedrai, siamo quasi arrivati>> Bertram era di qualche passo più avanti rispetto ad Emma e le sue falcate equivalevano a quattro passi della bambina che faticava a stargli dietro e inciampava continuamente nelle orecchie dei coniglietti.
Icarus, invece, zampettava allegramente accanto alla bambina e guardava ogni cosa come se l'avessa già vista tempo prima.
All'improvviso, Bertram si fermò e Emma prese in braccio il suo gatto così che non raggiungesse il folletto.
Quando alzò lo sguardo dal pavimento, rimase senza parole: davanti a loro c'era un'enorme grotta, il soffitto era altissimo e decorato da cristalli di ghiaccio colorati e stalattiti a spirale; le pareti di ghiaccio erano lisce e lucenti e splendevano come diamanti; il pavimento era di pietra chiara, grigia, ma tendente all'azzurro.
Ma la cosa più spettacolare di tutte erano i grandi scaffali di pietra riempiti da centinaia e centinaia di grossi libri, alcuni più nuovi, altri più vecchi.
<<Dove siamo?>> chiese la bambina ruotando su se stessa con il viso rivolto verso il soffitto della grotta.
<<Questo, Emma, è il centro di tutto il Natale, se questo venisse distrutto, allora non ci sarebbe più un Natale... o comunque non sarebbe più lo stesso>>
<<Ma qui non c'è nessuno! Dove sono gli altri folletti e Babbo Natale?>>
<<Emma, ora tu mi devi ascoltare attentamente va bene?>> chiese Bertram sedendosi a gambe incrociate di fronte ad Emma così da essere alla sua stessa altezza.
<<Ma->> tentò di ribattere lei.
<<Per favore, mi ascolterai?>>
<<Ok>>
<<Tu sai la storia di San Nicola?>>
<<Ce l'ha raccontata la maestra a scuola>> la bambina annuì frenetica ricordandosi di quel giorno a scuola in cui la maestra aveva spiegato loro tutta la storia di Babbo Natale.
<<Perfetto. San Nicola, come tu ben sai, era un uomo come tutti gli altri, non aveva niente di diverso, forse solo un po' di bontà in più... comunque non era speciale, non poteva fermare il tempo per distribuire giocattoli a tutti i bambini del mondo, né poteva calarsi dai camini delle case. Non poteva nemmeno guidare una slitta in cielo trainata da renne>>
<<Allora hanno ragione i miei compagni, lui non esiste?>> chiese la bambina con le lacrime agli occhi e cominciando a dubitare di quella verità in cui aveva creduto per tanto tempo.
<<E' qui che ti sbagli, è qui che tutti si sbagliano! San Nicola esiste ancora, esiste in ognuno di noi>> disse il folletto gesticolando animatamente e puntandole un dito contro.
Se Emma non fosse stata così concentrata nel trovare un senso alle sue parole, si sarebbe accorta di che personaggio stravagante era in realtà, con quei suoi occhi scuri e i capelli ricci che gli cadevano sugli occhi.
<<Cosa?>> chiese la bambina ricacciando indietro un singhiozzo.
<<Lui non era immune alla vecchiaia, Emma... proprio come non lo siamo noi, ma->>
<<Ma quindi è così: non esiste>> lo interruppe lei alzando le braccia al cielo.
<<La sua essenza, la magia del Natale vive ancora dentro ognuno di noi, capisci?>>
<<No>> rispose francamente la bambina.
<<Vediamo... forse così capirai: quando San Nicola morì, nevicò, nevicò tantissimo in ogni parte del mondo, anche in quelle dove di solito faceva caldo. Molte persone parlarono di glaciazione, sai cosa vuol dire?>>
<<Sì>>
<<Ebbene, non capirono che la causa di quella nevicata non era il clima, ma San Nicola. Con quella nevicata, lo spirito di San Nicola e la magia del Natale si riversarono su di noi. Tutti noi possediamo la magia del Natale e siamo Babbo Natale per chiunque ci ami e per chiunque amiamo>>
<<Io sono Babbo Natale?>> Emma non riusciva a credere a quello che Bertram stava dicendo. Aveva passato tutti quegli anni ad aspettare se stessa?
<<Sì, Emma, tu sei lui per chiunque ti voglia bene e per ogni persona a cui tu ne vuoi>>
<<E come?>>
<<Ognuno di noi può donare gioia e amore alle persone che lo circondano>>
<<Ma non può fabbricare regali>> ovviamente anche quella era una parte del Natale e, se Emma non poteva fabbricare regali, come poteva essere paragonata a Babbo Natale?
<<E' per questo che ci siamo noi folletti: aiutiamo le persone con i regali, ma credo che questo te lo spiegherà meglio Amias... il mio compito è farti capire che, se continuerai a credere davvero nella magia del Natale, allora niente sarà impossibile.
E non aspettare più Babbo Natale ogni venticinque Dicembre perchè lui non arriverà, lui è già lì con te. Quando tu eri su quel divano lui era seduto proprio lì insieme a te, perchè è dentro di te>>
<<Wow!>>
<<La magia è dentro di te, Emma e dentro chiunque abbia un cuore abbastanza grande>>
<<Ma ora devo andare; Amias sta arrivando, è stato un piacere conoscerti>>
<<Miao!>> Icarus si fece avanti e guardò il folletto miagolando.
<<E' stato un piacere conoscere anche te, Icarus... finché non ti avvicini, non sei poi così cattivo>>
<<Non è cattivo>> ribadì Emma.
<<Spero di non rivederti più Emma, altrimenti significherebbe che hai perso la magia che c'è dentro di te>>
<<Non la perderò>> rispose la bambina ancora confusa, ma in un certo senso sollevata.
Bertram non le aveva detto che Babbo Natale è un invenzione, che non esiste... aveva solo detto che era dentro di lei... e a questo, forse, riusciva a crederci.
<<Ciao Emma>>
<<Ciao Bertram>>
Bertram ritornò indietro, sparì nel corridoio da cui erano arrivati, e Emma, curiosa di scoprire cosa contenessero i libri sugli scaffali di pietra, si avvicinò a quello più vicino.
Le copertine rigide erano perfettamente conservate e non vi era un solo granello di polvere, i titoli dorati risplendevano sul lato del libro.
Emma ne lesse alcuni: "California", "Nebraska", "Mississippi", "Id-"
<<Ehi! Non toccare quei libri!>> Emma sobbalzò e allontanò la mano dal titolo che stava sfiorando con il polpastrello.
Quando si voltò verso il corridoio in cui era sparito Bertram non vide nessuno, eppure era certa di aver sentito parlare qualcuno.
<<Sono da questa parte>> la bambina guardò l'altro lato della grotta e vide un altro corridoio che prima non aveva notato; un piccolo folletto stava camminando verso di lei, questa volta non era molto alto e, anzi, era più basso di lei di qualche centimetro.
Era vestito proprio come Bertram, ma la casacca gli stava un po' più stretta.
<<Il mio nome è Amias, mi auguro che Bertram ti abbia avvisato del mio arrivo>>
<<Sì, lo ha fatto>>
<<Bene, allora...sei pronta per la seconda parte del viaggio?>> chiese il folletto incamminandosi verso il corridoio da cui era venuto e senza nemmeno aspettarla.
<<Aspetta, cosa sono questi libri?>> gli urlò Emma, ancora vicina allo scaffale.
<<Sono solo registri, niente di che... >>
<<Registri?>>
Amias alzò la mano muovendo le dita e, qualche secondo dopo, un grosso libro arrivò fluttuando dagli scaffali sull'altro lato della grotta.
<<Ecco, guarda>> il folletto aprì il libro e Emma vide decine e decine di nomi; alcuni erano cancellati, altri brillavano ed altri ancora erano scritti in nero.
<<Cosa sono?>>
<<Vedi, anche noi folletti ci dobbiamo organizzare. Il titolo che leggi sulla copertina è il nome dello stato a cui appartengono le persone i cui nomi sono scritti qua dentro. I nomi che sono stati cancellati con una riga sono quelli che hanno già fatto dei regali alle persone a cui vogliono bene. I nomi che brillano sono quelli che non ne hanno ancora fatti. I nomi neri sono quelli delle persone che non credono nel Natale e nella sua magia e per cui quest'anno non possiamo fare più niente... ritenteremo il prossimo Natale.>>
<<Ma, io credevo che voi vi segnaste i nomi di chi deve ricevere regali, non di chi li deve fare>> osservò Emma confusa dalle parole del folletto.
Che senso aveva segnarsi i nomi di tutte le persone al mondo, per poi controllare se avessero fatto o meno dei regali?
<<Vedi, Emma... lo so che sei ancora piccola e magari non capirai, ma il mondo non è esattamente perfetto... noi non possiamo fare regali alle persone in base a ciò che vogliono, non è così che funzionano le cose... conosci il detto: "L'erba voglio non cresce neppure nel giardino del re" ?
Beh è vero... sarebbe troppo facile se noi dessimo alle persone tutto ciò che vogliono.
Quindi noi ci limitiamo a fare in modo che ricevano qualcosa facendo fare dei regali dalle persone che li amano>>
<<E se una persona non ha nessuno che le vuole bene? Allora rimane senza regali?>>
<<Sì, Emma... purtroppo è così, ma c'è sempre qualcuno che ti vuole bene, anche quando credi che non ci sia nessuno... non sei mai da sola...>>
<<Ora forza, andiamo... questo libro viene con noi>> borbottò il folletto incamminandosi di nuovo verso il corridoio e perdendo l'espressione gentile che aveva avuto fino a qualche secondo prima.
Forse Icarus innervosiva anche lui...
Emma alzò le spalle e lo seguì, il micetto qualche passo dietro di lei.
Dopo aver attraversato i lunghi corridoi, questa volta con un'andatura che si adattava anche ai piccoli passi di Emma, i tre raggiunsero un'altra grotta, ma, questa volta, nel suo centro vi era una splendida casetta.
Sembrava una baita di montagna, completamente fatta di legno ed era circondata da due abeti di piccole dimensione decorati con palline colorate.
<<Wow>>
<<Vieni! Dentro è bello caldo>>
Quando entrò nella casa, Emma sentì l'aria calda proveniente dal caminetto bruciarle le guance e naso e orecchie cominciarono a formicolare quando il gelo li abbandonò.
Emma tolse la casacca verde e Amias la invitò a sedersi al piccolo tavolino di fronte al camino.
Icarus, ricordandosi della reazione di Bertram, si sedette qualche metro più indietro rispetto ai due e, tranquillo come non mai, si acciambellò su di un cuscino per poi mettersi a dormire.
<<Allora, Emma... tu hai già fatto dei regali?>> le chiese Amias impegnato ai fornelli con del latte e della cioccolata.
<<No>> la bambina lo guardò confusa <<Di solito mi sveglio la mattina di Natale e i regali sono sotto l'albero>>
<<Sì, ma ormai sei grande abbastanza... è giusto che anche tu faccia dei regali alla tua famiglia... non vuoi dimostrar loro quanto gli vuoi bene?>>
<<Bertram ha detto che porto gioia e felicità alle persone che amo... non servono regali>>
<<Quello che Bertram voleva dire è che a volte è sufficiente dire a una persona "Ti voglio bene" per farle il più bel regalo di Natale, ma domani è un giorno speciale e i regali servono per ricordare il gesto di San Nicola che preparò dei doni per tutti i bambini poveri.
E' una tradizione>>
<<Ah... ma io non posso comprare regali, sono troppo piccola>> Emma non sapeva cos'altro dire, era la vigilia di Natale, lei si trovava chissà dove e quel folletto parlava di regali...
<<Oh, lo so... è per questo che ci siamo noi folletti>> le parole di Amias furono le stesse cje aveva usato Bertram.
<<E quindi voi fabbricate i regali? I miei amici dicono che le loro mamme li comprano al supermercato>>
Amias si voltò verso di lei e, dopo uno schiocco di dita, il latte e il cioccolato nella pentola cominciarono a mescolarsi da soli.
<<Quando tu vai in un negozio e vedi tutti quei giocattoli uguali, in realtà non sono tutti identici: ce ne sono alcuni che sono stati realizzati da noi folletti e che contengono la magia del Natale.
Noi facciamo in modo che una persona li trovi capito?>>
<<No>> rispose Emma. Erano tante le cose che non aveva capito...
<<Facciamo un esempio: l'altro giorno io, Bertram e altri folletti abbiamo incontrato una signora, una di quelle che ancora crede nella magia del Natale e stava ancora cercando un regalo per il suo nipotino. Noi allora abbiamo chiesto ai folletti che si occupano dei giocattoli di fabbricare una macchinina da corsa e abbiamo fatto in modo che questa macchinina si confondesse con molte altre in un negozio di giocattoli.
Poi, abbiamo fatto in modo che la signora la trovasse, che, uscendo per prendere una boccata d'aria, s'imbattesse in un negozio di giocattoli e fosse attirata da qualcosa dentro e poi fino allo scaffale delle macchinine.
Noi aiutiamo le persone a fare i regali, proprio come le leggende raccontano>>
<<Le leggende dicono che gli elfi aiutano Babbo natale, non le persone>> le parole della bambina fecero sbuffare Amias; aveva incontrato molti bambini, ma Emma era proprio esasperante.
<<Innanzitutto siamo folletti e non elfi e poi è la stessa cosa. Cosa ti ha detto Bertram? Ti ha detto che ognuno di noi è Babbo Natale: tu, tua mamma, tuo papà... tutti. E quindi noi aiutiamo ogni Babbo Natale>>
<<Quindi volete aiutare anche me?>>
<<Certo, guarda qua>> le mostrò una pagina del libro che avevano preso nella grotta e Emma vide il suo nome brillare.
<<Sono io!>>
<<Esatto, non hai ancora fatto dei regali! So che ormai è troppo tardi, sono già le quattro di mattina del giorno di Natale, ma risolveremo noi il problema.
L'importante è che ora sai la verità e l'anno prossimo anche tu sarai Babbo Natale>> Amias le sorrise e si voltò per rovesciare la cioccolata in una tazza.
<<Bevi un po' di cioccolata>>
<<Grazie>> la bambina prese la tazza tra le mani e ne bevve un sorso; era bollente, ma davvero buona.
<<Allora, hai capito tutto?>>
<<Sì, più o meno... sono solo un po'...>>
<<Confusa?>> chiese l'elfo facendo annuire la bambina <<E' comprensibile... ti ci abituerai>>
<<Mi sento strana>> disse Emma alcuni minuti dopo. Si sentiva debole e improvvisamente assonnata, davanti agli occhi le danzavano alcuni puntini neri.
<<Lo so, è la cioccolata, è ora che tu torni a casa>>
<<Mi gira la testa>> disse ancora.
<<Ricordati Emma, la magia del Natale è dentro di te... rendi questo giorno un giorno speciale per le persone che ami, non solo quest'anno, ma sempre... non dimenticarlo mai...>>
<<Amias... ho... sonno>>
<<Lo so piccola, è stata la cioccolata... promettimi che ti ricorderai ciò che ti ho detto e ciò che ti ha detto quella zucca vuota di Bertram>>
<<Mi... ricorderò>>
<<E scusami per il camino, avrei dovuto farti entrare dal giardino>> borbottò poi sorridendo.
Amias mise la bambina sul divano e la coprì con la casacca verde che le aveva dato Bertram.
<<La magia è dentro di te, piccola Emma... Icarus, gattaccio che non sei altro, eri già stato qui non è vero? Mi ricordo di te... hai mangiato tutti i miei biscotti>>
<<Miao!>>
<<Buona fortuna anche a te>>
*****
<<Emma, tesoro>> una mano accarezzò lentamente le spalle della bambina <<Svegliati, è Natale!>>
Una donna dai lunghi capelli castani lasciò un bacio sulla fronte della bambina e la guardò con un dolce sorriso dipinto su un volto rilassato e felice.
Emma sbatté lentamente le palpebre e si guardò intorno confusa: sua mamma era seduta accanto a lei, un sorriso divertito sul volto; il camino era perfettamente in ordine, la legna che bruciava e di tanto in tanto scoppiettava; Icarus, perfettamente pulito e senza una traccia di carbone, si era appena svegliato e si stava stiracchiando seduto su un bracciolo del divano; Joe, il suo fratellino, era seduto accanto all'albero di Natale, circondato da una miriade di pacchetti di tutti i colori e le forme.
Emma si stropicciò gli occhi e si mise a sedere; la coperta le scivolò dalle gambe e quando si abbassò per raccoglierla si accorse che non era una semplice coperta di pile, su di essa era disegnato un vestito da elfo con alcuni pon-pon colorati.
La mamma della bambina, vedendola guardare così intensamente la coperta, si mise a ridere.
<<Hai trovato la mia coperta, eh? La usavo quando ero piccola, la nonna deve averla conservata>>
Emma non rispose, non sapeva come spiegare che, in realtà, lei non aveva trovato nessuna coperta.
Cos'era successo? Era stato un sogno?
Eppure se lo ricordava perfettamente, aveva attraversato il camino e aveva incontrato quei folletti; poi aveva bevuto la cioccolata e... puff... si era risvegliata sul divano, come se niente fosse successo.
Guardò Icarus e inclinò la testa confusa quando lo vide farle l'occhiolino con quei suoi vispi occhietti gialli.
Doveva essere stato un sogno... per forza...
<<Vieni, Emma>> la madre si alzò dal divano e indicò con un cenno del capo l'albero decorato <<Joe ti sta aspettando per aprire i regali>>
<<Mamma, papà>>
<<Cosa c'è campione?>>
<<Anche Emma ci ha fatto dei regali>>
<<Cosa?>> Emma alzò le spalle sorridendo, quando di preciso aveva fatto loro dei regali?
<<Guardate, questi sono da parte sua... a me ha regalato una macchinina>>
<<Wow, Emma... li hai comprati con i nonni?>>
<<Sì, abbiamo fatto un bel giro per i negozi in paese! >> rispose il nonno che proprio in quel momento arrivava dal piano di sopra insieme alla nonna.
-Cosa?- pensò Emma -Non è vero!-
Guardò un'ultima volta verso il camino, cercò di vedere oltre le fiamme e, per qualche secondo, le sembrò di vedere i volti sorridenti di Bertram e Amias.
Più confusa che mai, ma stranamente felice, Emma alzò le spalle e iniziò ad aprire i regali ridendo insieme alla sua famiglia.
Ed eccola lì, la famiglia perfetta, o meglio, la famiglia imperfetta, quella con un sacco di problemi, quella che, per quanto sia incasinata, trova sempre cinque minuti per sedersi attorno all'albero la mattina di Natale e aprire quei pochi regali che si è potuta permettere.
Ed eccolo lì, il Natale perfetto, quello per cui non servono grossi festeggiamenti o regali importanti, quello che arriva insieme al sorriso delle persone che ami.
Perchè questo è il Natale.
Perchè Bertram e Amias hanno ragione.
La magia è dentro di te.
Questo é la mia one shot realizzata per il contest di 2Girls1Switch
Ho scelto la traccia fantasy
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