Meglio Tardi Che Mai

Odio il Natale.

Lo detesto dal più profondo del mio cuore.

Peccato che io sia una S.A.N.T.A.

Non è però stata una mia scelta.

I miei genitori erano S.A.N.T.A., i miei nonni pure, i bisnonni, gli zii, i cugini... non esiste scelta per chi nasce in una famiglia come la mia.

Non mi è mai stato chiesto "Cosa vorresti fare da grande?"

Per tutti era scontato che io, in futuro, avrei desiderato questo.

Aiutare la gente a realizzare i loro sogni di Natale.

Però... a noi chi ci pensa?

Sono tutti così occupati a pensare agli altri che non guardano chi gli sta attorno.

Le persone per loro care, quelle da cui tornano la sera.

Ci sono sempre prima gli sconosciuti.

O almeno... così è sempre stato per i miei genitori.

A causa loro odio pure il mio nome.

Cinnamon, cannella.

"Per la nostra amata figlia non potevamo scegliere altro nome. Serviva qualcosa che ricordasse lo splendido periodo invernale." dicevano a tutti quelli che gli chiedevano spiegazioni sul mio nome.

Peccato che io sia nata a metà Luglio.

Ed eccomi qui, a diciotto anni di vita che osservo tutti mentre corrono come pazzi in cerca di incarichi.

Io li ho già scelti i miei.

Sono sempre una delle prime, ma... no. Non è dedizione al mio lavoro, come pensa la mia famiglia.

È solamente furbizia.

Se sono tra le prime posso scegliere ciò che voglio, quindi quelli più facili e veloci.

Non vedo l'ora di terminare, così potrò dedicarmi a ciò che davvero mi piace fare.

Cucinare dolci.

Poi... adesso che vivo da sola posso farli quando più mi pare e piace.

Prima era tutto un "Cinnamon, perché non vieni ad aiutarci con i regali per il prossimo anno? Non è mai troppo presto per cominciare."

Potessero lavorerebbero anche nel sonno.

Ora però posso cucinare quando voglio. L'unico mio obbligo sono questi incarichi. Solo questi.

Ed anche se non mi piace come lavoro, non ho intenzione di farlo male.

Solo perché non mi piace il Natale non vuol dire che devo rovinarlo agli altri.

Sospirando mi avvio fuori dalla sala delle missioni, osservando la mia lista inizio a pensare da quale cominciare.

- Cinny, hai già scelto i tuoi desideri da realizzare? Sei sempre così efficiente. - mi si avvicina mamma, tutta sorridente.

- Se vuoi scusarmi, devo cominciare. Non ho tempo per le lodi. - la passo via guardandola appena.

- Sei davvero la figlia perfetta. - mi ferma papà per baciarmi la fronte.

Certo...

Perfetta ed infelice.

Senza nemmeno rispondere me ne vado.
- Se sapessero che odio il Natale... chissà cosa direbbero. -

Ci metto un attimo prima di rendermi conto che non sono stata io a dirlo.

Voltandomi di scatto lo vedo.

Chi altri se non Milad?

Il ragazzo mi si avvicina osservandomi da capo a piedi.

- Il tuo sguardo sembrava dire esattamente questo. -

Sospirando - Ed anche se fosse? -

- Perché non glielo dici? Ti sentiresti più leggera. -

- Ti pare che io possa dire una cosa del genere? A persone come i miei genitori? Hai presente di chi stiamo parlando? - strabuzzo gli occhi.

Questo è pazzo.

L'ho sempre pensato, però me ne rendo conto ogni giorno di più.

I suoi occhi color della notte mi scrutano fin nel profondo, prima di vederlo prepararsi a rispondere.

- Certo che lo so. Tuo padre è quello che ha vinto, per sei anni di fila, la gara alle decorazioni da giardino più belle. Tua madre è colei che ha cucito ventimila berretti da elfo natalizio, il giorno prima della vigilia. Sono la coppia che svolge più incarichi extra in assoluto. Solo a guardarli pensi "Sta arrivando il Natale" anche se magari si è solo ad Agosto. -

- Ecco appunto. - sospiro nuovamente.

- Appunto cosa? Tu detesti il Natale e dovresti dirglielo. -

- Vuoi forse che ne esca una guerra? Ti diverte vedere le famiglie litigare? -

Perché si intromette così tanto nei miei affari?

Non è la prima volta che cerca di spingermi a confessare questa cosa ai miei genitori.

- Affatto, ma che bene ti fa tutto questo? Non avrai mai un vero rapporto, con i tuoi genitori, se continui così. -

- E cosa te ne frega? -

- Ogni volta che ti guardo mi metti tristezza. Sono stanco di ciò. -

Gli metto tristezza?

Quindi pietà...

Perfetto!

- È comunque una cosa che non ti riguarda. Guarda altrove, così da risolvere il tuo problema di tristezza. - senza aggiungere altro faccio per andarmene, ma lui carica a grandi passi verso di me.

Il suo sguardo serio mi tiene sotto tiro fino a farmi bloccare.

- Come desideri. Se è questo che davvero vuoi... - poggia una mano sulla mia spalla prima di allontanarsi lui.

Allucinata mi volto a guardarlo.

Dimmi te se si deve intromettere in cose del genere.

Poi... ho smesso da anni di cercare un rapporto vero con i miei genitori.

Ah... al diavolo!

Basta pensare a questo.

Voglio terminare i miei compiti per dedicarmi a me.

Allora, stavo cercando il luogo del primo. Riprendendo il tablet scorro i dati a mia disposizione.

Francia, Parigi.

La mia "assistita" desidera un bianco Natale con i genitori, sempre troppo occupati col lavoro.

Aspetta... questo non è uno degli incarichi che avevo selezionato.

L'ho scelto senza rendermene conto?

Ho sbagliato a cliccare sull'elenco?

Vediamo un attimo gli altri.

Germania, Amburgo.

Il ragazzo in questione vorrebbe passare un Natale diverso, al mare con la famiglia. Loro però sono sempre andati in montagna e non vogliono rompere la tradizione.

Nemmeno questa era tra le mie scelte.

Scorrendole tutte non ne ricordo manco mezza.

- Ma che cavolo...? - strabuzzo gli occhi andando alla home del mio tablet.

O meglio... quello che credevo essere mio.

Quella che ho di fronte non ha lo sfondo scelto da me.

Dannazione... ho preso per sbaglio il tablet di qualcun'altro?

No, l'ho sempre tenuto in mano. Da quando sono entrata nella sala, fino all'uscita. Poi l'ho messo nella tasca della borsa.

Ripensando a tutte le missioni mi viene un flash.

Ognuna riguarda un problema di famiglia.

Milad. È stato lui.

Ne sono certa, ma voglio la conferma decisiva.

Correndo come una pazza mi dirigo all'ufficio di controllo generale.

Qualche tempo fa avevo pensato di far richiesta per questo lavoro. Loro si occupano di osservare l'andamento degli incarichi di tutti.

Se stanno procedendo bene, se qualcuno è troppo lento, chiudono i file dei "casi" quando un S.A.N.T.A. torna per avvisare del completamento, valutano l'operato generale...

Lo avrei preferito a ciò che sto facendo, ma dopo aver scoperto la mole di lavoro ho deciso che era meglio il mio stile.

Arrivata a destinazione mi avvicino al primo S.A.N.T.A. controllore notato dal mio sguardo.

- Buongiorno, temo tanto di aver scambiato il mio tablet con quello di un altro mio collega. -

- Buongiorno. Controlliamo subito. Potresti darmi i codici degli incarichi che hai sotto mano? -

Dopo avergliene elencati un paio - Sì... il tablet in tuo possesso è di Milad. -

Lo sapevo!!

Dannato.

- Ok, corro subito a restituirglielo ed a recuperare il mio. -

Glielo spacco in testa, altro che restituire e restituire.

Faccio per andarmene, ma - Aspetta. Temo che dovrai attendere il suo ritorno. È già partito per il primo incarico. -

- E dov'è? Glielo porto e lo faccio dirigere verso i desideri che aveva scelto di avverare. -

- Uhm... che strano. Il segnale di rintracciamento ha smesso di funzionare. L'ultimo aggiornamento diceva Hawaii, ma conosci la velocità dei vostri spostamenti. Di certo non è più lì da un pezzo, potrebbe essere ovunque. -

- E cosa dovrei fare? - domando senza avere idee.

Non posso certo cercarlo per tutto il mondo.

Il mio tempo è prezioso.

- Ti consiglio di svolgere il primo incarico della sua lista. Nel frattempo, probabilmente, tornerà e vedrò di avvisarlo affinché ti aspetti. -

Sono davvero irritata, ma non posso far altro.

Questi incarichi vanno svolti, queste persone meritano un lieto fine.

Non è giusto che, per la mia rabbia nei confronti di Milad, lui non riesca a completare le sue missioni perché gli ho fatto fare ritardo.

Prendendo un bel respiro mi congedo cortesemente.

Quella sera, tornata a casa mia, mi dirigo come un treno all'ufficio di controllo.

L'incarico è stato completato con successo, ma è stato un inferno.

Rivoglio le mie missioni.

Subito.

- Sono tornata. Notizie di Milad? Il primo incarico della lista in mio possesso è stato terminato correttamente. -

- Ecco... avevo avvisato i colleghi della faccenda, così da fargli arrivare la notizia da chiunque di noi. Sfortunatamente non sono riusciti a fermarlo. Mi è stato riferito che ha risposto "Poco importa, tanto io scelgo gli incarichi a caso e mi sembrano anche questi decisi allo stesso modo. Credo non ci sarà problema a continuare così." Senza aggiungere altro è partito per il secondo lavoro. -

- È uno scherzo?! - lo fisso allucinata.

- Temo di no. -

- Io rivoglio i miei lavori. Non erano scelti a caso. Inoltre... le valutazioni come verranno poi date? - incrocio le braccia indispettita fino al midollo.

- Nessun problema per quello. Al termine verrà sistemato tutto, valutando la missione in base a chi l'ha svolta, non al proprietario del tablet. -

Battendo nervosamente un piede a terra - Quindi mi sta dicendo che dovrei svolgere altro lavoro altrui? -

- Fino a quando non tornerà. -

- Come posso essere certa che, stavolta, riuscirete a fermarlo? -

- Non possiamo costringerlo, non si possono fermare i vostri viaggi. -

- E dove sta andando? Posso fare come volevo all'inizio... -

- Il segnale aveva ricominciato a funzionare, ma ha avuto un altro blackout. - mi spiega confuso.

- È forse una congiura? -

- Non so che dirti. Non è mai capitato prima d'ora. -

- Lo so io che sta succedendo... - serro i denti irata.

Salutando frettolosamente me ne vado.

Milad ha organizzato tutto.

Probabilmente vuole convincermi a parlare con i miei genitori.

Per farlo ha deciso di darmi incarichi legati a rapporti familiari incasinati.

Sono certa che troverà il modo di non fermarsi ad aspettarmi.

Dire che sono incazzata è un eufemismo.
Già l'incarico appena terminato è stato molto poco piacevole.

Genitori votati solo al lavoro.

Una figlia che cercava disperatamente attenzione.

Ad un certo punto, della mia osservazione, ha detto alla madre di volerle bene.

La donna non ha staccato lo sguardo dal cellulare per bofonchiare a mala pena un "Anch'io". Poi ha chiamato la segretaria per organizzare un appuntamento di lavoro.

Il padre invece le ha chiesto come stava, per poi mettersi a leggere il giornale senza ascoltarla. Quando lei se n'è accorta ha iniziato a raccontare cavolate, tra cui quella dell'essere incinta. La reazione di lui? "È meraviglioso, tesoro. Deve essere stato bello." convinto che stesse parlando di qualche altra cosa.

Per completare il mio lavoro ho dovuto simulare un rapimento.

Solo in una situazione così tragica hanno avuto il buon gusto di reagire da genitori.

In ogni caso sembravano davvero ravveduti quando ho terminato.

Hanno pure annullato tutti i loro impegni di lavoro.

In ogni caso non mi è piaciuto il tutto.

E sono certa che sarà lo stesso anche per gli altri incarichi.

- Cinny, sei già di ritorno dal primo lavoro? - mi adocchia mamma fuori dall'ufficio.

- Sì, mamma. - rispondo monotona.

- Com'è andata? -

- Completato tutto correttamente. -

- Meraviglioso! Un'altra persona avrà un felice Natale. Non è il lavoro migliore del mondo? - batte le mani sorridendo.

Alla mente mi torna la sua petizione per realizzare desideri di Natale tutto l'anno. Voleva qualcosa come se ogni giorno fosse Natale.

Fortunatamente non la presero molto in considerazione.

- Dovrebbe solo essere un lavoro, non un'ossessione... - sibilo senza pensarci.

- Eh? Non credo di aver capito bene... cosa intendi? - mi guarda seriamente confusa.

Realizzando la cosa scuoto il capo.

- Nulla. Devo andare. C'è altra gente che mi aspetta. -

- Oh certo, il Natale è alle porte. Brava, brava. Vado a raggiungere tuo padre per la prossima missione. - saltella prima di andarsene.

Accidenti...

A causa dell'incarico appena svolto ho perso la mia solita calma.

Non va bene.

Io devo solo avere la mia vita.

I contatti coi miei si limitano solo a questo periodo dell'anno.

Certo però che è stancante.

A volte avrei davvero voluto urlar loro in faccia tutta la mia frustrazione.

Tanto... a cosa sarebbe servito?

Avrei solo sbattuto il naso contro muri solidissimi.

Sospirando torno al mio lavoro. Voglio terminare in fretta.

Casini.

Incomprensioni.

Zero ascolto.

Niente attenzioni.

Regole assurde.

Discorsi senza senso.

Al termine di tutti gli incarichi sono un fascio di nervi.

Che qualcuno provi pure a parlarmi...

Verrà sbranato fino a pulirne perfettamente le ossa.

Ebbene sì. Ho dovuto completare tutta la lista di Milad, me lo immaginavo.

È sempre scappato e i radar smettevano di funzionare esattamente al momento giusto.

Ora però ho concluso e, appena lo becco, lo disintegro.

Come si è permesso?

Sa cos'è il rispetto per i problemi altrui?

Evidentemente no.

In questi giorni ho avuto a che fare con genitori folli.

Come si fa a trattare così un figlio?

Non rendersi conto di quanto è infelice a causa loro?

Tutti non facevano altro che dimostrare la loro infelicità, ma ognuno di quei genitori sembrava essere completamente cieco.

Sono pure finita a dover salvare una ragazza che stava per suicidarsi ed a fermare un ragazzo dal cominciare a drogarsi.

In ogni caso, anche se non so come, sono riuscita a realizzare ognuno dei loro desideri.

Non mi sono mai trovata così tanto in difficoltà, ma... una parte di me è soddisfatta.

Sono ancora incredibilmente arrabbiata, ma anche contenta per quei ragazzi.

Ora potranno cominciare ad essere realmente felici.

- Tesoro, abbiamo saputo che hai completato la tua lista. - vedo avvicinarsi i miei di genitori.

Tutti contenti arrivano con un sorriso più bianco della neve appena caduta.

- Sì, ho finito. - mi irrigidisco.

- Finito? Noi stiamo per andare agli incarichi extra, vuoi... - non lascio che mio padre concluda - No, grazie. - rispondo secca.

- Oh, che peccato. Sicura? - insiste mamma.

Il nervoso ricomincia a montare pesantemente e, prima di rendermene conto, scatto - Se sono sicura? Assolutamente sì! Non verrei ad un incarico con voi nemmeno per idea. Non sapete far altro che pensare al Natale, senza mai guardare voi stessi o le persone a voi care. Vi siete mai resi conto del fatto che a me non piace il Natale? Perché... io lo odio. E nemmeno poco. Però siete sempre stati troppo impegnati per vederlo o anche solo per pensare un poco a me. Vostra figlia. Non ne posso più di cercare di avere la vostra approvazione quando invece vorrei solo un po' del vostro tempo, del vostro amore. Sono stanca di tutto questo. Ogni giorno della mia vita è stato votato, da voi, al sacro giorno che attendete con ansia ogni anno. Sono certa che, nemmeno per la mia nascita, siete stati così emozionati. È frustrante e mi ferisce. Sono davvero stanca di tutto questo. Di questa farsa, da figlia perfetta, che tengo con voi per non farvi star male. Tanto a voi, di come sto io, non è mai importato. -

I due sbarrano gli occhi rimanendo a bocca aperta.

Riprendendo fiato rielaboro tutto ciò che ho detto. Mi sembra ancora incredibilmente.

Sono esplosa.

Sono esplosa per davvero.

Non l'avevo mai fatto.

Non pensavo che l'avrei mai fatto.

Però... mi sento leggera.

Immensamente.

È come se mi fossi tolta un macigno dal petto. Non mi pare vero.

Per la prima volta mi sembra di respirare davvero.

- Cinnamon... parli sul serio? - chiede, quasi in un sussurro, mia madre.

- Sì. Io odio il Natale. - ritorno calma, ma restando sincera.

- No... io intendevo... sei davvero infelice? Cosa importa del Natale... - allunga, tremante, una mano verso di me.

Sgranando gli occhi - Cosa importa del Natale? -

- Mi hai appena detto di essere sempre stata infelice... ed anche che pensiamo più al Natale che a te... - le si inumidiscono gli occhi.

- È sempre stato così. -

- Noi... - si scambia uno sguardo con papà - Non sappiamo che altro fare. Questa è sempre stata la nostra vita, fin da quando siamo nati, ma tu sei stata la nostra gioia più grande. -

- Non volevamo trascurarti, ma vivere il nostro mondo con te. Pensavamo fosse ciò che desideravi. Da piccola non facevi che danzare ed urlare "Io da grande sarò la miglior S.A.N.T.A. del mondo!" Credevamo fosse ciò che volevi... non volevamo renderti la vita un inferno. - continua triste mio padre.

- Potevate anche chiedere... poi questo non giustifica tutto il tempo che non avete trascorso con me. -

- Volevamo che tu potessi vivere in un mondo pieno di persone felici... -

- State forse dicendo che avete pensato a me ogni istante? - sono sempre più perplessa.

- Ma certo. Sei nostra figlia, potrebbe essere altrimenti? -

- Io però avevo bisogno di voi non di un mondo felice attorno a me... - chino il capo tristemente.

- Abbiamo sbagliato... e non si può tornare indietro. Non abbiamo prestato attenzione, dando per scontato che ci avresti parlato in caso di tristezza... - sospira mamma.

- Però non si dovrebbe mai dar nulla per scontato. - si accoda papà.

- Tesoro... ci dispiace tanto. - mi abbraccia forte mamma.

Subito papà si aggiunge.

Tra le loro braccia rimango basita un attimo di troppo prima di ricambiare la loro stretta.

Incomprensioni...

Anche qui è stato così. Avrei dovuto dire ciò che pensavo molto tempo fa.

Quanti anni ho passato triste e sola davanti al camino di casa? Desiderando di bere una cioccolata calda con i miei genitori?

Bastava parlare ed avrei potuto avere tutto questo...

- Cinny... cosa ti piace fare? -

- Cosa, mamma? - domando confusa.

- Se odi il Natale immagino tu non voglia fare la S.A.N.T.A. Cosa desideri fare? -

Stranita non so che rispondere.

I dolci dovrebbero essere una risposta diretta, eppure... perché mi sembra che non sia solo quello?

Io davvero odio il Natale?

Perché... vedere i sorrisi di tutte le persone aiutate fin'ora...

Voglio davvero smettere di aiutare quei sorrisi a fiorire su quei volti?

La risposta inizia a farsi strada in me.

È strano.

Non lo avrei mai pensato.

Non prima d'ora.

Staccandomi dalla loro stretta - Mi dispiace. Io non odio il Natale, non sul serio... volevo solo stare con voi. Io voglio essere una S.A.N.T.A., ma voglio anche avere una vita per me. Mi piace fare dolci. -

- Certo amore, qualunque cosa tu voglia. - tornano ad abbracciarmi.

Dopo vari pianti e coccole decidono di cenare con me, quella sera, rendendomi la figlia più felice della terra.

Non credo di aver mai passato una serata più piacevole di questa.

Ho pure cucinato uno strudel.

- Che buono! Ci sei anche tu. - aveva commentato mio padre.

- Cosa intendi? - gli aveva chiesto mamma.

- C'è la cannella dentro. -

- Oh... era pessima. -

Mi sono trovata a ridere dell'essere impacciato di mio padre.

Ed è così che, ora, sono a fare una passeggiata tra la fresca neve, mentre leggeri fiocchi cadono attorno e sopra di me.

I miei sono andati a casa, perché troppo stanchi.

Io invece sto attendendo lo scoccare della mezzanotte. L'arrivo del Natale è imminente.

- Sembri felice, per davvero. -

Sussulto riconoscendo la voce.

Con calma mi volto verso il ragazzo - Milad... come sono andati i miei incarichi? -

- Meno facili del previsto. -

- Davvero? - chiedo confusa.

Ho sempre scelto i più spicci.

- Sul serio. Sei convinta di aver sempre scelto i più semplici, vero? Te lo si legge in faccia, ma sbagli. Molti erano davvero complicati. È solo che tu sei brava in ciò che fai. -

- Tu hai scambiato i tablet di proposito. - commento senza andar avanti con quel discorso.

Dalla mia borsa estraggo il suo tablet per restituirlo. Speravo di trovare Milad in giro.

- Vero. - consegna a me il mio.

- Perché l'hai fatto? -

- Te l'ho detto. Mi metteva tristezza guardarti. - mi sorride.

- Potevi non guardarmi. -

- Difficile farlo. Tu non passi inosservata, non per me. -

- Perché? - sono sempre più confusa.

- Chi lo sa... è così fin da quando eravamo piccoli. Quando vedevi i tuoi andarsene... hai sempre avuto un faccino così triste da rimanermi stampato in testa. -

- Sono anni che mi osservi così? È inquietante... - ribatto, ma senza pensarlo per davvero.

Non mi sento come se fossi stata stalkerata. È diverso.

Come... se un angelo custode avesse sempre vegliato su di me, ma senza sapere come aiutarmi.

- Poco importa. Ora sei felice. - fa spallucce.

L'istante dopo si volta per andarsene.

- Aspetta... - ribatto prima di rendermene conto.

- Dimmi? - volta leggermente il capo.

- Vuoi già andartene? Mi hai fatta penare tutta la settimana. I tuoi lavori sono stati un casino. - non so che altro dire.

- Veramente non volevo andare via. Guarda. - punta un dito verso il cielo.

Di fronte a noi vedo Santa Claus slittare via. La mezzanotte è scoccata.

- Anche quest'anno è andata. - mi sorride.

Quel sorriso, così da ragazzino, mi fa stranamente mancare un battito.

Sentendo un leggero caldo sulle gote - Grazie... - sussurro.

- Come scusa? - continua a sorridere mentre torna a starmi di fronte.

- Ho detto "Grazie..." - bofonchio indispettita dal suo essere così soddisfatto di sé.

- E di cosa? L'ho fatto perché non reggevo più di vederti così. -

- Lo so... - quasi mi pento del mio ringraziamento.

È proprio strano questo ragazzo.

- Chissà che ora io possa aver seriamente a che fare con te. - torna a darmi le spalle puntando lo sguardo sulla piccola "stella" che ormai è Santa Claus.

- Come scusa? - rimango basita.

- Devo andare. I tuoi incarichi mi hanno sfiancato parecchio. - si stiracchia sul posto.

- Ehi! Milad! - non riesco a fermarlo.

- Ci vediamo domani, Cinny. - ride dopo aver sentito il mio verso, di schock, strozzato.

Rimanendo a guardarlo allontanarsi resto sempre più confusa.

Cosa voleva dire?

Perché ci sto pensando così tanto?

Ah... quel ragazzo è davvero, davvero strano.

Eppure... sono felice.

Per la prima volta dopo anni mi sento davvero felice.

Beh, meglio tardi che mai.

Magari, d'ora in poi, potrò esserlo ogni giorno.

Chissà cosa mi riserva il futuro.

Però una cosa la so, qualcosa mi fa desiderare che arrivi presto domani.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top