Capitolo Otto - Perbaccolina
Bill Weasley era uno spezzaincantesimi della Gringott. Era il maggiore i sette figli. Aveva combattuto la Seconda Guerra Magica, era stato attaccato da Fenris Greyback.
Ma, comunque, non pensava di poter sopravvivere alla sfuriata che la moglie gli stava riversando addosso in quel momento.
Tutto era cominciato con un paio di scarpette numero ventinove, che ora giacevano abbandonate ai piedi della strega intenta a sputare un effluvio di parole adirate condite di espressioni sicuramente poco gentili in francese.
<<No, no e poi NO!>> stava strillando - sottovoce, per non svegliare i bambini al piano di sopra-mentre indicava con aria disgustata il mucchietto di vestiti fra loro.
<<Ma petit non metterà quell'orrida uniforme! Cosa avete voi anglesi contro i vestiti colorati?!
<<E' così scuro e triste e...non lo metterà!>>
Fleur prese fiato con le labbra serrate, sembrando intenzionata a scendere a toni più miti, ma poi riprese la sua tiritera.
<<Già ho acconsentito che andasse a quell' ecòle terrible, ma non permetterò che vestano la mia bambina a quel modo orrible!>>
Il suo inglese con gli anni era diventato praticamente perfetto, ma capitava che quando era particolarmente turbata o arrabbiata le scappassero delle parole in francese nel bel mezzo di una frase. Il povero Bill rimaneva puntualmente confuso come dopo un incanto Confundus, mentre la figlia maggiore riusciva a seguire tranquillamente i discorsi di entrambi i genitori e non aveva nessuna difficoltà neppure con quelli a lingu amista. Il padre si chiedeva come facesse.
Ma d'altronde, Victoire aveva parlato in una lingua tutta sua per almeno un anno e mezzo: doveva essere particolarmente portata.
Comunque in quel momento Bill aveva ben altro di cui preoccuparsi: la moglie lo stava guardando con uno sguardo così furente negli occhi azzurri che gli venne voglia di indietreggiare come mai gli era successo fronteggiando i Mangiamorte. Almeno però, era allenato.
Imponendosi mentalmente di non ricordare a Fleur che la divisa di Hogwarts era nera, visto che lei sembrava alterarsi ogni volta che il mago dava per scontato che i figli avrebbero frequentato quella scuola di magia, si chinò a raccogliere il mucchietto di vestiti scuri da terra. Lei li avrebbe voluti tutti e tre a Beauxbatons, i loro figli, perché lei ponsa che è meglio, ma ovviamente Bill riteneva che dovessero andare ad Hogwarts. Era una discussione che finiva in un vicolo cieco.
Sospirando piano, sbatté via la polvere da quella che poi altro non era se non la nuova divisa scolastica della figlia. Che a lui, tra l'altro, non era sembrata così male!
Un po' troppo grande per la sua piccina, forse, ma quando era andato a ritirarla la fornitrice gli aveva detto che era la misura più piccola che avesse. Vicky era così minuta... la sorellina, pur avendo tre anni di meno, le arrivava già oltre la spalla. E poi, quando stava vicino a Teddy -ovvero gran parte del tempo- appariva così piccola che era difficile credere che i due avessero solo due anni di differenza.
Comunque Bill non commentò. Se lui fosse stato meno pacato e giusto un pizzico più orgoglioso di quel che era, Villa Conchiglia avrebbe probabilmente risuonato di urla. Ma lui era anche cresciuto con sei fratellini, dopotutto, era temprato. E poi la amava così tanto... è che era un po' testarda, ecco tutto.
In ogni caso non la avrebbe mai convinta insistendo su quel piano. Era il momento di passare al piano B, la strategia sottile.
<<Tesoro, scusami, non avevo capito avessi un problema con le divise...>> buttò lì con aria allusiva << portavi la tua con tanta grazia... Ma forse è successo qualcosa e->>
<<Io non ho proprio nessun problema con le divise!>> lo interruppe seccamente Fleur <<Soltanto, quella è veramente orrible e mia figlia non la metterà mai!>>
Ottimo risultato della strategia sottile, c'era da dirlo. Era ora di passare al piano C. Ma ne aveva uno?
Una vocetta argentina li interruppe e, per così dire, salvò il mago inextremis.
<<Che cosa? Che cosa che cosa che cosa?>>
Victoire scendeva allegramente le scale a balzelli, i ricci biondi e scarmigliati che le rimbalzavano sulle spalle e gli occhi brillanti per la novità. La sorellina Dominique le piangeva dietro dalla cima delle scale, che non aveva più voluto scendere da sola da quando era ruzzolata giù e ci aveva guadagnato uno spacco sanguinante sulle labbra e una bella selva di bernoccoli.
La maggiore si fermò un momento e si voltò per controllare che stesse bene, ma constatato che stava solo facendo una lagna scese gli ultimi gradini e si precipitò dal padre zompettando.
Per qualche attimo i genitori fissarono le due bambine come se fossero strane apparizioni, poi si riscossero. Fleur corse a consolare Domi prima che svegliasse con il pianto anche il figlio minore, mentre il marito si chinava per stare all'altezza di Vicky, che gli stava tirando insistentemente i pantaloni. Chissà da chi aveva preso quel vizio...
<<Che succede papino?>> gli chiese aggrappandosi al suo braccio con le manine. Era ancora in pigiama e le bretelline della camicia da notte a motivi di orsetti di pezza e dolci le cadevano continuamente dalle spalle, facendo scivolare ancora più in basso l'orlo che già le arrivava alle caviglie. Con quella indosso, i morbidi ricci biondissimi sparsi intorno alla testa come un'aureola e i segni delle lenzuola sul viso aveva un'aria alquanto buffa. Però era sveglissima, con gli occhioni grigi che lo scrutavano acuti e i piedini che battevano ininterrottamente sul pavimento, nudi.
Bill lanciò uno sguardo verso la moglie, che era occupata a cullare la figlioletta in lacrime, preda di un terribile capriccio mattutino.
Victoire lo notò e sembrò interpretarlo come un segno di preoccupazione nei riguardi della sorellina, perché scosse la testa con aria tragicamente esasperata e arricciò il nasino, rassicurandolo.
<<Oh, non preoccuparti per Domi. Sta facendo un altro capriccio dei suoi...>>fece, storcendo la bocca con aria confidenziale e ruotando gli occhi verso il soffitto in un'esasperazione della sua esasperazione.
Al padre venne da ridere. "Sapessi quanti ne facevi tu", avrebbe voluto dirle, ma gli sembrava opportuno sfruttare quel momento in cui Fleur era occupata e non gli stava prestando attenzione. Se Dominique avesse avuto davvero qualcosa di grave, Bill sarebbe stato già sulla buona strada per il panico. La moglie lo prendeva sempre in giro dicendogli che era iperprotettivo e chiedendogli come avrebbe fatto quando le figlie avrebbero cominciato a uscire con qualcuno. Meglio non pensarci, aveva ancora una ventina d'anni almeno per prepararsi.
Comunque quello era solo un normale capriccio di routine.
<<Senti bene papà, Vicky>> le disse guardandola negli occhi grigi, che ricambiavano curiosi <<E rispondi sinceramente. Tu, alla scuola elementare ci vuoi davvero andare?>>
Lei rimase chiaramente sbalordita dalla domanda e guardò il papà con la fronte corrugata: insomma, non si era parlato solo di quello da due settimane a quella parte? E non avevano convinto maman, alla fine, a farla andare a scuola?
Bill dovette accorgersi della sua perplessità, perché sorrise dolcemente e le passò una mano fra i ricci scompigliati, con uno sguardo di scuse.
<<Lo so, lo so. Non abbiamo parlato d'altro, umh?>>
La bimba annuì e il papà le sorrise ancora.
<<Ultima volta>> promise <<Devi solo dirmi... tu ci vuoi davvero andare? Anche se potrebbero esserci cose della scuola che ti piacciono di meno? Anche cose che non ti piacciono per niente?>>
Si preparò alla cascata di domande curiose della figlia.
Victoire invece alzò lo sguardo verso di lui e sollevò le sopracciglia.
<<Sì, certo,ci va anche Teddy!>>
Avrebbe dovuto aspettarselo.
Ridacchiando, Bill recuperò da una sedia la divisa nuova di zecca e la lisciò.
<<Allora,vuoi vedere la tua nuova uniforme?>>
Con un urletto acuto, Vicky ricominciò a saltellare sulle punte dei piedi e a tirargli i pantaloni, strillando di sì fino a forargli i timpani. Un po' frastornato, il mago spiegò l'uniforme tenendola in aria e attese.
Victoire si sollevò sulle punte dei piedi, sporgendosi leggermente in avanti, e si mise ad osservare con le palpebre socchiuse i vestiti tanto disprezzati da Fleur.
Erano molto simili a quelli di Teddy: una gonnellina nera a pieghe invece dei pantaloni eleganti -potendo scegliere fra i due, Bill aveva puntato sulla gonna- con delle calze e sopra camicetta e maglione. Tutti i capi erano o neri, oppure rossi e bordeaux, i colori della scuola. Le calze ad esempio erano di quei colori, a fantasia scozzese, e gliene avevano date tre paia, per ricambio. Anche i maglioni, che, notò Vic, avevano lo scollo leggermente più a V rispetto a quelli di Teddy, erano uno blu con delle righe rosso scuro su polsini, vita e colletto e l'altro l'esatto opposto. La camicetta bianca aveva i bottoni a sinistra e polsini e colletto arricciati.
Quando Bill era andato a ritirare la divisa, aveva pensato che Harry avesse trovato davvero una bella scuola. Poi, subito dopo, che sicuramente la aveva trovata Hermione.
La sarta fornitrice lo aveva informato che per i primi due anni era possibile scegliere un fiocco, blu e bordeaux ovviamente, anziché la cravattina, ma lui nell'indecisione li aveva presi entrambi. La donna sembrava aver compassione di lui, in effetti.
Teneva sollevata l'uniforme da qualche minuto ormai, chiedendosi come Merlino facesse Vicky a starsene sulle punte a quel modo senza nemmeno tremare, e cominciavano a fargli male le braccia; per di più aveva l'impressione che di lì a qualche secondo le scarpine che stringeva con due dita sarebbero cadute a terra. Quelle erano l'unica cosa che fosse piaciuta a Fleur, perciò dovevano essere un tipo di calzatura abbastanza raffinato: la punta era rossa e la gomma sopra le suole blu, e ovviamente anche le stringhe erano dei colori della Regina Vittoria. A Bill pareva che la moglie le avesse chiamate inglesine.
Azzardò un'occhiata al viso della figlia da sopra i vestiti. Fissava col faccino corrucciato la sua nuova uniforme, sicuramente intenta a catalogarne ogni dettaglio per decidere se le piaceva oppure no. Il mago pregava ardentemente di sì.
Finalmente, la bambina si abbassò e batté le palpebre, alzando su lo sguardo verso il viso del padre. Bill prese un corto respiro, preparandosi ad una sfuriata o ad un interminabile discorso su pregi e difetti dell'uniforme, e abbassò le braccia.
<<Può andare>>
Per poco non gli caddero le braccia. Spalancò la bocca stordito: tutto quel tempo a scrutarla e tutto ciò che otteneva era un "può andare"? Oh, per Merlino e Morgana.
Victoire sorrise raggiante e si avviò saltellando verso la cucina. A metà strada, si fermò e si voltò verso il padre, con il sorriso che le si piegava in una smorfia furba.
<<Se tieni l abocca così aperta ti ci entreranno le mosche, papino>> fece candidamente, prima di correre in cucina gridando qualcosa alla mamma su quanto fosse entusiasta di cominciare la scuola e quanto adorasse la sua nuova uniforme.
Chiudendo lentamente le labbra, Bill scosse piano la testa.
<<Mi faranno diventare matto!>>
L'uniforme non causò problemi soltanto a Bill Weasley, quel giorno.
Harry James Potter, padre biologico di due figli e salvatore del mondo magico e bla bla bla, stava avendo seri problemi a trascinare il suo figlioccio per le strade della Londra babbana. Era un pomeriggio di fine estate e la città era piena di turisti e abitanti che si erano concessi un po'di tempo per andare a spasso e tutti, nessuno escluso, rivolgevano occhiate sconcertate al ragazzino dai frizzanti capelli color fiordaliso che puntava i piedi protestando a voce davvero troppo alta.
"Come se ci servisse attirare ancora più attenzione!" borbottò mentalmente il mago, fin troppo spesso assalito da orde di giornalisti e fotografi e non sapeva più nemmeno cosa ogni volta che metteva il naso fuori dal suo ufficio. Proprio per tutti quei fastidi continui, lui e Ginny avevano deciso di non rimuovere l'ormai debole incanto Fidelius dal numero 12 di Grimmauld Place: se non altro, a casa potevano starsene in pace.
Teddy inciampò in avanti e quasi andò a sbattere contro una distinta signora che prese a strepitare di giovani ed educazione e non la smise, nonostante le scuse di Harry, finché non si furono allontanati di almeno dieci metri.
<<Ted!>> sbottò a quel punto Harry, alquanto stufo di dover tirare il bambino per tutta la strada fino alla scuola <<Vorresti per favore smetterla?!>>
<<No!>> rispose chiaramente quello, alzando il mento con ostinazione.
Harry sospirò.<<Senti, Ometto, lo so che non ti piace portare la divisa della scuola, lo ho capito. Sfido chiunque a non averlo capito...>> aggiunse fra i denti <<Ma non è una cosa che puoi scegliere, no? È come il raffreddore, ci puoi solo convivere>>
<<Potrei sempre andare a scuola in pigiama>> ribatté lui.
<<Oh sì, quella sì che sarebbe una scelta di grande stile!>> rise il padrino << Peccato che poi ti butterebbero fuori, e non devo essere io a ricordarti che quest'anno verrà anche Vicky, no?>>
Forse non stava giocando troppo pulito, ma quella era la mossa della vittoria. Confermare a Teddy che la cugina si sarebbe finalmente unita a lui lo avrebbe dissuaso da qualsiasi fantasia di farsi cacciare per non dover portare più l'uniforme.
Infatti, gli occhi del ragazzino si illuminarono -e divennero letteralmente di colori più accesi- e gran parte della sua stizza svanì.
<<Allora verrà davvero?>> chiese speranzoso.
Harry annuì solennemente. << Umh-umh>>
Ted fece un mezzo saltello di gioia, trascinato dall'euforia, poi si ricompose in quella che riteneva essere un'espressione noncurante.
<<Beh, la ho già sopportata due anni...>> buttò lì con aria casuale <<Immagino di poter sopportare ancora>>
<<Sono pienamente d'accordo>>
Zio e figlioccio si incamminarono di nuovo verso la Regina Vittoria, aperta proprio per chi aveva le loro stesse necessità. Teddy era cresciuto ancora dall'anno precedente, e per di più a giugno i capi della sua divisa erano tutti o dispersi o distrutti, perciò era necessario che lo accompagnassero -con suo grande dispiacere- alla sartoria della scuola per prendere una nuova uniforme. Nonna Meda non la finiva mai di ripetere che erano fortunati che la scuola fornisse una nuova divisa, se serviva, all'inizio di ogni anno scolastico: quelle del nipote non sopravvivevano mai integre più di tre mesi. La verità, che Teddy si guardava bene dal raccontare, era che lo avevano spedito dalla sarta fornitrice ben più di una volta, nei due anni trascorsi... le sue "avventure" gli procuravano spesso strappi e segni non lavabili sui vestiti, al che gli insegnanti semplicemente lo mandavano dalla signora sarta che gli rammendava gli abiti o, in casi irrecuperabili, li sostituiva. Poteva essere che gli insegnanti gli avessero consegnato un foglietto aggiuntivo da portare a casa in quelle occasioni, oltre alla solita nota, ma dovevano essere tutti...caduti da qualche parte, ecco.
Fatto sta che il locale della sartoria, annesso all'edificio scolastico, gli era molto più familiare di quanto lo zio non credesse e parte del motivo per cui non voleva metterci piede era che temeva la signora avrebbe rivelato ad Harry delle sue ripetute visite.
Ma Vi sarebbe arrivata quell'anno, quindi avrebbe sopportato in silenzio - be', magari non proprio silenzio silenzio- ciò che sarebbe venuto.
Quando alla fine arrivarono, Harry entrò spensierato senza controllare che il figlioccio gli stesse andando dietro, del tutto convinto di averlo persuaso con le sue argomentazioni qualche minuto prima. Teddy invece esitò un momento sull'ultimo gradino, preso da un ultimo dubbio, ma poi scosse la testa e avanzò deciso all'interno.
La sartoria, regno indiscusso della Signora McWool, o Signora Sarta per tutti i piccoli alunni, era perfettamente in tema con lo spirito della scuola: ogni cosa era nera, blu o bordeaux. Gli alti scaffali di legno che occupavano gran parte della stanza mostravano maglioni blu e rosso scuro, calze blu e rosso scuro, cravatte o fiocchi blu e rosso scuro, pantaloni neri, scarpe nere con le stringhe blu e rosso scuro... l'unica macchia di colore diverso era costituita dai pochi mobili su cui erano impilate le camicie candide. Gli specchi poi, non facevano che moltiplicare il tutto.
Teddy non poteva fare a meno di sentirsi sia incredibilmente ridicolo, sia orgoglioso, ogni volta che vi metteva piede: gli veniva sempre voglia di cantare in modo stonato l'inno scolastico.
Da dietro il suo enorme bancone ricoperto di nastri e uniformi da rammendare, la Signora Sarta li salutò cordialmente mentre entravano, annunciati dallo scampanellio della porta.
<<Le serviva?>> chiese con un bel sorriso allo zio Harry, tirando il filo di una piccola scucitura. Poi notò, al seguito del giovane, il ragazzino dagli inconfondibili capelli colorati, e il suo sorriso si fece più ampio e dolce.
<<Oh, ma guarda chi c'è...>> cominciò, col tono intenerito di una signora ormai quasi anziana che guardi al suo pupillo.
L'espressione allarmata di Ted, però, accompagnata da un frenetico scuotimento di testa, la spinsero ad interrompersi. Dopo tutti quegli anni passati ad osservare nuove generazioni di combinaguai succedersi, seguendo un copione ormai quasi stabilito, doveva ben essere avvezza a preghiere silenziose che la imploravano di mantenere il silenzio. Inarcando un sopracciglio candido, decisamente divertita, lasciò cadere la frase nel vuoto e si mise a parlare con un Harry ignaro.
Il bambino, intanto, tirò un sospiro di sollievo e si ripromise di lasciare una scatola di cioccolatini alla signora una volta al mese finché non se ne fosse andato ad Hogwarts.
Dopo aver maleficamente confabulato qualche minuto, a voce troppo bassa perché Teddy sentisse - e lui, annoiato, aveva accidentalmente rovesciato una pila di scatole- i due adulti si voltarono verso di lui con identiche espressioni sorridenti e gli annunciarono che avrebbe dovuto provare l'intera uniforme per capire quale taglia gli calzasse meglio.
Teddy tentò di fuggire, certo, ma lo zio lo acciuffò prontamente e in men che non si dica la Signora Sarta gli aveva messo fra le mani una pila di vestiti con le scarpe in cima e lo aveva spinto in un camerino, chiudendo la tenda.
Seppur controvoglia, il ragazzino fu costretto ad eseguire gli ordini; ma non si può dire che non fece di tutto per rendere palese la sua opinione.
Quando spuntò dal camerino aveva le scarpe slacciate, la cravatta annodata male, la camicia spiegazzata e, inspiegabilmente, uno sbaffo nerastro sulla guancia.
<<Oh per Merlino!>> si lasciò sfuggire Harry, esasperato, mentre l'anziana signora scoppiava a ridere e si chinava davanti al piccolo per sistemarli i vestiti.
<<Non fare troppe storie, piccolo ribelle>> gli mormorò con aria complice aggiustandogli la cravatta << o potrei trovare difficile non riferire a tuo zio dei nostri frequenti incontri>>
Allo sbuffo imbronciato di Teddy, la Signora McWool si rialzò sorridendo.
<<Direi che è perfetta! Ve la impacchetto e potete andare>>
<<La ringrazio, signora McWool... e mi spiace per gli, emh, inconvenienti>>
<<Oh, ma di che parla! Succede continuamente con i bambini... E poi io penso proprio che,>> aggiunse facendo l'occhiolino a Teddy <<che per essere una scuola primaria, le uniformi siano davvero molto eleganti! Insomma, non si può chiedere a certi frugolini di mantenerle ordinate, le pare?>>
Harry si passò una mano fra i capelli, non sapendo bene come rispondere.<<Oh, emh, immagino...>>
<<Vedi, zio?>> colse la palla al balzo Teddy <<Non mi si può chiedere di->>
<<Oh, sta' un po' zitto tu>> lo interruppe il mago, prendendo i pacchetti dalla sarta con una mano e afferrando la mano del figlioccio con l'altra, trascinandoselo dietro verso l'uscita mentre ripeteva ringraziamenti in direzione della donna.
Teddy camminò qualche attimo all'indietro, giusto il tempo di gridare:
<<Sì, Signora Sarta, grazie mille davvero!>>
E poi correre giù per le scale fino in strada, ignorando le grida dello zio Harry, mentre la dolce signora sorrideva e scuoteva la chioma biondo-nivea.
Un paio di settimane più tardi, in una mattina di metà settembre già pungente come una di fine autunno per il freddo arrivato insolitamente presto, Teddy camminava di nuovo su quella stessa strada, ma stavolta in compagnia.
Fra distinte signore nei loro lunghi cappotti, studenti più o meno eccitati intenti a scambiarsi i primi pettegolezzi dell'anno e centinaia di lavoratori affrettati, non era difficile distinguere il gruppetto diretto vero la Regina Vittoria. Teddy stesso, con la sua chioma rosa chewing-gum striata d'azzurro ritta in spunzoni e gli occhi cangianti, era come un faro per lo sguardo di chiunque gli passasse vicino. A quel modo la bambina al suo fianco, già minuta per natura, poteva comodamente nascondersi nella sua ombra e non farsi notare da nessuno finché non ce ne fosse stato bisogno.
Vic non era una bimba molto timida, di certo non quando stava in mezzo a persone conosciute; l'idea di stare per ritrovarsi in un gruppo di ragazzini e adulti sconosciuti, per così tanto tempo ogni giorno, però, la intimidiva.
E poi, anche se si sarebbe nascosta per anni dietro quei suoi ricci biondi piuttosto che dirlo ad alta voce, aveva paura che tra i loro nuovi amici di scuola e gli altri impegni - maman le faceva ancora seguire corsi di danza-, lei e Teddy avrebbero finito per allontanarsi così tanto che alla fine sarebbe sembrato normale. Ma non lo era, no e poi no, e lei non voleva che succedesse. Aveva ideato tutto un suo programma, di cui però dubitava un po': non era sicura che attaccarsi a Ted come un polipo ogni volta che poteva senza lasciarlo andare mai mai mai fosse un piano attuabile. Forse doveva inventarsi qualcos'altro.
<<Vi?>>la richiamò Teddy, che fino a quel momento era stato impegnato ad osservare James Sirius e Louis che tentavano di giocare alla lotta da sopra le spalle dei papà. Victoire si riscosse e alzò gli occhi verso il cugino, arrossendo.
<<Umh?>>
<<Ehi, che hai? Nervosa per il primo giorno?>> le sorrise lui <<Non preoccuparti, non è così grave! Solo delle cattivissime maestre che non aspettano altro di urlar->>
<<Teddy Remus Lupin! Falla finita immediatamente!>>
La zia Ginny lo aveva sgridato senza nemmeno voltarsi, continuando serenamente a spingere il passeggino di Al, ma il bambino smise comunque la sua tiritera: non voleva spingerla a girarsi e rifilargli una delle sue famose occhiatacce.
Per niente rassicurata, Vic continuò a camminare a testa bassa, tentando di usare i boccoli come barriera per impedire a Ted di notare la sua preoccupazione. Ma il ragazzino, ovviamente, non se la beveva così facilmente. Conosceva Vi come i palmi delle proprie mani e sapeva ben riconoscere quando aveva bisogno di essere tirata su di morale.
<<Vi?>>
Victoire si girò e sussultò di sorpresa prima di scoppiare a ridere rumorosamente.
Si era ritrovata ad un millimetro dal naso la faccia di Teddy, metamorfizzata in un incrocio fra Zia Muriel e un vecchio sdentato, con le guance rugose e solo sei denti. Quando si ritirò su soddisfatto, il suo viso era già tornato perfettamente normale e Vi stava di nuovo sorridendo.
<<Vuoi dirmi cosa ti preoccupa ora? Lo so che non è la scuola, sei bravissima in tutto quello che fai e se io ho trovato amici fantastici, pensa quello che potrai fare tu!>>
Quindi non c'era modo di sfuggirgli. Vic sospirò e tentò di formare con tutti i dubbi e le emozioni che le mordicchiavano lo stomaco delle frasi coerenti e non una valanga di parole in inglese e francese che nemmeno lei stessa avrebbe capito.
<<Pensi...insomma, pensi che sarò molto impegnata? Anche il pomeriggio dopo scuola per esempio?>> domandò mordendosi l'interno della guancia << Tipo, tu... avrai molto da fare?>>
Peril nervosismo non notò un grossa crepa nel cemento ed inciampò, sbilanciandosi pericolosamente in avanti. Teddy la afferrò al volo, impedendole di cadere a faccia avanti, e la osservò sottecchi con aria indecifrabile mentre riprendeva a camminare.
Poi rivolse lo sguardo avanti, facendo il disinvolto.
<<Oh no, non penso proprio, sai? Anzi penso che avremo entrambi pochissimo da fare>> rispose, ficcando le mani in tasca in una brutta imitazione di un adolescente Babbano.
<<Anzi, che ne dici se stiamo insieme tutti i pomeriggi?>> propose, sempre senza guardarla, ostentando un'aria del tutto casuale<<Potremmo fare i compiti insieme e poi giocare. Anche volare un po', sai. Quando non hai danza, insomma>>
Victoire si voltò verso di lui incredula, con un sorriso smagliante che le cresceva in viso.
<<Davvero?>>
<<Certo>>
<<Davvero davvero giuro spergiuro?>>
<<Ma certo, scemotta! Insomma, se a t->>
Non poté finire la frase perché fu investito da un corpicino che lo placcò ad altezza torace, stringendolo in un abbraccio entusiasta con le braccia corte che non riuscivano a toccarsi sulla sua schiena.
Teddy, che aveva letto la preoccupazione nelle parole e nei gesti dell'amica, sorrise contento e ricambiò brevemente la stretta. Quando la piccola si scostò, le batté con un dito sul nasino e le fece un sorriso storto, guardandola dritta negli occhi grigi.
<<Sciocchina, non capisci proprio mai, eh?>>
Lei sbuffò un risolino.
<<Bambini! Siamo arrivati!>> li chiamò Fleur da davanti. Infatti ormai erano proprio davanti al cancello della Regina Vittoria, spalancato per lasciar passare le frotte di famigliole che stavano riempiendo il cortile di schiamazzi e rimproveri.
Tirando Vi per mano, Teddy guidò tutti verso un angolo a destra, vicino ad un albero circondato da un muretto. Prima che gli zii potessero dirgli alcunché, ci saltò sopra e cominciò a scrutare la folla cercando i suoi amici.
Accanto a lui, Vic, che non conosceva ancora nessuno, si guardava intornomolleggiando su e giù sulle punte dei piedi.
Ginnyle rivolse un sorriso carico di tenerezza. <<Sei nervosa, tesoro?>>
<<Solo un pochino pochissimo>>
<<Oh,Puffola, non preoccuparti, starai benissimo! Non è vero, Teddy?>>
Lui però era distratto a cercare Alan e Jackie.
<<Teddy!>>
<<Eh?>>
Victoire gli tirò un pugnetto sul braccio, offesa.
<<Ah sì sì!>> si affrettò a rispondere, dopo un'occhiataccia della zia Ginny <<Te lo ho detto, non preoccuparti... Ti farai delle amichette fantastiche>> storse un po' il naso, ma continuò <<Ti divertirai, vedrai. E se qualcuno prova a darti fastidio...>>
Voltato verso di lei, mutò la faccia in un visaccio minaccioso e fece una voce profonda e roca da cattivo dei cartoni animati.
<<Tu dillo a me!>>
Si misero a ridere insieme e finalmente Victoire cominciò a sentirsi davvero sicura.
<<GuardaTed>> disse Harry, storcendo gli occhi perché Jamie gli stava tirando i capelli <<Non è Jackie laggiù? Con Alan?>>
Il bambino si voltò così velocemente da sbilanciarsi e fu costretto a saltare giù dal muretto, trascinando giù anche Victoire.
<<Sììì!>>gridò eccitato <<Vieni, Vi!>>
E si mise a correre in direzione dei due, qualche metro discosti dall'angolo, portandosi dietro la bimba che tentava di stare appresso a quelle gambe lunghe senza finire a terra.
Jackie Shades e Alan MacDonald, spalla a spalla, formavano una coppia a dir poco contrastante: l'uno più basso, con la pelle scura e le treccine tutto intorno alla testa, l'altro smilzo e con i capelli rosso acceso tagliati corti che rendevano la sua carnagione ancora più pallida. Sorrisero nel medesimo istante con lo stesso identico ghigno un po'storto, spiccicato a quello che comparve sulle labbra di Teddy mentre li raggiungeva. Col suo arrivo, il trio poteva ufficialmente essere definito caleidoscopico. Tutti e tre entusiasti di essersi ritrovati dopo l'estate, si scambiarono qualche parola concitata -<<Gran bei capelli, Teddy!>>, <<Hai una treccina verde!>>e così via- prima che Ted si voltasse verso la bambina e facesse le presentazioni.
<<Ehi Vi, questo è Alan e questo è Jackie, sai chi sono. Salutaaate>>i due sventolarono le mani << E la mia circa-cugina Victoire, dettà Vicky, Vic o->>
Si interruppe all'occhiata di fuoco di lei e si schiarì la gola, imbarazzato.
Alanle rivolse un sorriso candido come un confetto. <<La famosa Victoire!>>
<<Abbiamo sentito continuamente parlare di te!>> aggiunse Jackie, passandosi la lingua nel buco lasciato da un dente caduto come per un tic.
<<Davvero, continuamente>>
Teddy arrossì fino a diventare del colore del maglione di Vi, e fece un grosso sforzo per impedire ai suoi capelli di virare al rosso insieme alla sua faccia. <<Okay, okay, vi conoscete! Stavamo dicendo...>>
Victoire piegò le labbra solo in un piccolissimo sorriso, anche lei arrossendo, ma dentro di sé aveva un uccellino che cinguettava sulle note della sua innocente felicità e soddisfazione per quelle poche parole.
Rimasero lì a chiacchierare per un po', abbastanza vicini perché i grandi non si mettessero a rompere ma anche abbastanza lontani da sentirsi in un angolino tutto loro.
Lentamente Vic cominciò a sentirsi a suo agio anche con quei due ragazzini chela avevano intimidita, ma aveva scoperto essere così simili a Teddy da riconoscere movimenti ed espressioni speculari evidentemente trasmessi l'un l'altro.
Il preside cominciò il suo discorso di inizio anno - con un sacco disqueek e geek -, ma era notoriamente prolisso e sarebbe di sicuro andato avanti per un quarto d'ora buono, quindi i bambini non se ne curarono.
Vic aveva appena riso cristallina ad una battuta fra i tre amici, che qualcosa o meglio qualcuno li interruppe.
<<Sempre più strambo, eh Lupin?>>
Il commento sprezzante veniva da nientepopodimeno che, e chi sennò, Edward Bull, seguito dalla sua piccola cricca. Sempre più scorbutico e massiccio, aveva più o meno la stessa altezza di Teddy, il quale avrebbe tanto voluto non dovercisi scontrare già il primo giorno di scuola.
<<Ciao, Edward>> lo salutò cautamente, decidendo di ignorare la frecciata.
<<Bull>> seguì Alan.
<<Eddy Petty>>
Il bambinone si girò di scatto, ringhiando, verso Jackie, che sorrideva angelico.
<<Shad>> gli fece Ted, dandogli una gomitata.
<<Che c'è? Eravamo in tema di soprannomi...>>
Victoire sentì Alan sospirare, prima che Edward Bull esordisse in una serie di imprecazioni che non avrebbe nemmeno dovuto conoscere, condite da diverse parole cattive per tutti loro che fecero alterare anche Teddy.
<<Ehi, tieni a freno la lingua!>>
<<Altrimenti? Fai una delle tue cose da pazzoide, Lupin?>>
Mordendosi forte il labbro per stare calmo, il bambino evitò di rispondere mentre entrambi i suoi amici intimavano a Edward Bull di starsene zitto. Ma quello non ne aveva proprio voglia.
<<Ridete quanto vi pare, non cambierà niente!>> strillò <<Quest'anno la vedrete, voi! Vedrete che bell'anno, eh? Vi stracceremo e non sperare nelle tue Competizioni, Lupin, non ti ci faccio nemmeno arrivare!>>
Le Competizioni erano giochi scolastici annuali che la Regina Vittoria metteva in scena per, così recitava il preside, instillare nei bambini il desiderio di raggiungere traguardi e fomentare un po' di sana competizione. Peccato che, ovviamente, si trasformavano in una sorta di guerra fra le classi e fra gli alunni che si distinguevano di più, desiderosi di essere i migliori e vincere. La classe Austen aveva vinto le proprie Competizioni due anni di fila ed era chiaro che a Edward, della Nelson, la cosa non andava giù.
Teddy però si irritò all'arroganza e alle infantili minacce del compagno e ribatté caustico:
<<Ah davvero. Non mi sembra che queste belle parole ti abbiano fatto vincere lo scorso anno>>
Si era lasciato trasportare dal fastidio: non aveva alcuna voglia di litigare con quel cretino il primo giorno di scuola, e di sicuro non con la cuginetta lì presente.
Un po' preoccupata per Teddy, conoscendolo, Victoire si mosse leggermente in avanti verso di lui. Fino a quel momento era rimasta nascosta nell'ombra del cugino, ed era stato così naturale che non sapeva neppure dire se fosse stato lui a pararsi davanti a lei o lei a spostarsi dietro la sua schiena, ma lì si spostò per prendere la mano di Ted e tirarlo indietro. Ed Edward la notò.
<<Oh oh oh, e questo scricciolo chi sarebbe?>>
Sbilanciata in avanti e improvvisamente sotto gli occhi non amichevoli di tutti, Victoire, che riusciva a stare per lunghi minuti immobile in punta di piedi, si sbilanciò ed inciampò.
Il bambino e la sua banda scoppiarono a ridere mentre Teddy la afferrava al volo e le prendeva la mano.
<<Ma tu guarda, una mocciosa di prima!>> sghignazzò l'Energumeno E., come Vic lo aveva appena soprannominato <<Ma se non riuscirebbe a stare in piedi nemmeno se vuole! All'asilo dovrebbe stare!>>
I due cugini aprirono la bocca contemporaneamente per ribattere, ma Alan li precedette.
<<Oh cielo ma sentitelo!>> lo rimbeccò con una leggera smorfia di disgusto <<A prendere in giro gli altri quando lui è ignorante come una capra che ha sbattuto più volte la testa!>>
Si scontrarono così all'improvviso che Vic quasi non riuscì a seguirli. Bull si gettò su Alan con tutta la furia di un ragazzino che si sente insultato, il bambino cadde all'indietro e l'altro provò a colpirlo mentre si rialzava, ma Teddy fu veloce. Spinse indietro Vi e si frappose fra l'amico e Edward, frenando quest'ultimo con una mano sul petto. Intanto Jackie era corso da Alan per aiutarlo a rialzarsi e insieme affiancarono Teddy davanti agli amichetti di Bull.
A Victoire, col cuore che le batteva a mille, sembrava tutto una scena di un film, con bambini al posto di adulti.
<<Smettila>> enfatizzò Ted, in direzione del biondino <<E non fargli più male, hai capito?>>
Ora che erano naso a naso, forse Teddy era più alto.
Edward però non apprezzò la situazione, e ringhiando infuriato sputò fuori parole che erano cattive come sanno essere i bambini, per rabbia o per invidia, quando non pensano a cosa possono provocare e lasciano andare frasi volte solo a ferire, a vincere, a zittire.
<<Ma vattene dalla tua famiglia di stramboidi e dai tuoi genitori morti, Lupin!>> gridò, schiumante di rabbia <<Scommetto che sono saltati in aria perchè er->>
Non poté finire la frase.
Una spinta violenta lo fece volare due metri più indietro, e atterrò boccheggiante in mezzo ai suoi amici. Jackie e Alan fecero uno strillo più di sorpresa che di dispiacere mentre la bambina fissava sconvolta Teddy, solo ad un passo di distanza da qualche secondo prima, che stava rigido coi pugni serrati e ansimava come se volesse inalare tanto ossigeno da calmarsi immediatamente.
I suoi amici erano interdetti, mentre la cricca dell'Energumeno E. lo consolava e lo aiutava a rimettersi in piedi, ma per lei non fu difficile fare due più due. Si avvicinò comprensiva al cugino, che ancora fissava l'altro rimettersi in piedi stupefatto, mormorando coi compari. Altrettanto turbato era però Teddy, che prese a tremare leggermente e a muovere le labbra in un discorso muto, i capelli flosci e scoloriti.
Passando senza una parola per andare dalla sua famiglia, Edward Bull gli scoccò un'occhiata d'odio, facendo capire a Vic quanto si sentisse umiliato. Quando Teddy cominciò a balbettare, Victoire capì anche che qualcosa lo stava costringendo a scusarsi.
E si rese conto di quanto fosse lei stessa arrabbiata.
Quell'enorme idiota veniva a rompere le Pluffe, li trattava male, parlava male della loro famiglia e dei genitori di Teddy, e ora riceveva delle scuse! Oh no, Morgana incantatrice, proprio no!
<<Andiamo,cavaliere dalla scintillante capigliatura>> proruppe, afferrando la mano del bambino <<Non si merita le tue scuse e tu non scusarti>>
Osservò gelida Bull e poi girò sui tacchi, trascinando con sé Teddy che non oppose resistenza. Alan e Jackie li seguirono, salutando il gruppetto opposto con una smorfia.
Mentre si avvicinavano ai genitori, i capelli del ragazzino tornarono ad ogni passo al loro precedente colore acceso, per evitare domande scomode, ma lui non sembrava risvegliarsi allo stesso modo.
<<Oh eccovi!>> li salutò Harry, gli occhiali storti sul naso a causa di Jamie che gli si agitava sulle spalle << Il preside ha giusto smesso con quel suo discorso infinito. Dove eravate?>>
<<Proprio lì dietro, zio!>> rispose prontamente Vicky, sfoderando un sorriso da un'orecchio all'altro <<Ci siamo presentati!>>
Alan e Jackie si lasciarono sfuggire un sorriso per l'eufemismo. Teddy annuì convincente, ma quando lo zio si voltò si lasciò cadere seduto sul muretto con una faccia contrita.
<<Ehi, amico, tutto okay?>> chiese Jackie.
<<Oh, sì sì, certo...>>
<<Sul serio, la cosa di prima...>>
<<Tutto okay, davvero>>
L'amico scambiò con Alan un'occhiata poco convinta, ma visto che dovevano entrambi tornare dai genitori promisero di parlare dopo e salutarono in fretta, schizzando via.
Vic invece gli si sedette accanto, dondolando i piedi.
<<Sei stato forte prima, sai?>> cercò di risollevargli il morale, parlando dolcemente <<Quella sì che era una bella magia>>
Ma Ted scosse piano il capo, guardando per terra.
<<Non mi piace fare a botte, Vi, proprio non mi piace>> mormorò <<E non mi piace quando la mia magia scoppia in quel modo. Penso che è pericoloso, e poi non è giusto>>
Con un piccolo sorriso per quel che lui era, Vi gli appoggiò la testa sul braccio e lo rassicurò sul fatto che secondo lei il tipo se lo meritava proprio.
<<Anzi,magari fosse finito in una fontana!>> aggiunse, riuscendo a farlo ridere.
Teddy alzò la testa al cielo, dove ancora si intravedeva la mezzaluna, sfocata nella nebbia della città. Nessuno, nemmeno Victoire, lo sapeva, ma quando era più piccolo credeva che i suoi genitori fossero andati a vivere lassù, da dove potevano guardare il mondo e vederlo diventare grande. E per questo cercava sempre di renderli fieri. Harry gli aveva raccontato, fin da quando era un bebè, dei suoi genitori: di come suo padre fosse stato morso da piccolissimo,ma avesse trovato nei Malandrini degli amici così brillanti, e come li avesse persi tutti... Di sua madre, gli aveva parlato anche la nonna, che sorrideva sempre mesta al ricordo di una bambina rumorosa e goffa che poi era cresciuta per essere una determinata ribelle, testarda persino nella scelta di chi amare...
La luna non era certo stata una benedizione per Remus, ma era lo spettro di coloro che mai avrebbe incontrato e per questo l'amava. Di sera si ritrovava fermo ad una finestra a rimirarla, per una volta tranquillo, con mille pensieri che turbinavano dentro quella testolina azzurra.
Sospirò e fece un mezzo sorriso. Era andata.
<<Comunque non spaventarti, eh Vi, la maggiorparte delle persone sono diecimilavolte meglio di Bull!>> scherzò, scoppiando a ridere con la cugina che si rasserenò.
Stettero qualche altro attimo seduti lì in pace, finché Ginny non li chiamò concitata: il preside aveva cominciato a chiamare dentro le classi. Corsero accanto ai passeggini, coi sorrisi di nuovo al loro posto, e mentre Teddy si passava una mano fra i capelli -scompigliandosel iancora di più- fece una faccia come se gli si fosse accesa una lampadina.
<<OH!>>esclamò, enfatizzando la sua realizzazione con un saltello <<Vi, speriamo tu finisca in Austen!>>
<<Umh, perché?>>
<<Be', innanzitutto è la mia sezione>> le ricordò come se fosse un'ovvietà<< E poi dobbiamo assolutamente essere insieme alle Competizioni! Gli altri non avranno scampo!>>
Si era esaltato talmente che i capelli gli si rizzarono ancora di più,facendo storcere il naso alla zia Ginny. Vi ridacchiò.
<<Be', lo spero anche io!>> commentò, sentendo un po' dell'ansia di prima tornare a tormentarle lo stomaco. Ora doveva preoccuparsi anche della sezione, e che pluffe.
<<Ma ovviamente è fantastico anche se sei in qualsiasi altra sezione, eh... a patto che non sia la Nelson, perdindirindina!>>
<<Perché?>>fece confusa Vi.
<<Perdindirindina?>>ripeté Harry a qualche passo di distanza, scoppiando a ridere.
Teddy fece la linguaccia allo zio, poi spiegò: <<La Nelson è lasezione di Edward Bull...>>
<<Oh santissimi biscotti!>> lo interruppe la bimba, innervosendosi<<Non voglio stare in classe con l'Energumeno E.!>>
Le sopracciglia viola di lui salirono fino a scomparire fra i capelli.<<L'efertupero che?>>
Vi arrossì di botto. <<E' solo... solo un soprannome che mi era venuto in mente>>borbottò <<Sai, Edward... Energumeno E. ...>>
Un sorriso estatico fece la sua apparizione in viso a Ted mentre rideva, con gli occhi luccicanti.<<Oh cielo, OH CIELO!>> zompettò <<Sei un genio, Vi, semplicemente un genio>>
E continuò a ripeterlo fino a farla arrossire di piacere.
Nel frattempo Teddy, ovviamente, non si era affatto sistemato e subiva continue, vane occhiate della zia Fleur per la camicia spiegazzata, la cravatta sciolta el'immancabile sbaffo di sostanza non identificata sulla guancia. Era persino riuscito a sverniciare leggermente una delle scarpe!
Victoire non poté trattenere un risolino a labbra strette, e lo stesso la zia Ginny, a cui in realtà non importava un fico secco ma era divertita dall'aria disordinata del bambino.
<<Che c'è, acciderbolina?>> fece quello storcendo la bocca, perplesso.
<<Per tutti i mandarini succosi, Ted!>> sorrise Vic <<Sei un disastro>>
Arricciando le labbra per l'espressione crucciata del cugino, lo tirò per il braccio finché non si abbassò abbastanza da permetterle, alzandosi sulle punte dei piedi, di rifargli il nodo alla cravatta. Poi gli raddrizzò la camicia e riuscì anche a sfregargli via lo sbaffo col pollice. Come ultimo tocco, nonostante i suoi sbuffi, gli pettinò un po' i capelli. Non c'era modo di sfuggire a quel sorriso radioso, e Ted nonci provò. Quando Vi si voltò per un secondo, si passò velocemente la mano fra i ciuffi, ma non ottenne un gran risultato.
Lei gli rivolse un piccolo sorriso, muovendo nervosamente i piedi.
<<Comunque, perbaccolina, sei proprio coraggioso>> balbettò fuori, rotolando le parole sulla lingua senza guardarlo, poi, rapida come un soffio di vento, si allungò per scoccargli un bacino sulla guancia e corse dal papà, lasciandolo lì con un'espressione trasognata.
<<TERZA AUST- squeek- EN!Tutti dentro signori e signorine!>>
L'annuncio del direttore infranse la calma e costrinse lo zio Harry ad acciuffare il figlioccio per le spalle -<<Smettetela di esclamare come signorine degli anni Trenta e venite qua, voi due!>>-, consegnarli la sua cartella e sostanzialmente lanciarlo verso le scale su cui si stavano riversando i suoi compagni.
Teddy, però, riuscì a giraresui tacchi, raggiungere Vi con un balzo e sfilarle il nastro blu dai capelli prima di correre via salutando con la mano.
<<A tra poco Vi!>>
La sua risata fu coperta da Fleur e Vicky che gli urlavano dietro, incredibilmente simili.
Le aveva rovinato i capelli! Come aveva potuto, quel piccolo rompi-
Vicky si impose la calma, e, seppur con un broncio degno di premi rimase ferma senza compiere nessun omicidio mentre maman le sistemava i boccoli.
<<Non preoccuparti, cherie, quel birbante non ha fatto poi un gran danno>>la tranquillizzò <<I tuoi boccoli d'oro sono sempre stupondi>>
Le intrecciò velocemente il nastro e completò l'opera con un bel fiocco.
<<Voilà! Bella da togliere il fiato!>> concluse scoccandole un bel bacio sulla fronte. Il papà si disse d'accordo e Victoire si sentì un pochino rassicurata.
Ma mentre i nomi scorrevano dagli appelli, il nervosismo tornò a farsi sentire, e per quando il preside cominciò a chiamare le prime, la bambina stava tamburellando il piede e mordendosi le labbra già d qualche minuto. Lei doveva finire in Austen, assolutamente. Per forza. E se non ci fosse finita? Oh vita, perché così crudelmente trascini tutti in un vortice di ansia e dolore?
<<Vi?>> la chiamò Bill, accosciandosi alla sua altezza. Evidentemente aveva avvertito il dramma teatrale vorticare nei pensieri della figlia. Lei rispose con un piccolo grugnito.
Il preside, nel frattempo, aveva concluso i suoi auguri per la prima Woolf e si apprestava a chiamare dentro la Austen.
<<Sai, la cosa brutta del chiamarsi Weasley è che sei sempre in fondo agli appelli...>>la stuzzicò il papà, becchettandole i fianchi col dito per farle ils olletico. Vic cominciò a ridacchiare e a contorcersi.
<<Papà basta! Bastaaa!>>rideva, tempestandolo di pugni ai quali Bill non poteva che sorridere divertito.
<<Solo se fai al papà un bel sorriso>>
Lei sorrise, con le fossette e gli occhi luccicanti, e il padre la lasciò andare.
Per mano, si accostarono al passeggino di Dominique.
<<Setersby August! Sommers Livia Clara!... Varphillis Adele! Waterby Matthew!>> chiamava il preside.
Poi finalmente, dopo tanta attesa e tanti nervi, proprio quando Victoire stava per perdere le speranze...
<<Weasley, Victoire Apolline!>>
Un attimo di silenzio, bocca spalancata...
<<WIIIIIIIIIII!!!!>>esplose poi, saltando in aria con tanto entusiasmo che si sarebbero potute vedere scintille partire dalla sua pelle. Bill la afferrò a mezz'aria con una risata e la fece volteggiare, prima di posarla delicatamente e passarle lo zainetto.
Fece una corsa veloce per scoccare un bacio alla mamma e ai fratellini, poi ripassò dal papà, che la arrestò per un attimo e si abbassò di nuovo per scoccarle unbacio e scompigliarle i capelli.
<<Spacca>>
Il sussurro del padre nell'orecchio fu l'ultima cosa a cui prestò attenzione, prima di essere spinta avanti e cominciare a correre verso le scale.
Vide Teddy farle il segno della vittoria dal gruppo della sua classe e sorrise a tutti denti.
Si fermò solo un attimo prima di andare a sbattere contro la ragazzina di quinta che la aspettava in fondo alla scalinata. Ciao, si chiamava Alyssa, era disponibile per lei qualsiasi cosa le servisse, benvenuta alla Regina Vittoria, ti troverai benissimo vedrai!
Lo stesso accadde quando la maestra si presentò alla classe, ormai al completo. Tutto con un sorriso smagliantemente mummificato.
Teddy aveva ragione, erano un tantino inquietanti.
Infine, dopo un altro discorso terribilmente noioso da parte del preside, tutti poterono entrare. I primini, stretti fra loro come sardine, seguivano la loro maestra con un certo terrore, sballottati qua e là dalla fiumana di studenti più grandi che si precipitavano dentro correndo e giocando.
Victoire camminava fianco a fianco con una bambina bruna, Charlotte, e ci stava chiacchierando. Le era sembrata da subito molto simpatica e soprattutto non aveva i lacrimoni come molti degli altri; Vic li capiva perfettamente e avrebbe tanto voluto parlarci, ma la maestra li aveva messi in fila per fare il giro della scuola e non sembrava intenzionata ad aspettare le loro chiacchierate a scopo rincuorante, ragion per cui la bambina aveva preferito mettersi in coppia con la compagna e fare amicizia. Aveva anche l'impressione che sarebbero andate molto d'accordo.
Scorrendo la folla con gli occhi per cercare Teddy, che le sarebbe piaciuto salutare, le parve divedere un lampo azzurro e rosa. Però non fu seguito da nessun bambino overeccitato, quindi Vic stava giusto per tornare alla sua conversazione, quando qualcuno la chiamò.
<<VI!>> strillò Teddy, apparendo da nulla e aggrappandosi leggermente al suo braccio per non essere risucchiato in una carovana di bambini di seconda che si dirigevano allegramente verso la loro aula.
<<Teddy!>>
<<Sei finita in Austen, hai visto? Te lo dicevo, oh che bello!>>
<<Sììì sono contenta,poi sembrano tutti simpatici!>>
<<Mai quanto te!>>
<<E smettila!>>
<<Ricordati-AHIA-arrivo!>>
Teddy tentava di tenere il passo con le bambine e discusse un attimo con chiunque lo stesse tirando per il braccio nella direzione opposta.
<<Dicevo, ricordati che per qualsiasi cosa chiedi a me o a noi, eh!>>
<<Sì, Teddy, grazie>>
<<E stai lontana dall'Energumeno E.!>>
<<Poco ma sicuro!>>
<<Brava Puffolina! Adesso vado prima che Alan- smettila Alan!- mi stacchi un braccio!>>
<<Okay, fai il bravo!>>
<<Sì sì... dopo ti vengo a trovareeee>> la voce del bambino si perse nella confusione generale mentre lui stesso scompariva in mezzo alla calca.
Victoire riprese a camminare conun sorriso smagliante e Charlotte, che aveva assistito basita a tutta la scena, optò per la domanda più ovvia.
<<Vi? Non era Victoire?>>
Riscuotendosi, la bambina rise.<<Oh sì, è un soprannome. Uno che usa solo lui, in effetti>>commentò accigliandosi.
<<Davvero?>> chiese l'altra, incuriosita.
<<Oh sì. Di solito mi chiamano Vicky, o al massimo Vic... a proposito puoi farlo anche tu se vuoi>> aggiunse << ma nessuno Vi, solo Teddy>>
<<E solo lui può>>disse poi, perché le venne in mente che era effettivamente così.
Charlotte annuì, con la fronte aggrottata, tentando di capire le dinamiche di tutti quei soprannomi diversificati. <<Okay... e come mai ti chiama così?>>
La domanda colse Vic alla sprovvista.
<<Oh>> fece <<Boh!>>
E scoppiarono entrambe a ridere, seguendo la loro classe nel primo giorno di cinque lunghi anni.
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YEEEE CE L'HO FATTAAAAAA
E NON SOLO A FINIRE E PUBBLICARE
MA SOPRATTUTTO A RIMETTERE A POSTO LE ************ PAROLE
Seriamente, se c'è qualcuno che vuole ridividermi le parole dopo aver passato il file su wattpad in cambio della possibilità di vedere i miei stupendosissimi meravigliosissimi fiaccgiosissimi capitoli in anteprima e di un cesto di biscotti, si faccia avanti
a parte scherzi, i biscotti li ho
vi prego
Comunque, scusate per l'attesa e tutto e bla bla ba ormai penso che lo sappiate a memoria...
Ma GRAZIE GRAZIE GRAZIE a tutti quelli che sono ancora qui.
Troppo bene io volere voi, troppo <3<3<3<3<3<3<3<3<3<3
LOve youuuuuuuu
(ps, vi prego di perdonarmi e ricoprirmi di insulti se il capitolo fa schifo... ci metto talmente tanto tempo che alla fine non lo so nemmeno)
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