Iperione

Iperione aveva appena finito di recitare
Disse la frase finale
-devo, devo, devo. Impersonava sulla scena re Luigi XVIII mentre si costringeva a parlare con i borghesi.
Portava una parrucca bianca incipriata e indossava una marsina di broccato, appena uscito di scena andò in strada incurante degli sguardi dei curiosi, prese un taxi e si recó davanti alla torre delle gemelle.
In quel momento Selene era in cima alla torre, ricamava i suoi labirinti.
La luna era quasi piena e Omar era stranamente inquieto e non la lasciava mai sola. C'era uno strano silenzio interrotto solo dal rumore sibilante del trapano: nella veranda un operaio riparava i danni di una recente tempesta, martellava, avvitava e saldava tutto da solo; era uno dei tanti palestinesi che si guadagnava da vivere con lavori sottopagati, un giovane bruno e alquanto brutto. Zoppo.
Omar guardava il lavoro di ricamo e giocherellava con i suoi lunghi capelli biondi.
Selene lo prendeva in giro.
Papà sei sicuro di essere turco? Da dove arrivano quei capelli biondi e quegli occhi azzurri?
Omar precisó:
-io sono un anatolico ecco,
Selene sorrise
Papà sembri un Apollo
L'uomo bisbigliò
-il guaio vero è che sono Apollo poi si affacció alla finestra e vide arrivare Iperione , immediatamente afferró Selene da un braccio e le disse:
- andiamo nel rifugio anti atomico siamo in pericolo.
Scesero i trenta piani della torre e poi i dieci piano dei sotterranei, percorsero un lungo corridoio e ogni venti passi una paratia di acciaio si chiudeva dietro di loro. Infine giunsero nel bunker. La stanza blindata era fornita di telecamere e da la seguirono terrorizzati l'avanzare di Giapeto.
Il titano avanzava e poggiando la mano contro la parete d'acciaio riusciva a frantumarla, avanzó così fino al bunker entró, Omar e la figlia erano con le spalle al muro, il titano sorrise:
-Apollo, cara divinità recente e imbelle, solo questo sai fare?

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