Il fiume dell'oblio

Dalla bocca di un cratere spento, i tre, anzi i quattro entrarono nel cuore del Vesuvio, il centauro andava avanti e controllava ogni angolo delle immense caverne del monte sterminatore, a un certo punto una rete immensa avviluppò Chirone che cominció a urlare per il dolore.
Apparve  il sovrano dell'Ade coperto da regali sete nere: in effetti era un impresario funebre ed era noto per i suoi abbigliamenti bizzarri e ricercati nei ritagli di tempo si occupava del suo nuovo ruolo di principe dell'Ade e in questa veste interpellô la Pizia
- allora sacerdotessa di Apollo secondo gli accordi eri attesa, in breve cosa vuoi e cosa offri?
Pure la Pizia fu succinta
-voglio che liberi Cassandra dall'Ade, in cambio ti daró due ostaggi, due figlie di Giapeto che potrai utilizzare per tenere in scacco il titano.
Ade osservó la giovane davanti a lui
- io vedo un solo ostaggio
La Pizia sorrise e disse:
-sono due Rania e Leila prigioniere dello stesso corpo
Ade indicó il percorso in discesa e le disse:
- vai Pizia e fai ciò che ritieni opportuno
La Pizia si precipito lungo il sentiero franoso, scese diversi tornanti, poi davanti a lei si aprì il fiume dell'oblio, il corso d'acqua era costeggiato da cespugli di calle e altri gigli selvatici, i fenicotteri rosa nuotavano pigri e in mezzo a loro una bella giovane raccoglieva i gigli, la Pizia si mise a gridare:
-Cassandra, Cassandra, ho il lasciapassare posso portarti via dall'Ade
La bella principessa troiana sorrise:
-Pizia cara, Briseide, quanto tempo è passato!
Ma no cara non voglio uscire, qui ho dimenticato tutto. Le violenze di Aiace, gli oltraggi di Agamennone, la furia omicida di Clitennestra, vieni Briseide, vieni da me, dimentica pure tu oltraggi e violenze, vendette e orrori.
Briseide riflettè solo per un attimo, sapeva che entrando nel fiume avrebbe rinunciato alla sua spoglia mortale,, fu solo un attimo, poi si immerse pure lei nel fiume dell'oblio,  abbracció la sua antica amica, stettero a lungo con le mani intrecciate e Cassandra lesse negli occhi di Ippodamia la sua stessa storia: vittima di guerra, violata a causa della guerra, concubina di uomini violenti e sopraffattori, Briseide invece lesse negli occhi dell'amica l'antico rancore l'indimenticata delusione per essere stata abbandonata da una dea a lei cara, Atena, che non la aveva difesa dalle violenze di Aiace.
Camminarono fianco a fianco fra le erbe palustri poi placate da quella tardiva e insperata felicità  si misero a raccogliere i gigli selvatici.
Intanto poco più in alto Ade aveva fatto liberare il centauro e gli disse:
-come immaginavo Briseide cioè Ippodamia, ha rinunciato alla sua vita terrena per ricongiungersi con Cassandra, tu amico dei Dioscuri cosa vuoi che cosa desideri?
Il centauro rispose:
-ti chiedo in tutta umiltà il simulacro di Rania.
Ade annui, regale
-così sia
Dalle ombre che popolavano l'antro su stacco il simulacro di Rania prese tra le sue mani il sigillo di Giove, l'ombra si animó adesso c'erano due fanciulle.
Uscirono dal monte Sterminatore i tre compagni, il crinale era fiorito di ginestre, Rania carezzava la groppa del suo nuovo amico. Leila discosta, respirava di sollievo.

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