Chapter 95
Raggiungere la costa della California ha richiesto diverse ore d'auto, cinque per l'esattezza.
Durante il tragitto non sono riuscita a chiudere occhio. Le parole della mamma risuonavano nella mia testa come urli di una banshee.
Mathias mi ha rivolto qualche sguardo in tralice, ma ero assorto dal pensare se avessi fatto la scelta giusta.
Appena abbiamo varcato il confine, il mio umore si è risollevato, merito dei maestosi paesaggi che la California mi ha offerto.
La prima mastodontica nave da crociera è statica sull'acqua, non oscilla, sfoggia soltanto i progressi che l'ingegneria navale ha conseguito negli ultimi tempi.
Tra sfocate palme, che sembrano sfiorare le vette del cielo, distinguo un susseguirsi di imbarcazioni. Il mio stomaco emette dei brontolii e la mente empatica ne deduce il nervosismo.
Sto lasciando la mamma ancora una volta e non ho idea di quando la rivederò.
«Prima di partire dovremmo mangiarci qualche schifezza. Pago io, non mi interessa che tu sia ricca.» Dai suoi occhi traspare una dignità intrinseca del suo essere.
Annuisco senza sollevare obiezioni.
Lampi di luci irradiano debolmente il cielo ancora in penombra. Il trapasso dall'oscurità all'alba, è un fenomeno che possiede la strabiliante dote di attirarmi ogni qualvolta lo osservi.
Un docile celeste spunta all'orizzonte mentre il cupo buio si dissolve come comune fumo di una sigaretta. Avvisto il sole che timidamente si drizza andando a illuminare un'interminabile nave militare.
Mathias parcheggia l'auto in uno spiazzale il cui tabellone recita PER I SOLI CLIENTI DI STARBUCKS.
Ci sono pochi esemplari di essere umani a quest'ora; ora un uomo, sudato dalla testa ai piedi, arranca con le cuffie ficcate nelle orecchie e lo smartphone ficcato in un apposito aggeggio tipico dei corridori.
«Vogliamo fare anche noi una corsetta?» Domanda Mathias sorridendo. Un tenue raggio di sole arancio ha appena fatto divenire il suo viso simile a quello di un Dio.
«Dureresti meno di cinque minuti.» Rintuzzo chiudendo la portiera con un tonfo.
«Cinque? Sono un po' troppi. Diciamo un minuto.» Dice lui schermandosi da sole con le mani. Compie il giro dell'auto.
«Posso sempre riaccompagnarti. Se solo hai un minimo di incertezza, o-» Il suo palmo si prende cura dei miei capelli.
«Hai giurato alla mamma di comportarti bene, quindi non c'è pericolo.» Stempero l'aria tesa e lui ridacchia smorzato per poi perdersi ad ammirare l'alba alle mie spalle.
«Allora vado a prendere cento frappuccini per il viaggio. Ci serviranno! Puoi rimanere sola oppure hai paura che qualche zingaro ti rubi?» Mi prende in giro e indispettita tento di colpirlo al braccio, ma lui scansa il colpo affondando le sue labbra sul mio collo.
Poi corre via verso Starbucks facendomi la linguaccia. Ho ancora il collo inclinato, quando rido da sola come una stupida.
La mia mente viaggia quando lui è con me; si reca verso luoghi inesplorati dell'universo, scava affondo in crateri lunari appartenenti ad altri sistemi solari.
Mathias sa farmi staccare i piedi dalla terra, senza l'aiuto di propulsori o qualsiasi altri marchingegni.
Minuti dopo ritorna con entrambe le mani occupate a reggere due buste in cartone cui ritraggono la sirena dai lunghi capelli.
«Quanti ne hai comprati?» Gli domando sconvolta.
«Abbastanza da durare l'intero viaggio!» Ribatte porgendomi il peculiare bicchiere di plastica. «Caramello, signorina Perla.» Mi prende in giro. «Se non lo gradisce può sempre gettarlo.»
«Stupido!» Reagisco tentando di impugnare il frappuccino, ma lui ritrae il braccio all'ultimo secondo.
«No, no! Bisogna essere gentili con chi le ha comprato il frappuccino.» Il suo indice oscilla in chiaro segno di no.
«Questo è un affranto.» Rispondo ridanciana.
«A me non fanno paura i suoi affronti.» Continua la messa in scena divertito.
«DAMMELO!» Sbottò buttandomi su di lui, ma Mathias, abile, schiva la mia offensiva.
«Dovrò comprare dell'olio per le sue ossa, Principessa Meredith.»
«Farò a meno del caffè.» Raccatto la borsa nell'auto mentre lui ride alle mie spalle. «La smetti?» Mi volto, ma Mathias ha improvvisamente accorciato le distanze.
Ricordavo che fosse più distante, anche se non mi dispiace affatto l'idea di sentire il suo fiato sul collo. «Sai cosa mi fa eccitare di te?» Sollevo innocentemente gli occhi entrando nell'orbita grigioverde.
«Che nonostante ti abbia fatto raggiungere numerosi orgasmi, arrossisci ancora. E questa cosa mi fa impazzire.» Ed ha ragione: le mie guance sono diventate rubiconde.
«Okay, basta! Dobbiamo partire.» Alza le mani platealmente allontanandosi da me. «Se restavo un altro minuto a guardarti, avrei rischiato di essere arrestato dai quei poliziotti.» Indica due uomini in divisa intenti a pedalare.
«Forse non vuoi!» Lo stuzzico e lui mi manda un'occhiataccia che la mia mente interprete come Okay, Sofia, basta. Potrebbe saltarti addosso. Sai che le rotelle di Mathias sono un po' labili.
Compio un passo, intenzionata a sgraffignargli il frappuccino. Lui mi fissa intensamente e in un frammento gli rubo il bicchiere di plastica. «Le ragazze sono furbe, mio caro!» Affermo tronfia sollevando una sopracciglia.
Ma la mente di Mathias non accetta la parola "sconfitta."
Mi bracca afferrando i miei glutei. Il cuore prenota il biglietto per il treno alta velocità, mentre le sue labbra morbide staccano la spina alla mia mente.
Quando riapro gli occhi, il frappuccino e sparito dalle mie mani. «I ragazzi non da meno.» Sogghigna.
«Sei insopportabile.» Quanto ho desiderato che mi toccasse il quel modo.
«Ragazzi, lì c'è un albergo. Conosco il proprietario. Abbiamo fatto la guerra in Vietnam insieme.» Un vecchio appollaiato su una panchina, mi fa allontanare di sbotto da Mathias.
Fingo di sistemarmi i capelli ma sto annegando nell'imbarazzo.
«Preferiamo annunciarlo al mondo. I tempi sono cambiati. Non siamo più negli anni 70. Noi ragazzi preferiamo avere un orgasmo piuttosto che impugnare un fucile.»
L'uomo chiaramente indignato, rivolge uno sguardo carico di perfidia per poi ritornare a leggere il giornale, dove in prima pagina c'è uno strano soggetto che assomiglia a un leone marino.
«Forse è meglio che andiamo a imbarcarci.» Suggerisco a Mathias e lui annuisce, anche se il suo sguardo non nasconde una certo fastidio.
L'amico di Mathias – Geroge è il suo nome, un tipo in carne sulla quarantina – ci ha informati che non è possibile partire sulla nave da merce. In alternativa può farci imbarcare su un cacciatorpediniere della U.S. Navi Seal diretto verso il porto di Playmouth.
«Allora, Mathy... Il capitano è un mio caro amico d'infanzia. Non farà storie a portarvi con sé, credo però dovrete pagare una piccola tangente.» Ci ha detto e Mathias è andato su tutte le furie.
«Quant'è la tangente?» Gli ho chiesto.
«Diecimila dollari. Se lo beccano rischia. Quindi vuole assicurarsi.»
«Cosa? Mi avevi detto che-»
«Va bene. Dovrò sapere il suo codice bancario.» L'uomo ha annuito. Mathias insisteva che avrei dovuto restarmene in silenzio perché quella era una vera e propria truffa.
Goerge mi ha presentato il capitano Stevenson, e insieme abbiamo effettuato la transazione, nonostante Mathias mi abbia assillata sino all'ultimo.
Viaggiare mi ha fornito un insegnamento che custodirò per il resto della mia vita: il denaro è la lingua internazionale dell'uomo.
«Okay, ragazzi. Dovrete restare per tutto il tempo in una cabina. Un marine ha disertato all'ultimo secondo. Vi sistemerete lì. Manderò un mio cadetto a portarvi del cibo, ma il viaggio sarà breve, questa bellezza galoppa piuttosto veloce.» Il capitano indica la sua cacciatorpediniere, che presente una oblunga canne minacciosa che mira verso il cielo.
Mathias lo osserva bieco, mentre il capitano gioioso per aver ricevuto diecimila dollari ci invita a seguirlo.
«In bocca al lupo, ragazzi!» Geroge ci saluta prima con entusiasmo; poi quando si rende conto che Mathias è infuriato, fa scemare il suo tono di voce.
«Grazie!» Gli rispondo salutandolo a mia volta.
«Non c'è alcun bisogno di essere arrabbiata con George. Ha fatto il possibile.» Tento di calmare Mathias, ma dai suoi occhi zampilla elettricità.
«Quel coglione mi aveva detto che il viaggio mi sarebbe costato zero dollari.» Sbotta lui digrignando i denti. «Mi ha preso per il culo.»
«Ragazzo, la vita stessa è una grossa presa per il culo!» Esclama il capitano solenne con le mani congiunte dietro la schiena.
Mathias trasalisce poi la sua iracondia si impossessa di nuovo dei suoi nervi facciali.
Percorriamo il pontile traballante per poi approdare all'interno della nave da combattimento. Mi domanda se questa imbarcazione abbia davvero combattuto una guerra.
Il comandante sicuro di sé ci fa strada verso la cabina. Si respira un'aria di stantio diluita a un vago fetore di sudore. Mathias storce ancore di più il naso. «Se dovessi scendere, giuro che gli spacco la faccia!» Borbotta adirato.
«Ragazzo, hai mai pensato di arruolarti? Sei un tipo piuttosto incazzato con il mondo.» Il capitano fischiettante prosegue la sua passeggiata.
«Non ho mai avuto interesse per le forze dell'ordine. Preferisco proteggere le persone senza indossare la maschera della divisa.» Lo risponde gelido Mathias. Il fischietto rimbombante del capitano scema.
Svoltiamo e sono costretta a chinare il capo a causa di ingombranti tubi, che emanano del calore.
«Novantadue, novantat... Ecco la novantaquattro!» L'uomo la cui prominente pancia somiglia a una collina, si irrigidisce illustrandoci la mano la cabina.
Mi addentro per prima ringraziandolo e dietro di me Mathias. Forse il capitano si sarebbe aspettato un grazie anche da parte di Mathias, ma temo sia rimasto deluso.
La cabina è ospitale e presenta due lettini che fiancheggiano le pareti metalliche. Un oblo grande quanto il capo di un leone, offre un panorama da non sottovalutare.
«Spero vi piaccia. Per la tua gentilezza, cara, la notte potete uscire. Ricordatevi però di portarvi una coperta, fa piuttosto freddo quando il sole cala.» Annuisco sorridendo al capitano. Mathias, invece, perlustra la stanza arrivando ad aprire la porticina del bagno.
«Vi lascio le chiavi qui sopra.» L'uomo poggia un piccola mazzetto tintinnante sul mobiletto in legno affisso alla parete per poi chiudere cautamente la porta.
«Ormai siamo sulla nave, è inutile restare con il broncio. Somigli a un bimbo quando non gli comprano le figurine.» Palpo i suoi fianchi e lui muove il busto scomposto.
«Smettila...» Fa in tono burbero. Continuo a fargli il solletico. «Smettila...» Il secondo avvertimento è meno rude, ma mi faccio beffe in egual modo. «Smettila!» È l'ultima avvertimento.
Mi ritrovo il grigioverde a scrutarmi e le sue braccia intente a tenermi bloccata. «Ora come fai il solletico?» Domanda malvagio. Faccio un smorfia tentando di liberarmi dalla sua presa, ma fallisco.
«Una principessa guerriera.» Ride e le sue fossette ingarbugliano i neuroni.
«Non sono una principessa...» Ribatto mordendomi le labbra. So che ama quando lo faccio.
Lui allenta la presa e colgo l'occasione per allungargli l'elastico delle mutande.
Mathias dischiude le labbra appena accarezzo il suo sesso. Lui, vendicativo, scavalca i miei slip. Aspiro avida ossigeno.
«Siamo su una nave da guerra...» Biascico combattendo contro quello che resta della vocina pudica.
«E noi facciamo sesso.» Fa lui inumidendosi le labbra.
Bramo dal sentire il suo corpo dentro il mio, e ne ricevo un assaggio quando due delle sue dita penetrano affondo. Emetto grugniti appaganti mentre una veemente erezione cresce tra le mie mani.
Con foga gli sbottono i pantaloni, lui fa lo stesso. Ci aiutiamo a vicenda a levarci le magliette, le scarpe, l'intimo inciampando alla fine nei nostri stessi abiti.
Ridiamo come due persone che appena scoperto una miniera di felicità.
Ansante comincio a succhiare il suo collo assaporandone la fragranza; lui, invece, con la stessa voglia entra ed esce con le dite dal mio corpo.
I nostri fiati si condensano formando un antidoto. Siamo nudi; frettolose gocce di sudore si divertono a sciare sulle nostri pelli accapponate.
Le mia labbra vengono sbatacchiate da una morsa; lecco la sua saliva, mordendo poi le sue labbra infime di desiderio represso.
«Quanto cazzo ti volevo scopare.» Farfuglia pizzicando un mio capezzolo, poi l'altro. Gemo.
«Non f-fermarti. A-anche se la nave d-dovesse a-affondare.» Mormoro.
La mia lingua si lancia alla scoperta del suo petto; ne traccia la forma dei pettorali, segue la corsia degli addominali per poi approdare all'inguine. Mordicchio la sua pelle sudata e Mathias digrigna i denti con la speranza che accudisca il suo sesso.
Scendo fin giù dove una peluria ispida fa da corona al suo membro.
Dischiudo le labbra rivolgendo uno sguardo di sfuggita a Mathias, che aspetta soltanto che agisca. Ora ho il pieno potere. Decido quanto debba godere o quanto debba punirlo.
Avventurosa, messaggio dolcemente i suoi testicoli impugnando decisa il suo sesso.
Lo fisso per poi accoglierlo nella mia bocca. I capelli mi si rivoltano avanti, e Mathias si prende la briga di raccoglierli tra grugniti di piacere.
Compio giravolte con la lingua sul suo glande e lui urla quasi stringendo la mia capigliatura.
Vado se e giù, e d'improvviso termino il mio lavoro. Lui confuso mi scruta, ma quando prendo di mira i suoi testicoli ritorna a godere.
Scavalco il frenulo per rimpossessarmi del suo sesso. La mia bocca si muove simultaneamente e Mathias ansima, per poi inondare la mia bocca di liquido seminale. Ingoio e lui non perde un solo minuto.
«Non li ho...»
«I profilattici?» Chiedo a fatica. Lui annuisce, ma quando mi getto su di lui, deduce la mia risposta.
«Devo scoparti!» Afferma autoritario. I miei ormoni febbricitanti agognano la sua carne.
Siamo distesi al suolo entrambi sconnessi dal mondo. Mathias stringe i miei glutei mentre io posiziono il suo membro.
Mi siedo febbrile indirizzando il suo sesso verso l'entrata del mondo edonistico.
Sento la punta avanzare e poi il suo intero membro che si gonfia dentro di me.
Irrigidisco la schiena serrando la palpebre. Lui comincia a oscillare ed io ad ansimare dal piacere.
Avverto la sua presa intorno al collo e un secondo dopo le sua labbra posarsi vogliose sulle mie.
Le lingue danzano come onde infuriate. I nostri corpi sono uniti come un'entità aliena. I nostri cuori battano infiammando il mondo.
Il rumore creato dai nostri apparati riproduttivi funge da musica di sottofondo mentre le nostre iridi si fondono in un unico colore.
I miei gemiti vengono repressi dai suoi morsi, e i suoi grugniti dai miei baci rumorosi.
La mia lingua corre nell'incavo del suolo; ora è il suo turno; poi di nuovo il mio, ma questa volta salgo più su sino al lobo dell'orecchio. Lui risponde mordendomi il mento e lancio un urlo quando il suo membro scopre un punto a me sconosciuto.
«Hai sentito?» Si domanda un uomo al di là della porta.
Mathias porta la sua mano sulla mia bocca.
Le mie guance sono lava incandescente e lui non smette di penetrarmi.
Si porta l'indice tra la bocca e il naso ma l'adrenalina pulsa sulla mia pelle.
Ci osserviamo con sguardi trasognati, ma soddisfatti. L'esplosivo endorfine sta per sta per scoppiare.
Mathias intuisce la venuta del mio orgasmo e strige più forte la mano sulla mia bocca.
Vago per pochi secondi in una realtà edonistica mentre il mio corpo è vittima di una sensazione di estremo godimento. Urlo, ma le sue mani attutiscono l'onda sonora, nonostante anche il suo viso abbia fatto una smorfia.
Ho l'affanno e Mathias si prende cura di me poggiando le mia testa sul suo torace gonfio. Rimaniamo uniti fin quando ci addormentiamo sfiniti.
[SPAZIO AUTRICE]
Questa volta la gif per i fan di The Vampire Diaries. 😊
... Lascio a voi i commenti. Non aggiungo altro 😏😏.
Ragazze non se pubblicare la storia spin off su Joanna e David. Voi cose ne pensate? Vorrei terminare prima ANIME INDIVISIBILI.
Vi aspetto più calorose e agguerrite che mai al prossimo aggiornamento. Vi voglio bene. ❤️❤️
-LaVoceNarrante 💙💙
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