Chapter 91


«Margaret, margaret!» Jérémy le schiaffeggia delicatamente il suo viso, ma la mamma pallida in viso, bofonchia parole intraducibili.

Una morsa stringe il mio stomaco; sono in panico e non riesco a muovere un muscolo.

«Dovremmo portarla al Central Hospital!» Esclama Jérémy sorreggendo la mamma fra le braccia.

Furio osserva la scena con uno sguardo preoccupato. «Ti aiuto, papà.» Si avvicina all'auto aprendo la portiera dell'auto.

Tengo stretta la mano della mamma; ancora non ha perso i sensi ma sembra essere entrata in uno stato di trance.

L'apparizione di Furio l'ha colta alla sprovvista. Ecco da cosa era scaturita la sua fretta: l'affliggente idea di poter incontrare suo figlio non le permetteva di ragionare lucidamente.

La mamma avrà avuto i suoi motivi eppure nulla la può giustificare nell'aver abbandonato suo figlio; forse è questo che le dilania l'anima

Sta accadendo tutto così velocemente, che la mia mente è prossima al blackout.

«Voi due ci seguite con la tua auto, Furio?» Domanda Jérémy febbrile sedendosi.

Dopodiché abbassa il finestrino e una folata di vento caldo rianima la mamma, che sbatacchia il suo capo come se volesse liberarsi di un fastidioso ronzio all'orecchio.

«Sì!» Acconsente Furio. 

«Ti prenderai cura di lei?» Chiedo preoccupata in viso rivolgendomi a Jérémy.

«Ha avuto soltanto un piccolo abbassamento di pressione. Anche da ragazza ne soffriva molto.» Mi rincuora affabile Jérémy.

La sua frase provoca in me un senso di estraneità. Non sapevo che la mamma soffrisse di sbalzi di pressione. Pare la conosca più di me!

Annuisco e lui si affaccenda a ruotare le chiave per poi immettersi nella corsia. 

«La mia auto è lì.» Furio indica la sua auto un po' rosso in viso e lo seguo senza sollevare alcuna obiezione.

Ci mettiamo in scia a Jérémy; da qui riesco a individuare la testa della mamma. Ora si sorregge la testa con un pugno. Mi lascio andare in un lungo sospiro. 

Aveva già temuto per il peggio!

«Sei piuttosto agitata!» Mi fa notare Furio. 

«Sì! Mia madre ha appena avuto un mancamento. Tu come ti sentiresti se-» La mia mente ritorna a lucida e non termino la frase. 

«...Se fosse mia madre?» Riprende Furio serio in viso. «Beh... La verità è che non ho idea di cosa stia provando adesso. Se rabbia, odio, compassione, pietà. Non so nulla. Sai...» Distoglie lo sguardo indirizzandolo verso le brughiere abitate da corvi neri e gracchianti. «Venne un periodo che la odiavo con tutto me stesso. Dopo aver saputo che fosse vive, la detestavo. Non volevo più vederla. Ma adesso che ne ho avuto l'occasione di incontrarla, si è accesa una piccola speranza. Non è mai troppo tardi per recuperare il tempo perso.» Termina Furio sistemandosi il berretto chiaramente in imbarazzo. 

«Per me, invece, è così strano, come se fossi stata catapultata in sogno.» Sorrido immergendo la mani nei miei capelli svolazzanti.

Da piccola sognavo di avere un fratello più grande; uno che mi proteggesse dalle insidie del mondo. Sapevo di essere fragile come un delicato cristallo.

Furio si volta verso di me osservandomi fugacemente. «Vi assomigliate.» Fa lui schietto. 

«Beh... Somigli più tu a lei, che io.» Lui sorride. 

«In effetti abbiamo gli stessi occhi.» Afferma correggendosi. 

«Dagli occhi a scendere, direi che siete quasi identici. Anche la tonalità dei capelli. La mamma se li tinge, ma avete lo stesso colore.»

Lo osservo di profilo e... Accidenti! Ora che lo rimiro più attentamente lui e la mamma sono due gocce d'acqua. 

«Cosa diavolo ci facevate qui, in Arizona?» Domando lui dando un'occhiata allo specchietto retrovisore.

«Oh... Ora dovremmo trovare i tratti caratteriali che ci accomunano. Non potresti essere peggiore di me. Io sono un vero disastro.» Proseguo. 

Ripenso ad ogni singolo episodio che mi ha portata qui, in auto con una persona cui non pensavo lontanamente esistesse. 

Mia cara, nei hai fatta di strada... Sono state le tue decisioni a trascinarti sulla via sbagliata. È stato quel ragazzo che ti ha sottratta la capacità di ragionare a farti smarrire il tuo percorso. Mi rimprovera la vocina della coscienza. 

Lui Sofia, ti ha fatto conoscere la vita. Usa l'immaginazione e pensa a un realtà in cui tu non avresti conosciuto Mathias. Lui ha allargato la conoscenza del tuo corpo, ti ha stretto la mano e ti domandato se volessi fuggire via con lui. E tu l'hai fatto, mi cara, perché tu lo ami e nulla potrà cambiare il tuo sentimento.

Ribatte la vocina della coscienza permettendo alla mia mente di riandare ai ricordi di cui Mathias è il creatore: il nostro primo bacio in quel camerino, la nostra prima volta, lì in quella caverna dove tra lo sciabordio delle onde ho assaggiato la sua essenza, le nostre fughe, i nostri addii temporanei, i litigi... Tutto turbina nella mia mente lacerando la mia anima. 

«Innanzitutto faccio parte di un'agenzia investigativa, l'FBI se proprio lo vuoi sapere, quindi devo tenere a bada i difetti caratteriali.» Dice lasciandomi spiazzata.

Lavora nell'FBI? Furio potrebbe aiutarmi a raggiungere la Comunità. Sollevo lo sguardo avvertendo uno scossa di speranza percorrere la mia pelle.

Furio tira indietro il capo assumendo un'aria interrogativa. 

Davanti a noi, avvisto il labiale di Jérémy muoversi.

«Hai paura dell'FBI? Non siamo così cattivi.» Ribatte lui ingranando la quinta. 

«Volevi sapere perché io e le mamma ci trovassimo qui, giusto?» Gli chiedo e lui con la fronte corrugata butta il capo verso il basso. «Beh... ora te lo racconto.» 

Nonostante la vocina della coscienza mi abbia assillata di non raccontare nulla a Furio, io ho denigrato il suo consiglio e così ho cominciato dal principio, quando sono partita per il Tibet abbandonando la mamma.

Mentre il racconto proseguiva, l'espressione di Furio ha subito parecchie variazioni; da sconvolta è passata a mesta, da mesta a stralunata poi avvilita per la notizia di un accampamento formato dai figli di criminali internazionali. 

«Dannazione! Lo sapevo che qualcosa non tornava...» - preme una mano sul volante - «... Ecco perché i trafficanti del Cartello agivano senza preoccuparsi delle conseguenze: i figli erano in salvo. Cazzo! Nonostante sono certo che tu non possieda qualche rotella – sai per la questione del Tibet...» - il suo entusiasmo mi rende felice -«... Ti devo ringraziare. La nostra indagine andava avanti da mesi senza riscontri. Ho trovato un tratto caratteriali che ci accomuna: non sappiamo mai stare lontani da guai.»

«Forse è la verità.» Inclino il capo. 

«Ecco l'ospedale. Cristo! Mi avete sconvolto la vita e in meglio.» Fa lui gioioso. Mi contagia e l'idea di rivedere Mathias diventa una realtà tangibile. 

Jérémy svolta a destra, nel parcheggio dedito al piccolo ospedale che si erge ora davanti ai miei occhi.

È una struttura divisa in tre settore simili ad un castello: i due estremi quadrangolari si innalzano in due piani rispetto al settore centrale, che è bitorzoluto e dipinto di un rosa carne. 

«Si è ripresa, guarda sta uscendo sulle sue gambe.» Indica Furio con un largo sorriso.

I suoi denti sono bianchi come la neve più candida. Mi riempie il cuore sapere di avere un fratello; non importa chi sia nostro padre, lo sento già parte di me come se il nostro inconscio si conoscesse da anni.

«Sì.» Trillo ebbra di felicità e affrettandomi a uscire. 

Insieme raggiungiamo la mamma – Furio si è dimenticato di spegnare l'auto – e ci appuriamo delle sue condizioni. 

«Sento un po' le gambe molle. Ma sto bene.» Dice tremendamente giù di morale. 

«Infermiera, qualcuno potrebbe soccorrere questa donna?!»  Vocia Jérémy catturando l'attenzione di una giovane donna imbellettata.

L'infermiera conduce la mamma su un lettino facendola distendere; con una lucina le controlla le pupille, propinandole poi una serie di domande.

Noi le spieghiamo che il calo di pressione è stata scaturito da un incontro inatteso e quando lo facciamo il volto della mamma si inabissa nelle tenebre. 

«Sofy, possiamo chiamarti Sofy, vero?» Mi domanda timido Furio.

«Certo, puoi chiamarmi come vuoi. Tranne Porcellino; quel nome l'ha già prenotato mio padre.» Rispondo guardandolo in viso.

Lo so di cadere nella tentazione di osservarlo spesso, ma non posso sottrarmi, DEVO GUARDARLO! Ho un fratello, dannazione e bramo dalla voglia di recuperare i lunghi anni che abbiamo perso. 

Furio mi conduce distante dalla camera in cui la mamma e Jérémy parlano sommessamente. 

«Ricordi la strada per raggiungere quel luogo? So che è potrebbe apparire sgarbato, ma i criminali non hanno pietà dei nostri familiari. Vorrei raggiungere questo posto, adesso! Posso organizzare una squadra d'azione...»

«Ma loro non sono pericolosi, tranne una ragazza. Lei è la pecora nera.» Lo informo schietta riferendomi a Mirea. 

«Hai detto che li dentro c'è anche questo Mathias, vero? Sofy, non posso rischiare. Gli uomini che sorvegliano i ragazzi... Non sappiamo quanti ne siano e da quanto mi hai detto sono pronti a tutto. Ti hanno colpita e questo mi fa dedurre che spareranno a primo acchito noi dell'FBI. Tu verrai soltanto per indicarci la strada, non voglio perdere la mia sorellina dopo averla appena conosciuta.» Tento di protestare ma la mia bocca di apre e si chiude come un pesce rosso. 

«So che c'è quel Mathias – anche se sono un po' geloso...» - fa un sorrisetto ironico - «e ti giuro che lo riabbraccerai. Anche lui hai dei genitori...» Furio si interrompe lasciando il compito alla mia sagacia mentale di continuare la frase.

«Criminali? Pochi mesi fa è morta sua zia, la sua vera Mamma. La donna che l'ha partorito era una tossica ed è fuggita.» Lo informo ansante. 

«Mhhh...» Borbotta Furio. 

«Mhhh?» Sollevo le sopracciglia. 

«Sì mhhh? Da voi le persone quando annuiscono non fann-»

«Sì, sì... Sono agitata.» L'idea di rivederlo mi rende nervosa. 

«Ne avete combinate tu e lui, vero?» Mi domanda sornione mentre un paziente entra strillando dalla porta d'ingresso.

Due infermiere accorrono verso di lui, e l'uomo si accascia al suolo cominciando a cacciare della schiuma bianca. 

«Overdose!» Furio afferra il braccio precludendomi di guardare.

Avverto una sensazione nuova come se un scudo mi proteggesse da spade affilate. Il suono sommesso dei passi si allontana e l'uomo viene trasportato al reparto Massima Urgenza. 

«Ti è venuto spontaneo fare quel gesto?» Chiedo timida.

«Quale gest... Ah sì, ti ha dato fastidio?» Chiede lui premuroso.

Tentenno prima di rispondere. «No, hai la dote innata di fare il fratello maggiore.» Sorrido e le mia parole sortiscono uno strano effetto sulle iridi ghiaccio di Furio; queste emettono un bagliore di contentezza.

Rimane per qualche minuto a osservarmi; poi si avvicina goffo e balbuziente.

«Mi stai per chiedere se puoi abbracciarmi? Lo volevo fare tanto anch'io.» Lo precedo aggrappandomi forte a lui.

Nella mia mente viene subito creata l'immagine di un forte impenetrabile creato dal più geniale degli ingegneri.

Furio unisce le sue mani dietro la schiena e il suo mento quasi si poggia sul mio capo.

Da una parte remota del mio corpo, avverto uno sostanza espandersi, qualcosa di caldo, ma al tempo stesso assuefacente. Un brivido inspiegabile. Un ristoro rigeneratore. Una nuova forma di felicità.

Ora mi rendo conto di quanto sarebbe stato bello possedere un fratello, e adesso che lui è davanti a me, che mi abbraccia, posso comprendere che un filo indissolubile ha legato i nostri corpi portandoci verso un'unica concezione: fin quando uno dei due cuori pulserà, l'inatteso legame che ci unisce rimarrà in vita.

[SPAZIO AUTRICE]

Quanto li amo i fratellini. 😍

Cosa ne pensate di Furio? Il nome non sembra combaciare con la sua personalità. Furio influenzerà le future decisioni di Margaret? I rimorsi ne sono parecchi, ragazze...

Il prossimo capitolo preparatevi perché non ho la più pallida idea di cosa possa succedere 🙊🙊

Sofia è quasi vicina a rivedere Mathias.... per cui restate in allerta 😈😈

Vi aspetto più calorose e agguerrite che mai al prossimo aggiornamento . Non mancate. Vi voglio bene❤️❤️

Sì... Furio somiglia al ragazzo nella gif 🙊

-LaVoceNarrante 💙💙

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