Chapter 78

Canzoni per il capitolo

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~ Marco Mengoni ~ Onde

Ho prenotato il posto di fianco al finestrino e ora avvisto l'aeroporto di Shangai.

L'oriente mi rimarrà per sempre nel cuore, ma soprattutto le persone conosciute mi accompagneranno per il resto della strada che mi attende.

I giorni tristi sono stati maggiori di quelli spensierati, nonostante ciò il paradiso tibetano saprà illuminarmi nei periodi più bui della mia vita.

Un hostess proclama che i passeggeri devono spegnare i propri dispositivi. Poco fa ho informato Raoul della mia nuova meta, senza però specificarne il luogo preciso.

Così ascolto il monito della donna e spengo il mio smartphone. Le turbine dell'aereo si mettono in funzione e un ronzare piatto penetra all'interno del mezzo.

Il decollo mi provoca spesso una sensazione spossante e appena le rotelle dell'aereo si distaccano dall'asfalto, stringo forte i pugni e il mio stomaco di svuota come se avesse perso la sua massa. 

«Non sei abituata?» Mi domanda un'anziana signora con una strana pronuncia atona.

«Non viaggio spesso.» Le rispondo. «È italiana?» Chiedo curiosa mentre l'aereo si stabilizza.

«Inglese, mia cara. Ma i miei genitori provenivano entrambi da un piccolo paesino italiano. È grazie a loro se conosco la tua lingua.» Fa lei sorridendo e il suo viso diviene più gioviale.

«Dove sei diretta?» I suoi occhioni vispi e castani si concentrano su una rivista. 

«Arizona. Solo per ammirare un tramonto!» Espiro perdendomi tra il susseguirsi delle nuvole.

«Ah... Un paese strano quello in cui stai andando. Ma che custodisce bellezze mozzafiato per gli amanti della natura.» Fa lei ingrandendo le sue orbite come se gli Stati Uniti le ricordassero qualche avvenimento spiacevole. 

«Lei, invece, dov'è diretta? Credo che scenda con me negli Stati Uniti.»

«Oh è solo uno scalo, queste compagnie aeree si comportano in modo aspro con i passeggeri. Credono che siamo solo di "passaggio." Ma si sbagliano di grosso.» Risponde lei imbronciata. 

«La mia meta è il Salto Angel, lo chiamano Monte Paradiso. Io e Steve ci eravamo promessi che saremmo andati insieme nel nostro ultimo viaggio, ma mi ha abbandonata, se n'è andato.» La signora mi rimira per poi sorridere debolmente.

In ogni sofferenza che riscontro in un essere umano, la mia mente ritorna a lui e ai suoi occhi. Mi sembra ieri, che le sue labbra si univano alle mie e il suo tocco mi faceva smarrire la percezione del tempo.

«Le iridi sono la personificazione della nostra anima. E le tue nascondono sofferenza, molta direi.» La donna mi squadra da sotto i suoi occhiali fini facendomi apprezzare la tonalità delle sue cornee. Chino il capo. Non posso reggere ulteriormente questa conversazione.

«È recente, vero?» Domanda lei senza distogliere lo sguardo. Annuisco trascinando pesantemente un dito sulla mia guancia. La donna blocca entrambe le mie mani nella sue prendendomi alla sprovvista.  

«Cara, la vita è lì fuori, osserva che meraviglia! Spesso non ci rendiamo conto di quanto sia breve il nostro soggiorno su questo pianeta sprecando del tempo in cose del tutto inutili. Questa concezione ti si prospetta quando sei anziana, quando capisci che ormai il tuo tempo sta per concludersi. Potrà sembrarti strano, ma quando il mio Steve ha fatto le valige per andare chissà dove, sono corsa a prenotare i biglietti e ora eccomi qui. A molte persone sfugge il vero significato dell'amore, ma credo sia un punto di vista soggettivo. Il mio Steve è ancora vivo e una parte di lui si è unita con la mia anima. Insieme guarderemo il Monte Paradiso e voi due insieme guarderete il tramonto sul Grand Canyon.»

L'anziana ammicca per poi sfoggiare un sorriso che scaccia via ogni ombra dal mio cuore. Sto andando ad ammirare il tramonto, ma non sarò sola poiché Mathias l'osserverà con me. Mi convinco di queste parole. 

***

L'intera durata del volo è stato piacevole con la signora al mio fianco.

Si chiamava Christine e aveva ottantuno anni, tre figli e ben nove nipotini.

Mi ha raccontato che le sue nuore sono piuttosto malvagie nei suoi confronti e che anche questo ha contribuito a farle intraprendere il viaggio. Sognava il Monte Paradiso sin da bambina e nonostante il lavoro che facesse (ecologista) non ha avuto l'occasione di visitare il Venezuela. Il nostro addio è stato piuttosto doloroso. Mi ero abituata a sentirla parlare e ad ascoltare le sue mirabolanti storie.

«Sta' attenta, cara! Questo nazione può essere incantevole, ma anche orrida. Credo non ci rivedremo mai più, ma è stato un piacere e salutami Mathias!» Ha ammiccato sventolando la sua mano e scomparendo tra il caos di persone presenti nell'aeroporto.

«Lo farò.» Le ho risposto morta dentro e invasa dalla salitudine.

Per quanto Mathias abbia lasciato una sua parte dentro di me, adesso non è qui con me e mai lo sarà.

Dal Phoenix al Grand Canyon ho impiegato quattro ore e pagato cinquanta dollari all'autista di un bus.

Le strade delle Arizona sembravano infinite: a entrambi i lati immense distese di terriccio si estendevano sino all'orizzonte. Ho invitato spesso l'autista di accelerare, poiché era fisso sui cinquanta orari e il sole cominciava a scemare d'intensità.

Lui, un uomo messicano sulla quarantina, ha imprecato burbero ordinandomi di sedermi in modo scortese. Ho estratto una banconota da cinquanta dollari, e l'uomo ha sogghignato afferrando il pezzo di carta; dopodiché ha fatto salire la lancetta della velocità sino a 100 km/h.

Così, con un grido di entusiasmo degli altri passeggeri, sono giunta nei pressi del Grand Canyon.

Ora si estende frastagliato e sontuoso davanti ai miei occhi.

Una guida invita i visitatori a seguirla, ma io sono assuefatta dal contemplare la bellezza della natura.

Un gelido raggio di sole mi fa l'occhiolino facendomi rinsavire. Mi imbatto in una ripida salita ferendomi anche a un arto. Il cuore esplode forte nel mio petto, mentre il sole comincia la sua manovra di abbandono.

Corro seminando gli altri visitatori e con il terrore di non riuscire a scorgere il tramonto. Devo farcela!

Percorro apposite scale che mi innalzano ancora più verso il cielo dipinto di un rossastro vivido con l'aggiunta di un azzurrino spento.

Stringo fra le braccia il suo libro, "Il bambino innamorato del tramonto", e le mie gracili spalle trasportano il kit di sopravvivenza.

Un secco e rigenerante alito di vento trapassa la punta del mio naso e quando mi volto la gola del Grand Canyon mi circonda.

Le rocce vengono abbagliate da arancioni raggi di sole, che emanano il loro ultimo grido.

Sopra di me, il cielo ha assunto delle sembianze mistiche, fiabesche: il rosso si è fuso con l'arancione e allo stesso tempo l'azzurrino è diventato cobalto.

Un apposito masso sembra essere stato piazzato per fruire della visione di questo panorama maestoso. È modellato come se fosse una sedia e possiede anche delle braccia rocciose su cui appoggiarsi.

Dabbasso il vento si scontra contro le rocce aguzze. Il sole è allineato con i miei occhi, che da non meno di un minuto sono divenuti acquosi.

Poso entrambe i palmi sulle mie braccia, incrociandoli.

Il sole lascia una scia caleidoscopica offrendo alla mia mente spunto per immaginare.

Mathias... Sto ammirando il tramonto, ma senza di te al mio fianco. Dopotutto anche questo immenso spettacolo che è il Grand Canyon, è privo di significato.

Hai distorto la mia realtà rendendola inconcepibile, inimitabile. Come farò a proseguire senza quel tuo sorrisetto arrogante? È da mesi ormai che me lo domando, ma nessuno riesce a darmi una risposta, il mondo non è in grado di trovare la soluzione al mio enigma.

Sola, abbandonata è così che mi sento, anche se la natura è qui a stringermi la mano.

Il tramonto è davanti al mio viso rigato dalle lacrime, ma il suo sguardo ritarda ad apparire.

Intravedo soltanto il rosso, il viola, il blu, me neanche un'ombra del grigioverde.

Dov'è? E perché mi ha lasciata in questo deserto di anime vagabonde? In questa terra di esseri umani. Era ogni cosa che desideravo; ammiravo l'infinito nei suoi occhi, mentre adesso c'è soltanto il vuoto. 

«Sofia...» Quella voce, la stessa che sapeva accendere il mio cuore, la stessa che faceva vibrare ogni mio atomo, la stessa che mi permetteva di vivere.

Spalanco le orbite prima di voltarmi. Il mio cuore è dinamite e la mia anima una tempesta.

Avverto il mio corpo cedere a una forza, prima che due possenti braccia mi reggano e due iridi splendenti mi scaldino il cuore. Le sue mani si immergono dolcemente nei miei capelli.

«Mathias...» Dico delirando mentre la mia anima scoppia in una grande nebulosa carica di rosso. 

«Ti stavo aspettando.» Mi dice lui avvicinando le sue labbra alle mie e donandomi la vita. «Ti amo.»

[SPAZIO AUTRICE]

Volevo farvi un regalo prima degli esami. Ecco questo è il mio regalo per tutti voi. ❤️

-LaVoceNarrante💙

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