Chapter 134









Durante il tragitto la vocina della coscienza era inviperita: mi ha ordinato più e più volte di scendere dall'auto e chiamare la polizia o addirittura abbassare il finestrino e urlare di aver catturato il Collezionista di Volti.

Ma alla fine l'ho ignorata e fra gli opachi raggi di luna io, Zeno e Bern siamo giunti in un capannone.

All'interno della struttura c'era un vecchietto che indossava delle galosce nere e un berretto da marinaio.

Aveva dei folti baffi e stava squamando un esercito di sogliole seduto su un bidone della pittura capovolto. Bern è rimasto in auto, dormiente.

Così Zeno incappucciato mi ha condotta dal vecchietto; quest'ultimo all'apparenza sembrava un persona affabile, ma quando ha esordito sono rimasta sbigottita per qualche secondo: «È questo la stronzo che vuole la nuova identità?»

La parole venivano assorbite dalla folta barba bianca che gli copriva metà del viso. È rimasto chino, senza neanche guardarmi in volto.

Ho fatto per rispondere, ma Zeno mi ha preceduta:

«È una ragazza, signor Nostromo. Si comporti bene.» A quel punto l'anziano ha alzato lo sguardo. Nei suoi occhi c'era rammarico.

«Mi devi scusare, signorina. Sono un uomo assai rozzo. Guarda come sono vestito e che lavoro faccio. Il tuo amico non mi ha avvisato che si trattasse di una ragazza.» Ha continuato il vecchio venendomi incontro.

La sua salopette di jeans era permeata dal fetore di pesce fresco.  Avrei voluto ribattere per il solo uso del termine "amico".

«Ecco tutto quello che hai richiesto. Lo do a te, ancora scusa per la mia maleducazione.»

Quando mi ha lasciato una raccomandata fra le mani (anche questa puzzava di pesce), mi ha sorriso e ho notato che i suoi baffi avevano lampi di nero con abbondanti precipitazioni di giallo nicotina sopra le labbra, e una prevalenza di bianco opaco.

«Grazie.» Zeno e il vecchietto si sono appartati per qualche minuto e sentivo quest'ultimo contare i soldi su un bancale su cui poggiava una lanterna Coleman un po' trasandata.

Ho colto l'occasione per sbirciare cosa ci fosse all'interno del cartoncino giallognolo. Fuori la pioggia aveva cessato di imperversare.

Le mie mani sono entrate in contatto con un oggetto di pelle rettangolare e un attimo dopo ho scorto delle lettere oro impresse su una copertina: Repoblikan'l Madagasikara; al ridosso Pasipaoro.

Ho aperto il passaporto e mi sono sentita per un secondo disorientata: c'era la mia foto, la stessa che mi ero fatta scattare per il passaporto italiano. Mi sono domandata Zeno come diavolo abbia fatto a ricavare quella foto, poi ho deciso di lasciar perdere e concentrarmi sui documenti.

Sono diventata in poco più di qualche ora Yera Drummond, nata il 20/08/98.

La mia nuova Me ha compiuto anche diversi viaggi, come Manatthan e Lisbona. Gode di perfetta salute e ha entrambi i genitori morti in un disastro aereo del 2001.

Nella busta era presente il certificato di nascita con tanto di timbro del MADAGASCAR, lo stato di salute attuale, tessera d'identità e un breve identikit da imparare a memoria per fuorviare le eventuali domande di agenti della dogana.

La passione segreta di Yera è collezionare bandiere dei luoghi che ha visitato.

Serena sarebbe scoppiata in una risata convulsa se avesse visto la mia nuova identità, ne sono certa, soprattutto per la foto tessera.

Una volta che il vecchietto ha incassato, Zeno si è avviato all'auto senza alcun cenno. Si è appoggiato alla fiancata per poi agguantare un pacchetto di sigarette.

La sua sagoma era nera, quasi si univa al colore grigiastro del cielo notturno e nuvoloso.

Sono arrivata al limite di sopportazione del fetore di pesce, e così mi sono approntata ad uscire; il vecchietto però mi ha chiamata a sé con una voce calda  e al tempo stesso solenne. «Lui non è come tu credi che sia. Quello che Zeno dimostra non è quello che lui è veramente. È stata la vita a bastonarlo, a renderlo un cane randagio. Un tempo era un bambino come gli altri. Possedeva un quoziente d'intelligenza strabiliante.»

Il vecchio si è seduto per poi emettere una risata contenuta. «Ho questa attività per merito suo. La mia famiglia vive bene, solo perché quello che una volta era un bambino brillante e spensierato mi ha suggerito che nella cittadina nessuno coglieva le opportunità del mare. Adesso sono un vecchio ricco.»

«Conosce il suo passato?» Gli ho domandato voltandomi verso di lui. Bern ha preso ad abbaiare.

«Conosco i mostri del suo passato, e che lo tormentano ancora oggi. La cosa peggiore è che quel bambino un po' cresciutello che è a pochi passi da noi, ha cambiato la mia vita, ma io non ho fatto nulla per cambiare la sua di vita. Nessuno ha mai fatto nulla per la vita di quel ragazzo. È la vita che ha cercato di prenderlo a calci in culo, scusa per la volgarità. Sono un vecchio assai grezzo e sboccato.» Bern è diventato una furia, e così ho dovuto salutare l'anziano. 

«Ho preso soltanto la somma necessaria per i costi del cambio d'identità. Il resto spero possa servire per il vostro scopo.» Ha concluso per poi agguantare una dozzina di pesci e torturarli.

«Grazie.»

Il vecchio mi ha dato da pensare per un po', ma alla fine il vero motivo che mi ha spinto a questa follia, ha prevalso.

Appena saliti in auto, Zeno mi ha ridato il resto dei soldi. La BMW di papà l'ho dovuta affidare a un parcheggio privato nei pressi dell'aeroporto.

La signorina mi ha chiesto quando  sarei ritornata a riprenderla, ma non ho saputo risponderle.

Per la mia incertezza, Elia Cesare (c'era scritto il nome sul badge) ha sgraffignato qualche centinaia d'euro scrivendo sull'auto "Data ritiro da precisare".

Ora, mentre il cielo le nuvole scompaiono in una coreografia ideata da un'artista, osservo le grandi lettere dell'aeroporto che riflettono un vivido colore rossastro sulle pozzanghere.

Ma trascino ugualmente la valigia sorpassando la soglia della struttura.

Zeno ha deciso di partire da un aeroporto poco frequentato e che dista diversi chilometri da Ertera.

La struttura si erge circondata da ettari di campi dove si scorgono in lontananza le diverse costruzione della cittadina.

Fisso il mio smartphone e rileggo il messaggio che ho composto durante il tragitto. È indirizzato alla mamma: 

So di averti promesso che non sarei mai più partita senza avvisarti. Ho capito che le promesse non servono a nulla, che la vita può morire in un attimo e nascere nello stesso. Sono ancora incazzata con te, tanto, e mi aggrappo all'idea che tu abbia agito per proteggermi. Ma in questo momento, mamma, non ho più bisogno della tua protezione. Necessito di rivedere uno sguardo che mi è stato strappato senza neanche avvisarmi. E se da oggi questo dovrebbe essere l'unico compito  per il resto della mia vita, lo seguirò. Ho compreso anche un'altra cosa, mamma: la natura dei sentimenti, è l'unica cosa che non riusciremo mai a manipolare.

P.S. Se incontri Serena dille che mi dispiace. Non poteva impedirmi di partire. Non smetterò mai di volerti bene.

Rileggo il testo; poi lo seleziono, ma un secondo dopo cesso tutto. Mi distrugge il pensiero che la mamma abbia contribuito ad allontanare Mathias da me. 

Ha subito delle minacce di morte da quella strega, Sofia. Lei voleva soltanto proteggerti. È l'istinto della mamma leonessa. Ogni madre inconsciamente detiene questo istinto. I cuccioli non vanno toccati, per nessuna ragione al mondo. La mamma leonessa farà ogni cosa per salvare loro dai pericoli. Consento alla vocina della coscienza di divulgare il suo pensiero.

Concentrati su ciò a cui stai andando incontro, Sofia. Non farti distrarre. Lui ti attende. Sibila la vocina malefica. 

D'improvviso Bern tenta la scalata sulle mie gambe e il cellulare strabuzza al suolo.

La sua zampetta pigia involontariamente il tasto invio e il messaggio arriva al destinatario. In un frangente levo la sim e la getto nel cestino.

Poi osservo il cellulare e me lo ficco nella tasca.

«Hai dovuto sborsare duecento euro in più per il tuo simpatico amico peloso.» Zeno si avvicina per poi porgermi i biglietti aerei. Il tono è viscido. Non so ancora per quale razza di motivo mi sia fidata di lui.

"Nessuno ha mai fatto nulla per la vita di quel ragazzo", le parole del vecchio marinaio mi risaltano alla mente. 

«Fra quanto dovremmo partire?» Domando brusca. 

«Hai due ore per fare un pisolino. Io ho due ore per mandare a fanculo a questo posto.» Risponde lui indossando il cappuccio e coprendo quindi i suoi capelli biondicci e sbarazzini. Prende a camminare verso l'uscita solitaria dell'aeroporto.

«Come faremo ad arrivare su quell'isola?» Mi spingo verso di lui. Zeno si blocca come se le sue arterie fossero diventate per incanto ghiaccio. 

«Abbiamo la fantasia, noi persone schizzate. Non ci fa paura nulla. Tu lo dovresti sapere.» Mi ritrovo a incrociare le sue pupille vagabonde. «Una volta raggiunto il luogo dovremmo collaborare molto e il coso che hai a guinzaglio non dovrà recarci problemi. Perché se lo farà lo affogherò in acqua. Una logica omicida prevedibile!» Sorride beffardo, e Bern prende ad abbagliargli contro.

Lui si rigira, la mia domanda lo cristallizza di nuovo: «Rivederemo più questo posto?»

In un angolo remoto della struttura si sentono delle ante sbattere contro le pareti. Poi un silenzio pungente picchia contro i miei timpani. 

«Quanto sono attratto dall'inconscio umano! Troppo. È sempre così perverso. Lo immagino come un uccellino innocente che vola spensierato. Sì, ora vedo le immagini apparire nella mia mente insieme alle voci. C'è una cosa che tutti trascurano nonostante un mio amichetto di nome Sigmund l'abbia predetto oltre un secolo fa: l'inconscio ama parlare chiaro. È l'unico di cui si ci può fidare.»

Rimango perplessa quando sulle labbra di Zeno, noto di sfuggita un sorriso appagante.

La mia mente prende a scorrere veloce: Serena aveva lo stesso sguardo che ho io, ovvero quello di chi crede di parlare con un pazzo.

Risolvere l'enigma della vita senza però essere compresi dal mondo. Questo è il significato di quella che Furio chiamerebbe Madness. 

E questa è la ragione che mi spinge a ritrovare il grigioverde.

Amore e pazzia, è il principio. Il Big Ben. Sono diventata folle, ma dopotutto possiedo il segreto che regge l'intero Universo, perché se adesso ci rifletto anche questo è completamente pazzo.

Mathias, Celeste non è a conoscenza di nulla. Lei è folle ma non ama. Noi due invece, formiamo il connubio perfetto, il centro dell'universo, la chiave dell'esistenza.

Non le permetterò di privarmi del tuo sorriso, dei tuoi baci e di quel soffice e melodioso suono delle tue labbra quando mi scandiscono quel "Ti amo". Sto arrivando, ti prego aspettami! Non dimenticarti della tua Sissy.

Non dimenticarti ti quelle notti in cui ci siamo addormentati perché sfiancati dal sesso, dei nostri continui litigi e delle nostre fughe in barca con la guardia costiera alle calcagna.

Ricorda quegli sguardi che fornivano la chiave della comprensione, disegnavano la porta in cui noi due ci siamo sempre fuggiti. Ricorda... Due corpi, un'anima indivisibile.

[SPAZIO AUTRICE]

Ci siamo ragazze... il finale sta arrivando 😱😱😱😱😱😱😱😱. Non so cosa diavolo possa succedere, credetemi. Non vorrei deludervi. Non parlo più 😈😈😈

Cosa ne pensate di questo capitolo? Sofia accetta la concezione di essere folle e di conseguenza si sente un po' simile a Zeno in questo momento. Ragionamenti contorti...

Vi aspetto più calorose che mai al prossimo aggiornamento.  Vi voglio bene ❤️❤️❤️.

-LaVoceNarrante 💙💙

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