Chapter 129
Ammontano a sette i giorni che lui è lontano da me. Ogni minuto che passa non faccio altro che domandarmi se mi stia pensando, se infondo gli manco.
La guerra si è conclusa e la fortunata vincitrice è stata Celeste, con la collaborazione speciale di quella specie di gatto rivoltante.
Ripenso alla maledetta serata passata al Goodbye e mi struggo l'anima al pensiero che Mathias mi abbia detto addio mentre l'alcol si divertiva nelle mie vene.
La notte, prima di fingere di addormentarmi, insulto me stessa per non aver colto ancora una volta i segnali della sua inquietudine.
Non potevi accorgertene. Tu eri certa che lui avesse accettato di combattere al tuo fianco, mia cara dolce Sofia. È stato un... Stranamente anche la vocina della coscienza ha terminato gli epiteti da appioppare a Mathias.
Il mio intero organismo è qualcosa che si avvicina al concetto di inutilità; la materia di cui è composto potrebbe servire per uno scopo più nobile, magari dare vita a un gruppo di api.
La mattina seguente al Goodbye, quando il mio sistema nervoso ha dato libero sfogo a milioni di sinapsi, mi sembrava di essere vittima di uno scherzo.
«Sofia, Furio sta provando a chiamare Mathias, ma lui non risponde.» Mi ha detto Serena.
Non le ho dato ascolto e così mi sono recata al piano di sotto per versare dei cereali al cioccolato in una tazza. «Era con voi quando siamo ritornati? Cielo non ricordo nulla.»
Stavo versando il latte, quando ho connesso cosa realmente stesse accadendo. La repulsione di Serena nel rispondere alla domanda, mi ha fornito il primo indizio chiave in grado di mettere in allerta le mie paranoie.
Il latte scorreva fluido sul bancone mentre io esortavo Serena a rispondermi.
«No. Siamo stati un'ora a cercarlo, ma non l'abbiamo trovato. Mathias mi ha incrociata prima che io e Furio venissimo a prenderti in quella stanza. Mi ha riferito che tu stavi dormendo e che Raoul l'aveva chiamato per un'urgenza. Quella è stata l'ultima volta che ho visto Mathias.» Mi ha detto Serena. «Cazzo, Sofy! Il latte... Stai insudiciando l'intera superficie.»
Ma il recipiente in cartone con tanto di scritta GRANAROLO è precipitato al suolo.
Il rumore della campanellina ha destato la mia attenzione. Bern è corso per il solo scopo di leccare il liquido bianco. L'oggetto scintillante era sotto ai miei occhi, in tutta la sua arroganza.
Mi diceva: "Non hai voluto aprirmi. Non hai avuto abbastanza interesse da scoprire cosa celassi. STUPIDA.... STUPIDA... Il coraggio mi è mancato, di nuovo.
«Sofy, dove stai andando? Sei in pigiama, cavolo!» Il richiamo di Serena si è affievolito alle mie spalle.
Ho aperto la porta tra i rochi abbai di Bern e i passi grevi di Serena; dopodiché ho cominciato a correre come un giaguaro in una prateria, senza però prestare minimamente attenzione a chi stesse davanti.
«Ahi! Sofia... Cosa diavolo è successo? Sei sconvolta.» Le iridi verdi e smarrite di Furio mi scrutavano.
Il mio volto ero un oceano in tempesta. Sapevo già cosa fosse accaduto; una piccola lucciola chiamata SPERANZA dimorava dentro di me sebbene la sua luce fosse tenue come quella di un vecchio faro la cui lampada non viene sostituita da generazioni.
«M-Mathias-» Pause, ancora pause. Non possedevo più le corde vocali. Non avevo più il privilegio di poter mettere in funzione la mia testa.
Una oscura coltre di fumo annebbiava la mia persona, il mio essere. Se in quell'esatto momento un passante mi avrebbe chiesto come mi chiamassi, gli avrei risposto con un "Non lo so. Non so più io chi sia."
«S-Sofia, forse sarà andato da qualche parte... Magari, a comprarti qualcosa...» Ma sia io e che Furio sapevamo la verità.
Sapevamo che Mathias fosse andato dalla Vipera. La sua espressione seppur volesse rassicurarmi, aveva un qualcosa di dualistico.
Lo leggevo chiaramente in quelle due gemme che Furio si ritrova al posto degli occhi. "Se n'è andato, Sofia. È ora che tu lo sappia."
«O-ora lo c-chiamo. A m-me risponderà. Sì, l-lo farà.» Avevo lo smartphone in pugno e quando ho cominciato a comporre il suo numero, Furio ha bloccato il mio polso.
La sua presa è stata definitiva. L'iPhone è caduto lento ma inesorabile al suolo, frantumandosi. La rottura del marchingegno è stata in dolore, rapida.
Ma così non lo è stata per la mia anima.
Ho avvertito una crepa cominciare a segnare il mio corpo. Correva veloce, scaltra e non ho avuto il tempo per fermarla. Furio mi ha offerto il suo calore, ma il dolore era insopportabile.
Mi sentivo estinta come un vecchio dinosauro che si ritrova d'improvviso nel XXI secolo. La realtà non aveva scopo di esistere.
Mathias se n'era andato, il mio cuore con lui.
«Non dovrei dirtelo, ma sforzati a pensare positivo. Se davvero lui ha deciso di accettare la proposta di Celeste, l'ha fatto per non farti soffrire più.» Il giorno seguente la mamma ha scelto il momento meno opportuno per parlarmi.
La parte irascibile di me che credevo non esistesse, ha dato di matto arrivando a invitare la mamma ad uscire di casa. Lei sopraffatta non ha proferito parola; ha raccolto la sua borsa, aperto la porta d'ingresso ed è andata via.
L'indomani sia lei che Serena si sono presentate alla porta, me le ho respinte con un "Sto bene. Non mi serve l'aiuto di nessuno".
Dopo quella frase sono corsa di sopra per poi gettare la mia testa fra i cuscini e piangere. Il pensiero fisso era lui, i suoi occhi, la sua risata.
Mi sono addormentata nell'intento di ricordare ogni nostro bacio, ogni volta in cui abbiamo fatto l'amore. Ci sono riuscita, ma il dolore non è sparito.
«Non ci arrenderemo: prima o poi dovrai aprire questa dannata porta, Sofia. Se non lo farai entro domani, chiamerò i vigili del fuoco!» Il terzo giorno la minaccia di Serena è risuonata per l'intero quartiere e il quinto Furio ha dato sfoggio delle sue abilità da scassinatore. Quando i tre sono entrati allarmati, io ero impegnata a riempire la ciotola di Bern.
«Tesoro, stai bene?» Mi ha chiesto la mamma in tono premuroso.
«Sì!» Ho risposto seccata.
«Tu non stai affatto bene. Non prendermi in giro, Sofia. Vuoi trascorrere il resto della tua vita-» Per la seconda volta in una settimana, la parte irascibile ha preso il sopravvento.
«Non me ne frega più un cazzo di nessuno. Lo vuoi comprendere questo, Serena? Non puoi capire cosa io stia provando, per il semplice motivo che tu non l'hai mai provato e non lo proverai MAI!» Le sopracciglia di Serena si sono incurvate. Ai suoi rispettivi fianchi, Furio e la mamma avevano l'aria di chi non crede a cosa sta ascoltando.
«Okay... Va bene.» In segno di resa, Serena ha alzato le mani per poi scomparire dalla mia vista.
Furio l'ha seguita, ma la mamma ha voluto provare un altro tentativo. «Posso restare per cinque minuti?» Mi ha chiesto timorosa. Ho acconsentito alla sua richiesta.
«Solo cinque minuti. Devo andare a comparare il cibo a Bern. Necessita anche degli spuntini.»
Lei ha annuito seria.
«Fermami se sembrerò una nonna... Hai mangiato? Non cacciarmi di nuovo, Sofy. Voglio soltanto parlare con mia figlia.» Si è seduta sullo sgabello posto di fianco al tavolo americano.
Quando ho deciso di alzare lo sguardo, non ho resistito a reprimere le lacrime. La mamma è scatta ad abbracciarmi. «N-non v-volevo c-cacciarti, s-scusa.»
«Non preoccuparti. Anche Serena capirà.» Con i suoi pollici ruvidi, la mamma ha pulito il mio viso in un moto simile a quello dei tergicristalli. Il campanellino era sempre lì, che suonava nei miei timpani.
Mi sono staccata dalla mamma e svestito Bern del suo collare.
«Vuoi che lo butti?» Mi ha domandato lei brandendo il collare vermiglio.
«NO! Rimanilo lì.» Ho risposto mordace e lei ha ubbidito. I cinque minuti erano scaduti.
La stessa finestra a bovindo e il solito olmo offrono alla mia mente il pass per il mondo dei pensieri.
Domani sono otto giorni... C'è una vistosa crocetta rossa sul calendario.
Temo che la mia mente irrazionale possa affogare il conto dei giorni nel fiume di pensieri, e per questo motivo il pennarello rosso mi aiuta a ricordare.
"Il bambino innamorato del tramonto" è sotto ai miei occhi: soppeso la consistenza, sfoglio le pagine, ma vengo carpita dalla tentazione di rileggere la frase che Mathias ha scritto sulla rilegatura interna "Ammira i tramonti: è lì che troverai il mio sguardo.".
Tramite questa frase ho la sensazione di essere una privilegiata e di viaggiare sulla linea del tempo. Ero in aereo, più precisamente in viaggio per il Tibet, quando ho aperto la prima pagina del libro.
"La donna che me l'ha affidato, mi ha raccomandato di dirti che la campanellina non deve essere aperta finché tu non sarai pronta." Ma ora un'altra frase si sovrappone alla precedente.
Il sole sembra assonato: i suoi raggi illuminano tenui i quadratini intagliati nel vetro della finestra e uno in particolare abbacina la mia vista.
Ciò che credevo fosse vita, ancora una volta si è trasformato in illusione. Forse è questa la chiave della felicità... L'illusione.
L'illusione dei suoi baci, dei suoi "ti amo", del suo modo premuroso di ricordarmi che non dovevo ubriacarmi. Anche l'alcol è un'illusione, ha il vile compito di creare una scorciatoia direzione "Lontano dai pensieri", mentre in realtà è come GoogleMaps quando ti offre il percorso più breve: una fregatura.
Dopotutto chi sono io per annunciare un dogma unanime sull'amore per ogni razza di persona presente su questo globo? Nessuno, questa non è illusione, ma verità. Come nessuno può caricarsi sulle spalle il compito di essere il profeta dell'amore con degli stupidi proverbi stereotipati.
L'amore ha un punto di vista singolare, non è mai stato plurale. Dovrebbero abolire le voci plurali del verbo amare, e rendere questo cinico, perché è quello che è realmente.
Non è un dannato prato di velluto dove puoi stenderti e guardare le stalle, l'amore è magma, è incandescente, brucia come il mio corpo quando entra in rotta con il Grigioverde.
Forse, dovrei correggere il tempo dei verbi; usare il passato quando parlo di Mathias, ma la vocina malefica mi ordina di non farlo, di non gettare la spugna, perché dopotutto chi è indivisibile non può essere sperato; è un difetto della natura.
E allora perché noi due lo siamo? Io e lui... Non so spiegarmelo.
Sogno la notte che un veggente mi indichi un sentiero in grado di condurmi sull'autostrada "Vita Normale", ma un secondo dopo rifletto e domando a me stessa...
Che diavolo di significato ha crepare senza aver incrociato le dita all'amore tormentato?
Quello che ti fa soffrire le pene dell'inferno, versare lacrime, cadere nel baratro della paranoia, ma anche a quello che ti insegna a combattere le forza della gravità.
Questo è un insegnamento segreto cui una ristretta cerchia può accedervi solo dopo averlo provato sulla propria pelle.
Peter Pan si nutriva dei sogni infantili per volare: ecco... L'amore si basa sulla stessa teoria a differenza che sono due occhi e un corpo a farti spuntare le ali.
Quanto è piccolo il mondo una volta imparato a volare. Gli invidiosi assumono la forma di blatte rivoltose e quando l'altitudine aumenta sei assuefatto dall'immensità che ti si profila su nel cielo.
Ciò che rimane sulla terraferma, è fermo, immobile e incenerito dal magma provocato dalla fusione di due corpi.
Forse queste miei riflessioni sul mondo esoterico, cui Mathias mi ha condotto, sono un'illusione, un banale costrutto della mia mente malata. E se ciò dovesse essere vero, allora sarò una pazza, perché esserlo e vivere d'amore, è decisamente meglio di non esserlo e accontentarsi di vivere.
Blin... Blin... La campanellina... Sono pronta?
Possiedo ancora un pizzico di coraggio per potare aprire quel dannato oggetto?
Mi volto e Bern è intento a sbranare il collare in nylon. La campanellina è frenetica, sbatacchia come se stesse per esplodere.
La luce sparisce e il crepuscolo scende sul mondo. L'aria è satura di clima autunnale e un refolo penetra dalla finestra.
«Bern... Lo romperai» Faccio per fermare il cucciolo, ma quest'ultimo con una zampa stacca la campanellina.
Blin... Blin... Blin... La seguo roteare. Danza furiosa su se stessa come un uragano omicida, sino a stagliarsi sulla punta del mio piede.
La vibrazione diminuisce, la coreografia è entrata nell'atto tre secondo la narrazione aristotelica e il gran finale consiste nell'adagiarsi su un lato, luccicare e vociare "Sei pronta! Avanti raccoglimi."
Bern corre goffo verso l'oggetto, ma gli rubo il bottino e lui prende ad abbaiare furioso per qualche minuto; poi ritorna a sbranare il collare.
Sulla superficie viene riflesso il mio volto: è scarnito. Mathias mi avrebbe presa in giro per il mio aspetto da nonnina.
Segue un taglio netto, una circonferenza. Faccio una lieve pressione mentre un grillo si avvicina curioso alla finestra. Vorrà scoprire anche lui cosa cela la campanellina?
Un suono simile a quello di uno sbuffo, mi avvisa che l'oggetto è stato aperto. Ora trema sulla mia mano. Vi è una pen drive all'interno; la raccolgo per inserirla nell'apposito vano usb del Macbook.
I miei denti scavano fosse nelle unghie. Il tema di onde che si stagliano sulla battigia mi avvisa che l'unità rimovibile è stata letta.
Timorosa, poggio il dito medio sul touchpad per poi fare un doppio click su una cartella.
La finestra si apre insensibile e un file note mi si para davanti. Si intitola Sofia.
Nella gabbia toracica è in atto un incontro di pugilato tra pesi massimi. Bern abbaia, è al mio fianco e i suoi occhi parlano; mi ha incitato ad aprire quel maledetto file.
All'interno dell'ultima palafitta che regge il molo di Ertera è nascosta una lettera. Sarai incazzata e capirò se non ti recherai lì, ma sappi che quelle parole aspettano qualcuno che le legga.
Non c'è più nulla, soltanto dolore e l'assuefacente adrenalina della vita che mi assale.
[SPAZIO AUTRICE]
Ragazze nel prossimo capitolo cercherò di donarvi un oceano di emozioni. Ne dovrà uscire una cosa immemorabile. Se non ci riuscirò, almeno ci avrò provato ❤️. Lo sto già preparando.
Sofia è distrutta, è arrivata addirittura a mettere in discussione la veridicità dell'amore. Cosa ne pensate di questo capitolo?
Anche qui ho cercato di dare il massimo. Vorrei riuscire a trasmettere quanto più e possibile in questa parte finale, che forse è la più importante dei due romanzi ❤️❤️.
Quando Sofia dice che le voci plurali del verbo amare dovrebbero venire cancellate, lo fa perché è furibonda con il mondo. È il suo PDV. Immaginate di essere nei suoi panni 😱😱😱😱😱. Ci tenevo a precisare questa cosa 😂😂😂
Poi subito dopo ricomincia a vivere di ricordi legati a Mathias e la visione dell'amore le diventa positiva. È un po' contorta come cosa, ma volevo enfatizzare quanto il sentimento PURO segni nel profondo il pensiero di una persona.
Vi aspetto più calorose che mai al prossimo capitolo. Vi voglio bene ❤️❤️
-LaVoceNarrante💙💙
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