Chapter 127
Serena mi ha incitato a vestirmi di gran fretta, anche se il mio desiderio di recarmi al Goodbye, non rappresentava un bisogno primario.
La mamma mi ha rassicurato che si sarebbe presa cura di Bern, e nell'attimo in cui l'ha detto, il cucciolo ha fatto pipì in un vaso di fianco alla porta d'ingresso.
«Si prospetterà una nottata piuttosto dura.» Ha aggiunto lei riservando al Bern un'occhiataccia severa. Poi mi ha guardata mentre Serena e Furio parlottavano.
«Tesoro, divertiti. Ti conosco bene e adesso stai pensando che andare a una festa significherebbe mancare di rispetto a tuo padre. Ma non è così, non puoi restartene tutta la vita in questa casa a pensare a lui. Ha una vita da vivere e devi farlo.» Al contatto delle sue labbra, ho sentito un brivido che mi ha scossa.
«Allora, andiamo? Il tuo ragazzaccio ha accesso i motori.» Mi ha detto Serena dall'uscio della porta. Mathias era in auto, intento a compiere una manovra.
«Ciao Bern.» Ho saluto il cucciolo stampandogli alcuni baci sul viso paffuto e lui ha colto l'occasione per leccarmi parte del mento. La campanellina oscillava rumoreggiando, ma ho baciato la mamma lasciandomi il mistero alle spalle.
Nel tempo trascorso per arrivare al Goodbye, Serena ha dato il meglio del suo repertorio cantando a squarciagola alcune brani italiani. Furio le ha consigliato di iscriversi al conservatorio e lei ha risposto che non ne ha bisogno, poiché è già un tenore. In verità ha stonato su quasi tutte le canzoni.
Mathias è rimasto concentrato sulla strada. Ho incrociato il suo sguardo diverse volte dallo specchietto retrovisore interno e le sue iridi avevano qualcosa di antartico.
«Eccociiiii arrivati al Goodbye!» L'urlo di Serena si avvicina a quello di una scimmia euforica.
Il suo capo, però, sbatte contro il tetto interno dell'auto. «Ahia! Di nuovo nello stesso punto in cui mi è precipitato quel tomo. Cazzo.» Io e Furio esplodiamo in delle risate isteriche mentre Mathias rimane impassibile. Cosa avrà?
Il suo solito atteggiamento per essere al centro della tua attenzione, Sofia. Suggerisce la vocina della coscienza.
Due fari, che partono dal suolo, vengono proiettati verso l'oscuro cielo autunnale. La luna si è celata fra le nuvole e le stelle sembrano essere andate in letargo.
Svoltiamo in una curva sinuosa e la sagoma di un castello si erge imponente davanti a noi.
«Quello sarebbe il-»
«Goodbye, cara.» Continua Serena orgogliosa come se stesse difendendo la reputazione della mondanità italiana.
Dalle quattro torri difensive, poste nei rispettivi punti cardinali, degli enormi fari emanano una luce tale da illuminare diversi campi limitrofi. Un ponte levatoio, con al ridosso un stagno, rappresenta l'entrata del locale.
Le sette lettere che compongono il nome GOODBYE sono affisse all'ingresso e si alternano emanando colori sulfurei.
«Oh cazzo. Dobbiamo scendere!» Serena freme come una bambina che avvista un parco divertimenti. «Ho prenotato il privé da alcune settimane.» Sorride falsamente.
«Tu sei una-»
«Una stronza? Lo so bene!» Fa schietta mentre Mathias parcheggia l'auto in un ampio spazio.
«Prendilo come un regalo da parte nostra.» Ammicca Furio per poi sorridere. Come mi è saltata in mente l'idea che Celeste possa uccidere uno di loro?
Dannazione, Sofia. Quella tossica non deve terrorizzarti. Mi instilla fiducia la vocina malefica.
Come puoi reagire, Sofia? Non hai la più pallida idea di quanto Celeste possa agire di nuovo. Se lo facesse questa sera, oppure domani? Se uccidesse il tuo cucciolo mentre tu dormi? La coscienza accresce le mie paranoie.
«Sofiaaaaa! Sveglia. È notte fonda e stasera dobbiamo soltanto divertirci.» I milioni di brillantini sull'abito di Serena mi fanno distogliere l'attenzione dalle mie paure. «Okay, ragazzi. Vado a parlare con l'organizzatore cosi eviteremo di farci quella fila chilometrica.»
In effetti il ponte levatoio è gremito di ragazzi. Sono accalcati l'uno sull'altro mentre la musica vibra forte sulle imponenti mura medievali.
«Sorellina...» Furio mi si avvicina. «Non dovresti più avere problemi con i giornalisti.» Il sorriso di Furio mi fa sentire protetta. Da piccola sola papà possedeva questa dote.
«Grazie.» Inclino il capo sulla spalla aggrappandomi al suo braccio.
«Stasera sei libera dal mio controllo. Prometto che non farò il fratello geloso. Sai i miei disturbi... Per cui meglio se mantengo la calma.» E con leggerezza, ridiamo insieme.
Alle nostre spalle, la BMW si illumina mandando occhiolini arancioni.
«Possiamo andare.» Sentenzia Mathias inebriandomi del suo odore celestiale.
Serena ci ha presentato Ugo, uno dei sei organizzatori del party; ha aggiunto dettagli sul tizio che a stento ho udito a causa del volume assordante della musica.
Ugo ci ha condotti lungo un tunnel sotterraneo illuminato da candelabri e dopo aver sorpassato una scalinata, siamo approdati nella zona dedicata ai privé.
«Quelli lì alla console è un dj famoso.» Urla Serena nel mio orecchio.
Ma sono assorta nel guardare la miriade di ragazzi ammassati in quella che nell'epoca medievale sarebbe dovuta essere una sala ricevimento.
Mi aggrappo alla balaustra e a pochi centimetri da me, un ragazzo si diverte a gettare della spumante al livello sottostante. Le balconate attorniano la sala antica e la musica ha il solo scopo di privare gli astanti dell'udito.
Serena comincia ad ancheggiare esibendosi in contorti movimenti di bacino. «Sofy, si BALLA!» Urla sollevando le mani verso il soffitto istoriato.
Furio, però, la cattura a sé.
Poggio la mia borsa sul tavolo in legno antico, e quando mi volto trovo Mathias con una sigaretta tra le labbra.
«Puoi fumare, qui? Gli chiedo guardandomi intorno. Non riesco a individuare alcun divieto.
«Se stai cercando il divieto, era affisso all'entrata.» Sfiato del fumo candido per poi ficcarsi le sigarette tra le labbra.
Il suo modo di fumare è smanioso; succhia della nicotina e la testa fiammeggiante della sigaretta si accende di un colore lava.
«Perché hai il broncio?» Gli chiedo avvicinandomi al suo orecchio. La sua espressione tramuta in un secondo. Ora sfoggia un sorrisetto malizioso e mi fissa le labbra.
«Perché in questo locale non posso scoparti.» Mi prende in giro mordicchiando il lobo del mio orecchio.
«Stronzo!» Gli urlo nell'orecchio. «E poi esistono i bagni.»
«Non ti farò prendere qualche malattia per una scopata. Di solito, in questi posti i bagni fanno schifo.» I miei battiti aumentano. Quando Mathias sfoggia sprazzi di premura, finisco per essere inghiottita dalla voglia di saltargli addosso.
«Perché ridi sotto ai baffi?» Mi chiede lui.
«Perché sei diventato un romanticone.» Lo prendo in giro. Lui, tronfio, volta lo sguardo per poi inspirare un'ultima boccata di nicotina.
«Non ti bacerò con quell'alito di sigaretta.» Ma un secondo dopo mi ritrovo la sua lingua bollente che danza con la mia.
«Sarai sempre una dilettante.» Il grigioverde luccica intensamente.
«Non puoi p-prendermi a baciarmi all'improv-» Ma di nuovo, le mie parole vengono interrotte dalle sue labbra. Mathias le preme contro le mie e una passione ardente scalcia nel mio stomaco.
«Perché mi sono innamorata di te?» La frase mi esce spontanea. Lui sorride di gran gusto, ma stranamente non mi risponde. Bracca il mio sedere stringendomi a lui.
«Ragazzi, non fate sin da subito gli sporcaccioni.» Ci redarguisce Serena. Poi si avvicina al mio orecchio. «Sai che questo castello possiede delle stanze.» Sventola due chiavi adornate da ciondoli di cupido. «Per questo motivo è il locale più bello d'Italia.» Tento di afferrarne una, ma Serena ritrae la mano.
«No, no! Bisogna prima sfrenarsi a ballare. Guarda, arrivano in rinforzi.» L'attenzione di Serena è rivolta a un ragazzo che porta in spalla una minuta botte traboccante di bottiglie in vetro.
«No, Sere. Non berrò. È sempre la solita storia.» Ma lei afferra la mia mano con violenza e mi trascina verso il tavolo, luogo in cui la botte è stata depositata.
«Scusa Mathias, mi rubo un secondo la tua ragazzaccia.» Bercia lei. Mathias aggrotta la fronte; tento di parlargli, ma Serena non mi dà agio di farlo.
«Perché dovrei bere?» Le chiedo mentre osservo la sua foga nel riempire quattro bicchieri.
Versa un liquido trasparente dal fetore simile all'alcol etilico, poi aggiunge un liquido al sapore di pesce e un altro al sapore di melone.
«Per scollegare qualche secondo quella capoccia carica di pensieri.» Tasta la mia tempia per poi appiopparmi il bicchiere in vetro. «È ghiacciato!» Esclamò.
«Furio, Mathias... Volete partecipare al brindisi?» Serena urla come una forsennata e i due a cui era destinata la domanda, si dirigono verso di noi.
«Ti odio!»
«Sei innamorata di me. Lo so!» Mi risponde lei stampandomi un improvviso bacio sulle labbra.
«Anche io ti voglio bene, amica mia.» Serena innalza il suo bicchiere, che si scontra con quello di Furio.
«Sto aspettando la raccomandazione.» Dico a Mathias.
«Non arriverà. Sei cresciuta, principessa!» Ribatte lui facendo il tipico gesto de "alla salute".
Furio è tentennante; ora osserva il liquido che ondeggia nel bicchiere. «Se vuoi, puoi anche non berlo.» Mi affianco a lui.
«Devo vincere questa guerra psicologica. Devo battere l'alcol.» Tramite la cannuccia, tira su un po' di liquido color pesca. «Mi aspettavo di peggio da una dilettante come te.»
Si rivolge a Serena e lei gli risponde baciandolo. «Sì, SONO PROPRIO UNA DILETTANTE.» Urla la mia amica enfatizzando. «Meglio che non venga a sapere i miei trascorsi.» Continua sibilando nel mio orecchio.
«Meglio di no!» Ci scambiamo degli sguardi complici e insieme scoppiamo a ridere.
In meno di mezz'ora, io e Serena ci trasformiamo in due ballerine provette sfrenandoci durante il nostro pezzo preferito. «Un altro drink. Solo uno e poi ritorniamo in pista.» Mi urla Serena.
«NO! NON SE NE PARLA, SERE!» E muovo l'indice.
«Mi hai delusa, profondamente.» Fa l'offesa.
«Meglio che non beva molto. Ho qualche esperienza.» Soggiunge Mathias lanciandomi delle occhiate furtive.
«Cosa? È successo tanto tempo fa, e poi non avevo mai bevuto dei liquori pesanti.» Rispondo sulla difensiva.
«Mia sorella va k.o. piuttosto facilmente.» Questa è Furio che ridacchia.
«Parere da donna alpha? Mi prenderei una rivincita. Questi uomini gradassi devono smetterla di sottometterci.» Serena entra nella parte della femminista convinta per il solo e unico scopo di convincermi a bere un altro cocktail.
«Lo fai solo per farmi bere.» Le mostro il gesto.
«Cara, mi ferisci nel profondo. Sai quanto tenga a cuore creare un stato in cui ci siano solo donne.» Serena non riesce a mantenere l'aspetto solenne, e incespica in una risata pestifera.
Li guardo tutti e tre... «Uno soltanto!»
«Che tipa tosta!» Serena è ebbra. «Vuole venire con me a fare questa spesa?» Chiede a Furio tra la confusione; lui accetta.
«Ehi... Ti stavo prendendo in giro. Non bere. Tu e l'alcol non avete feeling. Ed è meglio così.» Mathias stringe forte il polso, tanto che ripetute pulsazioni esplodono sulla mia pelle.
È la capacità di quel colore ipnotico a tappare le mie orecchie nonostante la musica faccia vibrare l'intera struttura.
Mi sono sempre chiesta se Mathias è la reincarnazione di un'antica divinità classica: potrebbe essere Eros dalla sua abilità di far crepitare il mio muscolo cardiaco, oppure Ares dalla sua veemenza nel carpirmi fra le sue braccia. Ma non importanza, qualunque divinità esso incarni, ho la possibilità di assaporare le sue labbra.
«La raccomandazione è arrivata. "Sei cresciuta, principessa"» Il tentativo di imitare la sua voce si rivela una disfatta.
«Siamo ancora in tempo per fuggire...» Le sue parole provocano un temporaneo guasto dei miei neuroni.
«Fuggire da chi?» Interrogo corrucciata.
«Da lei. Io e te, forse anche Bern. Distaccati da questo mondo.» C'è un ardore estraneo nelle sue iridi. Una vaga sensazione di disorientamento costringe la mia mente a elaborare lentamente la risposta.
«Che senso ha fuggire dopo aver intrapreso la battaglia? Non potrei più abbandonare mia madre e Serena. Ho compreso che loro formano una parte di me, e lo stesso vale per te. Ho conosciuto anche mio fratello, e l'idea di dovergli dire già addio mi terrorizza.» La luce nei suoi occhi si spegne come quando un vecchio guardiano copre la fiamma dell'ultima candela.
Perché...
«Amicaaaa!» La voce squillante di Serena spezza l'atmosfera. Mathias di colpo pare indossare una maschera e si rianima.
«Ecco il tuo cocktail...» Sono concentrata sul suo sguardo. Non riesco a staccarmi.
Perché vuole fuggire con me? Non ripone più fiducia in noi?
Un tempo, quando ero con lui, avevo la certezza che il mondo avrebbe potuto schierare un esercito formato da tutti gli abitanti del pianeta, ma che noi due, in un modo, l'avremmo scampata, avremmo scoperto la formula magica per volare sopra l'esercito e abbandonare la Terra. Sapevo che io e lui saremmo resistiti persino a una apocalisse; tutt'ora il mio cuore mi impone di crederci.
E adesso, invece, lui mi osserva con occhi smarriti.
«Beviamo!» Serena obbliga il mio viso a voltarsi verso di lei. «Biancaneve, hai accettato la sfida. Ora devi rispettarla.» Puntualizza.
«Okay.» E butto giù l'immane quantità di alcol.
Gli effetti collaterali si sommano agli altri due cockatils che passano per la mia gola. E a serata inoltrata mi reggo in piedi con il sostegno del corrimano.
«Sofia, prendi.» Serena mi lancia una chiave, che precipita sul pavimento appiccicaticcio.
Tin... È il tintinnio simile a quello della campanellina. È prolungato... Poi scema e la chiave termina di roteare su se stessa.
Rimango assorta a gattoni, sebbene l'alcol mi faccia oscillare pericolosamente.
Mi sembra di essere a bordo di una nave in balia di una tempesta. Mi infrango con il sedere per terra e a gattoni raccatto la chiave.
Che bel portachiavi... Cupido. Perché non ho aperto quella campanellina? Non lo ricordo. Mi sforzo, ma il buco nero si aziona nel momento in cui mi scervello.
«Sofia!» È Mathias. Da quanto è così stentoreo? Mi ritrovo eretta sue due gambe, le mie gambe...
«Cosa cazz... Cos'è quella chiave?»
«Quale chiav... Ah sì, questa! Sii specifico la prossima volta. Questa porta alle stanze sotterranee. Serena ha detto che questo locale è il più bello d'Italia perché ci sono delle camere in cui è possibile fare...»
«Andiamo.» Mathias fa un segno rivolto a qualcuno. Sventola la mano. Lo imito.
«Sapevo sarebbe andata a finire così. Devi riprenderti. Vieni con me.» Afferra forte la mia mano.
«La strada per le camere?» Chiede a una persona. Chi è quest'uomo?
«Dovete salire delle scale. Avete la chiave per le camere in cima al castello.» In cima al castello? Non ho voglia di salire delle scalinate. No!
«Non voglio.» Farnetico.
«Dobbiamo salire.»
«No, no. Mio padre si starà domandando che razza di figlia ha cresciuto. Hic...»
«Sei ubriaca, e anche molto.» Dice lui severo.
«Perch...» Un coniato di vomito respinge l'ultima lettera accentata.
«Permetti?» Un getto d'acqua ghiacciata mi viene versata in viso. Annaspo, aggrappandomi a lui.
«Oh Dio!» Inspiro aria, per poi cominciare a farneticare.
«Papà... Sono un'ingrata. Lo sono...» Mi ritrovo con il ventre schiacciato contro la spalla di Mathias.
Sono già stata sulle sue spalle, non ricordo la data precisa, però ci sono stata. È scomodo e il mondo è capovolto.
Bla, bla, bla, così fa il mio stomaco. Sembra che al suo interno sia in atto una di quelle noiose discussioni politiche dell'ONU.
Sento lo strisciare di una porta, poi Mathias mi adagia su un letto. Ora è comodo e la discussione politica all'interno del mio stomaco sembra essere conclusa.
«Devo andare in bagno!» Mi tiro su barcollando.
«La porta è quella.» Dice Mathias.
«Okay, grazie ragazzo affascinante.» Sorrido per poi aprire la porta ed espellere.
«Sono un disastro.»
«Sdraiati sul letto.»
Sono in un vortice. Tutto è circolare. Tutto ruota. Niente è immobile. La vita si muove in un moto ondulatorio. Il contatto con il materasso è un sollievo.
Che bello il soffitto... Ci sono tanti mattoni grezzi incastonati. Mi sembra di essere nei dormitori di Hogwarts, con la sola differenza che Mathias mi osserva in questo mio stato pietoso.
Vergognati di te stessa. È una vocina antipatica che ciarla.
«La campanellina... Cosa conteneva?» Chiudere le palpebre è piacevole. Silenzio. Bottiglie che si fracassano al suolo... Risa sguaiate. «Mathias...» La mia voce è roca. Un calore intenso è di fianco al mio orecchio. Sto dormendo? Oppure sono sveglia?
«Non dovrai più guardare il tramonto, Sofia. Tu sei sempre stata destinata a unirti alla luce dell'alba. Ma questa volta lo dovrai fare da sola. La vita così ha deciso. Ti amo; ricordati il suono di queste parole.»
[SPAZIO AUTRICE]
... So che arriveranno commenti poco pacati. Scoprirete meglio le enigmatiche parole di Mathias nel prossimo capitolo. Nel frattempo sono aperte le scommesse alle Teorie Contorte 😂😂😂😂.
Questo capitolo e il prossimo rappresentano una svolta cruciale nell'intreccio della storia. 😈😈😈. Pianifico tutte le malvagità da un bel po'. Ma vi poemetto che non vi deluderò.
Vi aspetto più calorose che mai al prossimo aggiornamento. Vi voglio bene ❤️❤️
-LaVoceNarrante 💙💙
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