Chapter 120
Il torace di Mathias è un porto senza tempo, dove il mio cuore si unisce alla salsedine e il mio corpo alla spuma bianca del mare. Lui è l'apogeo della medicina per la mia anima.
Avverto vagamente che Mathias stende il braccio e la cabina prende a scendere sino a che le ante si schiudono.
«Ti va se usciamo fuori da questo schifo?» Mi chiede sottovoce.
Detesto staccarmi dalla sua pelle. È la fragranza di Mathias la chiave che mi consente di slacciarmi dalla spietata realtà.
«Sì, va bene!» Gli dico e insieme ci avviamo verso l'uscita.
«Perché cazzo l'hai lasciata andare? Da quanto l'oppio è tornato di moda?» La voce infuriata di Serena riverbera tra le pareti.
Le persone si fermano qualche istante per discernere la fonte del suono. La intravedo voltare, con i suoi capelli raccolti alla bell'e meglio in un mollettone e Raoul al suo fianco con il capo chino. «Mathias aveva detto-»
«Mathias aveva detto... Cosa? A me non importa. Ora devo trovare la mia amica... Sofy, o santo cielo. Cazzo, mi sono pisciata addosso!» Corro verso di me gioiosa. «Non guardate per cortesia. Sempre curiosa questa plebaglia. Fatevi i cazzi vostri!» Prima di abbattermi con il peso del suo corpo, redarguisce gli astanti, che ritornano alle loro mansioni.
«Non ho nulla contro di te, Mathias. Il tuo amico lì non è un granché come bodyguard.» Mathias le sorride flemmatico.
«Questo volevo dirti, che Mathias era qui.» Soggiunge Raoul in tono di rivincita.
«La prossima volta metti dell'olio nella trasmissione "mente-lingua". Ora tutto è risolto... Non proprio. Okay, non parlo più, sono la regina Fuoriluogo.»
«Sere, so che hai difficoltà in momenti come questi.» La tranquillizzo.
«Ti va bene se andassimo tutti a casa mia?» Strizza leggermente una palpebra.
«Ho bisogno di andare a casa di mio padre. Voglio passare del tempo lì.»
«Sì, è giusto. Idro non mi vede da un po' di tempo. Sbaverà più del solito quando mi vedrà.» Sorrido per qualche secondo.
Ricordo il giorno in cui incontrai Idro, ero davanti alla tomba di mia nonna e da lontano vidi un batuffolo grassoccio e con le gambette malferme correre verso di me. Il primo istinto fu stringerlo in grembo.
«Io vado da mia madre, è ancora sotto shock.» Raoul in imbarazzo si liquida facendo un cenno con il capo a Mathias. Quest'ultimo risponde assorto.
«Allora verrò dopo a trovarti. Ho fatto l'abitudine a stare con te.» Pronuncia Serena sollevando il collo per osservare Mathias. «Non ho mai notato quanto caspita tu sia alto!» Esclama lei sopraffatta.
«Forse sei tu ad essere bassa.» Ribatte Mathias prendendola in giro.
«Mi hai accusata di essere nana? Io questa non te la perdono. No, no.» E con posa prosopopea addita l'indice. «Propongo una tregua per il semplice motivo che se ti trucidassi, la mia amica non so cosa potrebbe commettere.» Le mie labbra si incurvano.
«Una cosa: non lasciarla mai.» Il volto di Serena diventa di colpo austero, solerte. Le sue iridi esprimono angoscia.
«Sono qui per questo motivo.» Ribatte Mathias. Serena sentenzia abbassando impercettibilmente il mento.
«Ci vediamo dopo.» Mi stampa un bacio, per poi approntarsi verso l'uscita.
Il mio sospiro è spontaneo, ma la logorante concezione che mio padre sia morto, mi impedisce di godere di un briciolo di spensieratezza.
È tua la colpa... Tuo padre... Lui è morto per colpa tua. Stupida. Ancora devi comprenderlo. Le tue azioni hanno portato a tutto questo. Hai scelto la strada sbagliata, quella che ti sta portando alla rovina. Da quel primo giorno di scuola, da quell'incontro- Rifiuto le parole della vocina della coscienza.
Mathias non c'entra nulla in questa vicenda. L'unica su cui ricade la colpa, sono io. Ho istigato Celeste e lei mi ha dimostrato i metodi grazie al quale è assurta al ruolo di "Regina del narcotraffico" con tanto di epiteto speciale.
«Spiegami il motivo?» Mathias mi spiazza mentre usciamo dall'ospedale.
«Perché pensi che sia colpa tua? Sofia, devi ascoltarmi. Io sapevo che sarebbe successo un avvenimento del genere. Celeste è così. Non sopporta che Alma mi abbia cresciuto e che non c'è spazio per lei nella mia vita.»
«Come posso non incolparmi?» La mia voce diventa incerta. Preciso come le lancette che si possano sul dodici, il nugolo compare nella mia gola. «I-io... N-non so p-più cosa pensare.»
Ritrovo le dita ad esplorare i miei capelli crespi; li afferrano, li stringono, li torcono. Mathias interrompe la tortura. Costringe i miei arti a restare appigliati ai fianchi come una marionetta in legno.
Effimeri lampi abbaglianti ci mostrano l'anatomia delle nuvole. L'aria è satura di pioggia, un odore sudicio, sporco, immondo.
«Raoul mi ha chiamato mentre tu eri in casa di tuo padre. Vorrei ammazzare Celeste per quello che ti ha fatto, ma non posso, cazzo! Non posso lasciarti sola. L'idea che quella fottuta tossica possa toccarti, mi manda fuori di testa. Quando eravamo in Inghilterra, mi svegliavo per controllare se fosse tutto okay. Non te l'ho mai detto.» È la prima volta che il grigioverde è inquieto.
«C-cosa dovremmo fare? N-nasconderci?» I serbatoi delle ghiandole lacrimali sono esauriti. Ora è la rabbia che sfocia indisturbata come un giaguaro in una prateria piena zeppa di gazzelle.
Silenzio... Rumorio dei lampi, passi febbrili, scoppietti di motori. Lo guardo e lui trova un punto di fuga.
Il grigioverde mi abbandona, è vacuo, incerto. Non riesco a decifrarne le intenzioni. Cosa sta accadendo? Credevo di avere gli strumenti per leggere cosa si cela al di là di quel colore oscuro. Mi sono illusa, ancora una volta.
Arrendersi sarebbe la decisione più gusta! Sobilla la vocina della coscienza.
Celeste non più vincere questa guerra. Lei non ha il diritto di trionfare! Compare la vocina della malefica.
«Cosa significa quello sguardo? Mio fratello è salpato verso l'isola. Rhea ci ha informati sul luogo in cui si trova la comunità. Forse Furio troverà anche lei lì.» Faccio speranzosa. Il mio è solo un vano tentativo di cacciare l'incertezza dal volto di Mathias.
«Non ci riuscirà. Sofia, quella strega ha potere.» L'ossigeno assume l'aroma della pioggia. Su in cielo, avvengono delle sommosse tra le nuvole. Una cascata di pioggia fitta batte sulla terra.
«Entriamo in auto!» Fa lui corrugando la fronte.
«Ti vuoi arrendere a lei?» Chiedo confusa. I miei abiti sono già fradici. Mi assicuro che il portafogli di mio padre non si bagni.
«Parleremo in auto.»
«Non voglio parlare in auto, Mathias, Voglio che tu mi dica cosa ti sta succedendo.»
Lui tira fuori la lingua e dalla sua espressione credo abbia compreso che il momento di raggirare la verità è terminato.
«Tu, stai soffrendo di nuovo a causa mis. Okay questa volta forse non in modo diretto, ma nei guai di Sofia, compare sempre il mio nome. Io sono ovunque. Se non mi avessi mai conosciuto... Forse la tua vit-» Prendo il suo viso bagnato fra le mani stampandogli un bacio su quelle labbra che curano la vita.
Le sue iridi si muovono, destra sinistra, destra sinistra.
«Non continuare quello che stavi dicendo. Ho bisogno soltanto che tu mi dia una conferma.» La vocina malefica si manifesta dentro di me.
«Cosa devo dirti?» Chiede lui.
«Che qualunque disastro accada, nessuno riuscirà a separarci.» Proseguo fissandolo intensamente.
Colgo attimi di incertezza. Le sue pupille si dilatano, giusto un po' per farmi comprendere la sua sorpresa.
«Lo sappiamo entrambi: siamo pessimi scolari nell'apprendere che la vita va vissuta solitaria, e brillanti ribelli nel capire che in due tutto ha un cazzo di senso. Ti amo.» Premo le labbra sulle sue mentre la pioggia cade, ci bagna, ma anche lei fallisce nel tentativo di dividerci.
***
Mi soffermo, nel bagno della casa di papà, a osservare ogni dettaglio, anche il più futile. Non sapevo avesse l'abitudine di rimanere la spinetta dell'asciugacapelli nella presa elettrica.
La mensola al di sopra del lavabo è stracolma di boccette profumate. Ce ne sono di ogni forma, a trofeo, della sagoma di un trifoglio.
Lo scroscio dell'acqua mi distoglie dal rammentare i minuti passati con papà e così mi levo alla svelta ostruendo la mente a mettersi in funzione, a pensare, a rievocare persone.
Apro la porta e le iridi di Mathias brillano fulgide nella penombra. «Sotto c'è una persona.» Infilo l'intimo, un jeans una maglia e scendo la scalinata.
La mamma passeggia ansiosa, ma quando i nostri sguardi si incrociano, le nostre urla soverchiano il rumore della pioggia.
Litri di gocce d'acqua ticchettano contro le pareti, il pendolo oscilla all'infinito, mentre io (viso imbrattato di lacrime) e la mamma rimaniamo unite.
«Basta piangere, su, forza!» Mi allontano da lei dopo un tempo inestimabile. Singhiozzo e la mamma mi chiede di sedermi.
Poi emette un risolino isterico. «So in quella testolina cosa starai pensando.»
«Vi lascio sole.» Mathias è con una mano sulla maniglia della porta d'entrata.
«Mi farebbe piacere se anche tu le stessi vicino.» Dice gentilmente la mamma e lui accetta la proposta.
«Voglio che tu stia bene con te stessa. Tuo padre, quando partisti per il Tibet, stranamente fu il primo a dirmi che non ti sarebbe mai successo nulla, che tu eri una persona responsabile e che noi due, io e lui, avevamo creato una creatura cui la terra non aveva mai visto. Quel giorno ero una furia, ma le sue parole, mi fecero effetto.
"Sei stata l'unica persona con cui io abbia fatto l'amore", mi disse alzando lo sguardo. In quel momento mi parve una frase fuori luogo, ma invece stemperò la mia rabbia. Lui si alzò e mi abbracciò. Tremavo come una bambina. Quelle parole servirono soltanto a risollevarmi il morale. È sempre stato un professionista in questo. Beh... Dopo, lo sai, andò in Cina per cercarti. Un giorno mi chiamò domandomi se sapessi un termine in cinese. Gli risposi sconvolta che non conoscevo neppure una sola lettera dell'alfabeto mandarino. Sentivo una voce in sottofondo che parlava velocissimo e tuo padre a imploragli di smetterla.»
Sorrido poiché la scena di papà alla presa con una persona cinese, compare nella mia mente. Però, l'ilarità ha una durata maledettamente breve.
«M-mamma, mi sento i-in colpa.» Balbetto. Una mano stringe il mio stomaco.
«Per cosa, tesoro? Tu non hai alcuna colpa. Ecco... Dalla nostra separazione, il rapporto tra te e tuo padre ha avuto dei momenti difficili. Anche noi genitori siamo umani, possiamo sbagliare, eccome. Ma alla fine c'è un qualcosa che ti spinge a continuare, è l'essenza dell'essere genitori, un desiderio insopprimibile di garantire il meglio ai propri figli, di arrivare alla fine e dirsi "Sì, dannazione! Ho portato al termine il mio lavoro, o perlomeno ci ho provato". Di solito è sempre il genitore a perdonare un figlio e non viceversa, e non dirmi il contrario.» Mi minaccia lei con una faccia buffa.
«Adesso che collego, quella volta che non volevi aprirmi la porta del bagno... C'era lui, vero?» La mamma allunga il collo sussurrandomi l'ultima frase.
«I-io, n-non r-ricordo.» Mento chiaramente in difficoltà.
«Crede che io non lo sappia quando sta mentendo.» Si rivolge a Mathias. «Ti metto alla prova. Se non rispondi a questa domanda, non darò l'okay per la mano di mia figlia. Eri tu nel bagno quel giorno?» Domanda faceta la mamma.
«Quel giorno? Ricordo qualcosa del genere.» Rispondo vago Mathias. Riservo loro delle occhiate caustiche.
«Sono presente. E sai che ho vergogna di queste cose.»
«Mi figlia attiva sessualmente... Questa la devo annotare. Sapevo che eri un furbacchione, tu.» Copre le sue labbra rivolgendosi a Mathias.
«Mamma, ti sento!» Sbotto sbuffando.
«Ops, scusami.» Sospira assumendo un'espressione parca. «Volevo raccontarti questa cosa da un po' di tempo, ma non ho mai avuto il coraggio. Ragazzino, vediamo se questa bravata l'hai fatta.»
La mamma prende in giro Mathias e lui sorride divertito.
«Ricordi quella vicenda che ti ho raccontato. Io e Jérémy che abbiamo fatto l'amore sotto la Torre Eiffel?» Confermo.
«Fatto di meglio?» La mamma ruoto il collo verso Mathias.
Lui è titubante. Prego perché non parli, ma lo fa: «In aereo.» Dice con un sorriso a trentadue denti.
«Sofy!» Esclama sbigottita la mamma. «Sapete il fatto vostro, allora.»
«Oh Dio, che imbarazzo!» Scuoto la testa. Non ho il coraggio di alzare lo sguardo.
«Tralasciando i luoghi poco CONSONI per fare determinate cose» Enfatizza. «Non ha mai saputo come ho concepito Furio. Usate il preservativo?»
«Mamma sto per esplodere dall'imbarazzo.» Lei sorride e anche Mathias. Io invece sento il viso a temperatura magma.
«Dicevo... Quel giorno stesso, la famosa giornata più elettrizzante della mia vita, scoprii di essere incinta. Stupidamente lasciai il test di gravidanza sotto al mio cuscino e così la nonna lo venne a scoprire. Ecco... Non dimenticherò mai più quel giorno. La nonna lo disse a mio padre e in poco tempio decisero di abbandonare la Francia. La nonna aveva stabilito che il bambino sarebbe dovuto nascere, ma una volta accaduto ciò, Furio sarebbe dovuto finire in un orfanotrofio. Ero distrutta, ma riuscii a dire alla sorella di Jérémy, che il bambino sarebbe stato dato in adozione. Quando partorii espressi il desiderio che mio figlio si chiamasse con il nome che tu conosci.
Il rapporto tra me e la nonna, non fu mai più lo stesso. Dopo la sua morte, il rancore che provo verso di lei, non è cambiato. Infondo la detesto ancora. Giurai a me stessa che io sarei stata un genitore diverso, una sorta di confidente per un mio futuro figlio. Non so se abbia fallito. Forse l'unica pecca sono i selfies eccessivi.» Scoppiamo a ridere insieme.
«Quello che ha fatto la nonna a me, si può reputare una cosa grave, ma quello che è successo tra te e tuo padre, tesoro, è solo una banalità.» La mamma afferra le mie mani.
«Lui ti amava, molto più di quanto amasse me. Eri un gioiello dal valore inestimabile per lui e ti assicuro che non riservava un minimo di rancore verso di te. Ha capito che se fossi rimasta in questa città avresti sofferto ancora di più.»
«H-ho l-letto l-la p-poesia...» La mamma strabuzza gli occhi.
«Dov'è'?» Domanda bramosa.
«Di sopra.» Raggiungiamo il piano superiore. La mamma afferra la cornice argentata della fotografia per poi osservarne il retro.
«Che buffo... Eravamo io e lui. L'infermiera da poco ti aveva portata nella nostra stanza. Ci fermammo entrambi a guardarti e all'improvviso Bernardo esclamò: "Marghe, devo scrivere una poesia!" Aveva sempre odiato la letteratura, ma quel giorno, era ispirato.»
TU! Dolce petalo incantato
leggiadra fatina ascetica
romito dono a me dato!
Giaci nell'epicentro dell'amore
attorniata d'una aguzza corona,
impenetrabile
cui l'accesso, demoni, tentano di rubare
Noi, generatori di tale perfezione
guardiani di tale fardello
come umili servitori
vegliamo il tuo sogno
È un istante: ci guardiamo.
La favilla a noi sottratta.
La ragione a noi rinnegata.
Unanimi, avvantaggiati dal tacito consenso
annunciamo l'ascesa di una Dea.
PDV Mathias
I passi al piano di sopra risuonano. La madre di Sofia, ha saputo risollevarle il morale.
Somiglia molto a zia Alma, lo stesso carisma, la stessa tecnica di aggirare gli ostacoli.
Sento la tua mancanza, zia! Se non te ne fossi andata, avresti cercato in capo al mondo tua sorella. Conoscevo il tuo carattere. Sempre pronta a proteggermi.
Un tremolio si espande dal tavolo. Il cellulare di Margaret è illuminato. Distinguo un numero sconosciuto e di sfuggita deduco che le parole mettono insieme un avvertimento.
Sofia e sua madre discutono sopra. Pesco il cellulare: è privo di pin.
Fuori uno! Una buona madre dovrebbe avvisare dei pericoli cui sua figlia va incontro. Se non vuoi che resti orfana, consigliale di lasciare Mathias. È la cosa migliore, per la tua pellaccia e per la psiche di tua figlia. 18:17
Bastarda... Non può farlo, e io non posso permetterglielo. C'è una risposta al messaggio.
Troia, aspettavo da tempo che mi mandassi un messaggio. Da quando hai posato le tue luride mani da tossica sulla pelle di mia figlia, ho sempre pensato quanto tu fossi un genitore schifoso. Non ho insegnato a mia figlia a vivere nella paura e se dovessi sacrificarmi io stessa per darle questo insegnamento lo farò. Hai fatto la tua prima mossa, ma ricorda che quando si toccano i cuccioli della leonessa, questa comincia a sbranare la sua preda.
P.S. I due ragazzi non si lasceranno mai. Alma ha fatto un ottimo lavoro, suo figlio ha ereditato tutto da lei. Sto finanziando una ristampa de "Il bambino innamorato del tramonto". Se vuoi contribuire, ti lascio l'IBAN. 18:50
[SPAZIO AUTRICE]
Lo so l'assenza è stata più lunga del tempo
Allora cose ne pensate di questo capitolo? Amo quando Margaret spiega i suoi aneddoti. È contorta come cosa poiché scrivo io i suoi dialoghi, ma va bene lo stesso 😂😂😂
Celeste è riuscita a mettersi in contatto con Margaret. Cosa succederà?
La risposta di Margaret a Celeste è da discorso d'apertura agli Oscar 😂😂😂😂
Vi aspetto più calorose che mai al prossimo aggiornamento. Vi voglio bene lettrici anonime. ❤️❤️❤️ Oleee l'ho trovato 🎉🎉🎉
-LaVoceNarrante💙💙
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