Chapter 118
Le lacrime si addensano allo scrosciare della pioggia, che batte contro le finestre in vetro.
Tump, tump, tump... Dabbasso passi furtivi mi fanno ridestare. Adagio la foto sul comodino per poi camminare con le punte sino alle scale.
Sento un frugare ininterrotto. Il cuore si scontra contro la gabbia toracica cercando di fuggire.
«Chi c'è?» Ritorna il soave silenzio accompagnato dal mistico sottofondo della pioggia.
Tonfi sconnessi corrono verso la porta per poi scomparire. Scendo la scalinata fregandomi gli occhi al fine di scacciare le lacrime.
Chiunque si sia intrufolato in casa ha lasciato il segno: alcuni cassettoni sono stati aperti e gli indumenti sul tavolo gettati al suolo.
Una brezza si schianta contro il mio viso. Sorpasso la soglia della porta setacciando la zona a destra e manca. La fitta pioggia però annebbia la visuale. Distinguo in lontananza i fari dell'auto di Serena, ma nulla di più.
Chi era? E perché stava frugando in casa di mio padre?
Il soggiorno razziato mi instilla una profonda angoscia, ma la vibrazione del cellulare mi distoglie dalla visione. Mi rituffo in casa chiudendo la porta.
Sto arrivando, tesoro. È la mamma. Come ha scoperto la notizi.... Serena, sarà stata lei.
Levo lo sguardo incontrando una piccola teca metallica affissa alla parete. All'interno è nascosto il portafogli di mio padre. Il respiro mi si mozza, quando le mie dita tastano il materiale ruvido da cui è formata la carta di identità. C'è anche la sua tessera sanitaria e... La patente.
Come avranno fatto i medici a riconoscerlo se i suoi documenti sono qui?
Assorta dalle domande, mi lascio andare sul divano, che mi accoglie stiracchiandosi.
Compio una rapida ricerca sullo smartphone digitando nella sezione "Notizie" di Google, le parole chiavi Omicidio Ertera. Nulla... Appaiono alcuni articoli riguardanti la confessione di Alberto, redatti da Ertera News, e altri incentrati sulla vicenda dell'incendio secolare che ha sconvolto la cittadina.
Ma dell'uccisione di mio padre, nessuno si è preso la briga di scrivere due parole.
C'è qualcosa che non torna nella confessione di Raoul, mia cara. Ora mi chiedo, come i dottori abbiano riconosciuto l'identità di tuo padre, se ha lasciato i suoi documenti a casa. Sofia, secondo le statistiche c'è un'alta probabilità che Raoul ti abbia preso per i fondelli. La vocina malefica getta rami su una pira già straripante di legname. Perché Raoul avrebbe dovuto dirmi il falso?
Proprio lui che mi ha confessato il suo orientamento sessuale e la nascita dell'amicizia che lo lega a Mathias. Tutto questo non ha senso.
Perché rimanere a escogitare le mosse se puoi muovere le pedine, mia cara? Va' da Raoul e chiedigli per quale diavolo di motivo lui sapesse dell'omicidio di tuo padre. Sibilla la vocina malefica spingendomi ad aprire la porta.
Pesco un ombrello dalle stecche un po' ammaccate, infilo il portafogli di mio padre nella tasca e corro spedita verso l'auto di Serena. Lei con il capo chino sullo smartphone, trasalisce quando batto le nocche contro il finestrino. La vedo pigiare il pulsante delle sicure.
«Dov'è Raoul?» Chiedo acuendo di un'ottava la voce.
«Ehi... Sei sconvolta! Cos'è successo? Ha detto che doveva ritirare la sua auto dal meccanico, una cosa del genere. Le persone dovrebbero comprendere che per mettere su una bugia con le palle, bisogna studiarne le dinamiche.»
«Sì, era una bugia. Ed era anche una bugia quella che mi ha raccontato sul come è venuto alla scoperta della notizia della morte di mio padre.» Snocciolo. Avverto le vene gonfiarsi dalla rabbia.
«Sofy, aspetta... Cosa diavolo stai dicendo? Non sto capendo nulla.»
«Guarda qui!» Le mostro il portafogli di mio padre. Le iridi di Serena si sgranano.
«Oh cazzo! Se i documenti erano in casa, come hanno fatto a riconoscere tuo padre?» Sulla sua fronte compaiono curve composte da rughe.
«Dobbiamo andare in ospedale, adesso. Hai avvisato tu mia madre?» Le chiedo in tono austero.
«Sì, sono stata io. Sofy e se quella stronza tossica avesse costretto Raoul a uccidere tuo padre?» Mi chiede lei per poi ingoiare saliva. «Bastardo!»
«Raoul? I-io non l-lo s-so.»
Se l'avesse fatto? Se Celeste ha minacciato di uccidergli una persona a lui cara? Le gambe tramano all'accumularsi dei tanti pensieri che orbitano intorno alla mia mente.
Nel contempo, Serena preme il pedale dell'acceleratore e la pioggia, indifferente a ciò che la circonda, picchietta sul suolo, forte, immortale.
***
Due orribili ricordi illanguidiscono la mia mente, appena poso lo sguardo sulla scritta Ospedale di Ertera.
Qui ho salutato per l'ultima volta la nonna e qui Alma mi ha concesso il privilegio di conoscere ciò che un tempo è stato Mathias.
Ma spinta dalla frenesia di saperne di più sulla vicenda, scaccio i brutti ricordi concentrandomi sul presente. Serena mi tiene il passo e insieme costeggiamo un ampio corridoio dall'aroma di detersivi industriali.
«Devo riconoscere un cadavere!» Pronuncia fredda alla centralinista. Serena è sorpresa quanto la donna.
«È sicura di stare bene, signorina?» Fa la donna in tono materno.
«Dov'è la sala delle autopsie?» Alzo il tono della voce.
La donna riserva un'occhiata a Serena, poi ributta i suoi occhioni scuri verso di me.
«Secondo piano... Le consiglio di indossare questa se è la prima volta che visita un obitorio.» Ma prima che la donna possa terminare la frase, mi avvio in direzione dell'ascensore lasciando a Serena il compito di rassicurarla.
«Dio, Sofy, aspettami!» Trotta la mia amica ansando.
«Sere, c'entra quella stronza. Me lo sento. Io me lo s-sento...» Blocco la mia avanzata, oscurando la vista con le mani. «L'ha ucciso lei, è stata lei. Giuro su Dio che gliela farò pagare.» Sbraito e Serena mi cattura fra le sue braccia.
«Sei sempre stata una guerriera, amica mia, e so che le guerriere non gettano mai la propria spada. Guardami!, ora dobbiamo soltanto scoprire per quale motivo quel coglioncello ci ha mentite, a noi le detective più promettenti del panorama dello spionaggio segreto. Il primo mutilamento di testicoli sarà il suo se ci avrà raccontato delle menzogne.»
Annuisco mentre i pollici di Serena asciugano il mio viso. Ora mi sorride.
«La centralinista peccava di igiene orale. Forse tra un spacco e l'altro terrà la sua bocca impegnata.» Dice strappandomi un risolino. «Oppure ogni spazzolino che si avvicina alle sue labbra diventa carbone. La seconda alternativa, mi sembra quella più giusta.»
Strozzo una risata mentre lei si esibisce in una smorfia di disgusto. «Gesù, aveva un alito ignifugo. Se del fuoco le andava in bocca, lei lo contrastava. Okay, direi che è il momento di prendere l'ascensore.»
«Credo di sì.» Pigio il tasto, che sbrilluccica di cobalto. Le ante si spalancano poco dopo e arriviamo al secondo piano.
Il silenzio aleggia nello stretto corridoio reso macabro dalle piastrelle asettiche. Muovo il collo allargandomi il colletto della mia t-shirt.
«Diamine, sanno dell'esistenza delle finestre?» Fa retorica Serena senza alcun contegno.
L'eco si espande in lontananza. Finestre... estre... estre... tre.. re... «Un luogo accogliente. Suggerirei un distributore con i pop-corn.»
«Le indicazioni indicano che la sala delle autopsie è da quella parte.» Faccio segno a Serena e lei mi segue guardandosi intorno.
Sorpassiamo diverse porte a due ante giungendo a un bivio. Un uomo assorto nella lettura di un quotidiano dalle pagine rosa, ci passa di fianco senza neppure guardarci.
«Scusi, dico a lei, uomo che legge.» Serena solleva l'indice e l'uomo si volta con l'aria di chi si sente chiamato in causa.
«Salve, sa dirmi se di recente è arrivato un uomo la cui identità è sconosciuta.» Mi faccio avanti cordiale.
L'uomo stringe le palpebre nel tentativo di ricordare. «Sì, Bruno mi ha accennato una mezza cosa. Poche ora fa è stato portato un uomo avvelenato da una qualche sostanza. Ancora devono fargli l'autopsia.» Ingurgito trattenendo le lacrime.
«Poche ora fa?» Chiede Serena sospettosa.
«Sì, all'ora di pranzo. Povero uomo, gli è stato sfigurato il volto. Se vuole saperne di più le consiglio di recarsi nella prima porta a sinistra. Lì c'è Bruno, è lui che si occupa di queste cose.» L'uomo, impassibile, si volta curvando la sua spina dorsale per il solo e unico scopo di leggere notizie sportive.
«Hanno tatto in questo settore. Che porci!» Bofonchia Serena distorcendo la bocca. «Vuoi che ti accompagni?» Domanda poi timorosa.
Epuro i miei polmoni dall'aria in eccesso e butto il capo verso il basso. «Ti ricordi da piccole... Quando combinavamo qualche guaio.... Era nostra abitudine tenerci per mano e andare incontro alle conseguenze. Nessuno riusciva a staccarci l'un l'altra.» L'arto di Serena si protende lentamente.
Seguo il moto della mano mentre la mia mente si alimenta di un fiume di ricordi positivi.
«Eravamo una forza sovrannaturale.» Mormoro aggrappandomi all'arto.
Spingo la porta dietro la quale una dolce sinfonia viene mandata da un iPod. Le rotelle di una sedia sfregano contro il pavimento lucido e dietro uno scaffale contenente sacchi per cadaveri, compare un ragazzo sulla ventina e dalla pelle abbronzata.
«Devo visitare più spesso gli obitori!» Mormora Serena. Il ragazzo alza le sue sopracciglia folte.
«Non ha capito cosa ha detto.» Sguscia con la sedia verso iPod e la sua gabbanella bianca si insudicia al contatto con il pavimento. Il ragazzo disattiva la sinfonia.
«Il suo collega mi ha detto che poche ore fa è arrivato un corpo privo di documenti.» Compio un passo.
«Posso darti del tu?» Mi chiede lui avvicinandosi e porgendomi la mano.
Annuisco.
«Sì, è arrivato un corpo non identificato.» Pronuncia il ragazzo e il piccolo barlume di speranza che mio padre fosse ancora vivo, scompare.
«Io sono Serena, comunque.» Si intromette la mia amica.
«Bruno.» Dichiara il ragazzo.
«Mai fatto un Bruno!» Sibila tra i denti Serena.
«Come?»
«No nulla.»
«Lui dov'è?» Le mie corde vocali tremano. Serena si stringe a me.
«Sei sicuro di voler vedere il corpo?» Mi chiede Bruno con un cipiglio.
«No, ma che alternative ho? Sono sua figlia.» Rispondo stringendomi le braccia in grembo.
Bruno china il capo. «Va bene! Seguitemi. Le tute in cui sono avvolti non fanno trasparire l'odore, in tal caso vi serviranno queste.» Il ragazzo di spalle ci offre delle mascherine.
Me la sistemo davanti alla bocca e Serena fa lo stesso.
Di sbotto, Bruno frena tirando a sé un carrello. «Dal viso sarà difficile riconoscerlo. Gli hanno tolto, ecco... Quasi l'80% della pelle. Quindi, io ora copro il viso. Sarebbe un trauma per te che sei la figlia. Okay?»
Non ce la faccio più... Le lacrime ricominciano a inondare le mie goti.
Bruno si frappone tra noi e il carrello contenente il corpo. Adagia un tessuto sulla parte superiore del viso, che parte dal naso sino alla fronte.
«Ecco, dovresti riconoscere la corporatura. Aveva qualche tatuaggio? Segni particolari?»
Le parole sono vuoti tintinni di una campanella. Faccio un passo avvicinandomi al corpo. Bruno ha fatto scorrere la zip sino ai piedi. Mi premo le mani contro la bocca e la mia vista si annebbia.
È lui, Sofia. La corporatura combacia. E quella barba curata nei minimi dettagli. È tuo padre. Conferma la vocina della coscienza.
«Sofy, vieni qui.» Serena si pianta davanti. «Forse è meglio che andiamo via.» Dice.
«No! D-devo r-riconoscerlo.» Mi discosto da lei rincontrando il cadavere. È di una tonalità simile alla cera, eppure non mi provoca un senso di disgusto. È mio padre... Quel corpo appartiene a lui.
Stancamente, getto la testa verso il basso due volte. «È l-lui?» Indaga Bruno. «Mi dispiace. Posso abbracciarti?» Chiede. E poco dopo mi ritrovo il calore del suo corpo.
«G-grazie.» Gli dico.
«Per un abbraccio? Ci si dovrebbe abbracciare più spesso. Il mondo ha bisogno di questo genere di cose.» Chiude la zip, riponendo il carrello nell'apposito binario.
Rivolgo un ultimo sguardo alla tuta che avvolge il suo corpo per poi girarmi.
L'aria è diventata irrespirabile e avverto una crisi di insania crescere dal mio stomaco.
Strappo via la mascherina e senza avvisare Serena, corro via da quel maledetto posto. Mi rifugio in un bagno e la visione del lavabo, suggerisce al mio stomaco di cominciare a vomitare.
«SOFY!» Esclama Serena dalla soglia. Con lei c'è anche Bruno. Verso lacrime tra i coniati di vomiti. Mi ritrovo le mani di Serena sulla fronte.
«R-Raoul... Devo sapere la verità.» Tento di dire, ma vomito di nuovo.
«Scusi, non può entrare.» Dopo qualche minuto trascorso a rimettere sostanze rivoltanti, intravedo Bruno gettare lo sguardo verso la sala da cui siamo appena usciti.
«È venuta già una ragazza?» La voce di Raoul istiga la mia mente a produrre rabbia. Mi getto dell'acqua fresca in volto e sorpasso Serena.
«Sofia...» Sibila Raoul strabuzzando gli occhi.
«TU ADESSO MI SPIEGHERAI COME SONO ANDATE VERAMENTE LE COSE!» Il mio indice si scontra contro il petto di Raoul. Lui indietreggia a causa del mio aspetto cagnesco.
«Ho sbagliato dovev-»
«Raoul, ADESSO! Non voglio sentire più stronzate.» Bercio digrignando i denti. La mia giugulare acquisisce volume.
«O-okay, o-ora ti r-racconterò la verità.»
PDV Celeste
«Allora, l'assassinio è stato registrato?» Celeste è tesa, con i palmi premuti contro la scrivania.
Alle sue spalle, Greg cammina a passo felpato dirigendosi verso la terrazza.
«Sì, signora. È stato registrato tutto.» Risponde lo scagnozzo. «Il file è su questa pen drive.»
Celeste afferra l'aggeggio contemplandolo con fare trionfante. Nei suoi occhi traspare il sadico sapore della vittoria.
«Lei è già in quella cittadina schifosa?» Chiede curiosa all'uomo.
«La ragazza, sì.»
«Bene!» Sogghigna.
Si porta l'oggetto in oro simile a uno stelo vicino a una narice.
La Chiave per il Paradiso le entra in circolazione facendola entrare in un mondo psichedelico, dove lei e Mathias sono uniti, come madre e figlio.
Nella sua fantasia la subdola troietta è stata finalmente sconfitta. Celeste, però è lucida da constatare che si tratta ancora di mera immaginazione...
[SPAZIO AUTRICE]
Non ve lo aspettavate, vero?
I colpi di scena non mi piacciono molto, lo devo ammettere 😂😂😂😂
L'ambientazione è abbastanza cupa, ma non avevo scelta. Questo capitolo doveva essere scritto.
Secondo voi, per quale motivo Raoul sapeva anticipatamente della morte del padre di Sofia? E chi era la persona che frugava nella casa di Bernardo?
C'è anche il PDV del vostro personaggio preferito. 😂😂😂😂😂😂
Vi aspetto più calorose che mai al prossimo capitolo. Vi voglio bene ❤️❤️per il nome da affibbiarvi ci sto ancora riflettendo 😂😂. Accetto suggerimenti.
-LaVoceNarrante 💙💙
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