Chapter 113 pt.2







«Non posso farlo. Cavolo è un reato.» Protesta Justin marcando la sua decisione con un gesto effeminato. 

«Non posso darti torto!» Prorompe Serena facendo la spallucce. 

«Hai un'abilità innata nel convincere le persone.» Le dico mentre lei si appresta ad afferrare il braccio destro di Alberto. 

«Ehi, fratellino caro. Quel porco steso al suolo, ha ucciso due persone, tra cui una ragazza. UNA RAGAZZA!» Si spolmona Tara. Trovo sorprendente la sua abnegazione nell'aiutarci a incastrare Alberto. 

Peccato che il vostro piano sia fallito miseramente. Oltretutto hai colpito Alberto con una padella. Mi rammenta la vocina della coscienza.

Vorrei riuscire a estirparla dalla mia mente, ma sembra un'idea irrealizzabile. Lei è sempre in agguato a farmi notare ciò che è privo di peccato secondo la sua morale cristiana. Maledetta me che durante il periodo di istruzione ho permesso alla religione di insediarsi nei miei pensieri.

«Justin, nessuno ti obbliga a farlo. Ti consiglio di andartene.» Mi sforzo a sollevare le gambe di Alberto. Caspita sembrano pesare più di un quintale!

Alcuni passi suonano dalla scaletta per accedere alle cabine. «ALBERTO, dove sei?» La voce stentorea e possente di un uomo produce un effetto paralizzante sui nostri corpi.

Abbandono le gambe di Alberto, che stramazzano con un tonfo.

«Chi è?» Domando a Justin dalla soglia della porta. La padella è poggiata al suolo; afferro il manico e nel frangente l'uomo apre la prima cabina.

«Cosa diamine state facendo sul mio yacht? Uscite fuori di qui, cazzo!» La voce è irosa. Sporgo leggermente il capo e quello che vedo mi fa raggelare il sangue. 

«È il padre di Alberto...» Mormoro avvilita voltandomi verso Serena e Tara. Entrambe si guardano in viso all'unisono lasciando le braccia di Alberto, che precipita molle al suolo. 

«Santo Dio. Sapevo che sarei finito nei guai.» Il terrore di Justin gli fa venire la voce roca.

«Nascondiamolo lì sotto.» Tara indica lo spazio al ridosso del materasso. Serena l'aiuta a spingere il corpo esanime, ma il padre di Alberto si avvicina pericolosamente alla cabina. 

«Avrà raccontato tutto al padre... Non avevo messo in preventivo che fosse venuto qui con i genitori, dannazione.» Mi auto accuso.

«ALBERTO!» L'uomo, sulla cinquantina, capelli brizzolati, lunghi e dello spessore di spaghetti, si precipita nella cabina. È abbastanza robusto da metterci al tappato con l'uso di una sola mano. 

«Salve!» Tara con un sorriso raggiante sventola la mano. L'uomo si sofferma a guardarla, ma poco dopo avvista le gambe del figlio scoperte e posizionate di traverso. 

«Alberto, cosa stai fac-» Avanza, ma Tara lo ferma.

«Signore, lei è il padre, vero?» Serena mi si affianca. 

«Lasciami la padella.» Sussurra, ma io non le do ascolto. Non possiamo spingerci oltre. Abbiamo progettato un piano, ma quest'ultimo ha subito delle inaspettate variazioni. E ora dobbiamo fare i conti con le azioni che abbiamo commesso. 

Il padre di Alberto vi denuncerà. Sofia, risulterai essere una psicopatica che tenta in tutti i modi di incastrare Alberto per la faccenda dell'incendio. Possiedi delle facoltà intellettive per dedurre che il momento di fare la detective privata è giunto al termine. Piuttosto, escogita un piano per uscire da questa situazione. La vocina della coscienza mi instilla una percentuale di saggezza. 

«... Sono il padre!» Afferma l'uomo tirando per un attimo la sua pancia tondeggiante. Il suo sguardo è austero e il colore delle iridi rispecchia il medesimo di Alberto.

«Non le consiglio di vedere suo figlio in quest-» Le sopracciglia di Tara diventano un arco. Si sentono dei lamenti e i piedi di Alberto cominciano a muoversi. Il padre lo tira a sé, e Alberto scuote la testa per poi premersi una mano sulla nuca. 

«Cazzo, che bernoccolo.» Sussurra Serena. Una bitorzoluta curva spunta dalla nuca di Alberto, sembra essere la rappresentazione perfetta di una collina.

«Puttanelle, cosa stavate facendo?» Lo sguardo del padre è indignato e infuriato al tempo stesso. 

«Puttanelle a chi? Lurido uomo delle navi.» Serena lo affronta. Le serro una mano intorno al polso sussurrandole di non agitarsi. I denti di Justin si trasformano in un temperino per le unghie. 

«Noi lo stavamo aiutando, signor Frankestein.» Le parole di Tara innescano l'ira negli occhi del padre di Alberto. Proprio quest'ultimo, intontito, rizza la schiena massaggiandosi le tempie. 

«Ahia, che male.» Si lamenta e il padre si inginocchia chiedendogli cos'è successo. 

«Dov'è lei?» Alberto alza lo sguardo senza incontrarmi. Le sue pupille vagano nella stanza in cerca di qualcosa. Poi mi incrociano e le sua mascelle assumano una posizione di attacco.

«Mi ha colpito, Sofia. T-tu mi hai colpito.» In un frangente Serena strappa la padella della mia mani e la nasconde dietro la schiena. 

«Che razza di ematoma... Tu, alza le mani.» L'indice accusatore dell'uomo sceglie l'imputata: me. 

Sento Justin emettere un sussulto. «N-non ho n-niente fra le mani.» Le mostro. 

«Suo figlio è chiaramente ubriaco, Mr. Frankenstein. Annusi il suo alito.» Il tono faceto di Tara, irrita l'uomo. 

«Mi stai prendendo per il culo, ragazzina?» La pronuncia inglese del padre di Alberto è pessima. 

«Mi ha colpito!» Urla Alberto aggrappandosi alle lenzuola cincischiate. Si rimette su e dal comodino aperto agguanta l'iPhone. La registrazione è ancora in corso. «Volevano farmi confessare.» Ora avanza incerto verso di noi.

Serena si posiziona in linea diagonale al padre di Alberto.  Non sta prestando la minima attenzione alle parole del mio ex.  

«Cosa credevate di fare? Mio figlio è innocente. Non ha fatto nulla.»

Ho piazzato una bomba sulla diga che attutiva il flusso della sopportazione. Diamo il via alle danze! La vocina malefica sparge veleno sulla mia mente. 

«Suo figlio... Suo figlio è un grande BASTARDO! Merita di marcire in carcere. Ha ucciso delle persone. La notte Giulia non ti tormenta? Non senti le sue urla mentre il fuoco le brucia le gambe, il torace, il viso. E Lucas? Lui dovrebbe assillarti. Dovrebbe rammentarti tu quanto sia una persona spregevole, schifosa.» Un afflusso di rabbia infiamma la mia gola. Le arcate dentali di Alberto strusciano l'una sull'altra. 

«Hai distrutto la mia vita...» Tara mi circonda con le sue braccia precludendomi di commettere qualche stupidaggine.

La reazione di Alberto è scontata: scaraventa al suolo l'iPhone e con il peso del suo corpo, lo schiaccia. Ciak, ciak, ciak... Il vetro del display si frantuma e lo smartphone cessa le sue funzionalità.

Alberto arriccia il naso mettendo in mostra i sui piccoli denti. Le labbra somigliano a un filo di cotone. 

«Bastardo, quell'iPhone doveva essere mio.» Farfuglia Tara. La sua espressione esprime disprezzo. 

«Qualche altro iPhone?» Domando lui. Le pupille sono in procinto di uscire fuori dalle orbite. Apre le ante dell'armadio gettando all'aria ogni cosa gli capiti davanti. Poi è il turno del comodino, il davanzale celato dalla tenda, il letto. La stanza viene messa a soqquadro. Ogni punto viene passato a setaccio sotto lo sguardo imperscrutabile del padre di Alberto. 

«Avete piazzato un misero cellulare? Beh, allora... Te lo confesso. Ho amato vederlo bruciare, quel coglione. Urlava lui e il suo amico.» Inizia Alberto.

Il suo volto si fa oscuro, malefico. C'è parvenza demoniaca nel modo in cui muove le labbra. 

«Basta, figliolo. È pericoloso!» Gli sussurra il padre. 

«Non preoccuparti papà, non possono farci nulla. Abbiamo vinto noi. Ahia!» Tasta il bernoccolo facendo una smorfia. «Maledetta, dovevo capirlo che non mi hai mai amato, MAI!» 

Il pavimento è una forza magnetica per i miei occhi. Ma la labbra, senza che nessuno dico loro, si allargano arrivando quasi a sfiorare gli zigomi. È un sorriso vendicativo, pieno di rivincita, vittorioso. 

«Devo aggiornarti sulla situazione, lui è vivo. Hai perso!» La mia voce è leggera come il veleno di cobra che si inietta silenzioso nelle vene ma che ti uccide in battito di ciglia.

L'espressione sopraffatta di Alberto colora la mia anima e il gesto medio di Serena porta all'apice la delizia del piacere.

«Fanculo, stronzo!» Rincara la dose Sere. Alberto è frastornato, il veleno delle mie parole lo sta annichilendo. 

«Dovete andarvene. Altrimenti chiamerò la pol-» La frase del padre di Alberto viene interrotta da un inconscio sul punto di confessare. 

«No, t-tu mi stai prendendo in giro. La polizia non ha trovato il suo corpo perché è stata carbonizzato dalle fiamme. Io ho appiccato l'incendio e l'ho visto crepare fra le fiamme. Con lui quella specie di donna e Lucas. Sono tutti MORTI.»

Abbi fiducia nel tuo istinto, e lui che alla fine ti indirizzerà sul sentiero a te designato di percorrere. La vocina malefica soggiunge estasiata.  Lo sguardo mio e di Serena si incrocia. 

«Tu sei rimasta sola come lo sono io. Il destino ci dice che noi due dobbiamo stare insieme.» Farnetica Alberto spingendosi verso di me.

Le dita di Serena si stringono intorno al manico della padella e in un attimo, la mia amica rifila una padellata sul capo del padre di Alberto. L'uomo si accascia al suolo mentre il figlio si volta sbigottito. 

«Padre e figlio. Oh, devo castigare lo Spirito Santo. Puttanella chiami tuo figlio!» Sogghigna lei fiera del suo lavoro. 

«Papà...» Alberto tenta di soccorrere il padre, ma Tara abile gli piazza uno sgambetto. 

«Ci arresteranno! Cosa dirò alla mamma? Lei riponeva fiducia nel suo figlio gay.» La vocina di Justin è terrorizzata. «Siete delle cazzo di terroriste. Ho paura di voi.» 

«Non avere paura, siamo soltanto donne che facciamo funzionare il mondo, tutto qui.» Alberto si copre il naso insudiciato di sangue, mentre Serena è al suo fianco con la padella a mo' di arma. «Se solo ti azzardi ad alzarti te la piazzo sul viso questa volta.» 

Mi inginocchio storcendo il collo. L'allegria mi fa sbocciare un sorriso lampante. «La plafoniera è un ottimo nascondiglio per incastrare un bastardo che ha ucciso due persone.» Alla rivelazione Alberto è vittima di uno spasmo. Tenta di rialzarsi, ma Serena gli fa assaggiare il sapore dell'acciaio. 

«Cazzzoooo, che male. Fottuta puttannaaaaa!» Il suo naso erutta sangue. 

«Te l'avevo avvisato.» Si giustifica Serena.

Struscio la sedia per poi spostare la plafoniera. L'iPhone  è in funzione. «L'abbiamo incastrato!» Esulto allargando le braccia. 

«Che detective cazzute.» Sbraita Tara. 

La giustizia è come una lepre, fugge alla prima avvisaglia di pericolo. Spetta al cacciatore piantare delle trappole. Vittima e carnefice, è questo il fulcro della vita, l'evoluzione dell'uomo. Suggerisce sagace la vocina malefica.

Pigio sulla registrazione mandando avanti la barra del tempo. No, t-tu mi stai prendendo in giro. La polizia non ha trovato il suo corpo perché è stata carbonizzato dalle fiamme. Io ho appiccato l'incendio e l'ho visto crepare fra le fiamme. Con lui quella specie di donna e Lucas. Sono tutti MORTI.

La voce di Alberto si propaga limpida come acqua di un ruscello primordiale. 

Serena ride e con lei Tara. Anche Justin esterna la sua soddisfazione. Forse sarà soltanto sollevato per l'epilogo positivo della faccenda. 

«Ora dobbiamo chiamare soltanto la polizia!» Soggiungo. Nonostante Giulia mi abbia spesso infastidita provo un senso di libertà nell'averle donato un pizzico di giustizia. Lei non c'entrava nulla nella vicenda. Si è trovata al posto sbagliato nel momento sbagliato. E dopotutto l'Universo le doveva maggiore tempo per vivere. I genitori potranno finalmente scoprirà la verità anche se sarà una mera consolazione.

«Saliamo sopra. Chiameremo gli sbirri.» Ci suggerisce Tara e Justin scatta verso le scalinate. 

«Mi dispiace abbandonarti, coglione, ma le manette ti attendono.» Si liquida Serena. Alberto rotola al suolo e ormai il suo viso è color carminio.

«Cazzo, non c'è segnale... Oh, ora c'è.» Comunica Tara una volta raggiunto il piano superiore. «Eh, grazie per l'iPhone, mia dolce fanciulla.» La musica riverbera nel cielo e alcuni ragazzi ubriachi fradici sono stesi al suolo.

«C'è troppo chiasso. Vado sul molo!» Ci avvisa Tara e Justin la segue. 

«Ce l'abbiamo fatta.» Serena mi sorride. «Grazie a lei.» E inalbera la padella. «Come cavolo puzza, Gesù.» Scoppiamo in una risata. 

Un'ombra compare dalla scaletta delle cabine. È Alberto. Cavolo, ha una...

«Cazzo, una pistola!» Esclama Serena aggrappandosi al mio braccio Alberto arranca spostando brutalmente una ragazza che l'ostruiva. Ci ha viste!

«Non passerò la mia vita senza di te. Rimarremo insieme per il resto delle nostre vite. Anche in un altro mondo.» La sua pelle è invasa dal sangue. Con la lingua, pulisce le sua labbra assaporando qualche millilitro di densa sostanza rossa. 

Io e Serena ci abbracciamo avvolte dal terrore. Alberto ci ha appena puntato la pistola contro. «Ti voglio bene, Sofia.» Mormora lei. Tremiamo come deboli foglie stormite da un vento antartico. 

Un inno gaio prende vita sull'imbarcazione e alle nostra sinistra un trenino di ubriaconi ci sorpassa. La musica disorienta Alberto. Le sue dita si flettono sulla sicura della pistola, mentre il capo gruppo caucasico del "Trenino degli ubriaconi" si prende una pausa di riflessione.

«Un pelle rossa!» Urla e l'intero gruppo lo imita. 

Il mio cuore e quello di Serena strepitano a un ritmo insostenibile.

«A-anche i-io ti ho sempre voluta bene, amica mia.» La dico mordendomi la lingua.

Avvisto l'indice posarsi sulla pistola. Il cervello comando alle palpebre di chiudersi.

PELLE ROSSA, PELLE ROSSA. L'inno soverchia la musica. PELLE ROSSA, PELLE ROSSA. Una mandria di bisonti corrono sull'imbarcazione.

Un urlo acuto sferza il cielo. Io e Serena riapriamo la palpebre all'unisono.

"Il trenino degli ubriachi" ha investito Alberto: ogni componente del gruppo si riversa a mare. Alberto scossa tenta di impugnare la pistola, ma fallisce.

L'arma precipita in un tonfo, venendo assorbita dagli abissi. Lui si dimena fra le acque oscure e "il Trenino degli ubriachi" forma un cerchio intorno a lui.

AUGH, AUGH, i componenti si esibiscono in una coreografia agghiacciante.

«Uomo rosso è diventato uomo nero.» Grida una voce.

[SPAZIO AUTRICE]

The end of Alberto, avrei dovuto nominare questo capitolo 😈😈.

Cosa ne pensate di questo capitolo? Vi è piaciuto l'epilogo della vicenda?

Vi aspetto più calorose che mai al prossimo aggiornamento.

Vi ringrazio, ALWAYS. La storia ha raggiunto quasi 150.000 mila views. Thank you ❤️❤️ Spero di sdebitarmi con i miei colpi di scena. 😘❤️. Love uou. Siete lettori INIMITABILI.

P.S. Se a qualcuno fosse nata la curiosità... La tipa nella gif, è la figlia del capo villaggio indiano dell'Isola che non c'è

-LaVoceNarrante 💙💙

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top