Chapter 113 pt.1
una settimana prima...
Sono trascorsi alcuni giorni da quando io e Sere abbiamo scoperto che lo yacht di Alberto è ormeggiato sul pontile di Astrea.
Da quanto ci aveva anticipato Alfred, il pontile era in disuso, ma nonostante ciò abbiamo scoperto che le barche possono attraccare al solo fine di far giovare l'economia del Paiolo Magico di Ofelia.
Tara è stata informato sul conto di Alberto e una volta appresa l'intera storia si è detta disponibile a qualsiasi azione; «Ti faremo sapere al più presto.» Le abbiamo detto e lei ha risposto che sembrava il salamelecco di un colloquio di lavoro.
Di notte, e munite di binocoli, ci siamo imboscate nel locale di Ofelia e abbiamo spiato i movimenti di Alberto.
Durante uno dei nostri spionaggi, Mathias ci ha colte in flagrante domandandoci perché avessimo un binocolo. «Eduard, l'amico di Furio. Ci sono andata a letto. Vorrei essere avvisata quando è nel mio raggio di azione. Piaciuta la spiegazione? Sofia è la mia collega. Non temere.» Gli ha detto Serena in un contorto ragionamento.
L'espressione di Mathias non è stata poi così convincente. Sia lui che Furio sono all'oscuro di tutto.
«Questa è una questione che devo risolvere io.» Serena ha appreso le mie intenzioni.
«Dobbiamo, mia cara.» Ha puntualizzato, poi.
Nella giornata di ieri la nostra indagine ha subito un colpo di scena: Alberto darà un party sul suo yacht spostando però quest'ultimo nel principale molo della città.
«Dovremmo infiltrarci.» Dico a Tara mentre lei è intenta a contemplare Serena. «Tara, ci sei?» Do uno schiocco di dita e lei rinsavisce.
«O-oh sì. Sono qui. Dicevi...» La sua mente pare essere attraversata da un'idea illuminante. «Se l'operazione "Incastra Coglione" andrà a termine, me la darai?» Chiede lei a Serena.
«È tutta tua. Prima però dobbiamo incastrare lo stronzetto.» Conferma Serena tra il mio sbigottimento.
«L'episodio in cui dichiaravi di essere bi curiosa, me lo sono perso.» Le dico e Tara sghignazza.
«Sai bene che non lo sono. Ma esiste un prezzo da pagare per ogni fottuta cosa che esiste su questo pianeta.» Risponde pragmatica.
«È vero! Abbiamo attuato il baratto.» Tara appoggia la teoria di Serena. Mi ci vuole qualche minuto per assimilare le regole del "sistema".
«Okay. Prima di decidere i premi, dobbiamo escogitare un piano per salire su quel maledetto-»
«Dovete salire dove?» Dalla scalinata per l'aerea ostello, compare il volto assonato di Furio.
Caspita, ho deciso di organizzare questo incontro alle sei del mattino per far sì che non venissimo interrotte. Non sapevo che Furio gareggiasse contro l'alba.
«S-salire. Mhh... Salire?» Si interroga Serena presa alla sprovvista.
«Salire sopra, ovviamente.» Continuo vacua e Furio aggrotta la fronte.
«Salire da me!» Esplode Tara allargando le braccia e investendo Furio come se fosse un bue.
«Sono lesbica. Non preoccuparti. Il tuo bel fisico non verrà toccato dalla mia lingua.» Tara mostra la punta della lingua a Furio e lui ritrae il collo.
«Andiamo da Tara questa sera. Vuole farci vedere alcune foto scattate con Joanna.» L'esuberanza di Tara ha fornito l'assist per la bugia.
Lei ora sorride, con un ghigno sinuoso che parte dall'occhio per arrivare all'estremità opposta.
Furio, invece, ci squadra sospetto mentre al di là del vetro, la raggiante linea del sole scalcia dall'orizzonte per illuminare il mare.
«Okay. Io ora devo andare all'ambasciata americana per definire i dettagli della spedizione. Vi farò sapere.» Ci informa Furio e noi annuiamo.
«Posso parlarti un secondo?» I suoi occhi bluastri si posano su di me.
«Certo.» Mi alzo raggiungendolo. Il suo fiato da detective gli avrà detto di non fidarsi.
Stupida, vuoi raggirare un agente dell'FBI. Hai già tentato una volta di farlo, ma il tuo fratellino ha acciuffato sia te che Mathias. Esplode la vocina della coscienza.
«Ho parlato con mio padre e... Non l'ho mai visto così felice.» Il quantitativo tossico d'ansia scema nell'aria.
«È il momento meno adatto, ma papà mi ha confessato che ha intenzione di sposarsi. Margaret non sa nulla.» Precisa Furio.
La gioia dilaga dentro di me. Immaginare la mamma essere la protagonista di una cerimonia mi rende euforica.
«N-non riesco a descrivere quello che provo.» Unisco le dita giocherellando.
«Sono felice anch'io all'idea.» Furio mi sorride e non resisto a catturarlo nella mia morsa.
«Ti voglio bene, anche se sei stato uno stronzo.» Mormoro nel suo orecchio e avverto la presa di Furio stringersi.
«Non dovevo farmi accecare dal lavoro. Stavo per privarti della tua vita.» Confessa lui con una voce biascicata. «Tu, invece, sei andata contro Mathias per aiutarmi. Ho una sorellina unica nel suo genere.» Gli stampo un bacio sulla sua guancia implume.
«Ci vediamo dopo.» Nel sorriso di Furio traspare una felicità forse mai conosciuta.
È da quando siamo arrivati in Inghilterra che il suo fiato è naturale, privo di scorie quali Sambuca, Sky e ogni altro tipo di liquore. Il cuore ribolle dalla contentezza. È cambiato, d'altronde tutti possono riuscirsi.
Anche Mathias l'ha fatto.
Sei stata tu a far uscire il meglio di Mathias, mia cara. Ma non l'hai cambiato. Spesso si fraintende migliorare con cambiare. Devi sapere, mia dolce fanciulla che l'amore sano migliora ma non cambia. Le relazioni sono tossiche. Si pretende che l'altro sesso debba cambiare per soddisfare l' ignominioso senso di felicità.
Quanto si sbagliano, mia cara. L'essere umano è un animale che ha bisogno di compagnia e in quanto tale crea pretesti per riuscire nel suo intento come un lupo che avvista la sua preda. La linea amore-egoismo è sottile, invisibile dal telescopio, ma visibile per chi possiede la capacità di vedere.
La vocina malefica ronza nella mia mente mentre Furio saluta Serena per poi allontanarsi dal Paiolo Magico.
«Cavolo, sono lesbica, ma quello lì fa arrapare anche me.» Fa schietta Tara e Serena tira il petto in avanti in chiaro segno di "È solo il mio uomo".
«Ragazze, vi prego. Ritorniamo al discorso "Incastra Coglione"» Catturo la loro attenzione battendo le mani.
«Sì. Dobbiamo infiltrarci e sopratutto comprare smartphone.» Aggiunge Serena.
«Perché gli smartphone?» Chiedo confusa.
«Perché gli smartphone sono le cimici moderne. Tutti ne abbiamo uno. Ne piazziamo alcuni in una cabina dello yacht. Poi entra Tara in gioco: tasta il pantalone di Alberto. Il coglione si crede che voglia fare sesso e se la porta in cabina. Gli uomini a letto ciarlano come una vecchia in pensione. E il gioco è fatto. Alberto va in prigione così Giulia – anche se non la sopportavo – avrà un po' di giustizia.»
«Sì.» Confermo pensando a quanto i genitori di Giulia abbiano sofferto.
«Chi è questa Giulia?»
«La ragazza che ha ucciso Alberto.» Le rispondo.
«Bastardo! Gli dovrò tagliuzzare i testicoli come se fossero prezzemolo.» All'idea designata da Tara avverto la pelle accapponarsi.
«Ora rimane un solo problema: come dannazione saliamo io e Serena su quello yacht?» Innalzo le sopracciglia.
Serena posa una mano sotto al mento; Tara, invece socchiude le palpebre come se si stesse scervellando. «Sapete, mio fratello Justin ama travestire le persone. Potrebbe aiutarci!»
Io e Serena ci scambiamo un'occhiata di acconsentimento. «Può andare!» Sentenzio. Le mia labbra si distendono tanto da farmi male.
Non dovresti essere felice. Questa si chiama vendetta! Mi fa presente la vocina della coscienza.
Dovresti brindare. Fanculo la morale religiosa e fai pagare a quel coglione la sua condanna. Incita la vocina malefica.
***
La mia espressione quando Serena metteva gli smartphone nel carrello era sconcertata. Ha comprato una decina di Samsung e in più – lei si dichiara apertamente iPhoniana; termine da lei coniato – ha comprato anche tre iPhone sforando i due mila euro.
«Sere, contribuirò anch'io. Sono ricca.» Le ho detto sarcastica, ma non ha ceduto.
«Hai l'eredità di tua nonna. Io, invece qualche milione sparso qua e là. L'economia deve girare.» Mi ha dato di spalle dirigendosi verso la cassa.
«SERENA! Mi regalerai una iPhone, vero?» Ha urlato Tara inseguendola.
I clienti del negozio di elettronica hanno usufruito della scena comica.
La signorina alla cassa ha chiesto se Serena era sicura di spendere cinquemila euro in smartphone.
«Facciamo una cosa: le affido il mio conto corrente, così spenderà i soldi in modo intelligente.» Ha aggredito la ragazza, e lei si è limitata a svolgere il suo dovere.
A pranzo avevo i nervi tesi. Ofelia ha preparato delle pietanze invitanti, ma mi si è chiusa la bocca dello stomaco.
Alfred e David hanno interrogato Furio e quest'ultimo li ha rassicurati dicendo loro che la spedizione partirà molto presto.
Alle 15 in punto è partita la missione "Incastra Coglione": Tara si è recata allo yacht di Alberto mentre io e Serena abbiamo spiato l'evoluzione della vicenda da una staccionata.
Dal binocolo, Sere ha potuto vedere che Tara ha mostrato un po' del suo seno ad Alberto e lui circospetto l'ha ammirato.
«Sa il fatto suo, quella Tara.» Ha ammesso Serena. Poco dopo Tara è tornata mostrandoci il pollice all'insù. La prima fase è andata a buon fine.
Quando Justin è venuto con i suoi trucchi sgargianti, ci ha rassicurate dicendoci che nessuno si avrebbe scoperto.
Serena è diventata irriconoscibile, una Marilyn Monroe con i tratti di Angelina Jolie. Justin ha applicato delle lentini sulle sue iridi che sono diventate di un azzurro ghiaccio.
Per il mio aspetto invece Justin ha dovuto pensarci un po' su. Alla fine però ha deciso che sarei dovuta diventare una Barbra Streisand con il taglio d'occhi di Cleopatra e anche il colore delle iridi.
Il risultato finale è stato sconvolgente: sono diventata un'altra persona.
«Ve l'avevo detto che la mia puttanella ha del talento.» Ci ha detto Tara dando una sberla sul sedere di Justin; lui si è infastidito per poi assumere un'aria imbarazzata.
Nel momento in cui si stavamo uscendo dal locale, ho sentito la voce di Mathias chiamarmi a sé.
Ho pensato che sarebbe stato in grado di riconoscermi anche con la pelle scura.
«Dove state andando conciate così?» Serena ha guardato me, poi Tara. Tara ha fatto la stessa cosa. Io con lo sguardo perso nel vuoto ho dato libero sfogo alla mia fantasia bugiarda.
«A una festa per sole donne.» La mia risposta però l'ha infastidito.
«Me lo scrivevi sul cellulare, quando eri lì. Forse mia madre sarebbe venuta a farsi un giro.» Il suo sarcasmo mi ha irritata, ma Serena ha trovato un modo per decretare la fine delle ostilità.
«Tu e Furio andate in un night club. Sarete perdonati.» Sere mi ha spinta fuori dal locale mentre polemizzavo sul perdonare un'eventuale visita al night club.
«Anche questo sembra essere un edizione limitata firmata madre natura.» Ha concluso Tara seguendoci.
Il molo in cui Albatros, il nomo dello yacht di Alberto, è ormeggiato, pullula di grosse imbarcazioni. Il mare sembra essere levigato, lo si può accarezzare.
La musica rimbomba da varie casse: Albatros e Kurami, un altro yacht, si sfidano nella lotta della musica più alta.
Tara, saltellando al ritmo delle note musicali si lancia sul pontile raggiungendo Albratros.
«Non ce la faremo mai!» Afferma Serena scuotendo la testa.
«Andiamo!» Le dico ingoiando saliva. La mia borsetta è invasa da smartphone.
«Cazzo, quante persone.» Serena sale la scaletta in acciaio. La seguo.
La piccola piscina sull'imbarcazione è piena zeppa di schiuma e una ragazza con il seno al vento si tuffa urlando. Un ragazzo, la segue. Lui però decide di levarsi il costume.
«È un set porno.» Dico a Serena mentre ci facciamo strada sul ponte laterale. Sapevo che Alberto possedesse uno yacht, ma non immaginavo fosse di questa grandezza.
«Ti levi dai coglioni, stronzetta?» Il cipiglio di Serena mi fa ritornare al presente.
La bracco mentre la ragazza con gli occhi arrossati e una canna stretta fra le dita, si impianta a osservare Serena.
«Sembra la bambola di quel film horror.» Costringo Serena a proseguire; lei però coglie l'occasione per mostrare il dito medio alla ragazza.
«Dove diavolo è Tara?»
La mia domanda trova una risposta immediata: alla fine del breve androne, la prua dello yacht è stata adibita come rifornimento alcolici.
Avvisto Alberto e Tara discutere. Lui tiene stretto un drink con tanto di cannuccia a forma di ombrellino, lei invece ha cominciato a tastargli il petto.
«Sere, ci sta parlando. Dobbiamo trovare le cabine.» Un mix di rabbia e frenesia esplodono nel mio corpo.
Una parte di me mi incita a lanciarmi contro di Alberto e fargli assaggiare l'acqua salata, mentre l'altra mi chiama a ragionare e a giocare d'astuzia.
«Dobbiamo passare di fianco a loro se vogliamo accedere alle cabine.» Constata Serena. Un ragazzo al suo fianco si è poggiato sul corrimano è in questo momento sta vomitando.
«Cazzo, doveva vomitare al mio fianco? Ma dico, che cavolo ha il mondo contro di me.»
«Sere, mantieni la calma.» Bofonchio.
Lei distorce il naso, ma quando il ragazzo le poggia una mano grondante di vomito sulla spalla, Serena perde contatto con la razionalità.
In un attimo spintona il ragazzo ubriaco oltre il corrimano e quest'ultimo urla come un primate, poi si schianta a peso morto contro il mare calmo. Premo le mani sul viso, sperando che nessuno si sia accorto dell'accaduto.
D'improvviso cori d'urla si espandono sino a raggiungere l'immensità delle stelle e un gruppetto si tuffa dall'imbarcazione.
«Visto? Ho dato il via a una moda.» Fa Serena soddisfatta e pulendosi il braccio. La mia è un'occhiata che significa "Hai avuto soltanto fortuna."
Alberto e Tara ora sono abbracciati.
Lui preme il suo corpo su quello della nostra amica, che è poggiata contro l'asse di metallo.
Alberto affonda la bocca sul suo collo mentre noi di chetichella avanziamo verso le cabine.
Tara ci fa segno di proseguire. Sfioro la camicia bianca di sete di Alberto e d'improvviso lui si distacca da Tara come se si fosse appena svegliato da un incubo.
Ruota il collo a destra poi a sinistra. Tiro Serena a me; insceniamo la parte delle ragazze ubriache che contemplano le stelle.
Il naso di Alberto annusa. Che diavolo starà facendo?
«Cosa c'è?» Gli chiede Tara.
«Quella fragranza la conosco.» Risponde lui. Sgrano gli occhi e Serena si accorge della mia preoccupazione.
«Ti sei spruzzata quel profumo?» Mi chiede quasi impercettibile.
Annuisco strizzando le palpebre. Sono una stupida! Ricordavo che a Mathias piacesse quella fragranza; i gusti di Alberto non hanno mai sfiorato il mio interesse.
«È la mia fragranza.» Insiste Tara. Si sente il rumore delle sue labbra a contatto con quelle di Alberto.
«Levati! Quella fottuta fragranza, la conosco. Il profumo era Dolce e Gabbana: Light Blue e solo lei lo indossava.» Il naso di Alberto è vicino alle mie spalle.
Serro le mascelle mentre Serena sbircia oltre me. È Tara a salvarci dalla disfatta: la sua mano si infrange sul pacco di Alberto e lui emette un grugnito appagante.
«Ora ti mostro la mia fragranza.» Sento il tipico rumore della cintura che viene spuntata.
«Si è girato verso di lei. Dobbiamo andarcene ora.» Sibila Serena con fare furtivo.
Mi volto ripassando di fianco ad Alberto. Sono sicura che si sia rigirato, ma mi inoltro nelle cabine.
«Vediamo quel è libera.»
Su un corridoio a rombo si affacciano quattro porte bianche e al centro del pavimento è intarsiata nel legno la scritta ALBRATOS affiancata dal peculiare animale ad ali spiegate.
Serena ruota la prima maniglia ma lo scenario ci lascia interdette per qualche secondo.
Quattro ragazzi sono impegnati in un'orgia infischiandosi di essere osservati.
«Fate pure. E viva il sesso!» Serena richiude la porta con grazia. «Cavolo, un rapporto a quattro non è da sottovalutare.» Tiro indietro il collo cercando di comprendere il suo scopo. «Sei fuori di testa.»
Mi prendo la briga di aprire la seconda maniglia e questa volta troviamo due ragazzi, uno nell'atto di genuflettersi.
«Viva l'amore gay!» Esclama Serena sputando alle mie spalle mentre io mi scuso.
«Ma quello lì è Justin. L'ho riconosciuto.» Mi fa notare Serena. È il fratello di Tara.
Non ci ha notate poiché è impegnato in altre questioni. Richiudo la porta e Serena sembra fremere dalla felicità.
«Che carino. Stava facendo un pompino.» Sorride.
«Sere, fa' silenzio. Devo ricordarti che siamo sullo yacht di quel coglione?» Le chiedo retorica.
«Giusto! Però era dolce mentre lo pre-»
«Basta!» La interrompo.
La terza cabina è libera; da quella adiacente provenivano urla tipiche di un orango.
Un piccolo materasso fiancheggia la parete in marmo e una armadio bianco è posto nella parte opposta.
«Allora, metteremo uno smartphone sotto al letto, uno nell'armadio-»
«Uno nella plafoniera.» Mi indica Serena. «Lì andrà l'iPhone. Si sente chiaro.»
«Mettiamoci all'opera!»
Posiziono un cellulare nel comodino. Serena struscia una sedia posizionandola al di sotto della plafoniera.
«Non ci arrivo. Sono nana.» Dice tentando buffamente di sfiorare la superficie di vetro.
Ridacchio per poi correrle in soccorso. Aziono la registrazione per poi adagiare l'iPhone in punto scoperto in cui il microfono riceve le onde radio.
«Anche dietro la tenda. Non potrebbe mai accorgersene.» Serena sposta il lungo telo bianco e dietro di esso è nascosta una padella al cui interno dei tuorli di uova emanano un fetore rivoltante.
«Santo dio, cosa cazzo fanno su questo yacht? I riti satanici con le uova?» Si chiede lei e ridiamo allo stesso tempo.
Kreeeek, la maniglia ruota e i nostri visi divengono terrei.
«L'armadio.» Sgattaioliamo nell'armadio chiudendo la ante un momento prima che Tare e Alberto entrino nella stanza.
Un odore forte cresce sino alle mie narici. Sposto lo sguardo verso il basso e avvisto le uova. Serena stringe fra le mani la padella.
«Cosa?» La mia espressione è puro sbalordimento. Alberto sveste Tara del primo indumento.
«Che bello bruciare cose, case...» Dice lei giocando con il membro di Alberto.
Quest'ultimo emette grugnito. Si lancia fra il seno di Tara muovendo la testa convulsamente.
Dei brividi percuotono la mia pelle. Non dovevamo proporre a Tara di prendere parte a questa follia.
Alberto si prende una pausa tracannando dello champagne. Dalle fessure dell'armadio, è possibile fruire della visione scabrosa.
«Forza Tara.» Serena, conciata, parla fra i denti.
«A me piacciano le fiamme...» Tara succhia il collo di Alberto e lui le accarezza il petto, poi i seni.
«Anche a me.» Sibila lui.
«Bevi un altro po' di champagne, maschione.» E lo costringe a bere. Alberto tossisce per poi sputare fuori il liquido. Tara scoppia a ridere e anche lui.
«Un tempo ho appiccato un incendio. È stato bellissimo!» Tara rincara la dose. Alberto ha un attimo di tentennamento poi ritorna a ridere con aria inebetita.
«Mai provato?» Ancora Tara.
«Io? Ho provato tutto.» Risponde lui mangiucchiando le labbra di Tara.
«Wow, che stallone.» Tara gli bacia il torace scendendo sino alla parte pubiche. Il pantalone di Alberto è andato. Vedo la sporgenza crescere fra i suoi boxer.
«Facciamo un gioco per rendere più eccitante l'atmosfera. Tu mi racconti come hai appiccato l'incendio e io ti racconti di quella volta in cui ho bruciato un intero bosco. C'è una cosa che non ho mai raccontato a nessuno. Il tutto però provocandoci piacere a vicenda. Inizi tu..»
Tara massaggia il membro di Alberto e lui grugnisce.
«Ci sto. Voglio vederti nuda!» Si morde le labbra e Tara lo costringe a bere di nuovo.
«Se le tocca le parti basse dobbiamo agire.» Mormoro a Serena e lei convinta butta il capo verso il basso.
«Allora, aumento l'intensità quando inizi a spiegare...» Dice Tara suadente.
«Sì... È stato un sbaglio ma sapere che quel coglione stesse bruciando lì dentro mi ha fatto godere.» Tara stringe veemente e Alberto grugnisce più forte.
«Quindi hai appiccato tu l'incendio?»
«L'incendio? Era un rogo.» Ridacchia socchiudendo debolmente le palpebre. «C'è stato un piccolo errore: la ragazza.» Confessa.
«Ce l'ha fatta!» Mormora, ma Serena blocca la mia mano.
«Non ancora. Deve confessare che l'ha uccisa lui.» Ci scambiamo occhiate al buio.
«Che peccato... È morta a causa del tuo incendio.» Il tono di Tara è faceto. Alberto annuisce senza però confermare con la voce.
«Cazzo, parla, parla!» Fremo dalla voglia di uscire da questo dannato armadio.
«È un no?» Gli chiede Tara. Alberto lo osserva con uno sguardo vacuo poi si distacca.
«Non dovrei parlare con te.» Respinge brusco la ragazza, ma Tara non demorde.
«Okay, okay è tutto apposto. Vieni qui.» La ragazza gli fa segno di venire con le mani, e lui timidamente avanza verso di lei. Ora sogghigna e in un frangente tira a sé il cassetto del comodino.
Lo stomaco diventa una sostanza liquida. «Cazzo!»
«Questo è un cellulare e s-sta registrando... T-tu la conosci. Sei sua amica. Conosci S-Sofia.» Alberto serra le sue dita intorno al collo di Tara.
«Psicopatico del cazzo!» Urla Serena spalancando l'anta dell'armadio.
Il tonfo del fondo della padella contro il capo di Alberto è un rumore soffice, soave.
«Ahia!» Alberto si preme le mani sulla nuca.
«Sarebbe dovuto svenire.» Constata sconvolta Serena. «I film mostrano solo stronzate.»
Strappo di mano la padella e al secondo colpo violento, Alberto va k.o. strabuzzando sul pavimento. I tuorli vengono catapultati contro il soffitto in una sbobba disgustosa.
«La realtà è due colpi.» Affermo facendo un sorrisetto sadico. Serena e Tara mi osservano con i tipici occhi delle protagoniste di un film che si credono sane di mente.
«Non ho resistito.» Trovo una scusa, ma la verità è che non so neanche io cosa mi abbia preso.
Il dolore ha prevalso, ha ucciso la parte razionale e mi ha ordinato di agire.
È stata una piccola vendetta per la sofferenza patita alla notizia della morte di Mathias. È stata una liberazione della mente da quella realtà che Alberto avevo reso reale.
Mi sento alleggerita da un carico pesante tonnellate.
«Battito debole, ma è vivo.» Ci informa Tara sistemandosi.
«Ora cosa facciamo?» Chiede Serena guardando il corpo privo di sensi.
«Non sono riuscita a farlo confessare. È una persona parecchio fuori di testa.» Dice Tara con un sguardo arguto.
«Non ti preoccupare. L'ho imparato a mie spese.» Le do il mio appoggio.
La manipola ruota di nuovo ma questa volta si affaccia un biondino dagli occhi azzurri.
«Justin!» Esclama stranita Tara. «Cosa diavolo ci fa qui?»
«Lo fai meglio di me. Dovresti impararmi.» Serena riserva a Justin un occhiolino.
«Cosa?» Fa Tara cogitabonda.
«Il pompino.» Justin arrossisce.
«Oh cielo! Che gioia. Davvero lo stavi facendo? Tutto sua sorella.» Tara euforica abbraccia il fratello.
«Ragazze, se non avete notato, lì c'è un corpo privo di sensi che abbiamo preso a padellate.» Le riporto in orbita terra.
«Oh cielo!» Justin si sbarra la bocca.
«Cose da investigatrice privata.» Tara fa un occhiolino.
«Dobbiamo trasportarlo e portarlo in un luogo.» Faccio frenetica e sistemandomi i capelli.
«Tara spara un luogo, la regina delle padelle cosi comanda.» Mi prende in giro Serena.
«Un luogo... Vediamo...»
«Il magazzino del porto è abbandonato. C-sosa h-ha fatto q-questo ragazzo?» Justin ci offre la soluzione per poi ritornare a essere stralunato.
«Una lunga storia, più del pene di quello lì.» Lo risponde Serena sornione e le guance del ragazzo divengono rubiconde.
«Quant'è distante il magazzino?» Chiedo.
«È nella direzione del pontile.» Tara agguanta le braccia penzolanti di Alberto. «Dobbiamo trasportarlo, no? E allora... Cosa state aspettando? Non posso trascinarlo da sola.»
[SPAZIO AUTRICE]
La situazione è degenerata, come sempre 😂😂😂😂😂.
Il piano è sfumato. Come faranno Sofia, Serena e Tara a far confessare Alberto?
Cosa ne pensate di questo prima parte capitolo? Ve l'avevo anticipato che sarebbe stato esilarante.
Voglio le reazioni per l'arma bianca di Sofia 🍳🍳🍳 😂😂😂😂
Vi aspetto più calorose che mai al prossimo aggiornamento. Vi voglio bene ❤️❤️
-LaVoceNarrante 💙💙
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