Chapter 107




Nell'auto di Furio è calato il silenzio. Appena giunte nel motel, io e Sere abbiamo fatto una doccia e asciugati i nostri corpi umidicci. Per un po' ho temuto che Mathias e Furio potessero azzuffarsi, ma ciò non è avvenuto. Stranamente confabulavano. L'entrata in scena di Celeste la Pazzoide li ha avvicinati.

«Stanno ancora discutendo? Non volevano trucidarsi a vicenda?» Serena esce dal bagno con i capelli ancora madidi d'acqua. «Qualcuno avrebbe potuto piazzare soltanto noi donne sul globo. Sarebbe stato uno spasso...» Si prende una pausa come se qualcosa di geniale le fosse venuto alla mente. «Ritiro le mie parole. Un mondo senza sesso non lo riesco a concepire.»

Strapazza i suoi capelli con un asciugamano lillà e intagliata dalla scritta brillantata Versace. «La morbidezza di questa asciugamano è fantastica.» Fa soddisfatta.

La carta di credito del padre versa lacrime nell'esatto momento in cui passa a Serena.

Ora la osservo: è intenta a pettinarsi i capelli con la sua spazzola professionale; le ha anche messo un nome: Betta.

Quando ho visto precipitare Serena dal baratro ho creduto che fosse finita, che la nostra amicizia sarebbe sparita nell'acqua dolce del Saguaro Lake.

Se ripenso a quell'istante i polmoni tremano e il mio stomaco traballa.

La paura spesso la si vede come un'aquila lontana che volteggia nell'aria, e altrettanto spesso si finisce per abbassare la guardia e finire inevitabilmente agganciati dagli artigli del pennuto.

Una sensazione ancestrale, nata dal primo uomo, dalla prima cellula.

La paura è inarrestabile, non la si può fermare e non esiste palliativo che l'attenui.

È una Signora della natura, appartenente al consiglio ristretto delle Emozioni dell'Universo. Ognuno di noi l'ha provata e ognuno di noi contortamente ne è rimasto attratto.

È un infinito corteggiamento universale: essere umano e paura, ma alla fine è la Signora della natura che ha la meglio.

Mentre precipitavo ho temuto per la vita di Serena, ma quando l'acqua mi ha calamitata, ho avuto paura di morire. È una paura che si prende la briga di tatuare la tua pelle con un inchiostro immune ai laser di ultima generazione.

Avresti potuto evitare di fare la conoscenza di tale paura; l'unico avversario immortale della paura, è la mente, mia cara. Allenala, tienila in funzione, non spegnerla mai, lei ti correrà in auto come Ombramanto ha sempre fatto con Gandalf. Appare la voce dalla coscienza.

Come insita è la paura, insito è anche il coraggio. La natura ha generato coppie di sfidanti, ora sta a te Sofia sfoggiare le tue abilità e vincere il duello. Sibila la vocina malefica.

«Sere... Forse dovresti tornarte-» Dallo specchio intravedo Betta indicarmi come se fosse un pugnale aguzzo.

Le sopracciglia di Serena si innalzano come archi di acquedotti romani. La sua espressione è imperturbabile.

«Mi chiedevo quando l'averesti detto. La risposta è no, comunque. Tuo fratello bacia bene.» I nervi tesi si ammorbidiscono e le labbra graziose di Serena, solcano un sorrisetto beffardo.

«Ma-»

«Non voglio sentire un "Ma". Non mi interessano i "ma", forse mi interessa qualcun altro.» La curiosità in coppia con la gioia, mi spinge verso Serena.

La mente viene invasa da un flusso d'energia positiva. «Stai confessando che...»

«Io? Ti sbagli. Mi potrebbe piacere chiunque. Resta il fatto che il mio radar ha captato oro nelle zone meridionali.» Il vetro appannato offre la parvenza dello sguardo perfido di Serena.

«Avevo ragione!»

L'alcol, Sofia... Serena deve saperlo che la bocca di Furio e la bottiglie di Vodka si baciano continuamente.

«La ragione è sopravvalutata.» Ribatte lei. Nel suo viso c'è qualcosa di nuovo, una crema che le fa brillare la pelle.

Sofia devi dirglielo, adesso! So che potresti sembrare una gusta festa, ma devi farlo. L'amicizia che vi lega non conosce menzogne. Spara a raffica la coscienza.

Chino il capo concentrandomi su quanto sia lercia la pavimentazione di questa stanza.

«Questa cosa ti ha rattristata? Ohhh, non ti abbandonerò, patatina. Mi avrai sempre davanti al cazzo, finché non moriremo insieme. Anche nella tomba, ne faremo una unita, mano nella mano. Che te ne pare?»

Abbasso il volume di recezione dei timpani; la voce squillante di Serena è lontana chilometri e chilometri. Sembrerò una stronza, eppure ho il compito di indossare questa maschera.

«Sere devo confessarti delle cose.» Serena si ammutolisce voltandosi e riservandomi uno sguardo truce.

«Riguarda m-mio fratello...» Lei inclina il capo dicendomi implicitamente "... Quindi?".

«So che potresti vedermi come una stronza, ma Furio-»

«È un giovane alcolizzato a causa di tua madre, che l'ha fatto soffrire. Lo so, me l'ha detto.» La sua espressione muta; la mia, invece, rimane contrita.

«Ti ha anche detto che soffre di un disturbo della personalità?» Ecco ciò che avevo previsto. Il volto sopraffatto di Serena mi suggerisce che ho appena indossato la maschera della stronza senza cuore.

Queste situazioni vorrei poterle cancellarle delle interazioni umane, ma non è possibile.

Serena sospira rigirandosi e poggiando le mani sul mobiletto su cui è incastonato il lavabo verde bottiglia.

«Ricordi quando ti dicevo che non avrei mai provato un'emozione, che la ricchezza di mia padre aveva mangiucchiato la mia anima? Sofy, ero una stupida, una cretina. Non te l'ho mai detto, ma tu mi hai ispirata. Il modo in cui i tuoi occhi raccontavano di lui, di Mathias, dei vostri litigi e dei posti in cui andavate insieme. Il sesso era secondario in quel momento. Oh cazzo, sto diventando una sentimentale, una di quelle principesse Diseny vestite di rosa e stereotipate. Ti ho mai detto che le detesto? Le detesto perché il carattere mi impone di guardare la realtà e di non andare oltre. La mia mente mi dice che i ragazzi sono tutti uguali. A loro piace far soffrire una ragazza, a loro piace fare gli arroganti e i superiori. Il mio parere non cambierà mai, mettiamo in chiaro questo piccolo punto. Li scopiamo noi a loro.» Ridacchia e io con lei. «Però quando uno stronzo, arrogante, bello e superdotato- »

«Non voglio conoscere le "doti speciali" di mio fratello.» Protesto indignata.

«... Ancora devo provarle. Quando ti capita un sorrisetto che ti prende e cazzotti l'intestino e ti spreme le meningi, allora è un fottuto guaio, amica d'infanzia.» Termina solenne manovrando la testa su e giù.

«Oddio, la mia Sere è infatuata e ha le scocche rosse. Che tenera!» Le solletico i fianchi e Serena prima esprime un borbottio di lamento, poi urla a squarciagola, tanto che Furio e Mathias si gettano nella stanza con aria preoccupata.

«Cosa cazzo...» Mathias squadra la stanza, mentre Furio calibra il suo sguardo verso quello di Serena.

«Non è successo nulla. Serena mi stava soltanto dicendo che è...» La mano di Serena mi tappa la bocca e il suo piede calpesta il mio. Reprimo un urlo e lei ride a trentadue denti.

«Le stavo dicendo che deve farsi una ceretta.» Continua la frase Serena e Mathias esprime un sorriso malizioso.

«L'ha notato anche qualcun altro.» Dice vago parlando di lui in terza persona. Il mio sguardo infuriato si posa sul suo.

«Ragazze, dobbiamo spostarci. Sofia sei ancora disposta ad andare in Inghilterra? Mathias mi ha detto che Joanna prima abitava lì. Potrei raccogliere delle informazioni. Prendere un criminale è un passo avanti.»

L'argomento potrebbe mettere angoscia ma nel modo in cui Furio lo espone mi fa scaturire speranza.

Forse sarebbe meglio che la paura si allontani dal mio corpo e se ciò significa attraversare l'Oceano Atlantico, allora dovrò farlo.

«Oh, il mio soggiorno in America è durato moltissimi mesi.» Fa sarcastica Serena riprendendo a pettinarsi i capelli. Sorrido per qualche secondo.

«Appena siete pronte, parleremo in un posto sicuro.» Continua Furio senza distogliere lo sguardo da Serena.

«Non ti preoccupare, farò io la guardia a Serena.» Furio trasalisce guardandomi con sguardo trasecolato.

«S-stavo guardando lì.» Per Mathias la discussione è ormai diventata inutile; infatti si ritrae dalla soglia della porta.

Mi avvicino a Furio mentre Serena fischietta e si liscia i capelli.

«Posso anche uscire fuori e tu l'aiuti a prepararla.» Posiziono la mano davanti alla bocca suggerendo a Furio la mia intenzione.

Il fischiettio di Serena scema e un rumore simile a qualcosa che spezza l'aria sfiora la mia testa.

Crack! Il vetro alla mia sinistra va in frantumi e Betta, la spazzola di Serena si schianta sulla casupola di Francis.

Si sente un starnazzo di dolore. Serena si piazza le mani davanti alla bocca, poi malefica esclama. «La stronzzagine porta alla stronzaggine.» Si leva una ciabatta ed è pronta a lanciarmela contro, ma esco in tempo prima che l'arma bianca si schianti sul muro.

Un riso si espande nel mio stomaco. Poco dopo una mano avvolge il mio ventre portandomi ad angolo del corridoio.

Il grigioverde illumina la mia vista nonostante la luna si imbuchi fra le nuvole.

Ha un'espressione divertita, eccitata. Il battito del mio cuore cresce e anche il suo.

«Siamo ritornati ai tempi del liceo. Ci voleva Serena.» Sussurra sporgendosi per osservare giù.

«Sta salendo Francis, cazzo! Dobbiamo far uscire Serene e tuo fratello. Vieni, forza.» Prende la mia mano e raggiante lo segue con l'adrenalina che si incanala nelle vene.

Quando apriamo la porta, Furio e Serena sono impegnati a baciarsi. «Di nuovo. Ragazzi dovete scusarmi. Ma dobbiamo prendere le valigie e fuggire.» Li informo rammaricata.

«Sta salendo Francis e se vogliamo fare una bravata e fuggire, dobbiamo andarcene.» Mi appoggia Mathias con voce concitata.

Le iridi di Furio si illuminano di furore. Che anche lui abbia riscoperto l'adrenalina assopita delle bravate?

«Ma sono in accappat-» Furio afferra la mano di Serena e con l'altra raccatta la sua borsa.

Mathias ha già issato la mia valigia.

Ridendo come adulti che ritrovano l'ebrezza dell'adolescenza, sgattaioliamo nella direzione inversa di Francis. Quest'ultimo giunto davanti al vetro frantumato dalla spazzola di Serena, si lancia in bestemmie.

«La mia Betta. Non posso lasciarla lì.» Una volta scesi dalle scale Serena indica la casupola di Francis.

Io e Mathias ci guardiamo e complici corriamo in direzione della casetta in legno.

Francis dalla ringhiera si accorge della nostra presenza cominciando ad appellarci le parolacce più bislacche dello slang americano.

«L'ho presa.» Mathias inalbera Betta come un trofeo e insieme fuggiamo da Francis, che è quasi approdato al piano terra.

«Dai, dai!» Ci incita Furio osservando la distanza che ci separa da Francis.

Serena spalanca la porta e insieme, mano nella mano, io e Mathias ci tuffiamo nell'auto, con il fiatone ma soprattutto uniti dalla complicità. Lui mi stampa un bacio e mi sussurra qualcosa nell'orecchio.

«Stai diventando una fuorilegge. Ti amo»

PDV CELESTE

Miao; un micio appollaiato sulle gambe di una donna muove felinamente la sua coda nera. I suoi occhi inflessibili scrutano oltre la finestra, più precisamente un colibrì che spicca il volo.

Dei passi pesanti come di un alce che possiede la capacità di camminare eretto, crescono dal corridoio.

«Signora...» La donna non si volta ma aizza un orecchio continuando a sprimacciare le orecchie del micio.

«Abbiamo scoperto dove sta andando: Inghilterra, nella contea di Siren.» La informa l'omone con reverenza.

La donna sfoggia un sogghigno tale da far accapponare la pelle al felino. «Bene! Lì c'è un mio socio in affari. La puttanella ha la pellaccia dura.»

[ SPAZIO AUTRICE]

Le bravate sono bravate e per quanto possano essere infantili donano un'adrenalina fuori dal comune.

I ragazzi si stanno organizzando per planare in direzione England. Questo racconto appartiene alle storie d'amore On The Road, mi sa 😂😂.
Sono felice che ne sia uscito fuori un sottogenere diverso dal solito. Questo continuo vagabondare e la certezza che non ci siano mai garanzie mi sta piacendo. A voi?

Cosa ne pensate del punto di vista di Celeste?

Vi aspetto più calorose che mai al prossimo aggiornamento. Vi voglio bene ❤️❤️.

-LaVoceNarrante 💙

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top