Chapter 101
Il sipario diurno viene sostituito da quello notturno, abbellito da isolate stelle ammiccanti.
Serena verrà e io ancora non riesco a crederci. La potrò riabbracciare, potrò risentire il suono del suo risata.
Quanto mi è mancata, lei e quella parlantina spigliata che farebbe tremare anche Furio... Furio, ero così entusiasta di possedere un fratello, ma non sapevo che razza di persona fosse: ostinata, pronta a sacrificare anche la sua famiglia per raggiungere un obiettivo.
Quando tento di immaginare le sue nocche che percuotevano Mathias, una rabbia repressa mi assale. Avevo riposto quintali di fiducia in mio fratello, ma la magia di possedere una famiglia è svanita prima di cominciare.
Sono seduta da un pezzo su una panca in legno malridotta a inoltrarmi tra i cunicoli della mia mente.
La notte è insita di saggezza e quando ci si siede a osservarla nella sua magnificenza, il pensiero si unisce alle stelle cominciando a danzare con esse.
L'iPod di Francis manda in lontananza un sottofondo soave, un blues immemore del Proibizionismo e che coccola il mio corpo.
La sinfonia è docile, ti catapulta in uno dei tanti locali dove agli inizi del XX secolo i musicisti afroamericani si esibivano.
Mi lascio trasportare chiudendo gli occhi per alcuni minuti, ma il sesto senso mi suggerisce che qualcuno mi sta osservando.
Faccio per voltarmi e Mathias è posato sulla ringhiera con i gomiti, le sue iridi emettono continui bagliori che distruggono la razionalità che risiede in me.
Mi sorride per poi approntarsi a percorrere la scalinata.
La scritta NIGHT SLEEP intarsiata in un grosso tabellone dalla sagoma di un letto rifletta la sua luce porpora sugli abiti di Mathias.
Seguo ogni suo passo fin quando si avvicina alla casupola di Francis, il proprietario del motel, nonché rarissimo uomo dai prelibati gusti musicali.
Il blues scema e l'atmosfera lo invoca gran voce. Mathias sporge la testa oltre la finestrina e se ne resta lì per qualche minuto, intento a muovere le labbra. Cosa starà chiedendo a Francis?
Magari starà chiedendo dove può trovare la biglietteria per prenotare il biglietto destinazione LONTANO DA SOFIA. Si pronuncia spietata la vocina della coscienza.
Il suo collo si ritrae dalla casupola grezza e il suo sorriso illumina la penombra.
Si infila le mani in delle tasche blu notte appartenenti a un elegante pantalone della stessa tonalità. Non aveva abiti di ricambio quando siamo arrivato al NIGHT SLEEP.
La sua capigliatura è trasandata e bagnata...
Opzione 1: saltarlo addosso.
Opzione 2: rapirlo e riempirlo di baci.
Opzione 3: ti ho già ricordato di quanto sia attraente la sua figura? La vocina malefica fa accrescere le endorfine nel mio corpo.
«Mia lady...» Indossa un camicia cobalto spuntata al collo e la sua fragranza crea un vortice di desiderio. Dischiudo le labbra e lui fa di tutto per reprimere un sorrisetto.
«Dovrebbe indossare qualcosa di più elegante, poiché questa sera si va a cena fuori.» La sua voce è così giovane, che ormai il ricordo di Mathias rinchiuso in quella sala sparisce dalla mia mente, o almeno in parte.
Le percosse sulla sua guancia sono presenti, ma c'è un unguento che le ricopre oscurandole del tutto.
«Q-quando t-ti sei comprato d-degli a-abiti?» Domando inebetita dal suo fascino. Il grigioverde luccica più delle stelle e l'adrenalina di impossessarmi di quelle labbra incita le mie gambe ad alzarsi.
«Sei esattamente qui da più di due ore. Avevo anche il tempo per farmi un pisolino. Francis mi ha consigliato un piccolo magazzino di abiti maschili e così sono andato. Tu eri innamorata del cielo e non volevo disturbarti.»
Le mie ciglia battono come se fossero ali di una libellula. «Ora, ti consiglio di farti una doccia – giuro che non ti spierò – e dopo potremo andare al ristorante italiano. Francis è un veterano della zona.» Mi fa un occhiolino.
Decido di alzare il mio sedere dalla panca e mi avvicino a lui poggiando le mie mani sul suo petto.
«Sento un fetore...» Ride tappandosi il naso.
Mi discosto da lui indignata, ma in un frangente preme le mani sul mio sedere facendomi sentire il calore del suo sesso contro il mio addome. «Ce la meritiamo la prima cenetta romantica... Magari anche a lume di candela.»
Dovrei dirgli che Serena sta arrivando, ma non ho intenzione di spezzare l'incantesimo creato dai nostri sguardi. «Non verrò. Ai ristoranti non accettano le persone che puzzano.» Faccio una smorfia e nei suoi occhi si accende una scintilla.
«Allora ti metterò in spalla in questo preciso istante, poi ti trascinerò in camera, e lì ti costringerò a lavarti e magari ti scoperò anche sulle pareti della doccia. Che dici il piano ti piace?» Fa lui prepotente.
«Invece salirò io le scale e stasera rimarrai in bianco.» Mento sull'ultima parte della frase. Il volto di Mathias si tinge di un pizzico di stupore.
Lo sorpasso e quando mi volto le nostre labbra vengono solcate da sorrisi carichi di bramosia.
Stai facendo progressi. Hai assunto un atteggiamento da superdonna. Ma la notte è lunga mia cara e sta a te decidere dove saltarlo addosso. Sogghigna la vocina malefica.
Raggiungo la stanza e accendo l'interruttore dell'elettricità.
Mi svesto estraendo il bigliettino; lo nascondo in una sacca della valigia ricoperta da chili di abiti. Il getto d'acqua scroscia sulla piastrelle e quando immergo la testa, un torpore mi costringe a rimanere poggiata contro la fredda parete.
Una lieve fitta all'addome mi riporta alla realtà, e dopo vari minuti a insaponarmi, mi avviluppo il soffice l'accappatoio di fibra sulla pelle.
Il mal di pancia è tipico delle mestruazioni. Ricordo quando l'abbiamo fatto sulla nave: lui mi ha confessato che non è riuscito a reprimere l'orgasmo.
In questi giorni avevo completamente smarrito il contatto con l'idea che il mio corpo stesse covando una creatura. Tiro un grosso sospiro di sollievo.
Della condensa ha appannato il vetro e con la manica dell'accappatoio, faccio oscillare l'arto pulendo lo specchio. Ne esce un rumore simile a uno stridulo e nel contempo la manopola del bagno ruota. Mathias sguscia all'interno catturando la mia pancia.
«T-ti avevo d-detto di non e-entrare.» Protesto, ma i baci sul collo mi suggeriscono di restarmene in silenzio.
Levo lo sguardo al soffitto mentre Mathias si occupa di sfilarmi dolcemente l'accappatoio. Mi ritrovo nuda davanti alla specchio con la sua erezione che spinge sul mio fondo schiena.
«Lì sotto dovremmo procedere con il disboscamento.» Indica le mie zone pubiche. Avvampo all'istante voltandomi verso di lui inferocita.
«Sei un stro...» Ma mi tappa la bocca e le mie guance divengono rosso magma.
«Però la mia lingua sa come destreggiarsi.» Afferma suadente.
Sono nuda davanti a lui; ora Mathias stringe un seno, pizzicandone un capezzolo. Mi sorreggo al davanzale sui cui è presente il lavandino, e lui mi scaraventa sul bancone.
Approfitto per baciargli il collo, mentre lui si sbottona la camicia, poi la patta dei pantaloni.
«Spero di non essere i-indelicata... Ma credo sta per arrivarmi...» Lo sguardo di Mathias diviene smarrito come se qualcuno gli avesse dipinto un mondo distopico.
«Il ciclo?» Continua lui.
«Sì. Cosa c'è?» Allontano le mani dal suo collo rimettendomi l'accappatoio.
«Quindi non sei incinta?» Chiede serio.
«No! Volevi che lo fossi?» Chiedo stranita, ma un ghigno fa scemare l'aria tesa.
«Aveva già pensato a un nome. Un baby Mathias.» Fa una risatina e il ciuffo gli si posa sghembo sugli occhi.
«Un maschietto? Io avrei preferito una femminuccia.» Lo stuzzico afferrando una spazzola.
«Allora mi impegnerò a fare due gemelli!» Mi volto di scatto terrorizzata. «Eri da scopare con l'accappatoio. Occasione persa, ma non irripetibile.» Il mio sconcerto viene placato dal suo sguardo voluttuoso.
«Sofiaaaaaaa.» Un clangore si sente dabbasso. Choom! Pugni vengono scagliato contro la casupola di Francis.
Agguanto la biancheria intima e in un lampo mi vesto, con i i capelli gocciolanti. Mathias nel frattempo è già uscito.
«Fammi vedere mia soruella.» È Furio e la sua voce è biascicata come se si fosse ubriacato.
Quando riesco a scorgermi dalla ringhiera, lo vedo dabbasso con una bottiglia di Jack Daniel's serrata tra le mani come bottino; ora la alza fingendo un brindisi.
«Hai vintooo, tu! Bastardo!» Fa un cenno a Mathias e lui scatta. Mi frappongo e con gli occhi pieni d'ira, Mathias rinuncia a scendere le scale.
Furio barcolla, le sue gambe sono insicure come un bambino che ha appena appreso come si cammina. Cric! La bottiglia semi vuota di Jack Daniel's va in frantumi.
Francis esce dalla sua casupola infuriato, ma Furio gli assesta un colpo che lo rimanda di nuovo dentro la costruzione in legno. Mathias mi anticipa correndo verso le scale.
«Veenite... Sofiaa, devo parlarti, devo dirti che...» La schiena di Furio struscia contro il legno e alcuni frammenti di vetro gli tagliano la pelle.
«Mathias non fargli nulla!» Urlo scendendo l'ultimo gradino.
«Sofiaa...» Il suo respiro è ansante e carico di alcol. Quanto avrà bevuto?
Allarga le orbite strabuzzando gli occhi. Si aggrappa al mio collo, ma un attimo dopo ci ripensa accasciandosi al suolo.
Mathias nel frattempo si sta appurando della condizione di Francis. Accovacciata, intravedo soltanto che l'uomo ha le mani ricoperte di sangue.
«Quante bottiglie hai bevuto?» Chiedo corrucciata.
«B-bottiglie?... Hic-hic...» Emette rutti rivoltosi. «Io bevo SEMPRE. Tutte le sere, sai per d-dimenticare che mia madre si è dimenticata di me. È u-un... Come s-s chiama: giro di parole. E a-adesso si è rifatta viva d-dopo quanto? Oh sì, venticinque anni. Hic-hic.» È ubriaco fradicio, eppure le sue iridi mi osservano intensamente.
«Sofia, guardami... Ti prego, i-io Hic-Hic, non volevo colpirlo, no!» Le lacrime di uniscono al viso madido di sudore.
Il fetore del suo corpo è un mix di sudore secco amalgamato con due litri di alcol. «T-tu devi ascoltarmi, ti prego.» D'improvviso Furio afferra il mio collo, avvicinandomi a lui.
Lo stringe così forte che non riesco a reprimere un urlo. «S-scusa, s-scusa.» Mi lascia andare ponendo le mani a mo' di "Non volevo farlo intenzionalmente, ma sai l'alcol è più forte di me."
Mathias supera la soglia della casupola e non perde un solo istante ad assestare un cazzotto sulla guancia di Furio. Ho sentito l'accozzare delle loro ossa.
«Prendilo come un anticipo, brutto figlio di puttana.» Urla lui infuriato.
Furio accascia il collo su un lato e del sangue comincia a colargli dal naso. «Cosa ti ha fatto?» Mi chiede Mathias con le pupille che quasi fuoriescono dalle orbite.
«Può anche menarmi con la frusta, ma se si permette di sfiorarti anche solo con un dito, lo squarto vivo.» Mathias ha smarrito la razionalità. Ma mi frappongo tra il corpo inerte di Furio e il suo iroso e indomito.
«È ubriaco!» Strillo e intravedo delle persone sporgersi dalle ringhiere del motel.
«Anch'io ero indifeso quando mi ha picchiato con un manganello.» I miei polmoni agognano un pizzico d'aria come un disperso che cerca acqua nel deserto del Sahara.
Mi cristallizzo cercando una bugia nei suoi occhi, ma non appare nulla. Il suo sguardo mi dice soltanto un cosa "Quel bastardo di tuo fratello ci trovava gusto a pestarmi".
Mathias digrigna i denti distogliendo lo sguardo. I suoi pugni tremano dalla rabbia.«Potrei spostarti di lì in un secondo, Sofia, ma non lo faccio. Io e quel bastardo ce la vedremo quando si rimetterà, quando non sarà una sacco della spazzatura. E questa la differenza tra noi due, io non sono un verme lui sì.» La furia devasta i suoi nervi facciali.
«Puoi portarlo anche a dormire nella camera, so che lo farai. Io aiuto questo povero uomo che non c'entra un cazzo in questa situazione.» Indica Francis, che è con la testa inclinata e il viso insudiciato di sangue.
Mathias scompare nella casupola, mentre alle mie spalle la bocca di Furio emette dei rantoli angoscianti. Mi volto lentamente e l'immagine nitida di mio fratello che colpisce Mathias con un'arma bianca mi fa raggelare lo stomaco.
«S-Sofia, d-devi scusarmi, Hic-hic...» Un ultimo singhiozzo e poi le sue labbra si distorcono.
Furio rizza il capo come un cane che ha udito un rumore, e infine vomita un volume di alcol tale da creare una pozzanghera.
Gli sorreggo la testa e lui bofonchia le scuse tra i denti, poi vomita di nuovo.
Dio, che puzza! La bocca dello stomaco mi si chiude.
Invece la bocca di Furio è lo sfiatatoio di una balena, ma non fuoriesce vapore, soltanto liquore fetido mischiato a bile rivoltosa.
Mi tappo il naso con l'altra mano e Furio ansima, ora fortemente. Gli ordino di mettersi a carponi e lui ubbidisce come un fratellino minore che si è preso una sbronzo colossale.
Mathias esce poco dopo dalla casupola con Francis ancora gocciolante di sangue. «Gli ha rotto il setto. Devo accompagnarlo in ospedale.» Mi informa burbero.
Non capisco il motivo per essere astioso nei miei confronti, ma annuisco senza fare storie.
«Scusami.» Un respiro ansante. «N-non v-volevo...» Un singhiozzo. «m-menarlo. J-John n-non mi ha f-fermato.» Furio rantola e le sue guance si riempiono d'ossigeno.
Mathias accende l'auto e Francis sale. Vedo i fari illuminare una siepe e l'auto immettersi nella corsia.
«TU dovevi fermarti! Sei un pazzoide.» Lo accuso accecata dall'ira.
Furio sbarra gli occhi ricominciando a piagnucolare come un ragazzino. «S-si, h-ho un disturbo della personalità. N-non dovrei l-lavorare nell'F-Fbi, no, non dovrei farlo...»
Ma ancora una volta il vomito interrompe il suo discorso. E ancora una volta sono costretta a sorreggerli la fronte proprio come una sorella maggiore farebbe con un fratellino.
Ho uno disturbo della personalità, le sue parole risuonano nella mia mente mentre il suo petto, stanco, pompa alcol per poi farlo sbucare dalla bocca.
Due occhiaie grosse come biglia gli oscurano il volto.
«N-non chiamare m-mio padre, tiprego... L-lui apeva che a-evo s-smesso.» Alcune lettere vengono risucchiate dal Dio del Alcol. Furio parla a stento come una vecchiata ultranovantenne farebbe fatica a scalare una montagna.
«Non lo chiamerò. Ora tu pensa a vomitare.» La rabbia è diventata empatica di fronte allo stato in cui Furio versa.
È floscio come un vecchio aquilone corroso dal vento. La sua testa è sorretta dalle mie mani, altrimenti verrebbe risucchiata dalla forza di gravità. Il suo viso è una fossa.
«Forza, vomita. Ti sentirai meglio.» Lo incito e lui mi guarda con un sguardo infantile, di chi vuole ricercare un'infanzia mai vissuta.
«T-ti voglio bene, a-anche se t-tu m-mi odi.» Mormora e il suo stomaco brontola.
«Non muoverti, okay? Vedo se nella casa trovo un po' di latte.» Gli raccomando astenendomi dal rispondere. Gli voglio bene?
In molti l'avrebbero lasciato vomitarsi addosso, e invece tu hai dimostrato che l'umanità non fa poi così schifo. Resta il fatto che dovrai portarlo fin sopra e immergerlo nella doccia. Ti farai due risate, mia cara.
Stranamente non riesco a distinguere l'entità della vocina.
Sul davanzale, di fianco all'mp3, è appoggiato un cartone contenente del latte. Ritorno da Furio, ordinandogli di bere il contenuto all'interno del cartone.
Il latte fa subito effetto e Furio riprende a vomitare fin quando il suo stomaco non si è depurato di tutto il liquore ingerito.
Nel vomitare, i suoi pantaloni si sono fatti più scuri. Tra il fetore di alcol, pipì e sudore, l'ho trasportato in camera – nessuno si è preso la briga di aiutarmi – l'ho spogliato e ficcato nella doccia.
Ma prima di tutto ciò, Furio ha estratto una lettera dalla sua tasca: era quella di Joanna. Mi ha detto che l'avevo persa quando sono salita sull'elicottero un paio di giorni fa. Sorpresa, ho afferrato la carta e messa al sicuro nella valigia.
L'acqua ha avvilito Furio e per un secondo ho emesso un risolino per l'espressione comica. Gli ho fatto indossare un pantalone femminile sportivo e un secondo dopo che Furio si è poggiato sul letto, ha preso a russare.
Sono stanca, ma il mio udito si attiva appena dei pneumatici sfregano l'asfalto. Mi affaccio notando Mathias e Francis avanzare sino alla casupola. Le scale sono diventate una sorta di tapis roulant. La pozzanghera di vomito inonda le mie narici.
«Pulirò io. Non si preoccupi.» Rassicuro l'uomo dal naso fasciato. «Potresti anche voltarti.» Mi rivolgo poi a Mathias, che ha lo sguardo rivolto verso il cielo solitario.
«Cosa c'è?» Si esprime asettico.
«Cosa c'è? Tu cos'hai?» Mi avvicino in cerca di sguardi.
«Sta dormendo in camera?» Domanda secco. So già che la mia risposta determinerà il destino della discussione. Tentenno chinando il capo.
«Sì.» Rispondo flebile.
Mathias è di spalle e immagino le sue iridi che si confondono con le stelle. Si prende il tempo necessario per rispondere.
«Va' sopra. Sarai stanca. Ho bisogno di restarmene un po' solo.» Si allontana con le mani ficcate nella tasca.
Le parole... L'arma apocalittica inventata dell'essere umano.
[SPAZIO AUTRICE]
Furio ha dimostrato la sua fragilità, ma Mathias ha reagito piuttosto male.
Vi informo che Serena ha già prenotato il biglietto 🙊🙊
Come sempre vi aspetto più calorose che mai al prossimo aggiornamento. Vi voglio bene ❤️❤️
P.S. Oggi ho pubblicato anche un nuovo capitolo di ASTREA: il pontile degli incontri. Se la storia vi interessa mettetela in biblioteca 😉.
-LaVoceNarrante 💙
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