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Calore, luce, vita.
Wren riemerse dal buio un poco per volta. Ma fu quando si mosse nel vasto giaciglio sul quale era stata adagiata, che la ragazzina capì davvero di essere ancora viva. Una fitta di dolore alla spalla la colse a tradimento, restituendola bruscamente ai ricordi della propria rovinosa fuga.
La sua veste ruvida era sparita, sostituita da una camicia ampia quanto un tendone da fiera. La stanza invece era assai piccola, illuminata dal fuoco vivace nel camino in pietra, entro cui sobbolliva una capiente marmitta di rame. Pietra e rame. Unica eccezione in quel piccolo mondo integralmente di legno. La scarsa mobilia, le stoviglie ordinatamente impilate sopra a una mensola e persino la stuoia intrecciata di corteccia di betulla, a lato del focolare. Oggetti semplici, eppure singolarmente curati, nella meticolosa levigatura che metteva in risalto le venature del materiale e nei dettagli ornamentali, con teorie di foglie e animali finemente intagliate. Dov'era mai finita?
Poi la porta si spalancò all'improvviso e un'enorme massa di pelo ispido galoppò all'interno e balzò sul letto travolgendola senza scampo, mentre una lingua calda e umida grande quanto un fazzoletto le lambiva il viso con gioiosa irruenza.
«Buck! Razza di maleducato! Giù di lì! A cuccia!»
Il grosso cane irsuto di malavoglia andò a rincantucciarsi sulla stuoia, mentre una specie di montagna semovente torreggiò a lato del letto, agguantò con una mano simile a una zampa d'orso una sedia e acquistò proporzioni vagamente più umane sedendosi, permettendo alla luce del fuoco di illuminare il poco del suo viso che non era celato dalla folta barba bruna brinata d'argento e dalle sopracciglia, ruvide come incrostazioni di licheni.
«Perdonalo! È stato lui a ripescarti ed è felice di vedere che stai meglio...» spiegò il gigante con voce baritonale, ma cortese.
Il grosso cane tamburò il pavimento con la coda frangiata, intuendo che stava parlando di lui.
«Il mio nome è Elm Hertevel. Te la senti di raccontarmi quel che è successo?» disse l'uomo puntandole in viso i profondi occhi scuri.
Wren sgranò i propri, incredula. Possibile che quel gigante barbuto dalla voce gentile fosse il leggendario custode di Mistywood?
**ATTENZIONE**
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Buona giornata e buone letture!
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