'Remembrance' di Antonio Cianciaruso

Titolo: Remembrance

Autore: Antonio Cianciaruso

Genere: Romanzo di formazione/Storia d'amore

Tipologia: Romanzo

Stato: Completa – Autoconclusiva

Raiting: Verde

Trama:

Nella memoria di ognuno di noi è sito sempre almeno un ricordo che ci rattrista e che fa ci ritornare indietro ad un momento infelice della nostra vita. Potremmo anche non essere d'accordo, ma per avere ricordi felici, bisogna averne anche di infelici e per ricordare, bisogna vivere. Bisogna sempre cercare di vivere scavalcando ogni ostacolo, anche quelli che ci sembrano insormontabili. Non si deve dare ascolto a chi vuole farci cadere, è sempre meglio accettare l'aiuto di chi ci vuole accompagnare avanti.

Questa è la storia di un gruppo di ragazzi che, da essere soli e costretti a sopravvivere, hanno scoperto che, stando insieme a chi si vuole bene, si può ricominciare a vivere.

"Importante è ricordare, ma più importante è dimenticare."

- Rainer Maria Rilke

***

Copyright © Antonio Cianciaruso, tutti i diritti riservati.

Ciao a tutti! Grazie mille per aver deciso di spendere del tempo a leggere questa scheda per la mia storia. Sarò breve, lo giuro. Voglio ringraziare però, prima di tutto, gli organizzatori di questo progetto che, per un'altra volta, hanno deciso di accogliermi tra loro.

Questa è stata la seconda storia che ho scritto in assoluto. Ho impiegato quasi un anno per portarla a termine nel modo in cui la vedevo nella mia mente, ma credo ne sia valsa la pena. Credo sia la storia che più mi rappresenta, dal momento che racchiude diversi aspetti importanti dalla mia stessa vita: la musica, l'amore, la scrittura, i sogni.

Ecco, di questo parla per sommi capi questa storia. Racconta i passati difficili e annebbiati di due ragazzi, parallelamente al loro incerto presente e solo immaginato futuro. Forse erano da sempre destinati ad incontrarsi proprio in quel punto delle loro esistenze. Spero che vi appassionate alle vicende che accadono a loro, e a tutti gli altri personaggi secondari che appaiono nel corso dei capitoli, tanto quanto me ne sono appassionato io in questi mesi.

Vi lascio ad un piccolo estratto di uno dei capitoli. Spero vi piaccia e che decidiate di intraprendere per esteso questa "avventura".

Estratto:

Tutto era ancora avvolto nel mantello scuro della notte, l'odore del vento fresco a impregnare ogni tessuto, la luce fioca e calda della cucina rischiarava in parte il cammino lungo il corridoio. Aprii lentamente gli occhi, sbattendo più volte le palpebre per cercare di rimettere a fuoco correttamente le immagini che captavo distorte dal sonno da poco interrotto. La mano di Luke mi accarezzava dolcemente una guancia, mentre sollevavo l'altra dal cuscino che l'aveva riempita di segni rossi e in bassorilievo.

"Dobbiamo cominciare a prepararci, amore" mi disse, con tutto l'affetto che possedeva, sentendosi in colpa per avermi svegliato.

"Sì, hai ragione" gli risposi annuendo, la mia voce più profonda e roca del solito, scostando le coperte per rivelare le mie gambe stanche e nude.

"La colazione è già pronta di là, io controllo le valige nel frattempo" mi comunicò Luke con un piccolo sorriso in volto, muovendo la sua mano sulle mie gambe per spostarmi a destra e a sinistra i pochi peli che la ricoprivano.

Mi diressi verso la cucina, mantenendo a stento l'equilibrio e socchiudendo gli occhi per il cambiamento alquanto brusco di luminosità. Ingollai in pochi minuti una tazza di tè caldo alla vaniglia e un paio di biscotti, per poi tornare da Luke. Entrambi ci muovevamo a rilento e soprattutto quanto più silenziosamente possibile. Il piccolo Teddy dormiva ancora nel suo lettino e non volevamo svegliarlo. Ci eravamo salutati la sera precedente e, malgrado lui fosse terribilmente triste per la nostra assenza di soli due giorni, mentre gli leggevo una fiaba breve con streghe cattive e ragazzini eroi era crollato comunque nel sonno.

"Tu hai mangiato qualcosa?" Chiesi a Luke sommessamente, mentre lui chiudeva i nostri due bagagli, pieni per metà di vestiti e poco altro.

"Sì, non preoccuparti. Adesso vestiti e io chiamo gli zii per badare a Teddy, sempre se riesco a svegliarli" disse tutto d'un fiato, seguendo la scaletta che si era fissato in mente, per poi passare di nuovo oltre l'uscio della nostra camera.

"Luke?" Lo richiamai, fingendo di essere triste.

"Sì?"

"Bacio?" Lo pregai, picchiettandomi sulla guancia.

Lui mi raggiunse in tutta fretta, alzando per un momento gli occhi al cielo, per poi sorridere ad un passo dalla mia bocca e mi diede un bacio a stampo veloce e tenero, producendo un sonoro schiocco.

"Adesso però sbrighiamoci, se no finiamo per fare tardi" si raccomandò.

(...)

I miei piedi si scambiavano di posto, compiendo gli scalini a due a due e poi camminando sull'asfalto in penombra, toccato solo da un accenno di luce mattutina. Non si avvertiva nessun rumore, solo lo scalpiccio delle nostre scarpe e i rimbombi dei nostri respiri leggermente affannati sulle pareti intonacate delle abitazioni. Mentre io e Luke correvamo contro il tempo, tentando di arrivare con almeno un paio di minuti di anticipo, le mie paure aumentavano e trovavano delle nuove ad accompagnarle, ma una su tutte era la paura dell'ignoto, dell'inaspettato, dell'imprevisto. Poi venivano la paura della disillusione, della delusione, del sentirsi fuori luogo e solo, della mancanza di casa. Mi sentivo così ogni volta che c'era una visita guidata con la scuola, anche quelle della durata di sole poche ore. Non sapevo come comportarmi, tentavo sempre di trattenere la mia personalità, sperando di riuscire a darle delle forme che ricalcassero quelle che gli altri avevano immaginato. Al limite dell'assurdo e dello squallido, per non finire a dover comunicare con persone che non avevo mai incontrato nemmeno di striscio a scuola, non potevo fare altro se non adattarmi. Tutte quelle sensazioni venivano sempre contornate dall'atmosfera fredda, umida e spettrale del Sole appena sorto e del sonno bruscamente interrotto, formando una magia sinistra che era difficile da sopportare per più giorni.

"Che hai Trev?" Mi chiese Luke, prendendomi per mano. Trovai inaspettatamente sudata anche la sua. La scuola ad abbozzarsi in lontananza.

"Ricordi. Non ho mai amato tutta questa pressione che le gite mi mettono addosso."

"Hai ragione, ma fidati di me, questa sarà diversa" tentò di rassicurarmi con un sorriso.

"E perché dovrebbe esserlo? Finirò sempre per sentirmi solo e per trovare serenità in qualche strano tipo di pianta o di antica architettura."

"Perché ci sono anch'io questa volta, Trevor" disse freddamente Luke. L'avevo offeso.

Gli baciai il dorso della mano, non sciogliendola dalla mia. "Questa gita sarà speciale."

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