'Lasciati portare via' di kaname125

Titolo: Lasciati portare via

Autore: kaname125

Beta: Rael83

Genere: Storie d'amore

Tipologia: Romanzo

Stato: In corso

Rating: Giallo

Trama:

Cassandra, impiegata inesperta di una società di oggetti d'arte, e Ryou, un facoltoso mercante giapponese, si incontrano a Parigi per discutere della vendita di un oggetto molto raro. Lei vuole chiudere alla svelta la compravendita, pena il licenziamento, ma lui le farà una controfferta del tutto discutibile: concluderà l'affare solo se Cassandra volerà a Tokyo con lui fingendosi la sua fidanzata. Il motivo è cercare di sabotare un possibile matrimonio combinato. Cassandra si troverà, allora, di fronte a un bivio: essere licenziata, perdendo l'unica costante rimasta al momento nella sua vita, o far parte di quel folle piano mettendo in discussione, non solo i suoi principi, ma tutta la sua esistenza.

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Come è nata la mia storia
"Era una notte buia e tempestosa..."
Okay, non voglio scrivere l'incipit di tutte le opere di Snoopy, ma davvero la mia storia è nata di notte. Un lampo di genio?

No, un lampo di miele.

Ricordo di aver ripensato al primo romanzo che ho letto. Era una storia d'amore ambientata, guardacaso anch'essa, in Giappone. Ricordo ancora il titolo: "E sullo sfondo una pagoda". Avevo nove anni e l'ho rubato a mia madre che aveva finito di leggerlo qualche giorno prima. Ho impresso nella memoria la copertina di quel libro: un uomo bellissimo che abbraccia una donna in yukata, con alle spalle i ciliegi in fiore.

Da lì è nato il mio interesse per il Giappone (l'amore, quello è venuto dopo). Pur essendo piccola, ho scoperto cosa fosse un "harakiri" (la tecnica di suicidio dei samurai) e conosciuto cosa mangiassero i nipponici, per non parlare della loro famosa formalità e i luoghi tipici. Ma ciò che mi è rimasto nel cuore è senza dubbio la bellissima storia tra i due personaggi. Storia non semplice, iniziata male e che man mano ha trovato i giusti binari per poi finire nel migliore dei modi.

Ecco, quella notte, in cinque minuti, ho rivissuto un libro letto, ahimè, tanti anni prima e in me è sbocciata la voglia di scrivere un qualcosa che fosse altrettanto emozionante.
Ho iniziato a fantasticare sui personaggi da creare; con Cassandra è stato semplice. Le ho dato così tanto di me: le mie passioni, i miei hobby, alcune caratteristiche del mio carattere. Il protagonista maschile mi ha dato più difficoltà, non volevo che somigliasse a qualcuno in particolare, tuttavia, volevo che rappresentasse molte delle cose che mi interessano.

Coi personaggi secondari, invece, ho sentito il bisogno di crearne alcuni che mi fossero "familiari" mentre per altri volevo caratteristiche di persone che mi piacerebbe avere accanto.
Man mano che scrivevo, cresceva il bisogno di mettere qualcosa di "mio", un modo per poter far conoscere ad altri un pezzetto del mio mondo e delle mie emozioni. C'è tutto: l'archeologia, che ho dovuto lasciare per la famiglia, l'amore per i libri, che mi accompagna da sempre, il fascino che subisco dalla mitologia greca, da cui il nome dato alla protagonista, l'odio per la lingua inglese! Ma soprattutto c'è la passione che ho verso un mondo così lontano da me geograficamente, ma che sento vicino col cuore!

Ho speso notti intere a studiarne le usanze, i miti, la lingua... tutto!
Ci ho messo tanta emozione nello scrivere questa storia che spero possa essere per qualcuno quello che "E sullo sfondo una pagoda" è stato per me. Mi auguro di riuscire ad accendere l'interesse per questa cultura e, perché no, anche per tutte quelle cose che amo e che penso meritino di essere esplorate.

Estratto dal capitolo sei:

Ryou non smetteva di guardare l'entrata dell'aeroporto, con la speranza di vederla arrivare. Quando, poi, chiamarono un'ultima volta il suo volo, si rassegnò al fatto che non venisse e si diresse all'imbarco.
Preso il suo posto, chiuse gli occhi e imprecò, era convinto di riuscire nel suo intento... ma gli era rimasto solo l'amaro della sconfitta in bocca.
Stava rimuginando sul suo fallimento, quando sentì la voce che sperava di sentire.
«Bene, almeno viaggerò in prima classe!»
Ryou aprì di scatto gli occhi e pensò di non aver visto mai niente di più bello, poiché quella ragazza sarebbe stata la soluzione a tutti i suoi problemi.
«Cassandra...»
Lei lo zittì allungando una mano.
«Non dica una sola parola, non so neanche io perché diamine mi trovi qui! So solo che se non mette in atto tutto quello che mi ha promesso... penso che la mia vacanza si allungherà nelle prigioni di Tokyo, perché commetterò un omicidio.»
Detto questo gli chiese di farle spazio e prese posto accanto a lui.
L'uomo sorrise, pensò che l'amaro provato prima... si era trasformato in qualcosa di tremendamente dolce: il sapore della sua futura vittoria.

Estratto dal capitolo undici:

Ryou, ogni tanto, lanciava lo sguardo alla sua destra per vedere cosa facesse Cassandra, ma, da quasi due ore, lei guardava fuori dall'oblò, ascoltando musica dalle cuffie dell'ipod.
Non si erano più rivolti la parola e erano state le due ore più lunghe che avesse mai passato.
Si era pentito subito di ciò che aveva detto, ma lo sguardo sincero di lei, mentre parlava di solidarietà, lo aveva spiazzato e lui aveva tirato fuori il peggio di sé.
Così era abituato, si difendeva attaccando. Tuttavia, quell'attenuante al suo carattere non lo faceva sentire meglio quando ripensava alla tristezza che aveva visto negli occhi di lei. Inoltre, quando Cassandra aveva asserito che, alla fine di tutto, avrebbe rimosso dalla sua mente l'esistenza di lui, beh... aveva provato una sensazione di perdita allo stomaco.
Si riscosse, pensando che fosse meglio così, mettere dei paletti avrebbe evitato l'insorgere di altri strani pensieri. Non gli piaceva affatto la sensazione che provava quando lei gli sorrideva o quando la toccava, di conseguenza, mantenere la giusta distanza sarebbe stato un bene.
I suoi pensieri vennero interrotti dalla voce del capitano, che chiedeva di allacciare le cinture di sicurezza, perché stavano iniziando ad atterrare.
Cassandra, data la musica ad alto volume, non lo aveva sentito e quindi, dopo due ore di impasse, Ryou fu costretto a toccarla per avvisarla dell'atterraggio.
A quel contatto la ragazza sussultò e lo guardò male, lui le fece segno di togliere le cuffie.
«Stiamo per atterrare, allaccia la cintura.»
Lei non gli rispose, allacciò la cintura e rimise quei dannati aggeggi nelle orecchie, segno che non voleva continuare la conversazione.
Quando scesero dall'aereo si diressero al recupero bagagli e appena Ryou prese anche la valigia di lei, Cassandra cercò di prendergliela dalle mani.
«Posso portarla anche da sola, non c'è bisogno di fare il galante.»
Lo disse ironicamente, ma Ryou non lasciò la presa e le lanciò uno sguardo che non ammetteva repliche.
«Non si tratta di galanteria, bensì di educazione! E ora se vogliamo avviarci, ti sarei grato se non ti allontanassi, c'è il rischio che possa perderti, quindi stammi vicino. C'è un'auto che è venuta a prenderci... andiamo.»
Il nipponico non le diede tempo di ribattere e si incamminò verso l'uscita, tenendola sempre d'occhio. Vide che lo seguiva, camminando rigidamente e ogni tanto gli lanciava occhiate di fuoco, lui fece finta di non accorgersene e nascose un sorriso girandosi dall'altro lato.
All'uscita, Ryou vide la berlina nera dell'azienda, si avvicinò, fece segno di aprire il bagagliaio e vi depose le borse. Dopodiché aprì la portiera e fece entrare prima lei, una volta dentro, i loro corpi si ritrovarono a essere molto vicini.
L'uomo avvertì la tensione del corpo di lei, non lo degnava di uno sguardo perché lo teneva fisso fuori dal finestrino. Scocciato dalla stessa situazione, venutasi a creare nelle ultime ore sull'aereo, decise che fosse ora di smettere.
«Cassandra non puoi ignorarmi per sempre, ricorda che per tutti siamo fidanzati! Converrai con me che due innamorati non si comportano in questo modo, quindi, ti pregherei di smetterla.»
Lo disse con tono duro, ma lei gli rivolse uno sguardo che, se avesse potuto uccidere, in quel momento lui sarebbe stato un cadavere.
«Beh, mi sembra che adesso ci siamo solo noi due! Non ti preoccupare, quando sarà il momento, farò la parte della fidanzata devota... non vorrei che il mio conto in banca non aumentasse!»
Detto ciò, ritornò a guardare dall'altro lato, allora Ryou, accettando la frecciatina, si passò una mano tra i capelli e alzò gli occhi al cielo. Pregò Dio di non essersi sbagliato, e sperò di non essersi imbattuto in una situazione peggiore di quella che già avesse. Quella ragazza poteva dimostrare di essere un osso più duro della nonna, e quel pensiero, invece di farlo tornare all'aeroporto per rispedirla in Italia, lo fece sorridere.
Sentiva che, in qualche modo, quella recita gli sarebbe piaciuta non poco e, soprattutto, non vedeva l'ora di metterla in scena.

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