'Sopravvivi - Deep Blue Metropolis' di Nunzia D'Effremo

Titolo: Sopravvivi-Deep Blue Metropolis

Autore: Nunzia D'Effremo

Genere: Azione/Paranormale

Tipologia: Romanzo

Stato: Completata-Autoconclusiva

Rating: Giallo

Avvertimenti: La storia contiene riferimenti, espliciti ed impliciti, alla violenza e all' uso di droga.

Trama:

Mentre delle nuove ribellioni nascono a Metropolis, un gruppo di difensori cerca di ripristinare il potere, mettendosi alla ricerca del legittimo erede al trono della Ziqqurat, che dovra' liberare il popolo dal Governo, organo pericoloso e perfido che regna sulla citta'-stato, e ristabilire l' equilibrio.

DISCLAIMER Alcune ambientazioni della storia e personaggi (molto) secondari come Tima, Kenichi e il Duca Red si rifanno al film d' animazione " Metropolis " (dal manga di Osamu Tezuka) diretto da Rintaro e sceneggiato da Katsuhiro Otomo. Le vicende narrate nel libro e i restanti personaggi sono frutto dell' immaginazione dell' autrice.

Copyright  Nunzia D' Effremo, tutti i diritti riservati.

SPAZIO AUT... sul serio? Uno spazio dedicato a me? Fantastico!- esclama l' autrice con una punta di sarcasmo. Guarda il cursore apparire e scomparire, in attesa di un' illuminazione dal cielo. Ha sempre avuto problemi con questo genere di cose. Mentre le unghie ticchettano sulla scrivania, cerca di imitare Edie Brickell canticchiando "What I am", la fissa della settimana. Ha anche il coraggio di mettersi a ballare da seduta, facendo ondeggiare a destra e sinistra la folta e lunga chioma bionda e liscissima... (ma quale folta chioma bionda, lunga e liscia! E' una mera bugia!). Di colpo si sente osservata da un vecchio acquerello non completo che sa tanto di Janis Joplin, Jimi Hendrix, i Led Zeppelin, festivals e concerti come quello di Woodstock e quella roba magica lì. Abbandona tutto e si mette all'opera.

<<E ho detto tutto>>.

Come è nata questa storia? Beh, comincio col dire che è abbastanza vecchiotta (che dite, un compleanno anche per lei ci sta?). Inizialmente non riuscivo a mettere su carta i miei pensieri, sembravano cose troppo grandi per essere scritte, muri invalicabili. Crescendo e confrontandomi con chi è certamente più esperto di me (la mia prof. di greco antico, appassionata di questo genere di storie, un' angelo, la mia salvezza in una scuola che amo e odio), però, sono riuscita a mettere un po' di ordine nella mia testolina bacata e poi è venuto fuori tutto con molta facilità. Certo, i momenti di blocco ci sono stati, parecchi; come non sono mancati all'appello quei pomeriggi nei quali ho litigato con i miei genitori perché non riuscivo a staccarmi dal computer. Ma sono felice di essere riuscita a mettere per iscritto le mie idee e soprattutto di aver concluso la stesura del libro.

*rilegge quello che ha scritto, abbastanza soddisfatta e tira "un respiro di sollievo"*  WOOHOO!- cit. Song 2, Blur.

Estratti dal libro:

Tutt'un tratto si sentì avvolgere da qualcosa di strano: un misto tra sensi di colpa, tristezza, voglia di scappare, gridare quanto fosse stufa.

-Al diavolo i brutti pensieri-si ammonì.

Si immerse sott'acqua.

Era un altro mondo, privo di rumore. Luci e ombre si confondevano tra loro creando un gioco di colori bizzarro.

Il suono ovattato di cose dette a caso, le bollicine che salivano in superficie per poi scoppiare, i suoi occhi che si chiudevano piano, come per proteggere quell'ultimo spiraglio di luce, sempre più soffusa.

E poi rimaneva una sola cosa da fare in quel mondo tutto ovattato: respirare. Ma con la mente. Abbandonare tutto. Così da lasciare spazio solo e soltanto a pensieri leggeri, psichedelici, vaghi, sbiaditi... ma futili. Così, a caso, tanto per distrarsi in maniera innocente.

Quell'equilibrio improvviso venne rotto da un qualcosa di notevolmente più forte di stupidi pensieri psichedelici. Una granata. Un' esplosione del cuore. Boom! Tragedia.

Si sentì martellare. Aprì gli occhi. Quell'angoscia, mista a malinconia, ritornava.

Fu inevitabile tornare su, con un grosso, grossissimo respiro.

***

-Come fai?

-Penso che tutti, chi prima e chi dopo, moriremo- rispose secca e scocciata.

-Non lo dubito- disse lui abbozzando quello che voleva essere un sorriso rassicurante e comprensivo- ma ti conviene sfogarti adesso. Te lo dico per esperien...

Lo interruppe puntandogli la pistola "rubata" al padre e facendo finta di volergli sparare.

-Ehi! Ehi! Calmati ragazzina! Non sai usare quella merda, potresti combinare un casino infernale. Questione di istanti e potresti peggiorare ulteriormente la tua situazione. Per piacere, Dan mi ha chiesto di tenerti a bada. Aiutami!

Ma lei sembrava non ascoltarlo e prese a fissare quegli occhi verdi, a differenza della prima volta, profondamente arrabbiata con qualcosa che non avrebbe di certo potuto uccidere all'istante, per placare la sua furia interiore. Ma Rick, com'era risaputo ormai, non si arrese -So di starti antipatico ma te ne prego. Fallo per Dan oppure fallo per te-.

-Come sai che non so usare questa dannatissima pistola?- urlò contro il poveretto a squarciagola.

Con molta calma rispose- Non sai tenerla. E le tue mani tremano- rifece lo stesso sorriso di prima, sta volta più marcato, quasi a voler deridere la sua ingenuità dietro quell'arma da fuoco.

Allora Blue abbassò la pistola, cauta, la pose per terra e distolse lo sguardo dal ragazzo, per la vergogna. I lunghi capelli scuri le coprivano il viso ma Rick si accorse dalle spalle che si alzavano appena e da alcuni singhiozzi che cercava di trattenere che quella povera creaturina segnata da troppe cose spiacevoli che lui, scherzando, chiamava micio nero, stava piangendo in silenzio.

All'improvviso Blue venne avvolta da braccia forti e rassicuranti. Il bruno iniziò ad attorcigliare ciocche dei morbidi capelli della ragazza tra le dita magre. Lei si lasciò abbracciare, anzi, stringere da Rick e affondò il faccino arrossato per via del pianto nella felpa blu che sapeva di pioggia dell' amico.

-Esatto, così. Brava. Fai uscire tutto.

***

Una fitta lancinante la costrinse, per sua sventura, a cadere nuovamente sulle ginocchia per poi sbattere la faccia contro ciò che restava del pavimento, rompendosi la guancia e la fronte. Cercò allora di allungarsi verso quello stesso coltello, da lei prescelto poco prima, che le aveva penetrato la gamba, mentre dal grosso squarcio fiottava molto sangue. Tastò il manico argentato sprecando tanta energia, quasi contorcendosi per raggiungerla con la punta delle dita. Se le inzuppò del liquido rossastro e le portò alla bocca: sapevano del gas, compresso fino allo stato liquido, che contenevano le bombolette spray dei writers, i quali graffiti, quel giorno, erano stati danneggiati. Ma avevano un retrogusto dei dolcetti che pochi giorni prima stava consumando beata in casa sua. Per un momento si lasciò andare al pensare il suo monolocale. L' aveva lasciato nel disordine più assoluto, chissà in che condizione l' avrebbe trovato al suo ritorno. Chissà che fine aveva fatto Metropolis Bassa. Seppure in preda a profonde crisi per colpa del forte dolore decise che non avrebbe fatto della sua gamba il fodero di quel coltello.

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