'Figlio di questo tempo' di Irenegobbi


Titolo: Figlio di questo tempo

Autore: Irenegobbi

Beta: ThomasPesaro, suo malgrado

Genere: Avventura, Azione, Storico, Introspettivo

Tipologia: Racconto

Stato: In corso – Parte di una trilogia

Rating: Giallo

Avvertimenti: i primi cinque capitoli sono rossi incandescenti, probabilmente perché quando li ho scritti ero succube di una sbronza o ero appena tornata a casa da una festa finita non troppo bene (non riesco a ricordare). La buona notizia? Superato questo piccolo ostacolo, vedrete che il rating si assesterà su un bel giallo canarino.

Trama:

Ekaterinburg, Russia, 1918. L'intera famiglia reale è caduta ormai vittima della più sanguinosa rivoluzione della storia dell'uomo. Vladimir Il'ič Ul'janov - meglio conosciuto con il nom de guerre di Lenin - ha preso il controllo dell'impero che i Romanov si erano prodigati a governare per più di trecento anni. Perso in questa babele di sogni infranti, lo zar Nikolaj tenta inutilmente di salvare l'unica cosa che gli sia rimasta al mondo: la sua famiglia. Ma cosa potrebbe accadere, se l'ennesima ingiustizia gratuita perpetrata dalle guardie bolsceviche gli facesse germogliare nel cuore il desiderio della vendetta? Quali potrebbero essere le conseguenze per lui, per sua moglie e i suoi figli? E quanto sarebbe disposto a sacrificare, pur di vederli tornare a casa vivi?

Copyright © Irene Gobbi, tutti i diritti sono riservati

Credo che immaginare un romanzo riguardo gli ultimi giorni della famiglia Romanov sia il sogno proibito di ogni autore, e ovviamente la sottoscritta non ha potuto fare a meno di cascarci. Strano a dirsi, ma mi risulta piuttosto difficile parlare di questa storia; forse perché è quella a cui sono più legata (e tenete conto che sul mio profilo ne ho altre 22, più un'altra ventina sul mio computer, quindi non lo sto dicendo tanto per dire XD).

Ma facciamo un salto indietro.

Prima di tutto, dovete sapere che ho cominciato a pensarla (forse inconsciamente) la prima volta che ho visto "Anastasia" della Disney, ed è subito diventata la mia ossessione (e tutti sapete bene quanto una bambina di nove anni possa divenire ossessionata da qualcosa XD). Ma se il resto delle mie amiche passava il tempo a fantasticare sui possibili destini alternativi della protagonista, io continuavo a chiedermi cosa sarebbe successo alla Storia (sì, esatto, quella con la "S" maiuscola) se il padre di Anastasia fosse sopravvissuto ai bolscevichi. Ancora non lo sapevo, ma avevo creato la mia prima Ucronia (genere che tutt'ora prediligo in assoluto).

Anyway, quando finalmente ho iniziato a mettere su carta tutto ciò che mi era frullato in testa fino a quel momento, avevo ormai compiuto quindici anni, e mi reputavo abbastanza matura e responsabile per immergermi nelle fredde atmosfere russe. Falso. La storia ha preso subito il sopravvento, mandando a monte tutte le quelle belle scalette e schemi narrativi che mi ero preparata.

Ricordo ancora quando ho preso a battere sulla tastiera le prime frasi: è stato terribile e magico al tempo stesso. Al contrario dei miei altri racconti, le parole scorrevano libere senza bisogno di controllo o di rilettura. Avevo pensato così tanto a quelle vicende che era come se le avessi vissute io stessa, attraverso gli occhi dello zar.

E che dire, allora, a proposito di Nikolaj? Di solito quando bisogna decidere il protagonista di una storia d'avventura o di un romanzo storico si sceglie un soggetto con una personalità forte, o se non altro con un buon bagaglio di doti e abilità invidiate dalla gente comune. Peccato che Nikolaj Romanov sia tutto il contrario dell'eroe archetipico. È vero, appartiene ad una delle dinastie più potenti d'Europa, ma ora il suo palazzo non è che un carcere; ha comandato uno dei più vasti eserciti del Mondo, ma da solo è a malapena in grado di sopravvivere ad un combattimento; comprende che è stata la mentalità in cui è cresciuto ad aver imprigionato lui e la sua famiglia, ma tuttavia non riesce a rinunciarvi. Non solo Nikolaj è assolutamente impotente di fronte allo scorrere degli eventi, ma comprende anche di essere divenuto il fantasma di se stesso (tanto che ad un tratto si trova ad affermare con amara certezza di non essere più «l'Eccellenza di nessuno, oramai»).

È proprio per questo motivo che ha bisogno di Lazar, un detenuto con forse molto più di un truce passato alle spalle (e di cui ho intenzione di approfondire meglio la figura nel secondo romanzo della saga, che inizierò a scrivere appena finiti gli esami).

La loro è un'amicizia sofferta, basata più sul contrasto che sulla sintonia, ma che tuttavia funziona, e funziona così bene che sono decisi ad evadere dalla Casa a destinazione speciale insieme alla famiglia reale, come una vera e propria squadra.

Purtroppo, non avendolo ancora scritto, non mi è lecito parlare del finale, ma vi dirò soltanto una cosa: fra massimo tre mesi terminerò la storia, e quando succederà – già lo so – sarò la persona più triste di questa terra. Perché fra alti e bassi e amenità varie, mi ci sono voluti ben quattro anni per scriverla, e sento che mancherà parecchio. Per me ormai è una figlia: una figlia che fra poco diventerà maggiorenne e dovrà lasciare casa.

Speriamo solo che non vada a cacciarsi nei guai.

Curiosità:

· Per quanto riguarda l'estetica della storia, ho subito molto l'influenza di "Dersu Uzala", uno dei capolavori di Akira Kurosawa (fra parentesi sarà pure un capolavoro, ma io non sono mai riuscita ad arrivare in fondo senza crollare addormentata sul pavimento).

· Odio a morte il nome di Lazar, perché quando mi sono resa conto che suonava troppo simile a "zar" era già troppo tardi; e, benché appaia soltanto all'inizio, Nikita Duvlotep è il personaggio che ha subito più cambiamenti.

· Se volete leggere qualcosa di molto simile ma allo stesso tempo radicalmente diverso vi consiglio "Lo zar non è morto", scritto nel 1929 dal Gruppo dei Dieci, un collettivo di autori futuristi. In realtà, [SPOILER DEL SECOLO] lo zar è morto davvero, ma è stato sostituito da un sosia.

· Nikolaj in verità si è fatto tatuare da un esperto giapponese un dragone intorno all'avambraccio sinistro. Io purtroppo l'ho scoperto tardi, quando già avevo finito di scrivere il capitolo del gatto blu. Ci sono rimasta malissimo.

· Riguardo ai tatuaggi siberiani, ho appreso tutto ciò che mi serviva da "Educazione Siberiana" di Nicolai Lilin.

· Molti di coloro che hanno appena iniziato a leggere "Figlio di questo tempo" sono ancora convinti che Anastasia sia la protagonista, nonostante appaia soltanto nel primo capitolo.

Estratto dal capitolo Due:

Nikolaj si sentì sollevare di peso: lo stavano issando sulle spalle massicce di una delle guardie. Si immaginò morto prima di ritornare in cella, un cadavere con il cranio spaccato in due. Ma che cos'era la cella? Quella lì fuori, con il pavimento cosparso di neve appena caduta, non era forse anch'essa una cella? Confuso, abbandonò la testa nell'incavo del collo del soldato, con la pelliccia a solleticargli la pelle delle guance. Qualcuno però lo afferrò per i capelli e lo tirò dalla parte opposta.

«Questo figlio di puttana mi ha sporcato l'uniforme!»

«Levatevi, ce lo porto io» sbottò l'uomo con il colbacco di martora, poco più indietro.

«Stai in silenzio, Lazar, se non vuoi che ti faccia danzare sul lago ghiacciato» replicò il soldato.

«Se lui muore prima di arrivare in infermeria...» disse l'uomo di nome Lazar «...Jurovskij vi rimanderà nelle vostre merdose topaie sperdute fra il Caucaso e il nulla. Prima avete detto che Jurovskij non sarà felice della mia condotta. Provate ad immaginarvi cosa dirà della vostra.»

Il soldato che sorreggeva Nikolaj sputò un grumo di saliva giallognola e si voltò a guardare Lazar. «E allora prendilo tu, se ci tieni così tanto.»

Poi mollò la presa sul corpo di Nikolaj, facendolo crollare come una marionetta dai fili recisi. In un folle istante di lucidità, Nikolaj pensò che se avesse ancora toccato la neve, anche solo con un dito, sarebbe potuto morire sul serio. Ma Lazar intercettò la sua caduta prima dell'impatto con il terreno. Ora era di nuovo con l'uomo che odorava di salsedine. Una cornacchia schiamazzò nella foresta.

«Non chiudere gli occhi.»

Aveva davvero detto questo? "Non chiudere gli occhi"?

Nikolaj guardò giù, e vide che un fiore di un rosso di straordinaria bellezza era appena sbocciato sulla neve.

«Non chiudere gli occhi.»

Lazar lo stava lentamente trascinando verso la prigione.

Nikolaj avrebbe voluto replicare, ma non ne fu in grado. La sua bocca era come impastata... Anche la sua barba era intrisa di quel liquido scarlatto. Chissà perché, il suo sguardo tornò di nuovo alla neve che correva sotto ai suoi piedi.

Ora i fiori erano centinaia.

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