XXIX
Ad uno ad uno, di propria volontà, si inginocchiarono. Caddero e misero la testa sull'erba, in un segno di rispetto e resa. Vorrei poter ricordare quel momento in quel modo, quando i Demoni mandati da Samael scelsero per che parte lottare e mi riconobbero come Re legittimo, tuttavia alcuni di loro non mi accettarono e si ribellarono, ribadendo che fossero fedeli al precedente. Fu molto doloroso doverli cacciare e ucciderli. Lo feci da solo. La battaglia era mia e nel tempo successivo liberammo Odda dall'assedio.
La cittadina era distrutta, c'erano vittime ovunque, la luce era saltata, come le linee telefoniche e il collegamento wi-fi. Fu una sensazione orribile arrivare in piazza e contare i cadaveri dei ragazzi e dei bambini ammucchiati come bestie, mezzi mangiati senza pietà. Non diedi la colpa a nessuno, se non a Samael. I Demoni eseguivano solo i suoi ordini e toccava a me riportare l'ordine.
Chiamai Vite e lui arrivò subito. Mi sembrò molto più accomodante delle volte precedenti, segno che o dovesse temermi a morte o forse gli andassi a genio.
«Dividi gli uomini. Voglio che il gruppo più numeroso rimanga qui a sorvegliare il rifugio e Odda. Se ci sono sopravvissuti aiutateli. Il resto viene con me» ordinai. Annuì e si fece avanti. «No, preferisco che tu rimanga qui. Mi serve una persona di fiducia.»
«Mi fa piacere sentire che ti fidi di un Caduto, però il mio Imperatore è distante e...»
«Lucifero se la sa cavare. Ha combattuto contro Dio, ricordi?» incalzai.
Presi con me un gruppo modesto di Caduti e il resto lo lasciai a Odda, insieme ai ragazzi del rifugio. I Demoni mi seguirono in volo, aiutando i loro nuovi alleati ad attraversare l'oceano. Con molte probabilità il resto dei rifugi era in uno stato peggiore di quello norvegese, i Demoni li avevano già accerchiati e io non avevo il tempo materiale per liberarli tutti.
Azrael volava accanto a me e si perse, sentendo la voce di mamma nella sua testa. «C'è un problema. Un grosso problema. I Demoni hanno attaccato Parigi e l'Artemis è crollato. Una delle Pedine era una lontana parente di Aubert e i Cavalieri l'hanno presa. Gli mancava la formula e ora ce l'ha!» ringhiò fuori di testa.
Arrivammo a Parigi con la notte dalla nostra parte: la città era spaccata, divisa dai Demoni e dall'OverTwo e dall'altra resistenza. I mostri infernali però sembravano non finire mai, sbucavano dalle ombre e ne usufruivano il potere, eseguendo gli ordini del loro Re. Parlare era fuori discussione in una situazione simile. Ogni minuto era importante.
I vicoli di Parigi erano a soqquadro, c'erano negozi distrutti, alberi, parchi e macchine danneggiati, cadaveri ad ogni angolo. Le strade erano ricoperte di sangue e nell'aria si sentiva odore di zolfo e polvere da sparo. Nel cielo si era creato un enorme pentacolo che avvolgeva la città in un fascio rossastro e le nuvole avevano coperto in un denso telo grigiastro ogni cosa. Tirava un forte vento in direzione del museo, proprio dove era in corso la battaglia finale.
Mamma era da qualche parte in città, avvertivo la sua magia e stava combattendo. Sgombrai la mente ed entrai in quella di lei: Kiral e Lucifero stavano fronteggiando Gage Bryce sul tetto di un edificio. Sopra di loro svettava un'altissima torre e su una delle antenne rimbalzava il segnale magico, a turno tentavano di avvicinarsi per deviare il segnale, senza troppo successo.
I due combattevano in sincrono, utilizzarono a loro favore il collegamento della benedizione per coordinarsi e, senza lasciare tregua all'Incubo, lo assalirono. Gage Bryce era all'angolo, ma aveva tutta l'intenzione di vincere, o almeno di portarsi uno di loro nella tomba.
Il Louvre era un accentramento di magia oltre ogni dimensione logica. C'era una bufera terribile e l'aria mi spingeva via. La piazza del museo era distrutta, gli edifici che lo circondavano stavano cadendo a pezzi e l'acqua delle fontane veniva risucchiata verso l'alto. Al centro c'era Samael.
Io e i miei alleati atterrammo ci tenemmo a distanza e Samael mi percepì al volo. Osservò mesto i suoi Demoni che mi avevano giurato fedeltà e schioccò la lingua.
«Te la farò pagare, Samael» ringhiai.
«Perché non ci provi?» mi provocò.
Evocai una bolla di magia in mano e la mossi. Samael usò i suoi poteri e con il mio totale sconvolgimento riuscì a bloccarmi. Il rituale era già iniziato e la sua magia stava aumentando ogni secondo che passava, il mio corpo sentì la differenza e si bloccò.
«Ora i nostri poteri si equivalgono, piccolo Ibrido!» Una scossa si propagò nell'aria e mi colpì in faccia, facendomi tremolare. «Ti ho già strappato le piume una volta, nipote. Adesso credo che dovrò tagliarti del tutto le tue belle ali!»
Atterrammo a terra e, appena toccammo il suolo, numerosi nemici saltarono dentro il palazzo del Louvre, tra mostri giganti, Demoni e creature selvagge. Contemporaneamente iniziò uno scontro all'ultimo sangue dove era impossibile capire chi fosse un alleato e un nemico, i Demoni si combattevano tra loro, i Licantropi saltavano addosso a gruppi alle creature più grosse, compresi i temibili troll.
Azrael si mosse contro suo padre e venne difeso dai Cavalieri. Erano un gruppo di ragazzi giovani, avevano più o meno la mia età, alcuni più grandi, ed erano vestiti di nero. Presi il mio arco e tirai una freccia di avvertimento, nonostante una ragazza evocò un muro di magia per bloccarla, la punta affilata lo penetrò senza resistenza e si conficcò ai suoi piedi, bruciando di un acceso fuoco azzurro.
«Non ho alcun problema con voi. Siete sue Pedine. State fuori dallo scontro» feci.
Sperai che mi dessero retta, o che almeno il mio potere li influenzasse un po', ma nessuno di loro si mosse. I Cavalieri erano vincolati dal Re corrente e Samael aveva ancora quella dannata corona.
«Ancora pochi minuti e mi avrai tutto per te» canticchiò Samael con la faccia ridotta ad uno straccio.
Corsi verso di lui per bloccarlo e mi imitò. La nostra magia schioccò in un lampo e venimmo gettati nelle direzioni opposte senza che nessuno dei due avesse colpito l'altro. Azrael corse da me e si assicurò che fossi tutto intero, così i Cavalieri fecero con il loro Re, preoccupati. Alcuni si fecero due domande, chiedendosi come mai un pilastro come il vero Satana fosse in difficoltà a mettere a tacere una pulce senza valore. Li aveva tenuti all'oscuro del suo vero piano, su chi fossi destinato ad essere.
«Che è successo? Non vi siete nemmeno sfiorati!» sibilò Azrael sconvolto.
«È la nostra magia, ci respinge! Non possiamo rimanere in vita entrambi, ci sarà un collasso a livello cosmico. Per l'universo è come se ci fossero due Re infernali adesso!» strepitai. «Se non cede da sé dovremo ucciderlo!»
Il Demone fece una smorfia. «Sì, be', era questo il mio piano originale. Ucciderlo e tanti cari saluti. Sei un po' lento, mio caro.»
Samael fischiò e sentimmo un ululato terrificante spezzare il baccano dello scontro. I Licantropi si accucciarono a terra e tremarono, presagendo l'arrivo di un animale molto più grosso e potente di loro; le ombre presero vita e si plasmarono. Comparvero sette oscuri lupoidi, erano più grossi dei Licantropi e spaventosi il doppio, con lunghe zanne affilate e artigli ricurvi. Al collo portavano collari dorati che li tenevano sigillati al Re infernale.
Boccheggiai. «Sono i Mastini? Ha evocato i Mastini contro di me?»
«Problema» disse Azrael. «Grosso problema.»
Mi sforzai di capire come agire in una simile situazione e a chi dare la precedenza, dovevo per forza fermare Samael prima che aprisse i cancelli dell'oltretomba, ma per farlo avrei dovuto superare i cani da guardia e i Cavalieri.
I Mastini si divisero e, intelligenti, ci accerchiarono. Uno di loro mi attaccò e, in mezzo all'aria, scomparve nel nulla. Si schiantò qualche metro più in là, guaendo. Il grosso cane si alzò e si sfregò il pelo, mentre i fratelli si fermarono per capire se stesse bene. Solo in quel momento mi resi conto che in mezzo alla piazza di fossero altri ragazzi, i Paladini, e che uno di loro avesse aperto un portale magico per aiutarmi.
«Tieni a bada i Mastini» chiesi ad Azrael.
«Perché io? Tienili a bada tu!»
«Okay, allora tu ferma Samael.»
Samael urlò forte, mentre dei fulmini caddero sul palazzo ed incendiarono le bandiere francesi. In un tuono, dei tentacoli scivolarono giù dal cielo e scintillarono al contatto con il portale. Si immersero nella città di Parigi e la terra tremò.
«Ho cambiato idea. I cani mi vanno bene!» esclamò Azrael, correndo verso i lupi neri.
Io e Samael ci affrontammo e poche volte riuscimmo a colpirci, eravamo due magneti dello stesso polo e ci respingevamo a vicenda. Ad ogni minuto passato ad affrontarlo il divario aumentava, così come la magia collegata al pentacolo nel cielo, e riusciva a venirmi sempre più vicino e sfiorarmi con velocità maggiore. Lo schivavo per un soffio. Un minimo errore e lo avrei pagato con la vita.
Intorno a me i Paladini avevano dichiarato guerra ai loro acerrimi nemici e i Demoni alleati stavano aiutando Azrael a togliermi di torno i Mastini, i quali saltavano agili su ogni bersaglio e, amico o avversari, portavano morte. Erano stati messi al guinzaglio per lunghissimi anni, avevano sofferto la fame e la solitudine e volevano giocare.
Il cerchio magico si ruppe e ci fermammo entrambi, osservando il cielo scuro piombare in una tetra notte senza stelle. Il tunnel esplose e un'onda d'aria fece scomparire le lingue di fumo che ne erano derivate. Mi schiacciai a terra e mi coprii la testa.
Sopra di noi c'erano Kiral e Lucifero, arrivarono da ovest e a giudicare dal loro aspetto dovevano aver avuto un brutto quarto d'ora con Gage Bryce. La loro presenza significava una cosa sola: lo avevano battuto e, insieme, lo avevano rispedito al suo legittimo posto all'Inferno.
«Mamma!» esclamai, corsi da lei e mi abbracciò forte. «Stai bene! Ti ho sentita combattere e ho avuto paura! Ce l'hai fatta, hai fermato tuo padre?»
Strinse le labbra. «Siamo stati all'Artemis e dopo che Michele se ne è andato i Demoni lo hanno invaso. Samael ha preso l'erede di Aubert e le ha raschiato via la formula impressa nel suo sangue. Quando si è creato il pentacolo io e Lucifero siamo saliti su una delle torri per interrompere il segnale e... qualcuno ha mandato mia mamma. Forse Angel. Si è schierata dalla nostra parte e anche se facevamo a pezzi quell'Incubo il suo corpo si rigenerava. Alla fine si è suicidato» raccontò rapida.
«Tuo padre?» sottolineai, ricordando alla perfezione l'uomo senza sentimenti che ci aveva torturati.
«Mia madre gli ha detto qualcosa ed è rinsavito, o così sembra. Mi ha chiesto scusa e... è morto. Ecco, non saprei come dirlo!»
Azrael corse da noi e ci abbracciò, sotterrandoci fra le sue braccia. Restai alcuni secondi in mezzo a loro, con un sorrisetto beato in faccia, felice, e sperai che il mondo smettesse di andare avanti.
Il furore dello scontro cessò, dilaniato da uno straziante urlo femminile. Mi agitai, pensando che qualcosa avesse preso mamma alle spalle: dietro di noi un Mastino aveva attaccato la Regina nera dei Cavalieri e i ragazzi avevano le facce bianche, totalmente presi in contromossa. Lei tentò di dargli dei pugni sul muso e la bestia si arrabbiò.
«Ora basta, Samael, per te è finita! Cedi a me il trono e ti concederò di vivere. Questa è la tua ultima possibilità» gli proposi e non riuscii a staccare gli occhi da quella orripilante scena. «Lasciala andare.»
Aveva attaccato un suo alleato.
Samael ghignò maligno e mi ignorò, dirigendosi verso la ragazza in fin di vita. Sperai con tutto il mio cuore che la aiutasse, che allontanasse il Mastino a calci e lo punisse per tale azione, tuttavia il demonio le infilò le dita nel petto e prese un piccolo oggetto opaco.
Era intinto di magia nera e la inghiottì.
«Ha mangiato la Regina» ansimò Azrael.
«Si è ripreso il potere che le aveva dato! Mangerà anche gli altri ragazzi!» strillò Kiral.
«Attacca, Gola!» ordinò Samael e il Mastino aprì le fauci, lasciando crollare a terra il corpo senza vita della ragazza.
Il cane nero inquadrò un bersaglio e Lucifero sobbalzò. «Sta guardando me!»
Sfrecciò in una saetta oscura e cercai di intercettarlo, o quanto meno difendere il Caduto. Prima che potesse arrivargli vicino, un Angelo lo afferrò per la collottola e lo portò lontano. Il Mastino guaì spaventato dall'altezza e lo scaraventò lontano, oltre il Palazzo del Louvre.
Il cielo si illuminò e pensai che fosse diventato mattino all'improvviso. La luce scagliò i Demoni più feroci nelle ombre, costringendoli ad arretrare e io mi coprii gli occhi. Michele discese dal cielo, sentii la sua aura tintinnare e poi la voce squillante di Aileen.
Piovve su di me e io la afferrai al volo, contento. Mi avvolse con le ali e strofinai il naso contro il suo, ringraziando il cielo che fosse viva e non avesse alcun graffio. Dietro di lei Angel corse da Lucifero, sfoderando un ampio e gaio sorriso. A giudicare dalle loro espressioni doveva essere andato tutto bene.
«Pensavo morissi prima di giungere qui!» mi maledì stanca, tappezzandomi di baci la faccia. «Gli Angeli hanno visto cosa hai fatto a Odda, hai piegato i Demoni e hai aiutato gli umani. Ti hanno giudicato adatto a salire al trono! Ho radunato quanti più Angeli possibile e il Padre... As! Ti spalleggia! È dalla tua parte!» esclamò fuori di sé dalla gioia.
Arrossii. «I Paladini mi hanno dato una mano. Ora dobbiamo pensare a Samael.»
Il demonio stava guardando il cielo con mestezza e si stava interrogando su che scelta fosse opportuna fare. Aveva del tutto ignorato l'intervento angelico ed era in minoranza numerica, persino il tempo era contro di lui. Il rituale era stato spezzato da Kiral e Lucifero, iniziarlo di nuovo gli sarebbe costato lo spreco di troppe energie e, con me davanti, era in un vicolo cieco.
I Demoni erano immobili, dubbiosi e gli alleati ne approfittarono per dire la loro versione, mi indicarono e parlarono di me. I Cavalieri si allontanarono dal mostro che avevo visto, dal Re che li aveva salvati, e corsero dai Paladini.
Samael evocò una bolla di magia e ce la tirò contro. Aileen urlò e cadde all'indietro, svenendo all'istante. I suoi genitori corsero subito da lei ad aiutarla, la presero tra le braccia e le esaminarono la ferita. Il mio nemico stava urlando cose a sproposito e poco originali, ribadì che io fossi un insetto e che lui fosse un Re.
Lo ignorai e, con il fuoco blu della mia magia, animai il petto di Aileen, aiutandola a respirare meglio. Aveva perso i sensi, ma respirava ed era viva. Lanciai un'occhiata di sfida a Samael e lasciai che la mia rabbia mi inondasse le viscere, nasconderla non serviva a niente e dovevo essere un Demone in quel momento, il più feroce.
Aveva ferito Aileen. Doveva pagarla.
Suonarono delle trombe e mi fermai a scatto, spaventato. La città cadde nel silenzio e gli Angeli appena arrivati chinarono le teste, alzando le braccia in una lode all'alto. Una luce chiarissima ci accecò e fece urlare le creature della notte, l'aria fu invasa da un dolce profumo e un tintinnio di campanelli. Michele fu agglomerato nella luce e io finii a terra.
Azrael mi fece saltare in piedi con fretta.
«Angel, porta via i ragazzi!» fece Kiral.
La donna volò dai Paladini e tirò a sé anche i Cavalieri, proteggendoli dalla luce accecante che stava spazzando via i fulmini e le tenebre della Reliquia di Aubert. Mi facevano male gli occhi e stavo camminando alla cieca, sorretto da papà.
«Non vedo niente!» piagnucolai. «Mi fanno male gli occhi.»
«Lo hai chiamato, sta arrivando» disse lui.
Scappammo dal Palazzo e i Mastini scomparvero, feriti dalla luce angelica. I Demoni si dispersero e corremmo verso l'Arco di Trionfo, assistendo a quella scena apocalittica da lontano, al sicuro. La terra tremò e i cieli si aprirono al loro Padre, il quale discese in un coro di Angeli verso il suo primo e antico nemico. Paladini e Cavalieri si strinsero vicino a noi, feriti e con i volti consunti dalla fatica e lacrime. I loro Re li avevano divisi, costretti a uccidersi a vicenda e non osai immaginare alla moltitudine di generazioni perse per quello stupido gioco. Era un massacro e il bene superiore non c'entrava nulla, si erano serviti di loro per intrattenersi.
Lucifero teneva Aileen tra le braccia. «Distruggeranno tutto! Se si danno battaglia non ci sarà più niente da proteggere!»
Azrael fissò una delle Paladina, una ragazzina bassa e con i capelli biondo scuro. Aveva una brutta ferita alla spalla e si reggeva in piedi a malapena. La sua Pedina era il Cavallo, i più veloci e agili.
«Allora mangiamoli. Il mastro di chiavi ha il potere del Portale runico, l'ho vista risucchiare Demoni enormi e trasportarli dall'altra parte della città in un secondo» esalò lui convinto, indicandola.
Lei ansimò e arrossì, sconvolta di essere messa in mezzo. «Non avrebbe senso farli riapparire da qualche altra parte!» obiettò.
«Devi mangiarli, Hazel...» tradusse la sua Regina, un ragazzo alto con i capelli e gli occhi chiari, era sorretto dall'altro Cavallo, un maschio atletico, ed erano vicinissimi.
«Tu hai detto...» borbottò preoccupata.
«Lo so cosa ti ho detto del tuo potere, è pericoloso aprire una singola porta, ma devi farlo! Dai retta a loro, Michele ci ha detto che dobbiamo fidarci. Se non lo fai moriremo e moriranno tante persone innocenti!»
«Mangiare Dio e Satana? Siete impazziti? Non funzionerà mai!»
«Invece sì, il caos non è un conduttore di magia. È pura forza distruttiva.»
Lei singhiozzò e strinse nella mano il suo ciondolo a forma di croce. Era una credente e doveva essere stata salvata in punto di morte, avvertivo i suoi pensieri, i ricordi che le vorticavano nel cervello e la sua aura. Era umana, era questa la caratteristica unica delle Pedine, si potevano confondere tra gli umani, come Lucifero, e vivere una vita degna di quel nome. Tutti i ragazzi contavano su di lei, glielo dissero e lei annuì.
Mi rivolse uno sguardo supplichevole e io le sorrisi. Mi aveva aiutato nello scontro. Eravamo tutti dalla stessa parte, senza schieramenti e dogmi, ed era quello che volevo.
«Ci proverò» pigolò.
«Ti aiuterò io» disse uno dei Cavalieri che, a giudicare dal tono in cui le parlò e da come le strinse le mani, intuii che ci fosse del tenero tra i due.
Riuscii a fare un sogghigno esaltato. A quanto pare non ero il solo che andava contro i tabù imposti dall'alto, mi ero innamorato di Aileen per destino e il sentimento tra un Paladino e un Cavaliere doveva essere stato ripudiato da entrambe le fazioni.
Perse alcuni secondi e glielo concessi. Come me, aspettò che uno dei due Re smettesse di lottare, che almeno uno prevalesse sull'altro, tuttavia i loro poteri erano di egual misura e Samael stava mettendo unghie e denti per rimanere in vita. Il potere del Cavallo solcò il terreno e fu quasi invisibile di fronte alla magia suprema, fu un bene perché nessuno la notò.
«Quello stupido di mio padre sta facendo resistenza, fin quando non diminuirà i suoi poteri, Dio non potrà fare altrimenti! Raderanno al suolo ogni cosa!»
Presi il mio arco in mano e una freccia comparve, avvolta nelle fiamme. Tesi la corda e presi la mira, lasciandola andare in un fischio acuto. La punta si conficcò nell'occhio di Samael e lui traballò, rimanendo in piedi.
«Che pellaccia dura» giudicai stizzito.
La luce pura lo avvolse e lo intrappolò, in quello stesso momento Kiral aprì la bocca e strillò: «Ora! Fallo ora!»
Hazel ruotò le mani e il perimetro del Louvre venne sigillato in un tenue bagliore celeste, delle rune arcane ancorarono la magia al terreno e si chiusero su di loro, chiudendoli senza alcun suono.
La luce svanì in un baleno e la semplice notte regnò padrona. La luna brillò nel cielo ed eravamo soli, al buio, grati di essere sopravvissuti. Il vento era cessato, così come il rumore della guerra e in lontananza solo l'OverTwo con i suoi fucili e camion d'assalto si stava avvicinando.
«È finita. Finalmente!» esclamai sollevato.
I Cavalieri iniziarono a piangere, gettando le armi ai miei piedi. Mi chiesero scusa per aver tentato di uccidermi, che avessero dovuto assecondare gli ordini di Samael perché ne erano costretti. Lui per loro era stato l'unico riferimento, il legame che aveva creato era sbagliato, corrotto. Aveva creato dei servi, non una famiglia.
«È tutto okay, va bene. Alzatevi!» li spronai imbarazzato, vedendo loro e i Demoni inginocchiarsi in senso di riconoscimento. «Vi prego, davvero! Io...»
Kiral e Azrael ridacchiarono, vedendomi messo all'angolo da quella situazione imbarazzante. Odiavo quei convenevoli. La cosa più bella era dimostrare lealtà e amicizia sul campo di battaglia.
Aileen si svegliò e io la aiutai ad alzarsi, sorreggendola con le braccia. Si strinse a me e si lasciò coccolare. La sua pelle era calda, profumava di fiori e fu la sensazione più bella del mondo. Guardai il cielo e la terra che aveva smesso di tremare, mi aspettai che qualcosa emergesse dal niente e continuasse il massacro. Dovetti pensarci due o tre volte prima di rendermi conto che fosse tutto finito: Dio era morto. Samael insieme a lui.
Michele, insieme ai suoi fratelli e alleati, spiegò le ali e volò su di noi. «Dio è morto, ma il mondo avrà il suo equilibrio. Il Paradiso avrà un nuovo Dio, colei che ha avuto il coraggio e l'ardore di camminare tra noi, di scendere in prima linea in guerra senza indugio e ha radunato schiere di Angeli sotto le sue parole. I cieli accolgono la Somma Aileen!»
Aileen sbatté gli occhi incredula e io feci un enorme sorriso.
L'Arcangelo sollevò la sua spada e con essa portò l'alba sulla distrutta Parigi. I raggi del sole mi scaldarono la pelle e mi rilassai. Rinascere fu il nostro primo dono al mondo. Gli Angeli cantarono una dolce melodia per dare il benvenuto alla loro nuova sovrana celeste e, per molti versi, fu l'inizio di un nuovo capitolo nell'ordine mondiale. Eravamo nati sulla Terra tra gli umani, io e lei, figli di persone temute, venerate e indesiderate; ci eravamo sollevati oltre l'opinione degli altri, sui pregiudizi e avevamo l'intera eternità per costruire qualcosa di nuovo. Qualcosa di veramente nostro.
La prima cosa che facemmo fu ricostruire Parigi, riportare indietro le lancette alla notte prima ed impedire lo spreco di anime umane. L'OverTwo si occupò di caratteri più burocratici e, infine, rimisi in piedi i rifugi caduti e il castello di Lucifero. Per mia fortuna smise di odiarmi, dare fastidio al nuovo Re infernale doveva metterlo in soggezione.
Io e Aileen venimmo incoronati nello stesso giorno e luogo dove luce e notte si incontrano, nella sottile linea dell'orizzonte. Fu una cerimonia unica e mista e fu un gran casino. Il giorno più bello della mia vita.
Vivere all'Inferno, al Pandemonium, non fu poi così gravoso per me. Mi divertii.
Samael non c'era più.
C'ero io.
C'era Aileen.
E c'erano le nostre famiglie e amici. Il mio cuore era pieno di gioia e calore. Essere Demoni o Ibridi era un puro fattore estetico, perché io ero buono e volevo esserlo. Allo stesso modo, alcuni Angeli erano crudeli e molti Demoni avevano imparato ad amare tanto quanto gli umani.
Un giorno d'estate io e Aileen eravamo sdraiati in mezzo ad un campo di margherite, sperduti in una campagna d'Italia, scappati senza pentimento dalle nostre faccende reali. Lei stava facendo una delle sue solite collane di fiori e io mi avvicinai.
«Puoi fare miracoli?» le domandai.
«Dipende. Di che genere?»
«Sto per chiederti di sposarmi. Mi serve un miracolo per farti accettare.»
Lei si immobilizzò e le sue guance divennero rosse, sospirando. «Scemo, non ti serve un miracolo per il mio sì.»
L'amore mi rendeva una persona migliore.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top