Capitolo 5 - La Terribile Tortura [Parte 4]


Ore 22:30

Sotto al carnoso braccetto sinistro della mia sorellona, che sorregge il mio rilassatissimo braccio destro, giungiamo di fronte al locale. Non è come lo Swans'n Sten che, per quanto io adori, mai avrà una fitta clientela; cosa che invece ha l'edificio, alto quattro piani, che sto fissando. Un'insegna colorata di verde molto chiaro, lampeggiante a ogni tre secondi d'intervallo: Shoku. Mi acceca se la fisso, dato che vicino ad essa vi sono due neon color ambra. Dall'esterno la palazzina sembra vecchia, dato che vi sono dei muri rossastri rovinati; in genere dovrebbero essere coperti da pittura esterna in bianco perla. Su questo invece lo Swans' vince! Viva Stendardo! Lui si che se ne intende davvero di design esterni e quando ristrutturare!

Camminiamo verso l'ingresso. "Atras, c'è gente qui fuori. In genere non vado in questo tipo di locali con le amiche, in settimana, con una fila esterna. Qui deve essere più lussuoso dei soliti che frequentiamo sia io che te".

Fingo una smorfia per fare la parte dell'offeso. "Sì, Fiona. Dalle nostre parti non c'è neppure un locale così. Viviamo in un posto meno in vista; qui invece siamo più vicino al Centro".

Lei sorride e di conseguenza adoro guardarla di profilo. "Sì, e poi vengono da noi ad ammirare i giardini. Sembrano i turisti di Stoccolma quando vanno a bagnarsi sia sul Mar Baltico che a visitare la nostra città natale".

Non so se ridere più per la sua risata nostalgica verso la bella capitale della Svezia o lo sbeffeggiare qualcosa elegantemente: degno di lei. Non offende mai il prossimo, eppure quando tira le unghie sa farlo in modo così... d'alta classe... Ora le ha corte, e lo sento dal fatto che non mi ha ancora graffiato un dito per sbaglio. Ma poco importa: amo il lato emotivamente graffiante di mia sorella, anche se alle volte non è compatibile col mio modo di fare.

"Allora andiamo a metterci in fila, ci vorranno due minuti. Le altre hanno mandato un messaggio, dicono che faranno ritardo. Il treno è arrivato prima di quel che credessi, aspetteremo un po'".

Noto un suo gesto del corpo, che mi segnala non è a proprio agio: ha lasciato di scatto il mio braccio e abbassato le spalle. "Che c'è, tutto bene?"

"Sto bene, ma non posso dirlo davanti a tutti".

Okay, tutto chiaro. Mi sa che la mangiatona a casa l'ha riempita e in bagno non ce l'ha fatta in tempo, e ora se la sta trattenendo.

"Ho capito, cerca di resistere, ora entriamo".

Si volta verso di me, mostrando una smorfia che le rende la faccia buffa: si vergogna di dire certe cose. Lei è fatta così, mai racconterà in giro se fa quella cosa coi maschi per non apparire volgare, e questa cosa di lei la adoro... ma solo perché è mia sorella. Tuttavia, sono fiero di averla come familiare numero uno, in quanto modestia e classe.


Ore 22:40

E siamo dentro, finalmente! Mano alla mano: la mia destra e la sua sinistra ben salde!

Enorme sala dalle luci di vari colori, che lasciano numerosi spazi senza visibilità. Musica dance occidentale a tutto volume, bella inglese! Frastornante ma adrenalinica.

Il bancone è in fondo, a venti schivate di corpi danzanti e passa, necessario per accedere alle ragazzacce sul cubo. Al sol avvicinarsi la mia angioletta si infastidisce: la faccia illuminata dal verde pisello in penombra dice tutto ma è necessario, altrimenti dobbiamo evitare un'intera foresta Amazzonica di gambe che non ci pestino i piedi. Se solo sfiorassero un trentasette della mia bellissima, non esiterei di certo a provocare una rissa.

Istintivamente mi squadro una cosciona lunga un metro e venti, magra, che finisce col culo sodo su di un intimo nero. Il mio organo si prepara a defribillare, ma la mia donna preferita, più bella di loro anche senza gambe magre e snelle, mi guarda come a dire non guardare, sei un maiale; ma non lo pronuncia poiché sapeva fin da ieri pomeriggio che qui è così. Non le piacciono i figoni dai pettorali in fuori: dice che sono tölpar¹, quindi vorrebbe che io non guardassi il loro equivalente femminile.

Il bancone è simile a quello dello Swans', ed è subito al primo piano. Ci dirigiamo lì, dato che credo che in settimana tutti vengano per ballare e poi via. Data l'immensa clientela non vedo amicizia facile coi baristi.

Ci sediamo. "Prenotiamo dopo un drink, che dici?" mi sussurra nelle orecchie per il casino, con un volto non felice.

Io le stringo la mano per evitare che qualcuno ci provi con lei: è troppo sexy quando si avvicina al mio orecchio. "Sì, aspettiamo qui le due ragazze, dovrebbero venire fra cinque minuti".

Nonostante immagino quanto stia patendo, sembra sorridere alla prossima musica che risuona nel disco-pub. Dunque voglio consolarla e la invito delicatamente ad alzarsi, col gesto della mia mano sinistra, e per istinto le metto l'altra sulla vita.

Ci esibiamo in un ballo mix tra elegante e scatenato: poggio un piede dietro di me, allungando gamba destra, per portare lei a seguirmi al limite del punto tra il bancone e il punto di danze for fun.

Ne approfitta per avvicinarsi nuovamente. "Ti amo, ti sei ricordato che mi piace tanto. Quindi accetto di ballare con tutto quello che sai che ho".

Sono troppo felice quando la sento parlare così. Mi viene dunque una voglia irrefrenabile di farle un complimento, appoggiando la mia guancia destra sulla sua sinistra. "Se fossi la mia fidanzata, ti bacerei davanti a tutti mentre balliamo questa come sappiamo fare noi".

Lei si allontana, mostrando i suoi bellissimi denti, per poi coprirli con la mano sinistra.

Dopo chissà quante giravolte e saltelli sul posto, divertendoci un mondo, la canzone che piace a lei viene cambiata. Intanto la vedo sudata, quindi lascio la sua presa e controllo il cellulare. Niente messaggi, ma un dettaglio attira la mia attenzione: sono le 22:50.

Faccio segno a Fiona di andare a sedermi e lei, col volto sofferente, mi segue. Si è forse resa conto di essere al limite della resistenza? Ma è normale: con tutti quei salti che le sono venuti all'improvviso..! Poi, a momenti mi strattonava, mi calpestava i piedi e mi stracciava le braccia. Ed è solo l'inizio della serata. Quando inizia a divertirsi diventa quasi un'altra ragazza, e io la adoro ancora più del solito.

Ci sediamo nuovamente al bancone. "Atras, io devo andare in bagno, non puoi aspettarle tu qui?" ha confermato il mio pensiero.

Penso che non sia una buona idea, però non lo ammetterà mai: sta soffrendo. Lei è la tipica ragazza perfetta, la quale aspetterebbe il turno di tutti i familiari per poi andare come ultima, pur di non far mai provare agli altri cosa significhi avere una vescica in fiamme. "Sicura di voler andare da sola, tesoro?"

Sorride. "Dai, non sono la tua fidanzata, non devi chiamarmi tesoro o per forza accompagnarmi in bagno".

Mi lascio convincere dal suo sguardo da donna quasi innamorata. "Va bene, allora ti aspetto".

No... mi torna quella sensazione...

D'istinto muovo il mio braccio destro che blocca quello sinistro di Fiona. Lei si volta e con un movimento della testa interpreto cosa c'è?

Non so cosa dirle. "Stai attenta. Ti voglio bene." dalle mie labbra è partito da solo un mimo, come se provenisse dal cuore.

Lei sorride, allontanandosi a passo sostenuto.

Perché questa tristezza? Perché il suo volto da ragazza-angelo del Paradiso non si toglie dalla mia mente?

La sua pelle chiara, scurita dalla penombra, e il suo biondo codino svolazzante... non smetto di fissarla...


Ore 22:58

Vedo un barista andare finalmente dietro al bancone, finora rimasto vuoto. Sembra un quarantenne dai capelli già imbiancati.

E due ragazze avvicinarsi. Somigliano molto alle foto.

Intanto Fiona è ancora in bagno: deve avere mal di pancia.

Ma questo cattivo pensiero viene subito sostituito dalla scollatura da paura della bionda dai capelli ricci, su di un vestito elegante in nero, la quale proviene dalla mia sinistra. Alla mia destra la castana: però quant'è bassa, credo che non sia neppure uno e sessanta: è invece vestita più semplice, con maglia a mezze maniche colorata dalla scollatura media ma piatta.

Non si vedevano prima ma, sotto la luce ambrata, la bionda cammina su tacchi alti in cuoio nero, credo sette-otto, su di un metro e settanta circa, mentre l'altra indossa stivaletti bassi con borchie, dello stesso colore di ciò che ha sopra... sì, ora lo vedo, è tutto in viola, ma le gambe sono coperte solo dall'indumento fino a metà coscia.

Qui mi rallegro: il richiamo dell'organo arriva! "Bellissime, ciao! Da una settimana non ci si vede!" la e di bellissime è allungata.

Credo di aver sorriso a mille denti. "Ciao, Atrassino!" entrambe hanno risposto in coro: incredibile!

Una volta che mi alzo per salutarle, mi posizionano immediatamente in mezzo a loro. Mi abbracciano al punto da farmi il sandwitch. "Tua sorella?" mi domanda la castana, mentre credo mi si sia allungato di qualche centimetro.

Non faccio in tempo a rispondere – poiché dovrei girare la faccia e andare sul suo orecchio – che la bionda mi piazza la mano destra proprio lì! Mugolo. "È in bagno, quindi tranquille, un minutino ce l'abbiamo." rispondo cercando di controllarmi: non posso apparire allupato e sottomettermi.

Noto che le loro iridi sono poco visibili. Pare che le luci si siano abbassate ulteriormente, forse stasera c'è un ospite importante.

Invece, le labbra della biondona sì che le vedo! Si avvicinano alle mie. Ha lasciato la presa dal mio pacco. Mi metto in posa per un bel bacino...

Sento un forte dolore!

Trattengo il grido, ma è come se qualcosa di pesante avesse battuto la mia schiena. Tiro indietro le labbra, mi volto di scatto e vedo la bassina armata di due pistole, una per mano: sembrano quelle che non sparano, per i collezionisti.

Mi guarda con sensualità. Vogliono fare il gioco duro queste due pupattole, eh?

Cambio tattica: fare il figo, altrimenti non capiscono le mie regole del rimorchio. "Su, su, ragazze, io non sono quel tipo, scopiamo forte ma i giocattolini per masochisti via".

Strizzo l'occhiolino e, per mostrarlo all'altra, noto che ha una mano dietro la schiena.

Credo che sia un altro pezzo di qualcosa per masochisti.

Allungo le braccia per prenderglielo, mostrandole un sorrisetto e facendo apposta ad appoggiarmi sulla spallina scoperta. Stavolta cerco di baciarmela per bene...

Sento un altro forte dolore!

Le palle! Questa è una ginocchiata proprio lì!

Mi accascio, incapace di rispondere: mi ha proprio tolto il respiro...

Lo stomaco già mi brucia... Inizio ad avere paura, queste qui vogliono fare sesso violento!

Che succede, non respiro! Sento due mani con un fazzoletto che premono sulla mia bocca..!

Questo sapore... me lo ricordo! Cloroformio!

Cerco di divincolarmi ma sento un dolore immenso all'addome! Quella mi ha dato un'altra pistolata..!

No, questo è un rapimento...

Mi mancano... le forze...

Fiona, ti prego, scappa...


Infine, Atras perde i sensi. Le luci color ambra, nei pressi del bancone, si spengono totalmente, lasciando il barista al buio.

La musica a tutto volume oscura l'operato delle due misteriose ragazze, ancor più della mancata illuminazione. La più alta, dallo scollo posteriore del suo abito elegante, prende una parrucca di capelli lisci color verde pisello e la indossa. Invece, la più bassa alza la sua maglietta, rivelando una fondina in cuoio stile Far West, contenente due spazi per armi da fuoco. Posa le pistole dorate e afferra la vittima insieme alla complice.

Poco prima di giungere vicino a un neon verde pisello, la giovane bionda rimuove dalla testa la parrucca e la indossa sul capo di Atras. "Tranquilli, è solo ubriaco, ce ne occupiamo noi".

Le due rapitrici giungono infine sul retro del locale, inspiegabilmente sgombro di buttafuori. Uno stretto vicolo si para dinanzi a loro. "Okay, lasciamolo un attimo, io mi rimetto la parrucca. Prendi pure la tua, altrimenti altro che perderci i capelli... c' prdimm 'e penn cà²".

Poggiano delicatamente Atras sul pavimento. La bionda prende poi un'altra parrucca dallo scollo posteriore. La meno alta afferra quelli di media lunghezza, lisci e dal tono blu marino. "Non parlare il dialetto della tua città natale, in questa zona del mondo nessuno lo parla tranne te. Se ti trovassero, dopo lui non ci tirerebbe fuori di sicuro".

Non c'è risposta, poiché entrambe vengono prese dalla frenesia. Dopo quell'affermazione, il loro volto svela preoccupazione.

Riprendono il corpo del narcotizzato e percorrono il vicolo per oltre dieci minuti, cercando ogni tanto di aumentare il passo. Lo stretto, con quattro metri di distanza tra le due mura, chiaramente logorate dagli anni, sembra non finire mai. Lungo l'asfalto vi sono numerosi escrementi di animali randagi e bidoni dell'immondizia, e i lampioni dalla luce biancastra sono mal distribuiti in quanto, molti di essi, emettono un'illuminazione a intermittenza. Il silenzio viene unicamente rotto dai passi della più alta e da alcuni insetti ronzanti.

Infine, giunte davanti a una porta in metallo arrugginita, un sordo cigolio attira la loro attenzione...



¹ "Cafone" in svedese.


² "Qui ci rimettiamo le penne" in dialetto napoletano.

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