Capitolo 2 - Sogni e Richiami dell'Addio [Parte 3]
Ore 16:30
Dopo l'ennesimo pranzo andatomi storto, ecco un'altra passeggiata piena di pensieri, seppur decisamente di meno rispetto a quelli che credevo che mi avrebbero travolto ancora. La giornata è piena di sole, ma non c'è il caldo terribile dell'altro giorno. Mi sono messo addosso la maglietta per la sala giochi e le fiere, dato che in quel negozio ci saranno delle punk o metallare.
La figura di merda so che è dietro l'angolo, ma non ho nulla da perderci. Ammetto che quello sfogo col Commissario mi ha aiutato un po', perché in caso contrario non so se avrei avuto il coraggio di entrare in un negozio femminile.
Sono alla FubukArcade Station per specchiarmi al suo ingresso. Cerco le parole giuste e il look giusto per non apparire un idiota.
Come ormai è mia consuetudine da cinque giorni, non ho molta voglia di giocare, quindi neppure cerco di entrare.
Rivolgo lo sguardo verso quel negozio lontano da me, faccio un sospiro e mi avvicino.
Cerco un minimo di forze mentali guardando la vetrina: mi sta salendo la tensione. Ci sono costumi da bagno costosi, con alcune cose sopra, tipo quello di...
E così trovo l'ispirazione per entrare. L'altro giorno una cosa buona l'ha fatta Helen, non solo per il mio pene.
Il buon pomeriggio più timido della mia vita – a parte quelli per un colloquio di lavoro. Mi viene incontro una commessa, che ha tutta l'aria di fingere i sorrisi. "Ciao, cosa ti serve? Purtroppo noi vendiamo solo articoli femminili, dunque non so se posso aiutarti, a meno che non desideri un regalo per la tua fidanzata".
Me la squadro un attimo, anche per rompere la mia sensazione di fuori luogo. Vestita con un abito death metal o dark lolita: so che vanno molto di moda tra le cosplayer e le otaku; comunque, questa qui davanti sta messa bene, perché ha tette scoperte da un leggero tessuto nero, e cosce enfatizzate da calze fino a metà muscolo. Preferisco non guardarla negli occhi perché in faccia ha una schifosa maschera di carnevale, tipica della fantasia perversa di chi vuole farsi prendere a martellate dalle donne.
So che mi ha appena mentito, perché quando dissi fuori la FubukArcade a Kuca che m'ero lasciato con l'ultima ex – ma solo perché non c'era nessun altro della sala giochi a origliare – questa ragazza stava con le orecchie trasformate in antenne radio.
"Ti ringrazio, ma in realtà non sono venuto per comprare nulla di regali. Ecco, oggi sono stato dalla polizia, perché sono stato la penultima persona ad aver visto una vostra cliente, l'altro giorno..." la commessa sembra avere la reazione del ho ricordato qualcosa, "È la ragazza di cui poi si è parlato nei telegiornali, Helen Cyarmville".
Mi guarda con aria interrogativa, poi volta il capo e grida un nome di un'altra commessa. "Puoi venire un attimo qui?"
Comprendo che saranno disponibili a dirmi ciò che voglio sapere.
Mentre attendo, per cercare di sciogliermi, guardo un po' di vestiti dello stesso stile della ragazza, e mi rendo conto che per essere un negozio secondario, come importanza nel settore, ha la sua bella disponibilità. Comunque i prezzi sono alti; non so se comprerei qui degli anelli o bracciali per una mia ragazza.
"Scusami, vuoi sapere qualcosa su quella ragazza scomparsa di cui si parla, giusto? Guardammo il telegiornale nelle ore di spacco ed entrambe rimanemmo di stucco. Ci ricordiamo di quella ragazza, non solo perché è molto bella e potrebbe tranquillamente fare da modella per i nostri articoli in vendita, ma anche perché è occidentale".
Cerco di rimanere calmo, dopo aver sentito del fattore Helen modella, perché qui c'è in ballo roba ben più seria. L'altra giapponesina, stavolta in vestiti di armatura da shonen sexy¹, la guardo negli occhi perché almeno, in faccia, sa più di paladina della giustizia che una pazza che spaccherebbe una chitarra in testa al proprio fidanzato se la tradisse. Piatta, con spalline di simulato effetto metallo blu per il pezzo di sopra, e una minigonna dello stesso colore che dà l'effetto di copertura per un attacco ai genitali femminili. Al posto delle zeppe di quindici centimetri dell'altra commessa, ha dei finti stivali da cavaliere che credo siano un paio di stivali al ginocchio moddati. Il suo punto di forza è il sedere esposto un pochino dalla minigonna-armatura; niente male, seppur non sodo come quello delle estreme occidentali.
"Allora vi ricordate di lei? Bene, vorrei sapere per favore se ha acquistato qualcosa o qualunque cosa. Vorrei aiutare per cercarla, anche perché la conoscevo un tempo..."
Cazzo, la tensione mi ha tradito. Ora per il resto della esistenza della FubukArcade e del loro negozio spettegoleranno cose del tipo Guarda quel ragazzo, vuole trovarla per conquistarla, quant'è sfigato! oppure Oh, però mi hanno detto che sono stati insieme, quindi forse la vuole riconquistare! Che uomo; ce ne fossero di più di uomini che corrono dietro al loro primo amore...
Mi trovo da posizione eretta a quella di chi vuole accasciarsi per vomitare; però torno serio, perché sento la tizia vestita death metal. "L'ho servita io. Dato che a quell'ora non passano molti clienti, era l'unica. Ricordo che le sono andata incontro e le ho chiesto, come faccio di solito, se cercava qualcosa in particolare. Qualche volta ho avuto delle occidentali un po' aggressive nei miei riguardi, forse per il look con cui devo apparire quando lavoro qui. Quindi mi aspettavo una risposta tipica di una ragazza che se la tira. Invece mi ha risposto in modo molto cortese, quasi come se io fossi una sua amica..."
Cerco di non eccitarmi troppo, perché se io mi sono innamorato di Helen è anche per il suo modo di porsi verso gli altri. "Anche io sono occidentale, dunque ti posso dire che da noi è diverso; in territorio straniero apprezziamo in genere ciò che è diverso da noi. I manga e anime sono un argomento meno diffuso che qui, però non li vediamo negativissimi come qui i suddetti otaku. Per noi sono appassionati di questo mondo, non necessariamente delle persone frustrate che mai avranno una ragazza. Poi lei per quel che la conosco, è gentile con tutti e non guarda male chi veste punk o death metal che sia".
"Oh, capisco," la o finale è di molto allungata, "che bello avere delle conoscenze così! Comunque mi chiede di qualche accessorio e di qualche bikini per la sua misura. Prova vari prodotti per almeno mezz'ora, e dato che non c'era nessun altro cliente l'ho aiutata".
Poi interviene la ragazza piatta ma dal bel cosplay a base d'armatura. "Puoi dirglielo, tranquilla".
Forse è quello che immagino. Intanto il mio cazzo scalpita.
"Mi ha sorpreso una cosa. Pochissime clienti, sia giapponesi che turiste, entrano in questo negozio con un bikini sotto i vestiti, più o meno come quelli che vendiamo. Dopo aver raccontato alcune cose con spontaneità, ha detto che si è portata il bikini sotto i vestiti proprio abbinarlo con qualcosa in vendita da noi. Ne ha anche provato qualcuno, ma non sembravano piacerle quanto il suo. Ed è un peccato perché, secondo me, sul suo corpo le stavano benissimo. Non ho idea di come facesse a non avvertire fastidio sotto i vestiti, per via di quegli anelli come mantenimento dei tessuti. Però, alla fine non ha comprato nulla. Mi è dispiaciuto. A differenza di altre clienti, non mi è sovvenuto il pensiero che sia venuta a perder tempo: era molto simpatica e di compagnia, proprio la cliente che tutte noi del mondo del vestiario vorremmo avere!"
Cerco ancora di non far vedere il mio coso uscire dalle orbite del mio jeans, e soprattutto di non riflettere sulle informazioni ottenute. "Ti ha detto per caso se si dovesse vedere con un ragazzo? Mi hanno detto che l'ultima persona ad averla vista è un motociclista; non so se la prende per muoversi o anche per gare dilettantistiche..."
La metallara mugola. "No, non mi ha detto nulla. E non mi sembrava che fosse venuta per cercare di far colpo su un ragazzo..."
All'improvviso sento il cellulare che vibra nella tasca, ma sono preso dall'amarezza; quindi lo lascio morire. "Maledizione, la polizia credo sia lui che debba cercare, dato che l'ho visto venire a prenderla con una moto..."
Noto che la ragazza in armatura dice qualcosa alla collega, forse è in allarme ma non vuole darlo a vedere. "Credo che sia venuta una cliente, quella ragazza che l'altro giorno ha prenotato quell'ornatissimo abito death metal. Qui continuo io".
L'altra fa cenno d'intesa e abbassa la testa, in segno di scuse, per doversi allontanare all'improvviso.
Ricambio l'inchino e la commessa piatta mi rivolge la parola con voce più bassa. "Scusami, ora dovrei lavorare, per questo non posso rivolgere la parola come se fossi libera. Però devo dirti delle cose. Quindi provo a non farmi sentire..."
Mentre ha parlato, io stavo pensando all'educazione incredibile che può avere una ragazza sotto degli abiti aggressivi: quanti stupidi pregiudizi che ci sono al mondo. Ma colei che sembra volermi parlare in modo più personale ha attirato la mia attenzione, facendomi dimenticare la vergogna per essere in un luogo estraneo agli uomini. "Nessun problema, anzi, grazie".
"Dopo che la mia collega l'ha servita, ho notato che sembrava che avesse voglia di chiacchierare un po', quindi mi sono unita anch'io alla conversazione. Iniziava a ridere e scherzare come se fosse in un locale, non come molte punk che vengono qui, ma con una moderazione non tipiche delle persone del suo Paese natale. Ha confessato che vestire il suo bikini la facesse sentire più sicura di sé; quindi, penso che la mia collega abbia ragione: è venuta per sé stessa. Però, per come appariva umile ha sorpreso anche me. Per questo mi è quasi dispiaciuto non poterle vendere ciò che le piaceva e deludere le sue aspettative".
In questo momento sono pervaso da una particolare emozione, che però tento di nascondere. "Sì, per come la conosco io, è una reazione tipica. Parla poco dei ragazzi con cui esce ma poi con gli amici dà tutta se stessa".
"Oh, capisco. A proposito, ricordo che aveva anche aggiunto di non aver portato il cellulare per scelta. La mia collega le ha chiesto perché non era uscita con una borsa abbinabile al suo giubbino di pelle viola, e lei ha risposto che per dove doveva andare era necessario che non avesse pesi".
Ho sentito bene? Questo è un cazzo di indizio!
"Non so dirti altro, mi dispiace di non esserti d'aiuto più di così..."
Intanto il cellulare vibra di nuovo, però, per la notizia appena appresa, non ho voglia di rispondere. "No, non ti preoccupare, so che hai del lavoro da fare, e qui non è come in Occidente che puoi parlare davanti ai clienti per più di qualche minuto, se sono conoscenti".
Noto che cambia Il suo sguardo. Ho la sensazione che voglia dirmi qualcosa al di fuori delle indagini.
"Avresti un altro minuto o devi andare altrove per chiedere di lei?"
Io rimango sorpreso. "N-no, ho tempo, dimmi pure." le rispondo quasi come se fosse una ragazza, di quelle bellissime da mozzare il fiato, che mi sta chiedendo un appuntamento.
Dal suo fiatare capisco che deve abbassare ulteriormente la voce. "In più di un anno che lavoro qui ho avuto tante clienti. Sento di ragazze che vogliono vestire coi nostri prodotti perché incomprese, frustrate, o cercano disperatamente di farsi piacere dal loro ragazzo dei sogni; anche ragazze che, pur di raggiungere tale scopo, si drogano. Ma anche tante ragazze ribelli, ma sicure di sé, che vogliono apparire per il gusto di farlo. Dunque so distinguere una persona innamorata... E scusami se mi faccio gli affari tuoi, ma secondo me tu hai un qualche legame con lei. Non ti piace semplicemente, c'è qualcosa di più che non è molto chiaro; perché io ti conosco di vista, ma vagamente so come sei fatto dentro. Vai spesso nella sala giochi di fronte e, da lontano, questo sguardo te l'ho visto più volte..."
Non ho idea del perché io non le abbia risposto fatti i cazzi tuoi e non abbia sbattuto la porta del negozio. Ora cosa mi dirà? Io ti ho visto insieme a lei anni fa oppure Lo so dov'è andata, ma tu non la inseguire, altrimenti cadrai negli Inferi? Sono troppo curioso e affascinato dalla sua empatia: sento che mi vuole aiutare per davvero.
Fingo un sorriso. "S-sì, io vengo spesso a giocare in sala giochi, ma guardo poco dentro questo negozio perché non sono molto bravo col fare regali alle ragazze. Forse alcune che ho conosciuto in sala, chissà, magari vengono qui per piacere a qualcuno assiduo della FubukArcade..."
"Ti confesso che anche io ogni tanto vado a giocarci negli orari liberi, o durante lo spacco. Non ti vedo quasi mai però in quegli orari..." la sua risposta mi sorprende.
Mi domando del perché io non ricordi di questa persona in sala giochi. Tutti i clienti fissi li conosco di persona.
"Ah, forse perché in cosplay sei così diversa... Non mi sembra di averti mai vista lì, e comunque io a quell'ora pranzo a casa, difficile lo faccio fuori".
Dopo il sorriso della scoperta torna molto seria. "Ma ti volevo dire: quella ragazza, Helen, mi è sembrata diversa dal nostro target. La vedevo così gentile, eppure sentivo che ha una grande personalità. Sento che ha delle doti in fatto di comunicazione e d'intelligenza generale. Mi sembra una ragazza avanti rispetto altre della sua età. Ne mostra diciotto ma dentro ha la forza e la maturità di una trentenne. Questo è confermato dal fatto che, alla mia collega, ha detto che va in palestra e pratica una rara disciplina di arti marziali, che si vede più negli anime che nei Live Action dei nostri stuntman, che in tutto il mondo girano film d'alto livello coreografico. Dalla postura sembra una di loro, nonostante sia difficile da credere, dato che è tanto magra e ha delicati lineamenti del viso. Secondo molti uomini di tutto il mondo è una ragazza praticamente perfetta. Tu sei davvero sicuro di poter stare con una persona così irraggiungibile?"
Il cuore mi rimbalza fuori dal petto. Tremo. Non riesco a dirle di smetterla, perché so che in qualche modo mi conosce davvero: i clienti li analizza davvero con poche parole!
Non so da quale punto del corpo riesco a trovare la forza di aprire bocca. "Lei è la mia ex. Con lei ci sono stato per due anni. Lei mi ha lasciato, mi ha ferito".
La mia voce è stata carica di tristezza e più bassa della sua; lei reagisce come chiunque ci crederebbe con difficoltà. "Se non ti guardassi negli occhi non ci crederebbe nessuno. Se una come lei è stata con te per due anni, penso che sei molto più maturo di quello che può sembrare qualcuno che pensa solo a passare giornate in sala giochi." nota che sono senza parole, dunque continua "... Comunque, secondo me tu la ami ancora. Ma ora la cosa è più dura perché..." noto in lei un'espressione preoccupata, "... Ti chiedo scusa, non sono affari miei, però ci sono rimasta molto male quando ho sentito al telegiornale che i suoi vestiti sono stati trovati, ma non lei. So che sei venuto per conto tuo e non per la polizia, e sento che tu sappia qualcosa di questa storia che non puoi dire a nessuno. Ma ti prego, fai quello che puoi per trovarla, io vorrei essere sua amica... mi dava la sicurezza che io non ho..."
Cerco di rispondere, mentre il mio sguardo è fisso nelle sue iridi scure – come quelle delle comuni giapponesi – ma lei mi precede. "... Però sta' attento a non affezionarti di nuovo. Perché lei ha detto una cosa che non mi aspettavo: A parte l'estetica, io non sono il tipo di ragazza che un uomo vorrebbe al suo fianco".
Adesso mi torna la ragione. "Nah, l'avrà detto solo per fare la modesta..."
Tento di sviare l'argomento, poiché mi sono reso conto di averle fatto leggere fin troppo di me, seppur in sua compagnia mi sento a mio agio. "Dato che sembri conoscermi da sguardi da lontano, a questo punto presentiamoci: mi chiamo Daniel".
Lei si inchina con educazione. "Hai ragione, scusami, io mi chiamo Azusa. Piacere di conoscerti".
Mi sforzo di sorridere. "Piacere".
Dietro di noi sento la porta del negozio aprirsi. Seppur frastornato, mi rendo conto che significa saluti. Peccato, non sarebbe stato male chiederle il numero di telefono. Sento sottovoce dalla sua bocca: "Daniel, passa qualche volta quando non ci sono clienti... Ora scusami, devo lavorare..."
Tempestivamente, torno ad essere formale. "Arrivederci, signorina".
"Arrivederci, grazie della visita, signore, spero le sia piaciuto il nostro negozio e che torni presto da noi".
Ore 17:00
Fuori dal negozio mi sento molto confuso. Non riesco a pensare a tutto ciò che mi è stato detto. C'è solo Azusa nel cervello. Come ha fatto a capire quelle cose di me?! E poi io innamorato ancora di Helen Cyarmville? Io sono stato il fidanzato di una ragazza perfetta per ogni uomo del mondo?
Mentre torno a casa ci penso e ci ripenso...
¹ Nei manga di genere shonen, uno dei cliché è quello di una guerriera dall'armatura con parti del corpo ampiamente esposte.
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