Special Halloween AU

Ho una domanda per voi, lettori e lettrici: come vi immaginate i nostri ragazzi come dei semplici adolescenti di sedici/diciassette anni, che, ancora legati all'infanzia, escono la sera di Halloween per fare il tanto atteso "Dolcetto o scherzetto", ma vivono un'avventura terrificante?

Beh, io ho pensato di proporveli a modo mio... e niente, buona lettura!

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Giro su me stessa, e contemplo con occhi grondanti di felicità il vestito confezionato su misura proprio per quest'occasione. La camicia mi sta leggermente larga sotto le braccia, mentre il corsetto di finta pelle mi sta fin troppo stretto, tanto che mi viene naturale chiedermi se ci sia peggior modo di morire che avere tutti gli organi spappolati.

Guardo mio padre ridere a crepapelle per le mie guance rosse. «La vuoi smettere di ridere ed allentare quest'affare?» gli domando brusca. Le parole mi escono soffocate, e sento i miei polmoni urlare di dolore. «Papà, così soffoco!»

L'uomo che vorrei uccidere, ovvero mio padre Jeremy, se la ride apertamente, e neanche i miei sguardi assassini gli impediscono di continuare a sghignazzare mentre con gesti veloci slaccia i lacci sul fianco. Piano piano, l'indumento diventa meno stretto, fino a quando mi cade per terra, lasciandomi in camicia bianca e pantaloni di pelle aderente. Mi giro verso di lui e lo guardo male. «Ti vorrei ricordare che sono la tua unica figlia» incrocio le braccia al petto.

IL biondo davanti a me prende la mia spada per il travestimento. Un suo amico me l'ha fabbricata appositamente: sebbene sia di plastica, ha però lo stesso peso di una vera spada da cavaliere, e sull'elsa è stata incastonata una pietra rossa, e, non contando che è fatta di vetro, è davvero appariscente e bellissima.

«Immagino sia sottinteso che non dovrei cercare di ucciderti» deduce con tono di chi ha avuto a che fare con innumerevoli minacce.

In effetti, nell'arco della mia breve vita, posso dire che a sedici anni ho un bagaglio enorme, arricchito dal continuo evolversi delle intimidazioni inventate da me, e mio padre ora le ha praticamente sentite tutte, come io ho subito moltissimi dei suoi scherzi. «No, e sai perché?» gli domando, ma prima che possa fornirmi una risposta, lo precedo e continuo: «Perché se mi uccidi adesso, la notte di Halloween, ti giuro che in qualche modo ritorno dal mondo dei morti e ti perseguito a vita!»

Scoppia a ridere, e dal suo passo veloce, immagino che stia correndo verso la porta della mia camera perché sta per dire una cosa che mi farà andare su tutte le furie. «Sarebbe davvero un incubo. Già ti immagino con la pelle cadente, i capelli sparati in aria, le occhiaie da zombie... ah no, che dico, è la tua faccia ogni mattina quando scendi a colazione»

Senza pensarci due volte, afferro gli stivali fino al ginocchio ch dovrei indossare stasera e glieli tiro, ma il mio obbiettivo non va a segno: entrambi i mie calzari si schiantano contro il legno della porta, per poi cadere per terra in un suono sordo.

È sempre stato così il mio rapporto con papà: ci prendiamo in giro, ma so che mi vuole bene. Da quando mamma è salita in cielo, portando con sé un bambino che non ha mai potuto vedere in che tipo di mondo stava nascendo, Jeremy si è ritrovato a sostituirla. È stato lui a sentire il mio primo pianto e racconto del cuore spezzato, minacciando di conseguenza il ragazzo che aveva osato offendermi in quella maniera; è lui che è dovuto correre al supermercato a prendermi gli assorbenti perché mi erano arrivate le mestruazioni per la prima volta, è lui che ogni giorno mi insegna una ricetta nuova e guardiamo assieme i programmi di cucina perché io ne vado pazza. So che gli pesa, perché non è facile essere chi non puoi essere, ma fa del suo meglio per non farmi sentire la mancanza di mia madre, e ci riesce solo lui, anche se devo ammettere che ogni tanto la malinconia mi assale.

Scuoto la testa e finisco di prepararmi: indosso le scarpe e rifinisco il trucco sul viso, passando ancora una volta la matita nera su tutta la palpebra degli occhi. Sembro davvero una zombie: ho spalmato su tutto il volto un fondotinta bianco come un lenzuolo, per poi creare un alone nero intorno agli occhi e disegnare ai lati delle bocche delle cicatrici, come se mi avessero ricucito una bocca troppo larga per sembrare normale. Infine, ho disegnato una ragnatela sulla guancia, che scende dall'angolo dell'occhio fino alla guancia, ed ho rifinito il tutto con una bella passata di mascara, mentre le labbra sono di un bel rosso sangue sbavato, effetto dato solo dal rossetto.

Sorrido soddisfatta mentre scompiglio i miei capelli ed indosso il cappello da strega con la falda larga. Ho deciso di impersonare una strega cavaliere, e devo dire che la camicia dalle maniche larghe che si stringono sul polso per poi aprirsi in lembi ricamati d'oro ed il corsetto che ho dovuto mettermi da sola mi danno anche un tocco di femminilità.

Lo so che a sedici anni dovrei pensare agli alcolici, alle serate passate a fare i cretini per le strade come già molti dei miei coetanei e dei miei compagni di classe fanno, ma a me piace festeggiare questa ricorrenza americana con la stessa ingenuità dei bambini: facendo "dolcetto o scherzetto?", come quando ero piccolina io.

Ma non sarò da sola: mio cugino Aidan e la sua ragazza Einslyn si uniranno a me e mi terranno compagnia, e la mia futura cugina acquisita mi ha spoilerato la presenza di altri membri che conoscerò tra poco. Meno di mezz'ora, constato mentre guardo l'orario della sveglia, la quale segna le nove di sera.

Prendo il mantello appeso dietro la porta ed esco di fretta, urlando ad un papà già mezzo addormentato sul divano. Le raccomandazioni me le ha già fatte, raccomandazioni che ho già sentito milioni di volte e che quindi mi sono entrate da un orecchio e mi sono uscite dall'altro. È troppo apprensivo, ma l'unica maniera per tranquillizzare lui ed evitare un suo ripetersi nuovamente è quello di fare finta di ascoltarlo ed annuire con un sorriso angelico in volto.

Chiudo la porta dietro di me ed inspiro l'aria della sera. Siamo praticamente agli inizi di novembre, e l'aria autunnale si fa sentire soprattutto durante le ore tarde della giornata e la notte: mi stringo nel mantello che ho allacciato al collo, e l'interno morbido mi rassicura con il suo calore. Cammino, facendo dondolare il sacchetto dove non vedo l'ora di ammucchiare dolciumi di ogni genere, e già mi immagino mentre tutti assieme ci mettiamo a guardare un film dell'horror ed a gustare quelle prelibatezze.

Anche se temo che Aidan lo trasformi in un momento di coccole con la bella bionda.

Ma, come si dice, "Si parla del diavolo, spuntano le corna": non faccio in tempo a finire la frase, che i due appaiono sul marciapiede, vestiti da fantasma. «Certo che voi due vi siete proprio immedesimati bene nei vostri personaggi!» esclamo, mentre si avvicinano, e, anche se hanno il volto coperto tranne che per gli occhi, so che stanno ridendo. «Siete arrivati mentre stavo pensando a voi due»

«Che dire?» un paio di iridi grigie mi fissano ridenti. «Siamo dotati di poteri paranormali»

«Quella sei tu. Ieri mi hai letto nella mente, quando stavamo decidendo che carta da parati i miei dovrebbero usare per rifare i muri della stanza da letto» le fa notare il bianco, e la sua voce risulta attutita, perché il telo che hanno utilizzato non è stato tagliato anche per la bocca. «Mi hai spaventato»

«Non è colpa mia se ti si legge in faccia ciò che stai pensando»

«Einslyn non ha tutti i torti» vado in suo appoggio, ottenendo un broncio da parte di mio cugino. «Anche se la maggior parte delle volte hai la faccia da coglione»

Einslyn scoppia a ridere, mentre Aidan alza gli occhi al cielo. «Per fortuna dovevi volermi bene»

Rido anche io e guardo la mia amica nonché semi-cugina staccarsi dal fianco di Aidan per poi avvicinarsi ad un altro ragazzo. Penso sia mulatto, perché ha la pelle color caramello ma non troppo scura, e gli occhi sono di un castano chiaro, tendente al giallo oro. I suoi capelli sono divisi in rasta molto lunghi, ed il suo sorriso quasi mi abbaglia mentre si avvicina sempre di più. «Ciao a tutti!»

L a bionda lo saluta a sua volta. «Ce l'hai fatta, Rhys!» esclama felice. Devono conoscersi da tanto. «Gli altri dove sono?»

Rhys indica il marciapiede dietro di sé. «Stanno arrivando. Koyl ha dimenticato l'arco e la faretra piena di frecce finte, ed ha costretto Ahran, Vysion e Keydan ad aspettarlo. A volte penso che sarebbe capace di lasciare la testa a casa» ridacchia, e poi mi porge la mano. «Ho dimenticato di presentarmi: ciao, mi chiamo Rhys»

Sorrido e afferro la mano. A pelle sembra simpatico, ma, anche se non lo do a vedere, mi riprometto che lo vedrò solo dal tempo che passeremo assieme. «Ciao, sono Elyve, la cugina di quell'idiota che sta con Einslyn» indicò Aidan, e lui sbuffa. «Puoi chiamarmi anche Lyv»

Il ragazzo annuisce sempre sorridendo, e vedo che vuole dire qualcos'altro, ma delle urla dal fondo del marciapiede annullano la sua intenzione.

Vediamo arrivare quattro ragazzi, e tutti e tre di una bellezza a loro modo rara: il ragazzo biondo porta i capelli notevolmente lunghi uniti in una coda, ed indossa una tuta verde, mentre sulle orecchie indossa delle mini protesi che rendono la forma dell'orecchio più allungata. Due di loro sono vestiti entrambi di nero, ma il ragazzo dalla pelle bianca come la luna ha i capelli che gli sfiorano le spalle in volute voluminose, e veste solo un paio di calzoni larghi che si stringono sulle caviglie, lasciando che il petto nudo venga colpito dalla brezza quasi invernale. Mi domando come diamine faccia, rabbrividisco al solo pensiero. Invece, quello dai capelli rossi e gli occhi verde acqua, di una sfumatura innaturale, sorride mentre mostra tutto fiero le sue estensioni per il travestimento da scimmia: la coda si agita fieramente nonostante sia palesemente finta, mentre una delle due orecchie si è ammosciata, piegandosi di lato.

Ma l'ultimo del gruppo mi fa spalancare gli occhi dalla sorpresa.

Non ho mai visto un ragazzo più bello.

Porta i capelli castani tagliati molto corti sui lati, mentre nella parte centrale sono più lunghi e ribelli, tanto che un ciuffo gli ricade sulla fronte. Ha la pelle olivastra, e sotto il corpetto di pelle si possono intravedere l'addome scolpito, come se dietro a quei muscoli ci fosse la mano abile di uno scultore. E gli occhi sono più blu dell'oceano, un turbine di macchie verdi, azzurre e blu che si mescolano fondendosi in quel colore surreale e meraviglioso.

Sono letteralmente senza fiato, tanto che la mia amica mi deve riscuotere dandomi una gomitata sul braccio. «Ti conviene non fissare Keydan in quel modo»

Questa sorta di avvertimento mi confonde. «Che intendi dire?»

Lei sospira. «Purtroppo lui sa benissimo dell'effetto che fa sulle altre ragazze, e se gli dai corda accrescerai solamente il suo ego» poi, con il mento, indica il fidanzato. «Oltre che l'antipatia che Aid prova per lui. Sono nella stessa classe, a scuola, e lui non ce la fa più sopportare le sue manie di protagonismo»

A prova di quello che mi ha raccontato Einslyn, Keydan si ferma proprio davanti all'altro; nonostante siano alti uguali, il fisico del castano è più maturo di quello di mio cugino, e sembra troneggiare su di lui, ma conosco Aid, e so che non si lascia intimidire da nessuno, ben che meno da uno che si dà tante arie.

Mentre si fissano a lungo negli occhi, gli altri due compagni si fanno avanti e si presentano. «Ciao! Io sono Koyl, e questo muto affianco a me è Vysion» mi saluta il biondino, per poi spingere in avanti l'amico. Se l'elfo per una notte sembra esuberante ed eccentrico, Vysion mi pare un vampiro in tutto e per tutto, canini finti a parte. Ha la pelle traslucida, e penso che non mi stupirei se lo vedessi brillare non appena la luce della luna lo colpisca.

Anche la scimmia di Halloween mi porge la mano con fare affabile. «Io sono Ahran. Immagino tu sia la bella Elyve di cui tuo cugino parla sempre con tanto orgoglio» sorride, poi si rivolge ai due amici. «Dite che devo presentare anche quello scorbutico, o lo lasciamo passare per antipatico e sgarbato?»

Penso stia parlando di Keydan, deduco mentre li osservo guardarsi. «Io direi che è meglio se le presentazioni le fai tu, Ahran» gli consiglia Koyl pensieroso. «Ha un brutto carattere, e sicuramente scatenerebbe una lite sia con Elyve, sia con Aidan. Anche se con lui ne è già in corso una» sospira indicandoli.

Alzo gli occhi al cielo, perché in effetti i ragazzi hanno ragione: quello sconosciuto si è precipitato subito verso Aid, dimenticandosi degli altri, e di certo questo non gli fa prendere più punti. Mi avvicino alla coppia e faccio un colpo di tosse, ed i loro sguardi si distaccano per poi calamitarsi sulla mia figura. «Scusate, ma esistiamo pure noi, e vorremmo andare a divertirci questa sera» incrocio le braccia al petto, indispettita. Non ho la minima voglia di aspettare i loro comodi per divertirmi.

Mio cugino sospira e chiude gli occhi. «Hai ragione. Scusateci» sorride impacciato a tutti. «Ci siamo lasciati trasportare. Anche se ammetto che avrei voluto continuare nella speranza di vederlo incenerirsi davanti ai miei occhi»

L'altro ghigna. «L'avresti visto succedere. Nella tua testa, una visione da trauma cranico»

«Sei così spiritoso a volte Keydan, che quasi mi chiedo che differenza ci sia tra te ed un pagliaccio»

«Molte, a dire il vero, ma con me, il circo guadagnerebbe molto di più»

«A proposito di travestimenti» interviene Koyl, indicando il ragazzo. «Da che diamine ti sei travestito? Quelle orecchie sono troppo larghe per essere quello di un gatto»

Keydan alza gli occhi al cielo. «Ti devo regalare un paio di occhiali? Sono orecchie da lupo, idiota» si sporge in avanti, poi da un colpo al petto ricoperto da una giacca con il cappuccio foderato con del pelo nero e mette in mostra una finta coda. «Mi sono travestito da licantropo, è ovvio»

«Un cagnaccio, in poche parole» per quanto possibile, Vysion sorride all'amico, e la cosa mi sorprende, perché vedendolo così serio ho pensato che la sua faccia fosse fatta di ceramica. Ceramica uscita e decorata molto bene, aggiungerei. «Fai "wof wof", e sei apposto»

«Solo perché sei travestito da un sudicio succhiasangue, non sto certo al tuo gioco»

I due iniziano a scherzare assieme, ma Ahran e Rhys li interrompono. «Keydan, qua c'è qualcuno che non ti conosce. Non è forse il caso di presentarti come si deve, al posto di minacciare Aidan?» si schiarisce la voce il ragazzo dalla pelle color caramello, portandosi un pugno davanti alla bocca. 

Il soggetto della frase si guarda attorno, ed il suo sguardo oceanico si posa freddo sulla mia figura. Come se non mi sentissi rabbrividire abbastanza, mi ritrovo a stringere con forza un lembo del mio mantello, e sento la schiena percorsa dai brividi. Ma cos'ha negli occhi questo ragazzo? Mi sembra di avvertire una strana scarica improvvisa che i ribalta le membra, e la pelle d'ora sfiora evidente il tessuot niveo della mia maglia. Fortunatamente è a maniche lunghe, altrimenti sarei morta assiderata, e non so se la colpa sarebbe stata di novembre e delle sue temperature basse.

«Ah, una nuova arrivata» mormora scrutandomi. Poi si gira ed alza le spalle. «Sai che mi importa di presentarmi»

Mentre odo i ragazzi rimproverarlo non poco velatamente, io avverto la rabbia salire. Non mi ritengo chissà quale personalità importante da non poter evitare, ma neanche mi aspettavo una così mancanza di rispetto e di ogni buona forma di cortesia che di solito si riserva ad una persona. Oltre che alla sfacciata arroganza che sembra trasudare da ogni poro.

Mi avvicino e gli porgo la mano, mentre combatto l'orgoglio che mi punge, dicendomi di non cadere così in basso. «Al contrario di qualcuno qui presente, ci tengo a dimostrare di aver ricevuto un'educazione degna di essere chiamata tale. Io sono Elyve»

«So chi sei. Tuo cugino non fa che vantarsi di avere una cugina che eccelle in qualsiasi cosa faccia» sembra mi stia prendendo in giro, ma io mi limito a fissarlo in malo modo, prima che con la luna piena che c'è stasera mi trasformi io in qualche mezzo uomo mezzo lupo per saltargli al collo. «Ma la cosa non mi tocca minimamente, perchè non mi interessa avere a che fare con te. Di conseguenza, presentarmi con serve a niente, se dopo stasera non ci vedremo mai più»

Penso che la sua straffottenza sia una droga, perchè ho già perso la ragione ed inizio ad essere assalita da visioni in cui lo strangolo ripetutamente, come in un loop temporale. Mi prudono le mani, e le labbra mi tremano perchè sto cercando di trattenere la valanga di insulti che lo investirebbero se mi lasciassi andare, ma grazie a Dio in questo gruppo c'è qualcuno che mi conosce pienamente. 

Non appena vede che non riesco a trattenermi, Einslyn si para davanti a me. «Ragazzi, è la notte di Halloween, insomma! Che ne dite, andiamo a divertirci?»

Butto fuori l'aria che stavo trattenendo, e mi calmo istantaneamente. Si, forse andare in giro e fare scorta di zuccheri concentrati mi servirà a sgombrare la mente ed a non pensare più ad atti di omicidio che ho pensato. «Hai ragione, Einslyn» concordo con lei, e le sorrido dolcemente. «Voglio ottenere un sacco di cioccolatini!»

«Io non ci vengo a raccogliere caramelle come se fossimo mocciosi» Keydan incrocia le braccia al petto. 

Okay, lo ammetto. Forse non sono ancora molto calma. «Ma vuoi morire stasera, o cosa?» sbotto voltandomi verso di lui. 

«Finitela, voi due» si mette in mezzo anche Aidan, il quale mi prende per un braccio e mi sussurra all'orecchio: «Non eri tu a dire che non dovevamo litigare, e cercare di goderci la serata? Com'è che i ruoli si sono invertiti?»

Sbuffo, irritata da morire. «Lo so, lo so, Aid, ma ti giuro, quello mi fa girare le palle in una maniera che...» mi interrompo, perchè effettivamente non c'è un modo per descrivere il senso di fastidio che mi ha provocato. «Sappi solo che ora capisco gli sguardi che vi siete lanciati, e, se un giorno vuoi farglila pagare in qualche modo, vedi di chiamarmi. Sono curiosa, che ha fatto per farti reagire così, non appena è arrivato?» domando non riuscendo a trattenere la mia curiosità.  A volte potrei risultare troppo insolente o impicciona, ma è raro vedere Aidan lasciarsi andare a sentimenti negativi.

Mio cugino scuote la testa. «Lascia perdere» chiude il discorso e mi lascia con i miei dubbi che mi rodono dentro, ma uno sguardo insistente mi perfora la schiena. Sento qualcuno che mi sta fissando con intensità, e, quando mi volto, becco Keydan a guardarmi. 

In quel breve attimo in cui i nostri occhi convergono, non vedo più derisione o disinteresse. Mi guarda come catturato da qualcosa, com se avesse visto l'ultimo pezzo di una collezione che ha iniziato da tempo ed a cui ci tiene particolarmente, e, nonostante costi parecchio, farebbe di tutto pur di possederlo. Mi sento l'oggetto di quello sguardo, e la cosa mi da fastidio, perchè fino a pochi secondi fa sembrava detestare l'idea di conoscermi, ma in fondo mi chiedo perchè faccia così. Che il suo comportamento abbia una causa che sia diversa dal semplice egocentrismo del suo carattere?

Distoglie lo sguardo, guardando gli altri che stanno decidendo che cosa fare per il resto della serata, e decido di fare come lui. Mi aggrego al gruppo, ed ascolto le battute finali.

«Sentite qui: dicono che in una casa abbandonata siano state avvistate diverse presenze spettrali»legge il finto elfo da un articolo di giornale che ha trovato su internet. «Si trova proprio all'angolo. Che dite, andiamo a darci un'occhiata?»

Guardo Einslyn, la quale ha una faccia spaventata. «Non saprei...» mormora, per nulla convinta. Di solito è lei quella che convince me ed Aidan ad evitare i film horror quando è con noi, quindi immagino quanto sia difficile per lei accettare una proposta simile. Non che io creda nei fantasmi, ma quando si è suggestionati, si tende a dar credito anche alle più false delle credenze.

Il bianco al suo fianco le stringe la mano, e so che sta cercando di rassicurarla sebbene il suo sorriso calmo e dolce sia nascosto dal suo travestimento. «Ci sono io con te, non dovrai temere niente»

Anche gli altri si rivelano elletrizzati per questa avventura da brividi, e stranamente Keydan non ha da ridire su nulla. Devo dire che anche io non sto nella pelle, non mi è mai capitato di vivere un'esperienza simile. Spero di riuscire a divertirmi, ed a stemperare la rabbia di poco fa.

Ci avviamo tutti verso la casa, ed in effetti, quando arriviamo davanti alla facciata dell'abitazione, constatiamo che ha tutto l'aspetto di un piccolo palazzo diroccato: la porta di ingresso penzola sinistramente da una parte, per metà marcia, mentre i vetri rotti delle finestre danno un tocco horror al tutto. Mentre saliamo i gradini che ci conducono al portico, il legno sotto i nostri piedi scricchiola abbondantemente. Devo dire che l'ambientazione è perfetta per la nostra gitarella.

«Scusate, ragazzi» mi fermo un attimo. «Non penso che qualcuno qui dentro stia pagando la corrente, quindi come faremo ad illuminare la casa senza schiantarci addosso alle pareti?»

Tutti si volotano verso di me, e ci guardiamo. Nessuno si è portato dietro il cellulare a parte Koyl, perchè non abbiamo tasche sufficientemente grandi per un telefono. e poi, chi si immaginava che ci sarebbe servito? Staremo insieme tutta la sera, e vagabonderemo in questo quartiere solamente, quindi munirsi di smartphone era inutile.

Keydan sbuffa, e nella penombra lo vedo muoversi. In breve, vedo la schermata di un telefono illuminarsi. «Anche io me lo sono portato dietro. Non si sa mai» alza le spalle, e penso che in qualche modo si sia fatto perdonare per le cazzate che ha detto poco fa.

Sia Koyl che Keydan accendono la torcia dei loro cellulari, ed entrano dalla porta. Noi li seguiamo, ed io rimango a bocca  aperta per quanto l'esterno non rispecchi per niente quello che c'è dentro: la decadenza delle pareti è sottolineata dalla tinta dei muri che è scrostata in più punti, e le ragnatele che pendono dal soffitto pieno di polvere mi fanno sperare, nel mio essere estremamente aracnofobica, non ci siano ospiti muniti di otto lunghe zampe che si possono arrampicare sulle nostre schiene. 

«Ammetto che mi aspettavo di peggio» Rhys non fa in tempo a finire la frase, che un colpo d'aria fa sbattere la porta, chiudendola con un colpo secco. Tutti noi guardiamo male colui che ha parlato, ma non sa che lo stiamo facendo grazie al buio. Ovviamente la colpa non è sua se ha aperto bocca nel momento sbagliato, ma l'effetto della paura porta anche a prendersela con le persone che si hanno più vicine. 

«Ammetto che magari potevi evitare di parlare» Keydan invece non si fa problemi ad esprimere il nostro pensiero unanime. «Io direi che possiamo dividerci a coppie ed esplorare la casa. Così, se uno di noi trova qualcosa di interessante, gli altri lo raggiungono»

«Dimentichi che su otto persone, in due avete una torcia» gli fa notare il bianco, con tono scettico. «E dubito che qui troveremmo una qualche pila in grado di farci luce»

«Questo è da vedere» il ragazzo dagli occhi blu inquadra uno scaffale ricoperto da almeno un centimetro di polvere, ed inizia ad aprire freneticamente i cassetti. Poco dopo estrae due oggetti, che si rivelano essere due torcie. Ed anche funzionanti, visto che non appena Vysion ed Rhys fanno scattare l'interruttore, due fasci luminosi ci investono. «Ora direi che il problema non si pone»

«Come diamine è possibile che ci siano due torcie con le batterie in una casa così diroccata?» mormora Ahran avvicinandosi a Koyl. Lo vedo prendere un lembo della sua manica, e lo sguardo che il finto elfo gli rivolge mi fa riflettere sulla vera natura del loro rapporto, che va al di là della pura e semplice amicizia. Mi mettono tenerezza, mentre li osservo con la coda degli occhi scambiarsi u cenno di intesa, in un tacito accordo di fare coppia. 

«Credo ci siano stati degli abusivi, non c'è altra spiegazione» Aidan si mette al fianco di Einslyn, e la loro accoppiata me l'aspettavo. Mio cugino non si muove senza la sua ragazza, e lo trovo molto naturale.

Siamo rimasti in quattro ancora soli: io, Keydan, Rhys e Vysion. Questi ultimi due si guardano, e di conseguenza si avvicinano l'uno all'altro, e penso che l'abbiano fatto per ritrovarsi con un amico piuttosto che con una sconosciuta o con un conoscente con evidenti problemi di socializzazione. 

Osservo Keydan e noto che anche lui sta facendo la stessa cosa. Mi scruta, e mi chiedo che gli stia passando per la testa, ma dai pugni di mio cugino deduco che non gli vada a genio la suddivisione. Ma oramai le coppie sono fatte, ed ognuna decide di comune accordo di avventurarsi in qualche spazio della struttura, ma io rimango ferma sul mio posto, sperando che il ragazzo con cui devo collaborare per non ritrovarmi con un bernoccolo dolorante a fine serata. 

La mia richiesta non è stata accolta, perchè lui accende la torcia del telefono ed inizia a salire le scale, tutto nel silenzio più assurdo. Io lo seguo, perchè rimanere avvolta dalle tenebre non è la migliore delle prospettive, e praticamente cammino su uno strato di sporcizia che ho paura di vedere alla luce. Alla fine della scalinata, Keydan vira a sinistra, di corsa, sembra quasi voglia seminarmi, e la mia supposizione è esatta: inizia a camminare sempre più veloce, ed io devo mettermi a correre per evitare che mi chiuda in faccia la porta della stanza in cui è entrato.

Anche se mangio schifezze, grazie alla mia vita stranamente sottile riesco ad infilarmi nella fessura che inesorabilmente diventava sempre più stretta. Keydan ed io ora siamo in una camera che doveva appartenere ad una bambina: vedo qualche peluche abbadonato in modo scomposto sul tessuto bucherellato della coperta del letto, e l'angolo del trucco, con tanto di luci che una volta dovevano illuminare gran parte della grande camera da letto, ha sicuramente visto giorni migliori. Lo trovo quasi uno spreco, vedere quello splendido specchio ovale incrinato, come se qualcuno gli avesse sferrato dei pugni.

Mi volto verso il mio compagno, con le mani piantate sui fianchi per non prenderlo a schiaffoni su quel bel viso che si ritrova. Ecco un altro spreco che non accetterei, ecco perchè non lo faccio. Accidenti a me ed al mio essere maledettamente superficiale, a volte. «Ma si può sapere che diamine di problemi hai? Non mi conosci neanche, ma hai già deciso di odiarmi»

Lui alza le spalle. Deve essere un gesto abitudinario, gliel'ho visto fare moltissime volte nel corso del tragitto assieme. «Vedi, io di solito faccio amicizia con chi ritengo mi sia utile, oppure con chi é degno della mia presenza. Non vedo come tu possa servirmi, nè mi sembri una persona di spicco, per cui non vedo motivi per i quali devo stare qui con te e trattarti come un'amica»

Le sue parole sono come una fiamma che si avvicina alla miccia di una dinamite: offesa come sono, alzo un piede e lo colpisco con notevole forza nello stomaco. Preso alla sprovvisto, il giovane davanti a me arretra di qualche passo, con evidentte stupore negli occhi. «Di solito, la prima cosa che mi insegnano al corso di judo è di ricorrere alla violenza fisica solo in casi di necessità, ma per te farò un'eccezione» ringhio, e con espressione soddisfatta lo supero, andando verso la porta finestra. 

Apro le due ante, lasciate aperte da chissà quale fantasma del passato, e metto piede su un ampio balcone, dalla ringhiera in marmo finemente modellata da mani esperte. Mi appoggio al parapetto con i gomiti, mentre mi godo il paronama del cielo stellato. Non ci sono nuvole che non mi permettono di contemplare quelle palle infuocate distanti anni luce, ed osservare una tale bellezza, nonostante il gelo che mi punge la pelle, mi tranquillizza.

Sento dei passi avvicinarsi, ed in men che non si dica Keydan ripete i miei stessi movimenti. Stiamo in silenzio, ma non ce la faccio a non domandargli: «Non lo trovi bellissimo?» mormoro, rapita da quel blu intenso che appartiene solo alla notte ed alle sue creature.

Avverto i suoi occhi pressanti su di me. «Si, è davvero bello» 

Stranamente la sua è una risposta pacata, ed io mi volto verso di lui confusa. Non capisco perchè continua a guardarmi così. «Perchè mi fissi così? Ho qualcosa sulla faccia?» mi passo le mani sulle guance, immaginando che ci sia qualche macchia di polvere che mi ha sporcata.

Scuote la testa, e si gira verso il panorama. Sbaglio, o quello che vedo sulle sue gote è rossore? «Non è per quello che ti guardavo»

«Ed allora perché?»

«Sei curiosa. Ho cercato di allontanarti, ti ho fatta arrabbiare, ma mi hai comunque chiesto la mia opinione riguardo il paesaggio. Non riesco a capire perchè tratti bene anche chi prova a rivolgersi a te con la stessa maniera con la quale si usarebbe per un oggetto di poco valore»

Ecco perchè da ragazza quale sono, divento oggetto di studi approfonditi delle personalità altrui. «Non c'è un perchè, Keydan. Sono fatta così, non c'è bisogno di spiegazioni» dico solamente, per poi continuare. «Ritengo che noi tutti abbiamo una personalità, la quale però è come un gemma allo stato grezzo: solo crescendo diventeremo abili da poterla lavorare e farla risplendere. Io ci sto ancora provando, ma quello che vedo in te è che celi quello che realmente sei ed usi una schermata di presunzione ed arroganza per nasconderti» era da quando l'ho incontrato che ho il dubbio che non sia realmente chi dimostra di essere.

Keydan ride, ma la sua risata ha poco di divertito. «Cavolo, hai capito di me molto più di quanto abbia mai fatto tuo cugino in tutti gli anni che ci conosciamo» sospira, e chiude gli occhi. «Sono stato cresciuto in questa maniera. Mio padre, tutto orgoglioso di provenire da una famiglia famosa, mi ha sempre educato con regole rigide, secondo le quali dovrei comportarmi come se il mondo dovesse cadermi ai piedi sempre. Magari risulto un po' ipocrita, ma odio questo comportamento. Nonostante ciò, a causa del mio passato, mi costringo ad atteggiarmi a questa maniera per evitare...»

«Di essere ferito» concludo io, capendo dove voleva parare con il suo discorso. «Sai che penso? Che forse fai bene, ma dall'altro lato ti perdi il bello dell'esperienza. Solo venendo ferito, puoi scoprire quant'è bello essere consolati da chi tu ami e che ricambia i tuoi sentimenti»

«Sarebbe facile, se solo avessi con chi confidarmi»

«Ma come?» domndo sorpresa, ottenendo la sua occhiata confusa. «Hai Vysion, Ahran, Koyl, Rhys, persino Aidan ed Einslyn» gli faccio notare. «Ed ora hai me» sussurro, mentre sento le mie guance surriscaldarsi. Ed il suo sguardo peggiora solo la situazione, perchè è talmente intenso da sperare che una botola si apra sotto i miei piedi. Preferirei sprofondare nel buio pur di sottrarmi alle sensazioni che mi sta provocando: la rabbia si è oramai dissipata, e mi sento intorpidita, non in grado di muovermi liberamente. La sua presenza mi inchioda come se avessi le gambe di piombo, e rendermi conto di non avere via di scampo mi getta nel panico.

Dannazione a te, Keydan!

«Ho te?»

Alzo lo sguardo nel suo, ritrovando il mio coraggio. «Se pensi che dopo questo scambio di opinioni tu ed io torniamo a comportarci come due perfetti sconosciuti, ti sbagli di grosso» deglutisco, e gli porgo la mano per la seconda volta della serata. «Quando vuoi sfogarti, io ci sarò»

Questa volta ho l'opportunità di assaporare il calore del contatto tra la sua pelle e la mia: ha le mani leggermente callose e ruvide, ma non per questo sono meno delicate o belle. Mi immagino come possa dare una carezza sulla guancia, e stavolta sento brividi ben diversi da quelli da freddo. Mi stringe le dita con una presa forte e sicura e, con la luna che gli illumina il viso, lo vedo sorridere. Il suo non è più un ghigno, ma un movimento delle labbra sincero, e che lo rende talmente bello da renderlo un dio sceso sulla terra, per dannare le menti ed i cuori di molte giovani.

Non è legale essere così belli a diciasette anni.

Sento un rumore provenire dal basso, che rompe la bolla di isolamento che si era creata attorno a noi. Come scottata, ritraggo la mano, mentre il ragazzo al mio fianco si precipita verso la porta, spalancandola. Aspetta che io lo raggiunga, ed insieme andiamo dagli altri, tutti radunati davanti ad uno sportello della cucina.

Einslyn si ritrova protetta dalle braccia del suo ragazzo, mentre gli altri ragazzi muniti di luce, ovvero Keydan, Ahran e Koyl, illuminano il corpo bitorzoluto e già in decomposizione di un grosso ratto, abbandonato tra le lattine scadute di cibo in scatola. Mi porto una mano davanti al naso, perchè la puzza è nauseabonda, ed anche i miei compagni fanno la stessa cosa.

Sto per dire qualcosa, ma uno scricchiolio dietro di me, che non appartiene a nessuno dei presenti, mi fa rizzare i capelli della nuca. Ci guardiamo, ed è inutile nascondere la paura data dalla coscienza che non siamo più soli.

Urliamo come dannati mentre corriamo verso la porta. Scappiamo aprendo la porta con un calcio, e sento Keydan urlare dietro a Koyl: «La prossima volta che ti viene l'idea idiota di cercare su internet intrattenimenti per la sera di Halloween, affogo te ed il tuo telefono nel cesso del mio bagno, capito?!»

•• ••

Nascosto in un angolo non visibile, Jeremy ridacchiava senza ritegno. Aveva sentito la conversazione del gruppo dalla finestra della cucina di casa loro, ed aveva pensato che sarebbe stato bello e stimolante fare provare loro del vero brivido. Era bastato fare un po' di casino, insistendo sulle assi del pavimento marcio, che i ragazzi si erano lasciati andare, svestendosi della loro armatura di coraggio. 

Non vedeva l'ora di arrivare a casa attraverso la stessa scorciatoia che aveva preso per giungere alla casa abbandonata, per poter sentire il punto di vista integrale della figlia sull'avventura appena vissuta.

In fondo, era la notte di Halloween. Che gusto c'era viverla senza qualche scherzetto innocente?

Lascio a voi la facoltà di commentare, perchè io ho decisamente scritto troppo (questo è il capitolo più lungo della storia fino ad ora!)! Spero vi sia piaciuto questo AU in tema spaventoso! Buon Halloween a tutti voi!🥰👻

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