Capitolo 5
Foto: la Reggia Ghiacciata. Città dell'Artico, Regno Del Gelo, a Nord del Grande Regno.
La Reggia Ghiacciata, situata a Nord del Regno, si ergeva enorme sulle loro teste e brillava di luce propria grazie ai muri di spesso ghiaccio dal quale era costituito l'enorme palazzo.
Era costituita da grandi torri, alcune altissime ed altre meno, e davanti a loro un lungo ponte trasparente e traslucido conduceva verso l'entrata. Anche se fatta totalmente di ghiaccio, non si vedeva niente sull'arredo dall'esterno.
Molte dame e cavalieri si stavano già dirigendo verso l'entrata ed Elyve si sentì a disagio quando vide i vestiti impreziositi delle signore dell'alta società.
Il suo vestito era bello, certo, ma di sicuro non avrebbe potuto competere con quelli delle altre donne.
Si rattristó per non sentirdi adeguata a quel luogo, ma una mano le si poggió sopra alle sue unite per tenere le briglie. Alzò lo sguardo e sorrise allo sguardo rassicurante del migliore amico, ricambiando la stretta calda e cercò di sorridere.
Scese da cavallo con l'aiuto del padre per non rovinare il vestito, che aveva già rischiato durante la cavalcata, e si diressero verso la scalinata.
La ragazza si aggrappó al braccio di Aidan, cercando di non sembrare agitata più di quanto lo era. Era un evento mondano che si teneva ogni anno ma lei si era sempre rifiutata di parteciparvi. Avvertiva la paura crescere in lei sempre più mentre avanzavano verso la sala.
Un grande lampadario di diamanti rifletteva la luce illuminando la gigantesca stanza e sostituendo la poca luce che filtrava dalle grandi vetrate poiché era calata la sera ed era incominciata una nuova bufera.
Due rampe di scale, che scendevano da pareti opposte, si univano a metà fino a formarne una sola che andava a toccare il pavimento piastrellato.
Elyve osservava i decori del soffitto con grande curiosità mentre, ad ogni scalino, arrivò all'incrocio delle tue rampe a braccetto con Jeremy.
Un uomo stava vicino alla ringhiera finemente decorata ed annunciava i nuovi arrivati a gran voce.
Dalla sua prospettiva Lyv riusciva ad intravedere il volto dai tratti dolci della loro Regina Myriam nel suo abito a stampe floreali.
Myriam era una bella donna certo, e governava da quando era solo un'adolescente come tante: troppo giovane ma con una grande responsabilità sulle spalle, era escesa al trono e regnava con determinazione e bontà, ben amata da tutto il regno.
La donna possedeva una rara beltà: i capelli castani erano raccolti un un'ordinata crocchia mentre gli occhi color oro scrutavano la sala con curiosità e felicità. Il vestito a fiori le mettevano in mostra il corpo snello e le lasciava le spalle dalla pelle bianca. L'ampia gonna toccava il pavimento, continuando con un piccolo strascico.
Ammirata la dolce regina, Elyve cercò tra le innumerevoli persone il volto familiare di colui che in quegli ultimi giorni le invadeva la mente ma non lo trovò. Amaramente deglutí, ricacciando indietro la delusione.
Si spaventó quando il suo nome rimbombó per tutta la sala. Molti dei presenti si girarono verso i due ed Elyve si sentì mille occhi che ammiravano la sua figura, uno sguardo più di tutti.
Keydan fissò incantato l'esile figura di Elyve che si muoveva tra la folla, e dovette ammettere che quella ragazza sovrastava in bellezza su tutte le donne presenti nel salone, persino quella della sua accompagnatrice, che in quel momento conversava con un nobile di alta società.
«Lady Rossella, con il vostro permesso mi allontanerei» si inchinó davanti alla donna seduta comodamente su una poltrona. Sorrise civettuola, facendosi aria con il ventaglio, e annuì lievemente con il capo.
Il ragazzo si avvicinò alla tavola imbandita di ogni ben di Dio e si apprestó a cercare la sua più grande ossessione.
Notò la ragazza farsi spazio tra la gente, spintonando leggermente, per poi oltrepassare una delle porte laterali, scomparendo. Il ragazzo non perse tempo e la seguì, per afferrarle poi un polso.
Lei si fermò di colpo e si voltò, facendo svolazzare la lunga chioma. Quando vide chi l'aveva acchiappata, rilasció un respiro e lo guardò furiosa.
«Sì può sapere che diavolo ci fai qui? Mi segui?» la voce di Lyv era furiosa ed accusatoria, ma lui non era tipo da farsi intimidire da una donna.
«Dovresti esserne felice, tutte le donne vorrebbero essere seguite da me» ghignó, dandole un violento strattone per spingerla più vicino a sé.
«Ma io non sono come le altre» replicò la ragazza e schiaffeggió il petto tonico e largo di Keydan. «Lasciami subito!»
«Oh, io so che non sei come le altre» il ragazzo avvicinò il proprio volto a quello privo di imperfezioni di Elyve. «Se no adesso ti ritroveresti ad urlare il mio nome»
Lyv non riuscì a trattenersi, disgustata dalla sua arroganza, e gli stampó le cinque dita sulla guancia, che si arrossó subito.
Il ragazzo era stupito ma non si arrendeva così facilmente. Attirò di nuovo la giovane contro il suo petto ed esaudí il proprio desiderio, quello che lo aveva tormentato per essere finalmente esaudito.
Spinse le sue labbra contro la bocca carnosa di lei, mentre guidò la sua mano tra i suoi capelli cioccolato per stringerli e avvicinarla ancora di più.
Elyve cercò allontanarlo in tutti i modi possibili, piantando le mani sugli addominali scolpiti e facendo forza sulle braccia, ma si arrese quasi subito a quel bacio prepotente, scoprendo con sorpresa quanto lo aveva agognato.
Gli circondó il collo con le braccia, spingendo il bacino contro quello del ragazzo in un gesto automatico mentre le mani esperte di lui vagavano sul suo busto per poi accorarsi sulla sua vita.
Keydan, impaziente, con la lingua fece pressione contro le labbra serrate della giovane, che in un attimo le dischiuse. Le loro lingue si trovarono, si accarezzarono, si toccarono con irrefrenabile passione. Elyve venne scossa da brividi quando la lingua del ragazzo le assaporó il palato. Prese l'iniziativa e gli mordicchió il labbro inferiore, entusiasmandosi quando lui non riuscì a trettenere un grugnito di approvazione.
Stavano giusto per staccarsi quando scoppiò un boato, che li divise all'istante. Entrambi ansimanti, le labbra rosse e gonfie e la consapevolezza di aver sbagliato, i due si guardarono negli occhi.
Elyve si sentì una stupida per aver ceduto subito alla passione, attaccando con ardore le labbra di un nemico, ma non provó alcun rimorso. Per lei quello era diventato il primo bacio più bello della sua vita.
«Forse... forse è meglio andare a vedere cosa succede» farfugliò, poi prese un lembo della gonna e lo sollevò, per poter correre senza impicci verso la sala.
Quando lui la raggiunse e aprirono la porta, regnava il completo caos: donne che fuggivano il preda al terrore mentre uomini completamente vestiti di nero, con una maschera del medesimo colore calata a coprire il viso, combattevano contro gli uomini armati delle varie Leghe.
Quando vide che una di quelle figure si avvicinava sempre di più alla regina, schiacciata alla parete ed immobile per la paura, Elyve scattó, pronta a combattere: afferrò con decisione una delle spade attaccate alla parete e si piazzó davanti all'uomo in nero.
Fece un lieve cenno con la testa alla regina per scappare e, non appena notò che la donna aveva obbedito al suo comando, iniziò ad attaccare con potenti fendenti l'uomo, che si limitó a parare ogni colpo. Con una mossa fulminea, fece una finta e andò a colpire il fianco dell'uomo, che stupidamente aveva lasciato scoperto.
L'uomo cadde a terra e, piano piano, il pavimento si ricopriva di cadaveri e del loro sangue. Elyve mieteva vittime senza alcuna fatica e rimorso, era come una Dea della morte scesa in terra.
Spostò il suo sguardo verso il soffitto e vide con orrore che altri uomini incappucciati scivolavano lungo corde appese alle travi.
Non ce la faremo mai, sono troppi , pensò sconsolata mentre vide con al coda dell'occhio Keydan che mise in un attimo K.O. uno degli uomini in nero.
Osservò con ammirazione come i movimenti fluidi del ragazzo ingannavano le menti dei combattenti, come con maestria e orgoglio uccideva senza pietà e soprattutto come era bello con la camicia bianca sporca di sangue e il velo di sudore che gli imperlava la fronte.
«Elyve, ATTENTA!» l'urlo disumano di Aidan la costrinse a risvegliarsi ma all'improvviso un colpo allo stomaco la costrinse a cadere a terra.
Tossendo, la ragazza sollevò lo sguardo e vide uno dei guerrieri con una sciabola in mano, pronta a colpirlo.
Chiuse gli occhi, pronta a sentire il metallo freddo trapassarle il petto, ma quando invece qualcosa di bagnato le colpì il volto, li riaprí.
La punta affilata di una lama spuntava dallo stomaco del suo quasi assassino e, non appena il corpo del ferito non cadde a terra, riconoscente guardò un Keydan dallo sguardo preoccupato.
Il ragazzo le offrì la mano per aiutarla a rialzarsi e lei l'accettó immediatamente. Si rimise in posizione eretta e farfuglió un "Grazie" imbarazzato.
Una mano le afferrò un braccio e il volto di Aidan le occupò la visuale. Lo sguardo severo e carico di rimprovero la costrinse ad abbassare gli occhi a terra a guardarsi i piedi. Sperava che il suo migliore amico non si fosse accorto di come lei osservava Keydan, o sarebbe stata la fine.
Il ragazzo la trascinò verso la scalinata mentre gli uomini della Lega dei Condannati si affrettavano a raggiungerli, tra le mani le pistole ancora fumanti e le spade tinte di rosso scarlatto. Ormai gli uomini avevano finito di calare dal tetto e le piastrelle del pavimento erano coperte dal sangue.
«Ora possiamo andare, la Regina sta bene» Jeremy abbracciò la figlia e le accarezzó i capelli con affetto. «Tu stai bene?»
Elyve annuì e appoggiò la testa contro la spalla del padre, inspirando a pieni polmoni il suo profumo di casa.
«Forza, torniamo a casa» salirono le scale, ed Elyve fece in tempo a guardarsi indietro prima che le porte di chiudessero dietro di lei, un grande dolore nel petto.
Keydan era stato ferito.
Ahia! La nostra coppia se l'è vista brutta, ma ne sono usciti vivi! O per lo meno, vivi ma ammaccati... non siete curiosi di vedere se Keydan sopravviverà? C'è solo un modo per saperlo! Al prossimo capitolo❤
P.s.: che ne pensate di Elyve? Ed Aidan? Scrivete qui le vostre impressioni!
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