Parte 1

Di tutti gli insegnamenti ricevuti, Sadir ne amava uno in particolare: "gli dèi tracciano un Sentiero Glorioso per tutti, ma sta a noi cogliere i segni".

In quella tiepida serata decise che il suo Sentiero Glorioso avrebbe tagliato per il boschetto. Una volta uscito avrebbe ripreso la strada principale per Alrami, la Città delle Meraviglie.

Strade pavimentate d'oro, palazzi che s'innalzavamo fino al cielo, vino e birra che scorrevano a fiumi, giardini tempestati di fiori paragonabili a gemme che rivestivano un abito del colore dell'erba.

Sadir non voleva sfigurare. Grazie alle pelli di lupo mannaro e alle zanne di orco che aveva venduto ai mercanti aveva potuto permettersi un'armatura e uno scudo incantati.

L'ultima arma era il tesoro di cui andava più fiero: la punta, lunga quanto un braccio umano, era stata ricavata innestando il corno di un unicorno, una bestia il cui candore si rivedeva nella criniera, legata appena sopra il bastone.

Il mercante l'aveva venduta a un prezzo davvero vantaggioso, spiegando come fosse legata a tempi in cui aveva ucciso possenti bestie ma anche perso fedeli amici.

La forma dell'arma, ai suoi tempi, doveva essere molto comune, dato che era stata realizzata sul modello della Lancia dell'Unicorno, appartenuta al leggendario eroe Arcturus.

Cinquant'anni prima egli, dopo aver perso la sua cavalcatura nella lotta contro la Bestia Coronata, incarnazione del male, aveva rimosso il corno e aveva lottato coraggiosamente.

Eroe e demone avevano combattuto per un giorno e una notte, finché la lancia non aveva trafitto il fianco del mostro.

Purtroppo la sorte di Arcturus non era stata delle migliori: la ricchezza e la fama lo avevano fatto cadere nei vizi più sfrenati. Una notte, ubriaco, aveva dato fuoco al suo intero castello ed era perito con le sue ricchezze.

Sadir si ripromise di non commettere simili errori una volta raggiunta la gloria e pensò al suo piccolo villaggio dove era cresciuto udendo i racconti dei grandi eroi delle leggende.

Seppur a costo d'immensi sacrifici i genitori erano riusciti a comprargli qualche arma decente e a pagare un mentore che gli trasmettesse le basi di lotta e magia.

Una volta fattosi un nome, sarebbe ritornato per mostrare i frutti del duro lavoro. S'immaginò divertito il suo ritorno in groppa a un unicorno, l'armatura dorata addosso, il mantello cobalto che ondeggiava e magari una splendida nobildonna tra le braccia.

I pensieri vennero spazzati via da un alito di vento.

L'abbraccio della notte stava cingendo il bosco, ma il cacciatore sentiva il sangue ribollire.

Secondo le mappe quel bosco era tranquillo, al massimo avrebbe trovato qualche lupo con cui tenersi in esercizio.

Per orientarsi avrebbe seguito le stelle, anime dei guerrieri antichi che guidavano dall'alto i loro eredi.

Recitato un breve incantesimo, Sadir fece comparire alcuni globi di luce che gli si disposero attorno.

Gonfiato il petto con orgoglio, si addentrò nella vegetazione.



Angolo autore:

Questa storia ha partecipato al concorso di Edvige_49 e sarà inserita in un'antologia della Historica Edizioni. 




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