CAPITOLO 6 - ALBA DI PERICOLO (Parte IV)
I tre uomini erano rimasti ad osservare impassibili, mentre quella scena di folgorante devastazione si compiva.
Non appena essa fu conclusa e l'aria smise di trasportarne la terribile eco, i tre iniziarono a muoversi con passo deciso verso la rovina che avevano causato.
I loro volti non lasciavano trasparire alcuna emozione; tra di loro non scambiavano alcuna parola; il loro atteggiamento era quello di impersonali esecutori.
Ma quel loro incedere freddo fu turbato poco prima di raggiungere ciò che era rimasto della stanza principale in cui si trovavano gli occupanti della casa.
Qualcosa si mosse al di sotto dello spesso strato di macerie; qualcosa che bussava, urtava e spingeva dal basso.
D'un tratto, al centro del perimetro di muratura, il pesante portello metallico di una grande botola quadrangolare si ribaltò catapultando via una gran quantità di terra e numerosi massi.
A spingerlo e a sostenerlo ancora vi era il muscoloso braccio di Mohal, che emerse poco dopo col suo possente busto.
Il Minotauro lasciò risalire innanzitutto Hylenij e Redoran, che balzarono in piedi scrollandosi rapidamente di dosso polvere e pietruzze.
Hylenij brandiva la Lama Nera, nuovamente splendente e vitale nelle sue mani.
« È dunque a causa vostra che si è verificata questa catastrofe... », li accusò Redoran avanzando di qualche prudente passo. « Chi siete? ».
« Coloro ai quali dovete consegnare quella spada nera... », asserì risoluto il capo dei tre col turbante color arancio. La voce ovattata dal bavaglio lasciava trasparire nondimeno il tono sfrontato.
« Ma davvero? E se non volessimo?!», ringhiò prontamente Hylenij, la quale non attendeva altro per sfogare tutta la rabbia che teneva accumulata.
« Allora sprechereste l'opportunità di sopravvivere che il destino vi ha voluto concedere sottraendovi a quel primo attacco... », ribatté quello di prima. « Ed andreste incontro a qualcosa di peggio... », soggiunse, poi, staccando dai fianchi due sciabole gemelle, dotate di una particolare lama dal filo seghettato talmente ricurva da farle sembrare piuttosto delle falci dal lieve luccichio ambrato.
"Come immaginavo", pensò Redoran riconoscendo quelle armi caratteristiche; "Sciacalli del Deserto Rosso di Kathrum... sporchi sicari...".
Il Deserto Rosso di Kathrum, nella parte ovest del Braccio Meridionale di Zonthar, era tristemente noto alle guide esperte, e purtroppo non solo a causa della caratteristica e suggestiva colorazione accesa di quella terra, derivata dall'eccesso di minerale ferroso che ne riempiva le rocce.
Il suo popolo, per opinione comune meschino e cinico, era costituito da tribù nomadi di etnie provenienti da territori oltreoceano. Stanziatesi in vari luoghi del Reame, più volte esse ne erano state ricacciate per le loro usanze incivili che intendevano il furto e l'omicidio come il modo più normale e facile di procacciarsi i disonesti guadagni, cosa che aveva da sempre impedito qualsiasi tentativo di integrazione.
Per tale motivo, dopo faticosi interventi delle Milizie Reali, quei barbari erano stati relegati tra le pietre e la sabbia rossa di Kathrum, un luogo arido ed inospitale, in cui il loro carattere già ispido si era inasprito ancor più.
Al contempo, però, le loro tecniche combattive – già alquanto avanzate – si erano affinate notevolmente in seguito delle lotte con le preesistenti tribù del Deserto e tra i loro stessi clan, che scoppiavano assai di frequente per la contesa delle scarse risorse di quella regione avara, che pareva abbondare solo di soffocante ruggine.
Perciò, nonostante quest'ultima fosse ragionevolmente diventata un luogo pericoloso, da evitare o comunque da attraversare solo se ben esperti e ben armati, non di rado qualcuno – scriteriato e privo di scrupoli – si azzardava a recarvisi con lo scopo precipuo di richiedere le azioni dei sicari di Kathrum.
Nessuno poteva infatti negarne la maestria con le armi, la speciale agilità, lo sprezzo del pericolo e soprattutto la spietata e bestiale indole.
Tutto ciò li rendeva, infatti, ladri ed assassini perfetti, da assoldare quando si desiderava un risultato sbrigativo e pressoché garantito.
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