Capitolo 7






Il tramonto a South Clearwater era un momento poetico.
Nelle ampie strade, pensate per accogliere i pesanti mezzi di trasporto che le affollavano ogni mattina, si riversavano decine di profumi contrastanti in perfetta armonia con le svariate sfumature rossastre del sole che si riflettevano su serrande e vetrine.

Layla socchiuse per un attimo gli occhi, sollevando il naso verso il cielo per godere dell'odore che le riempì le narici.
Il profumo pungente di salsedine, mescolato a quello invitante della rosticceria dall'altro lato della strada che si preparava ad accogliere i primi clienti del giovedì sera, le strappò un sorriso.

Lanciò un'occhiata all'interno dell'officina del signor Barkley, cercando di scorgere la carena Rosso Marte del suo Piaggio Beverly 125.
Mosse qualche passo sul pavimento liscio e macchiato del piccolo edificio in mattoni; abbassò la testa per attraversare la serranda, per metà tirata giù, e cominciò a farsi strada tra gli scooter parcheggiati, in maniera disordinata, ignorando completamente le raccomandazioni che il Signor Barkley le aveva rivolto qualche minuto prima.
Scorse la tuta grigia dell'uomo che, inginocchiato, maneggiava nel vano sottostante il manubrio, mentre la testa calva, con movimenti frenetici, si inclinava leggermente verso la spalla sinistra per poi ritornare eretta.

Layla ammirava la dedizione che l'uomo aveva per il suo lavoro nonostante il tic, che lo accompagnava da due anni, lo rendesse sempre più difficile. Da quando aveva perso la moglie e il figlio minore, in un incidente stradale, la sua vita era stata un susseguirsi di dispiaceri: dapprima un ictus, causato probabilmente dalle forti agitazioni della grave perdita, poi la paralisi parziale, che lo costrinse in un letto d'ospedale per quasi un anno, ed infine il lungo cammino di riabilitazione sia fisica che psicologica.
Per quest'ultima era seguito dalla mamma di Layla, Rosaline, unica psichiatra e psicoterapeuta su cui la città potesse contare.
Dopo una prima serie di incontri ospedalieri, durati diversi mesi, il Signor Barkley aveva deciso di continuare le sedute con la Dottoressa Sphawks anche privatamente, per cercare di contrastare il costante dolore della perdita anche senza l'aiuto dei farmaci.
Fisicamente si era quasi ripreso in pochi mesi, ma il tic a testa e spalla aveva avuto gravi ripercussioni sul suo lavoro, rallentando il suo operato e causando un inevitabile calo di clientela.

Nonostante tutto, Gregory Barkley restava un uomo dall'animo gentile e dalla tempra invidiabile, che si recava ogni giorno nella sua officina desideroso di riuscire a portare avanti ancora per molto la sua passione per i motori e per la meccanica, uniche cose che lo aiutavano a sentirsi vivo.

Quando quella mattina sua madre le aveva lasciato scritto in un biglietto che l'uomo sarebbe passato nel primo pomeriggio da casa loro per ritirare lo scooter, Layla si sentì sollevata: anzitutto perché si fidava di Gregory e, grazie a lui, sarebbe finalmente ritornata alla guida del suo catorcio di seconda mano, che andava per i dieci anni di età, e infine perché, grazie a sua madre, avrebbe evitato di sorbirsi le lamentele di Jon che, dopo gli eventi degli ultimi giorni, si era ritrovato costretto a girare mezza città a causa della sua nuova mansione di tassista.

«Gregory, dici che ci vorrà ancora molto?» chiese a bassa voce la ragazza, sperando di non spaventare il meccanico.

«Layla, mannaggia a te, ti avevo detto di aspettare fuori. E se ti facessi male?»

L'uomo, alzandosi, si voltò verso Layla che, cercando di mostrarsi candidamente dispiaciuta, prese a parlare incurvando le sopracciglia e portando le mani dietro la schiena: «Ho provato a chiamarti da fuori e non mi hai sentito.» mentì «A momenti la Rosticceria Redsea aprirà, volevo chiederti se faccio in tempo ad andare a stuzzicare e se magari posso portarti qualcosa.»

«Lo dice sempre tua madre che sei un'abile manipolatrice, ormai!» la canzonò Gregory ridendo sotto i baffi brizzolati «Sto provando a pulire la candela, ma temo che andrà sostituita. Ci vorrà almeno una mezz'ora perciò allontanati, se vuoi, ma non portarmi nulla, grazie. Xander mi aspetta a casa per la cena.»

Layla si congedò contraccambiando il sorriso dell'uomo, attraversando nuovamente il dedalo di motori e lasciandosi alle spalle l'odore di benzina e olio abbracciando nuovamente quello, sempre più forte, proveniente dalla rosticceria.
Raggiunto il ciglio del marciapiede, guardò velocemente alla sua sinistra per accertarsi che la strada fosse libera, spostando poi l'attenzione alla sua destra per assicurarsi di poter attraversare. La figura alta poggiata al palo giallo del semaforo all'incrocio poco più avanti, però, catturò la sua attenzione.

Socchiuse gli occhi per mettere a fuoco il viso del ragazzo, cercando conferme per quello che le sembrava un gran bel colpo di fortuna.
Cominciò a camminare verso l'incrocio, lasciandosi sfuggire una smorfia compiaciuta quando riconobbe William che, con aria assorta, sembrava fissare un punto dritto davanti a sé.

Rallentò il passo, sperando che lui non la notasse -almeno fino a quando non gli sarebbe stata di fianco-, per poter guadagnare qualche secondo e studiare il suo profilo: cercò di memorizzare la piccola e marcata ruga che gli si era formata in fronte, a causa dell'espressione seria che gli induriva il volto e delle sopracciglia aggrottate.
Aveva i capelli scompigliati, più schiacciati rispetto al solito, e Layla esitò un istante chiedendosi se fosse il caso di disturbarlo, tanto pareva preso dall'osservare quel qualcosa che per lei restava celato dietro l'angolo alla sua destra.

Lui però era lì, solo, davanti ai suoi occhi, perché non rischiare? D'altronde, un po' di compagnia avrebbe fatto bene ad entrambi.

«Stai stalkerando qualche ragazza?» gli chiese sporgendosi dal muro dell'edificio alla sua destra, riuscendo finalmente a guardare nella stessa direzione in cui il ragazzo sembrava puntare.
William abbassò lo sguardo, ridendo per la scenetta che gli si parava davanti agli occhi: Layla, con una mano sulla fronte a mo' di visiera, gli dava le spalle, ruotando il busto per lanciargli veloci occhiate prima di tornare a squadrare la strada in salita davanti a lei.

«Non sono il tipo,» le rispose incrociando le braccia ad altezza del petto «tu, invece? Sicura di essere qui per caso?»

«Molto divertente, William. Se ti stessi seguendo avrei pensato a qualcosa di più intelligente da dirti.» ribatté sarcastica, voltandosi e poggiando la schiena al muro in cemento dietro di lei, imitando la sua postura «Sto aspettando che il Signor Barkley mi sistemi lo scooter. Ti ho visto qui, tutto solo, con l'aria imbronciata, e in uno slancio di gentilezza ho pensato avessi bisogno di compagnia.»

William inarcò un lato della bocca all'insù lasciando che una fossetta gli scavasse il viso.
Il movimento non sfuggì a Layla che, schiarendosi la voce e tornando con la schiena dritta, si ravviò i capelli, leggermente smossi dal vento, e continuò a parlare: «Stavo andando in rosticceria a prendere qualcosa di caldo. Vieni con me?»

William mosse velocemente gli occhi verdi su quelli scuri di Layla, deglutendo e spostandoli verso il basso, prima di tornare a guardare fisso davanti a sé: «Sto aspettando una persona, Layla, non posso muovermi.»

«Non saranno neanche trenta metri da qui al Redsea... andiamo non farti pregare!»

Davanti all'insistenza della ragazza William sembrò, per un momento, cedere. Sollevò la schiena dal palo e mosse qualche passo verso di lei, alzando lentamente entrambe le mani e allargando le dita davanti al suo volto: «Dieci minuti. Ho al massimo dieci minuti, poi dovrò scappare.»

Layla sorrise: dieci minuti, se pur pochi, erano pur sempre un inizio. William era indubbiamente un bel ragazzo ma, per quanto le piacesse scherzare sull'argomento, non era alla sola apparenza che le piaceva fermarsi.
Aveva voglia di conoscerlo, di scoprire più cose possibili su di lui e di capire se il suo carattere era perfetto almeno la metà dei lineamenti del suo viso.

Dieci minuti le avrebbero sicuramente spianato la strada che conduceva ad un vero e proprio appuntamento, che Layla aveva già pianificato nella sua mente: cena al pub dei Green, gelato da Uncle Frosty, passeggiata sul lungomare e bacio sul pontile al chiaro di luna.

Dieci minuti che si sarebbero aggiunti a quei pochi trascorsi insieme due giorni prima, quando l'auto di Gerry aveva mandato in fumo le sue aspettative.

Dieci minuti che si sarebbe fatta bastare ma che in dieci secondi divennero l'ennesima vana speranza.

Layla, annuendo, aveva esclamato un sonoro: «Parto col conto alla rovescia, Signore.» mimando il saluto militare e afferrando William per un braccio per trascinarlo verso le strisce pedonali.
Il ragazzo però, dopo nemmeno due falcate, si bloccò, afferrando Layla con la mano rimasta libera e ruotando il busto per guardarsi velocemente alle spalle.

«Come non detto.» le disse liberandosi dalla sua presa e scattando in direzione della strada in salita dietro di sé.
Layla, sbalordita, si girò a guardarlo, tirando un sospiro di sollievo quando vide gli scarponcini beige fermarsi e fare dietrofrónt verso di lei.

«Senti, Layla, io non voglio passare per lo stronzo di turno, ma devo veramente andare. Facciamo che domani ti offro io un caffè e organizziamo qualcosa per il weekend.»
William non dette a Layla neanche il tempo di rispondere: le strizzò l'occhio sorridendole e, così come era venuto, si allontanò correndo lasciando che la camicia blu, in contrasto con la t-shirt bianca, si gonfiasse sulla schiena man mano che alzava il passo.

Layla alzò le braccia al cielo lasciandosele ricadere sulle gambe mentre digrignava i denti, prendendosela col fato che sembrava prendersi gioco di lei fomentando le sue speranze e facendole ricadere un attimo dopo.
Stava per dirigersi verso la rosticceria quando lasciò che la sua curiosità prendesse il sopravvento, spingendola a scoprire il perché della fretta di Will.

Tornò ad appoggiarsi all'angolo in cemento, sporgendosi solo con metà della testa per spiare il ragazzo e capire cosa gli avesse fatto cambiare idea tanto in fretta.

D'un tratto scorse una donna, in minigonna e tacchi alti, camminare di fianco a un uomo, con dei jeans chiari e una felpa scura col cappuccio tirato in testa, uscire dal bar situato lungo il marciapiede opposto a quello percorso da William. Il ragazzo rallentava il passo man mano che si avvicinava a loro, cominciando a incurvarsi per cercare di celarsi dietro le auto parcheggiate.
Quando la coppia svoltò in un vicolo poco più avanti rispetto al locale che avevano appena lasciato, William scattò tra le macchine, attraversando la strada di corsa per fermarsi davanti al vicolo e seguirli con lo sguardo.

Pochi minuti dopo, Layla intravide anche la figura di William svanire dietro quell'angolo.
Sospirò sonoramente cercando di ricacciare la sua crescente curiosità, convincendosi che, il giorno seguente, avrebbe trovato il modo il strappare la verità dalle labbra del ragazzo.

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