Capitolo 6






Layla attraversò il centro del parcheggio, continuando a sussurrare quelle parole come un'ossessa e senza riuscire a distogliere lo sguardo dall'occhio scuro come la pece dell'uomo che, ormai, distava sempre meno da lei.
I piedi stavano abbandonando l'asfalto, superando lentamente lo scalino che ne delineava il confine col terreno, cosparso di foglie secche, che si addentrava nella boscaglia.

Una mano afferrò Layla per la spalla, che si voltò di scatto con gli occhi ancora sgranati.
«Ju-Judy?» riuscì a dire con un filo di voce.

«Layla, è tutto okay? Ti avrò chiamata almeno tre volte ma non accennavi a girarti.» le disse l'amica in tono preoccupato, scostando con una mano il ciuffo biondo che le ricadeva sul naso.

Scosse la testa spaesata, voltandosi più volte per cercare la strana figura che sembrava essersi dileguata: «Sì, io...» biascicò, indicando la quercia a pochi metri dietro di lei.

Judith seguì con gli occhi il dito di Layla, lanciando poi un veloce sguardo accigliato al fratello, rimasto in disparte con Will vicino la sua auto, prima di continuare a parlare: «Andiamo, ti presento William.»

A Lay non era sfuggita l'occhiata che i due gemelli si erano scambiati, ma Judith le aveva appena dato un'ottima ragione per non dare peso a quel gesto.
Le sorrise, sollevando le sopracciglia e, ammiccando con un cenno della testa, la seguì attraverso le auto parcheggiate fino a raggiungere i due ragazzi.

«Buongiorno, Lay.» esordì Gerry, poggiandosi con le gambe al cofano della sua auto e tirando una spallata a Will, che continuava a fissare Judith con occhi quasi spaventati.

Layla, con la mano alzata in segno di saluto, stava per rispondergli quando la sua gemella prese parola, interrompendola: «Layla, lui è mio cugino William. William, lei è Layla Sphawks. Mi stava giusto dicendo che non vedeva l'ora di ringraziarti.»

«Ringr...?» La fissò per un attimo -riuscendo finalmente a distogliere lo sguardo dagli occhi verdi di Will-, non capendo, in un primo momento, a cosa si riferisse. «Oh, sì. Giusto. Scusatemi per la scena di ieri e, William, grazie per avermi portata fuori dalla mensa.»

William, dal canto suo, non mostrava alcuna espressione in volto: era passato dal guardare Judy al fissare Lay, annuendo alle sue parole e limitandosi a rispondere quasi sussurrando: «Forse dovresti farti controll...»

«Quello che Will sta dicendo» lo interruppe Gerry, camminando verso la ragazza e frapponendosi tra i due «è che ci hai fatto prendere un colpo, vero, ma non devi mica ringraziarci. L'importante è che tu stia bene.»
Il ragazzo abbracciò improvvisamente Layla, cogliendola alla sprovvista. La strinse talmente forte da sollevarla di qualche centimetro da terra e lei non poté che limitarsi a contraccambiare provando ad allungare le mani dietro la sua schiena.

Judith, nel frattempo, con la fronte aggrottata, guardava Will, scuotendo il capo da destra verso sinistra in segno di dissenso e ricevendo come risposta un finto sorriso.

«Piuttosto, loro sì che erano sconvolti. Ma immagino tu li abbia già ringraziati, Lay.» disse Gerry allentando la presa sulla ragazza e indicando alle sue spalle.

Jon e Kat stavano scendendo dall'auto da poco parcheggiata, guardandosi intorno per cercare la compagna.
«Ti lasciamo a loro, cara. Dobbiamo accompagnare Will dalla preside per sistemare le ultime cose e siamo già in ritardo. Ci vediamo, più tardi.» Judith si avvicinò a Layla, stampandole un bacio sulla guancia, passando poi a prendere per un braccio suo fratello e trascinarlo via, sotto lo sguardo divertito di Will che abbozzò con la testa un saluto a Layla, sorridendo prima di voltarsi.

«"Mi sono ricordata di aver lasciato una cosa in infermeria." Traditrice.» Jonathan, facendole il verso, arrivò alle spalle di Lay, i cui occhi continuavano a seguire la schiena di William.

«Almeno ci hai parlato?» le domandò Kat ammiccando dopo averla salutata.

«Un passo alla volta, un passo alla volta.» rispose lei scuotendo le mani per calmare i due amici e cominciando a camminare con loro verso la scuola «Per ora ci siamo solo presentati. Domani, magari, gli parlerò del nostro matrimonio e vedremo se preferisce Giugno o Maggio per la luna di miele.»















Mancavano ancora una decina di minuti al termine della pausa pranzo e Layla, per evitare la lunga fila alle macchinette automatiche della sala mensa, aveva deciso di raggiungere quelle del primo piano per concedersi un caffè prima delle ultime ore di lezione.
Salito l'ultimo scalino si accorse che Will camminava avanti e indietro nel piccolo atrio quadrato che ospitava i distributori automatici, parlando animatamente al telefono.

Tentò di fare meno rumore possibile, per avvicinarsi e capire cosa stesse dicendo, ma il ragazzo si voltò verso di lei non appena mosse un passo, ammutolendosi per qualche secondo.

«Ti richiamo.» disse freddamente prima di chiudere la chiamata e rivolgere un sorriso a Layla che, intanto, l'aveva raggiunto.

«Mi dispiace averti interrotto, a quest'ora qui non c'è mai nessuno.» Contraccambiò il saluto del ragazzo, virando poi verso la macchinetta alla sinistra di lui, inserendo delle monete. «Posso offrirti un caffè?»

«Come minimo. Mi sei appena passata davanti saltando la fila.»

Layla sorrise quando Will le strizzò l'occhio appoggiandosi con la schiena al distributore di fianco a lei; si chinò, poi, per recuperare il suo bicchiere fumante e inserì altre monete per selezionare la bevanda anche per il ragazzo.

Bicchieri alla mano, i due cominciarono ad allontanarsi dall'atrio e la mora, stanca di quel silenzio, prese parola: «Allora, William, cosa ti porta a Clearwater? Judy non mi aveva mai parlato di un cugino.»

«Mmh, cugino, sì.» ripetè lui un secondo dopo aver tirato una sorsata di caffè, ancora bollente «I miei genitori hanno preferito mandarmi qui per evitare che frequentassi l'ultimo anno in Giappone. Per lavoro staranno lì per qualche tempo.»

«Tu sei pazzo?» esclamò ad alta voce la ragazza «Il New Jersey invece del Giappone? Io avrei fatto carte false per andare con loro.»

«Ti sembra carino dare del pazzo ad un ragazzo appena conosciuto?»
Layla si bloccò, sgranando gli occhi e incrociando quelli accigliato di lui che, a vederla così, non resistette a lungo prima di scoppiare a ridere dandole una leggera gomitata per invitarla a continuare a camminare.

«Mi piace questa città,» le disse mentre cominciavano a imboccare le scale per il pianterreno «ci sono stato un paio di estati fa e ho preferito restare qui piuttosto che andare in un altro continente. Tu, invece, hai sempre vissuto qui?»

«Diciamo di sì, mia madre si è trasferita qui da New York quando avevo circa tre anni. È una cittadina tranquilla, in fondo, forse anche un po' troppo.» Layla fece spallucce, sorseggiando un po' di caffè prima di tornare a rivolgersi a Will. «Judy e Gerry ti hanno fatto vedere il lungomare di South Clearwater? La sera è pieno di bancarelle, luci, gente che passeggia... e ci sono un sacco di locali. Se ti piace la pizza c'è un ristorante italiano che ne fa una al salame buonissima. Oppure c'è il pub dei Green, non puoi dire di aver mangiato un vero hamburger se non hai mai assaggiato quello dei Green.»

«Ma sei un fiume in piena.» William rise fragorosamente per la quantità di parole che la ragazza gli aveva rivolto in meno di trenta secondi. «Sono arrivato la settimana scorsa e non abbiamo avuto molto tempo per girare la città.»

«E allora dobbiamo rimed... Cos'è?» Un'eco, dapprima lontana ma, poi, sempre più assordante, cominciò a invadere il corridoio che conduceva alla mensa. Alcuni ragazzi, curiosi, uscirono dalla porta in ferro, correndo nel senso opposto a quello di Layla e William, per raggiungere l'entrata della scuola.

I due si scambiarono un'occhiata per poi alzare il passo e raggiungere la sala, dove il mormorio delle decine e decine di studenti sembrava sovrastare il suono delle sirene che avevano udito indistintamente nel corridoio.

«Dici che sarà un'ambulanza? Che qualcuno si sia fatto male?» chiese Layla a Will che si guardava intorno per cercare di capirci qualcosa.
Layla scorse Kat e Jonathan che rientravano dalla porta che dava sul cortile, spaesati anche loro per il caos improvviso che le sirene avevano suscitato.

Will, d'un tratto, afferrò Layla per un braccio e la trascinò verso sinistra: «Ho visto Gerry, magari ne sa qualcosa.» si limitò a dirle continuando a camminare.

All'improvviso un gruppetto di studenti irruppe in sala mensa: uno di loro, ansimante, si guardò intorno, puntando poi verso Gerry che subito scattò in piedi.

«McMonroe!» urlò il ragazzo, fermandosi poi per cercare di riprendere fiato. «McMonroe, fuori è un macello, devi venire!»

Gerry passò davanti a Layla e William afferrando quest'ultimo per la maglia, costringendolo a seguirlo.
Layla, spaesata, aspettò che Judith le fosse di fianco prima di cominciare ad incamminarsi verso l'uscita della mensa, ormai affollata dagli studenti che si accalcavano per uscire.

«Judith, hai idea di cosa stia succedendo?» le chiese Jonathan, arrivando improvvisamente alle spalle della bionda assieme a Kat.

«Non ne ho idea ragazzi. Ci tocca andare a vedere.» Layla invidiò la calma con la quale Judith aveva pronunciato quelle frasi. Lei aveva le palpitazioni già da quando aveva sentito la sirena, figuriamoci come avrebbe reagito se qualcuno avesse gridato il suo cognome in quella maniera.

I quattro imboccarono il corridoio principale, assieme a quei pochi studenti che, come loro, avevano preferito non precipitarsi di fuori per evitare la calca.
In breve raggiunsero l'ingresso della scuola, dove una folla di ragazzi riempiva per intero la scalinata.

Layla scorse del fumo nero nel rettangolo di cielo che riusciva ad intravedere tra le teste degli studenti e l'architrave della porta. Stava cercando di farsi spazio tra la calca, seguita dai tre compagni, per raggiungere l'esterno e capirne di più, quando, però, Will le si parò davanti facendole segno di indietreggiare.

«William, dov'è Gerry?» chiese Judith con un filo di preoccupazione.

«È andato a parlare con la polizia. Torniamo in mensa, Judith, è inutile stare qui.»

Quando il ragazzo prese per le spalle la cugina, ignorando completamente gli altri tre, e cominciando a camminare per il corridoio, Layla sbottò, incrociando le braccia sul petto e tamburellando un piede per terra: «Ci fai almeno capire cosa sta succedendo prima di sparire? Perché Gerry è là fuori con la polizia?»

I due si voltarono e, solo dopo lo sguardo di consenso di Judith, William tornò sui suoi passi, avvicinandosi ai tre e raccontando cosa aveva visto: «L'auto di Gerry ha preso fuoco. Le fiamme stavano passando anche alle altre macchine parcheggiate di fianco ma per fortuna uno dei bidelli se n'è accorto chiamando per tempo i vigili del fuoco. La polizia è arrivata praticamente insieme ai pompieri, ecco il perché di tutto quel frastuono.»

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