Capitolo 25


Se qualcuno le avesse chiesto quale disegno avrebbe mai scelto per abbellire il suo corpo, non avrebbe saputo come rispondere.
I tatuaggi non l'avevano mai attirata; non li disprezzava ma non ne aveva neanche mai desiderato uno.

Di certo, non avrebbe mai scelto un punto tanto in vista come la pelle del polso, neanche se costretta da una qualche penitenza o da una scommessa. La scritta "Always Respect Me" associata a quel semplice scorpione, le aveva già lasciato un grosso interrogativo nella testa e, alla luce della nuova e inquietante scoperta fatta al lago, era tornato pulsante a martellarle i pensieri. Il tatuaggio aveva appena vinto un biglietto di sola andata verso il primo posto dei problemi che tormentavano Layla.

Che fosse stato uno scherzo dei suoi amici?

Aveva scartato l'idea così come le era venuta.
Nessuno sapeva di quella sua piccola gita fuori porta e Katharine e Jonathan dicevano di non essere mai stati al lago con lei, quindi, a quale scopo lasciarle quel messaggio sul tronco di un albero?

Messaggio.

Già, era questa la cosa che più la spaventava. Chi aveva lasciato quella scritta lo aveva fatto per lei, se per spaventarla, per dirle qualcosa o semplicemente per prenderla in giro non le era dato sapere.

Quanto avrebbe voluto inciampare su una delle pietre che si trovavano sul ciglio della strada e picchiare il capo al suolo, in quel momento.
Avrebbe voluto dimenticare tutto e resettare quegli ultimi giorni.
Troppe domande si stavano accavallando nella sua testa e mai si era sentita così impotente, così ignara di ciò che stava accadendo alla sua vita... così sola.

Katharine era sempre stata al suo fianco, sua madre l'aveva sempre saputa consigliare e Jonathan era sempre stato pronto a darle il suo supporto; ora, per la prima volta, era sola con se stessa.

Nessuno riusciva a capire cosa le frullasse per la testa e cominciava a comprendere che raccontare dei nuovi sviluppi ai suoi amici avrebbe solo potuto giocare a suo sfavore.
Attribuivano ogni stranezza che le capitava alle sue maledettissime emicranie, ma come poteva un semplice malore essere la risposta a tutto?

Non avrebbe sopportato l'ennesimo "sta' tranquilla" come risposta, non avrebbe digerito l'ennesima occhiata compassionevole, non avrebbe accettato l'ennesimo "dimentica tutto" come soluzione.

Sbuffò, per il fiume di pensieri che le scorreva impetuoso dentro senza che lei potesse fermarlo. Voleva solo tornare a casa e cercare di distrarsi anche solo per qualche ora, alla ricerca di un po' di sollievo.

Si era appena lasciata alle spalle il paesaggio boschivo e i grigi palazzi che avevano preso il posto degli alberi alla sua destra quasi la aiutarono a sentirsi sollevata: la sua stanza non era poi così lontana, dopotutto.

La leggera brezza fresca, che l'aveva accompagnata durante tutta la passeggiata sulla via di ritorno per la città, aveva lasciato il posto ad una pesante e umida afa.
Sentiva una fastidiosa sensazione appiccicosa sulla pelle e iniziava a domandarsi come potesse fare ancora così caldo nonostante le luci calde del tramonto avessero cominciato a dipingere il cielo.

Si portò una mano alla tasca sinistra dei jeans per controllare l'ora sul suo smartphone quando il rumore di un'auto che fiancheggiava il suo cammino la distrasse.
Voltò il capo verso la carreggiata e i suoi occhi riconobbero subito il veicolo dalla carrozzeria nera e lucida, nonostante l'avesse visto per la prima volta solo due giorni prima.

«Tu e Barnaby avete litigato di nuovo?» Non le servì di certo sporgersi per riconoscere quella voce dal tono sarcastico, che le arrivò alle orecchie dall'interno della macchina.

«Barnabas, si chiama Barnabas. Che problemi hai coi nomi?» gli rispose, abbozzando un sorriso.
Si spostò di un paio di passi sul marciapiede per raggiungere il ciglio della strada e piegarsi per portare il viso ad altezza del finestrino.

«Nessuno, Lana...» All'occhiolino che il ragazzo le rivolse, Layla roteò d'istinto gli occhi verso l'alto, voltando il viso verso destra nel tentativo di celare la sua espressione divertita.

«Va bene, simpaticone, è stato un piacere rivederti. A mai più!» disse tutto d'un fiato, facendo un passo indietro e sollevando un braccio per salutarlo.

«Oh, andiamo, scherzavo. Non vorrai mica andare dovunque tu stessi andando a piedi e con questo caldo?»

Layla si sforzò di proseguire sulla sua strada.
Aveva ben inteso il sarcasmo di Leon e la cosa la divertiva, quindi, perché non giocare un po' anche lei?
Si portò una mano tra i capelli per ravviarli e, a mento alto, aumentò il passo continuando a camminare con lo sguardo fisso davanti a sé.
Non si girò ad osservare la carreggiata neanche quando sentì il rombo che il motore dell'auto fece a pochi passi da lei: Leon teneva bassi i giri della sua auto sportiva per riuscire a starle dietro.

«Siamo permalosi oggi» la schernì, alzando di mezzo tono la voce, per assicurarsi che le arrivasse alle orecchie nonostante le vibrazioni della carrozzeria.

«Andiamo, Layla, la gente mi scambierà per una sottospecie di maniaco se mi costringi ancora a venirti dietro così» continuò Leon, non avendo ricevuto in risposta alla prima battuta neanche l'accenno di un'occhiata.

«Non ti sento» gli rispose, continuando a guardare davanti a sé «e poi, non mi sembra che io ti stia costringendo.»

«Fortuna che non mi sentivi» si lasciò sfuggire Leon, mentre un sorriso sornione gli si disegnò sul volto senza che Layla potesse vederlo «sto per mettermi a strombazzare il clacson pur di farti girare.»

Layla esitò per un secondo, bloccandosi sul posto, riprendendo a camminare subito dopo più in fretta di prima. Si sarebbe davvero messo in ridicolo, attirando ulteriormente lo sguardo dei passanti su di sé col suono del clacson, pur di ottenere la sua attenzione?
Voleva scoprirlo.

«Una pizza? Un brownie? Un caffè? Una birra? Un aperitivo?» lo sentì mentre cominciava a elencare una leccornia dietro l'altra, non capendo dove volesse andare a parare fino a quando lui non riuscì a pronunciare la formula magica che la fece fermare sul posto «Magari un gelato? Ci sarà pure qualcosa che posso offrirti per farmi perdonare!»

Leon inchiodò non appena si accorse che si era bloccata. Layla si sfilò lentamente lo zaino per poi dirigersi verso l'auto; allungò una mano e fece scattare la maniglia tirando lo sportello a sé, accomodandosi poi sul sedile in pelle scura e richiudendoselo dietro.

«Scelgo io la gelateria» esclamò in tono acido, evitando ancora il contatto visivo col ragazzo mentre si sistemava lo zaino in grembo «e non chiamare mai più "Barnaby" la mia moto.»

«Ricevuto... Lana.» le sussurrò Leon, ingranando la marcia e dando gas per rimettersi in strada, ricevendo in risposta una gomitata secca sul braccio ancora teso verso il cambio.













Leon si stava rivelando una piacevole sorpresa.
Era simpatico, estroverso e loquace e in poco più di mezz'ora era riuscito a farla tornare di buonumore.

Benché i suoi occhi gelidi la mettessero spesso a disagio, provava un'insolita sintonia verso quel ragazzo con il quale aveva passato gli ultimi due pomeriggi.
Riusciva a farla sorridere e al tempo stesso arrossire, anche senza dirle nulla.
Le bastava osservarlo mentre si passava le chiavi dell'auto da una mano all'altra, con le dita tremolanti e nervose, per ricordarsi quello che Kat e Judith le avevano detto quella stessa mattina: lei gli piaceva, e lui, ancora una volta, glielo stava dimostrando.

Le era andato dietro nonostante la sua scenetta si fosse prolungata troppo a lungo, senza scomporsi neanche per un secondo.
Anche dopo che lei gli aveva tirato una infantile gomitata, fingendo addirittura di mettere il broncio, lui le aveva sorriso chiedendole di fargli strada verso la gelateria che aveva scelto, e non aveva battuto ciglio quando Layla gli aveva detto di parcheggiare all'inizio del porto trascinandolo poi nella zona pedonale che si districava tra i moli.

Ora lui era seduto proprio lì davanti a lei, con lo sguardo che vagava dalla folla alla sua destra al mare alla sua sinistra.
Se stesse cercando qualcuno o qualcosa o se semplicemente non volesse incrociare i suoi occhi, Layla non poteva saperlo.
Il silenzio tra loro due era calato già da diversi minuti: avevano finito di scambiarsi battute sarcastiche nel momento in cui si erano seduti al tavolino in ferro battuto del locale, e da quando il cameriere aveva preso il loro ordine nessuno dei due aveva più proferito parola.

Pregò affinché le coppe gelato arrivassero in fretta: chiedergli di poter assaggiare un po' del suo gelato alla frutta, seppur banale, sarebbe comunque stata un'ottima scusa per rompere il ghiaccio.
Prese anche lei a guardarsi intorno, soffermandosi per un po' sulla porta in legno del chioschetto a pochi metri di distanza da loro, come se così facendo avesse potuto accelerare il tempo per far sì che il cameriere uscisse più in fretta.

Quando una coppia di giovani fidanzati si frappose tra lei e il chioschetto, non poté far a meno di restare rapita da quella scena: lei era bassina, con i ricci biondi raccolti in una coda alta, teneva tra le dita esili delle mani un telefono che guardava con occhi sognanti e la sua bocca era tirata in un sorriso che sembrava non voler sparire.
Si fermò proprio davanti allo sguardo attento di Layla, costringendo anche il ragazzo che le cingeva le spalle con un braccio a bloccarsi.
Lui era visibilmente più slanciato e atletico di lei, e quando si chinò per portare il viso all'altezza di quello della ragazza, un ciuffo castano gli cadde davanti agli occhi scuri.

Il modo in cui lei allungò una mano per sistemargli quel ciuffo, lo sguardo d'intesa che si scambiarono e la carezza che lei lasciò veloce sullo zigomo di lui, fece perdere un battito al cuore di Layla.

Continuò a guardarli mentre lei gli indicava lo schermo del telefono e lui le annuiva sorridente.
Magari lei gli aveva mostrato una loro foto insieme, la meta per un prossimo possibile viaggio, la facciata della casa in cui stavano per andare a vivere o semplicemente un'immagine divertente, fatto sta che Layla si perse nel fugace bacio che si scambiarono subito dopo.
Non era stato nulla di passionale, un casto e veloce bacio sulle labbra in cui però a lei parve di vedere tutto l'amore che quei due provavano l'uno per l'altra.

Il modo in cui lui aveva stretto la presa sulle spalle di lei, come le aveva sfiorato il collo e come lei, in risposta, gli aveva cinto il busto con la sua piccola mano riuscirono quasi a commuoverla.

Aveva sempre sognato un amore così genuino e intenso, fatto di piccoli gesti e di grandi emozioni.

Per i ragazzi con cui era stata non aveva mai provato nulla di neanche lontanamente vicino a quello che lei cercava; all'inizio aveva sempre pensato che quello che le stava di fronte fosse il suo vero amore, quello che le avrebbe fatto accelerare il battito del cuore giorno dopo giorno fino a farlo scoppiare, ma le bastavano poche settimane per rendersi conto che in realtà quello che provava non era altro che l'ennesima cotta.

Chissà quante altre volte avrebbe sospirato per la persona sbagliata prima di incontrare gli occhi giusti in cui potersi perdere ogni qual volta ne avesse sentito il bisogno.

Se solo William si fosse mostrato meno restio nei suoi confronti, magari a quest'ora Layla avrebbe già potuto capire se quei suoi occhi verdi fossero i predestinati a far breccia nel suo cuore.

William?

Come poteva pensare a lui quando Leon era a pochi centimetri da lei?

Con uno scatto tornò a rivolgere il suo sguardo verso di lui, quasi impaurita che potesse essere sparito in quegli istanti in cui lei si era distratta.
Lo vide ancora intento a scrutare il mare, mentre un ciuffo di capelli neri gli arrivava sul naso pronunciato, mosso appena dalla leggera brezza che il mare regalava.

Si chiese se quella sua espressione accigliata fosse dovuta al fastidio provato per il solletico che i capelli gli facevano sul naso, magari mentre lei pensava a William lui stava considerando se andare o meno da un barbiere.

Sapeva che quella riflessione era solo un modo per giustificare se stessa, per convincersi che non era la sola a vagare con la mente nonostante fosse in compagnia, perché cominciava a sentirsi in colpa per quante volte William prendeva possesso prepotentemente delle sue attenzioni anche mentre un ragazzo ben più gentile e alla mano le stava accanto.

Si costrinse a pensare ad altro e a trovare qualcosa da dire in attesa dei gelati su cui ormai aveva smesso di riporre le proprie speranze.

Fece scivolare i suoi occhi sulla figura di Leon tornando a fissargli le mani che ancora giocavano col mazzo di chiavi della macchina.
Il portachiavi in cuoio girava tra il pollice e l'indice della mano sinistra mentre la destra tamburellava con le dita sulla gomma nera di una delle chiavi.

Fu allora che un piccolo dettaglio che aveva notato qualche giorno prima le tornò in mente.
Assottigliò appena gli occhi per cogliere anche il minimo movimento e quando la mano destra si sollevò appena dal tavolo riuscì a scorgere lo stesso inchiostro che il sabato pomeriggio aveva visto appena uscire dalla manica della felpa.

Trovò curioso aver incontrato un'altra persona col polso tatuato; chissà cosa raffigurava il suo tatuaggio.
Sperò non fosse uno di quei tribali apparentemente senza significato, o peggio ancora un vichingo o le pin-up che i ragazzi amavano tanto farsi ritrarre sulla pelle nelle pose più assurde.

La curiosità la stava divorando e quando stava per soffocare la sua domanda sul nascere, si rese conto che, in fondo, aveva appena trovato un ottimo argomento per rompere finalmente quell'opprimente silenzio.

«Hai un tatuaggio?» gli disse sporgendosi in avanti per afferrare la sua mano con la propria e ruotarla verso l'alto «Fa' un po' vedere.»

Quando lo sguardo di Layla si posò sulle linee nere del disegno così in contrasto con la pelle bianca di lui, non poté far a meno di sgranare gli occhi e di portarsi istintivamente una mano sulla bocca.














Bene, bene, bene... quanti si ricordavano del tatuaggio che sbucava dalla manica della felpa di Leon? A momenti l'avevo scordato anche io xD


Intanto, per scusarmi del ritardo di questo aggiornamento, vorrei regalarvi un po' di "nonsense time".

Per la rubrica "Layla, ripigliate!" abbiamo un fermo immagine di Kat e Judith che si domandano se Layla ci è o ci fa.
Quella poverina avrà fatto un'altra delle sue battute e le altre non l'hanno presa bene...


Ma vabbè xD
Era solo per mostrarvi cosa mi porta a fare quel po' di tempo libero che ogni tanto mi ritrovo!

Spero di poter aggiornare prestissimo anche perché ne stanno per succedere delle belle!
Il problema è che le prossimo vicende sono ben chiare nella mia mente, ma buttarle giù per iscritto è un altro paio di maniche!
Che l'ispirazione sia dalla mia questi giorni!

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