Capitolo 14 - Parte Prima






William continuava a rigirarsi lo smartphone tra le mani, facendolo rimbalzare di tanto in tanto sul tavolo rettangolare in acciaio e continuando a fissare la porta in legno, ridipinta di rosso, che faceva da ingresso alla pasticceria.

Quando era entrato, pochi minuti prima, si era detto fra sé e sé che mai nome per un locale fosse più azzeccato. Il rosso regnava sovrano nella pasticceria RedVelvet: dal bancone panna completamente ricoperto da immagini di cupcake e torte -rigorosamente red velvet-, al pavimento a scacchi bianchi e rossi; dai divanetti in pelle lucida color magenta fino ad arrivare ai lampadari a forma di amarena.
Un arredamento un po' troppo eccessivo, per i suoi gusti, ma decisamente a tema.

Lanciò uno sguardo al suo orologio, maledicendosi per aver dato ascolto all'assurdo consiglio che Gerry gli aveva rifilato in mattinata: «Arriva con almeno venti minuti di anticipo, così, se anche lei arriverà prima dell'orario previsto, resterà stupita trovandoti lì.»

Era già stato difficile per lui mandare giù quell'appuntamento, organizzato alle sue spalle e addirittura pianificato nei minimi dettagli da quei due furbastri dei suoi compagni. Certo, stare vicino a Sue era di vitale importanza se volevano arrivare fino all'uomo a cui davano la caccia da settimane, ma non riusciva a spiegarsi del perché toccasse proprio lui. Aveva perfino osato proporre a Judith di farsi avanti per un qualche pomeriggio studio o per portarla a fare shopping e risistemarle il look, ritrovandosi pietrificato dallo sguardo assassino che lei gli aveva rivolto e finendo per chiedere aiuto a Gerry, l'unico in grado di placare la sua ira.

Da poco si era finalmente arreso al suo destino, accettando il suo primo incarico con Layla, e ora già si ritrovava a dover fronteggiare una nuova sfida: tornare a stare in mezzo alla gente comune e, per di più, socializzare con una ragazza dal profumo così allettante per i suoi sensi, gli era sembrato già troppo, mai avrebbe immaginato che si sarebbe ritrovato a dover star solo con una persona così vicina alla fine come Sue.

Improvvisamente il suono della piccola campanella dorata, che sporgeva dall'architrave della porta, riecheggiò per tutto il locale, facendolo trasalire dai suoi pensieri e attirando anche l'attenzione del giovane ragazzo dietro al bancone, che posò le stoviglie che stava asciugando con un panno, per voltare il capo verso l'ingresso.

William riconobbe subito la figura di Layla che, sorridente come sempre, sollevò un braccio per salutare il giovane in divisa amaranto prima di incamminarsi verso una delle vetrine allestite con decine di dolci.
La osservò, notando come con una mano si scostava una ciocca di capelli vicina al volto, mentre con l'altra indicava un vassoio stracolmo di cupcake, cominciando a sperare che la ragazza fosse lì per puro caso e che non l'avrebbe notato.

Istintivamente scivolò lungo lo schienale del divanetto dove sedeva, portandosi le dita vicine al viso e pregando, così, di passare inosservato. Quando però Layla, dopo aver fatto segno al commesso di volere quattro dolci a portar via, si girò decisa verso di lui incamminandosi verso il suo tavolo, ogni sua speranza svanì.

Ricordò le parole che Gerry gli aveva ripetuto per tutta la mattina, replicandole a mente mentre la fissava, scorgendo ogni dettaglio della sua figura. Era indubbiamente una delle ragazze più belle che avesse mai avuto modo di conoscere: il viso praticamente al naturale, se non fosse stato per la sottile linea di eye-liner e il tocco di mascara che non sfuggirono al suo occhio attento, una maglia rossa con le maniche a tre quarti e una stampa floreale che le ricopriva il seno e dei comuni jeans leggermente scoloriti che scendevano dritti fino a toccare le Nike bianche che portava ai piedi.
La sua semplicità e il modo in cui riusciva a sorridergli man mano che gli si avvicinava, nonostante quello che era successo solo poche ore prima, suscitarono in lui un pizzico d'invidia.

Non era mai stato una persona socievole e spigliata, non sapeva ancora fingere bene come i suoi compagni e non sapeva come nascondere le emozioni, tutte cose che, però, stava cercando di apprendere, desiderando di poter diventare come Gerry e Layla, spontaneo e ben voluto da tutti, sopratutto per non dare troppo nell'occhio.

«Avresti dovuto parcheggiare l'auto in qualche stradina secondaria se non volevi farti trovare.» gli disse continuando a tenere un'espressione cordiale, mentre prendeva posto sul divano di fronte al suo.

«Scusa?» domandò sorpreso. Non si aspettava una frase del genere da lei, l'aveva spiazzato e cominciava a sentirsi a disagio, non riuscendo ad intuire come sarebbe proseguita la conversazione.

«Appena sono entrata ti ho visto farti sempre più piccolo. Ad un certo punto ho pensato saresti finito sotto il tavolo.» si bloccò per chinarsi su un lato e far scivolare la testa sotto la superficie d'acciaio, prima di continuare a parlare «Per fortuna hai capito che non ci saresti stato lì sotto, altrimenti sai che fatica tirarti fuori?»

Il silenzio di Will, accompagnato dall'espressione accigliata, fu interrotto dalla voce del ragazzo che, da oltre il bancone, si rivolse a loro: «Ho appena fatto del caffè, ne volete un po'?»

«Per me no, sto aspettando una persona.» rispose Will distogliendo per poco l'attenzione dagli occhi scuri di Layla.

La ragazza sollevò entrambe le sopracciglia arricciando le labbra mentre si portava le braccia al petto; annuì col capo verso di lui, continuando a fissarlo anche quando si rivolse al giovane oltre le vetrine: «Ti ringrazio, Peter, ma a momenti andrò via. Tienilo in caldo per l'ospite di Will.»

«Allora, perché sei qui?» domandò William non appena lei ebbe terminato la frase.

«Vorrei dirti che sono qui per il caffè che mi avevi promesso ma la verità è che dobbiamo parlare.» Layla si fece seria, distanziando la schiena dal divano e poggiandosi con i gomiti sul tavolo mentre con le dita si stropicciò per qualche istante le guance prima di continuare a parlargli: «Tu devi parlarmi e spiegarmi perché mi hai mentito ieri sera.»

«Io non ti ho mentito, Layla.»

«Avanti, Will, sei scappato come se Beep Beep ti fosse appena sfrecciato davanti. È ovvio che stavi nascondendo qualcosa. Così come è ovvio che hai visto anche tu le piume che cadevano dal cielo.»

«Abbassa la voce.» ringhiò improvvisamente William a denti stretti, sporgendosi anche lui in avanti e afferrando la mano destra di Layla «Non vorrai mica che qualcuno ci senta?»

«Siamo soli, Will, e mi stai facendo male.»

Il ragazzo abbassò lo sguardo, notando solo in quel momento come la presa della sua mano stringesse su quella di Layla, allentandola subito dopo.

«C'è quel Pete lì, e non voglio che questa storia venga fuori.»

«Si chiama Peter ed è dall'altra parte del locale. Mi spieghi che problema hai?»

William sospirò, socchiudendo leggermente gli occhi quando Layla allargò le braccia agitandole per esortarlo a parlare. Si prese qualche istante, ricordando ancora una volta cosa gli era stato suggerito di rispondere, cercando di sembrare il più naturale possibile: «Layla, quello a cui abbiamo assistito è sicuramente un fenomeno insolito, oserei dire inspiegabile... sovrannaturale.»

La ragazza aggrottò la fronte, sporgendosi ancora una volta in avanti per avvicinarsi a lui e seguire la sua voce bassa e tremante.
«Quando ho visto quelle cose mi sono spaventato a morte. Non sono scappato solo perché ti ho sentito urlare e ho cercato di farmi coraggio anche per te. Ti ho aiutato a rialzarti e in quei pochi secondi tutto era scomparso, svanito nel nulla. Mi sembra normale che io non volessi parlarne.»

«No,Will, non è normale per nulla. Con tutto il casino che avevo, e che ho ancora in testa, sapere che almeno una di quelle cose non era frutto della mia immaginazione sai quanto mi avrebbe aiutata? Perché mentire? Perché farmi passare per una pazza?»

«E cosa avrei dovuto fare secondo te? Chiederti se anche tu le avevi viste? Domandarti di indagare insieme su quanto era successo? Capisci l'assurdità di questa cosa, Layla? Ti rendi conto che non possiamo parlarne con nessuno?»

La mano di Layla finì di nuovo tra quelle di William che questa volta, però, furono decise ma delicate.
La ragazza si lasciò distrarre da quel gesto, distogliendo lo sguardo dagli occhi di lui e fissando le loro dita intrecciarsi, tremanti ed impacciate, fino a quando lui non prese nuovamente parola: «Se avessi ammesso di aver visto quelle cose saresti andata ancor più nel panico, e sicuramente le avresti tirate in ballo davanti ai tuoi amici. Hai visto come ti guardavano ieri sera? Cosa credi che avrebbero detto se avessi tirato di mezzo anche il fuoco, la nube nera e le piume?»

«Forse hai ragione...» sussurrò lei tenendo la testa bassa ancora per qualche istante, tornando poco dopo a incrociare il suo sguardo e riassumendo un tono sicuro «ma questo non significa che non ne parlerò comunque con loro, ho bisogno di far chiarezza su questa storia e i miei amici mi aiuteranno.»

«Fa' pure, se vuoi, ma tienimi fuori.»

Non odiate Williaminobello 😭
Vi do un buon motivo, anzi due buoni motivi 👀, per amarlo quanto lo amo io 😍

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top