Capitolo 10






Le parole di William arrivarono alle orecchie di Layla più come un ordine che come un invito.
A testa bassa e senza emettere un suono, si diresse verso l'auto, tirando la maniglia dello sportello e posizionandosi sul sedile del passeggero, sbattendo con forza la portiera alla sua destra.

William temporeggiò prima di entrare in macchina, guardandosi intorno e bloccandosi a fissare un punto nella boscaglia dritto di fronte a lui.
Il cenno che fece col capo, come se stesse annuendo, fu veloce, quasi impercettibile, ma non sfuggì a Layla.

«Cosa stavi fissando?» gli chiese non appena prese posto al volante.

«Nulla. Cercavo solo di dare un senso all'assurdità di questa situazione.» le rispose mettendo in moto e ingranando la prima, dando inizio al loro viaggio verso la città.

«Già, è assurdo.» bisbigliò Layla portandosi le ginocchia al petto e stringendole con le braccia.
Le scarpe sporche di fango premevano sul sedile in pelle; per un attimo temette che quel suo modo di sedere potesse dar fastidio a William, d'altronde stava praticamente imbrattando quel sedile che ancora profumava di nuovo, ma il ragazzo le aveva concesso solo una fugace occhiata prima di tornare con lo sguardo fisso sulla strada.

Restarono a lungo in silenzio, William con un braccio teso verso il volante e con l'altro appoggiato al finestrino, mentre con una mano si teneva il mento, e Layla che, rannicchiata, guardava gli alberi scorrerle di fianco, distratta di tanto in tanto dal profilo di lui.

«Dovrai dirmi che strade prendere quando raggiungeremo la città.» le disse, improvvisamente.

«Va' sulla litoranea e prosegui sempre dritto.»

«Non ho la più pallida idea di dove sia la litoranea. Non ho ancora imparato tutte le vie della contea.» continuò William, cercando di imitare lo stesso tono acido che la ragazza gli aveva riservato.

«Non sai arrivare ad una delle strade più conosciute della contea ma conosci Pinewood Lake.» esclamò lei tirandosi su e puntando i suoi occhi neri su di lui «Mi dici cosa ci facevi lì?»

«Cos'è? Credi che c'entri qualcosa con le tue allucinazioni?»

Il tono duro di William zittì Layla che, dapprima, lo guardò accigliata per poi scivolare lungo il sedile, fissandosi i piedi.

«Ho esagerato, scusami.» le disse sospirando, preoccupato per l'espressione cupa che aveva assunto «Stamattina sono andato a pesca e nel pomeriggio Gerry mi ha raggiunto per un paio d'ore. Quando siamo rientrati mi sono accorto di aver perso il telefono, così ho accompagnato lui e Judith alla festa e sono tornato a cercarlo.»

«E hai visto Jon e Kat?» domandò Layla tornando a guardarlo.

«Sì, Layla. Sono arrivati praticamente insieme a noi.»

«È assurdo, Will. Insomma, ammettiamo che io sia uscita di senno, resta comunque una follia.»

«Non mi credi?» Il tono nervoso di William e gli occhi verdi che freddi incrociarono i suoi, tolsero quasi il respiro a Layla, combattuta per l'emozione di aver quel ragazzo al suo fianco e la voglia di prenderlo a schiaffi per i modi che usava contro di lei.

«Sicuro di essere parente di Gerry e Judy? Quei due sono la dolcezza fatta a persona...» mormorò a denti stretti cercando di sopprimere un sorriso.

«Scusa?»

«Senti, il punto non è che non ti creda ma é l'assurdità di quello che sta succedendo.» continuò Layla noncurante dell'espressione interrogativa di Will, che era tornato a torturarsi mento e labbra con una mano «Sono anni che Phill e coso Rohan fanno feste praticamente una volta al mese. Quei due sono capaci di spendere soldi in litri e litri di birra anche solo con la scusa della sufficienza in Biologia. Noi tre non ci siamo mai andati, abbiamo sempre preferito restare in casa piuttosto che sorbirci l'ennesima squallida sfida a birra-pong.»

«Ed è per questo che sei scappata nel bosco? Eri arrabbiata perché ti hanno lasciata sola e sono andati alla festa?»

Layla sentì la rabbia ribollirle nel petto. Non le piacque il tono compassionevole che Will stava usando con lei. Per assurdo avrebbe preferito l'ennesima risposta acida e accusatoria, invece della voce spezzata e finta che le era giunta alle orecchie.

«Ti ho già detto di smetterla di parlarmi come se fossi una bambina.» gli urlò contro «Portami alla festa.» gli intimò incrociando le braccia al petto e imbronciando il viso.

«Ubriaca.»

«Cosa?»

«Ubriaca. Mi hai detto di smetterla di guardarti come se fossi un'ubriaca. La roba della bambina te la sei inventata ora.»

Il sorriso che si disegnò sulle labbra carnose di Will non fu contraccambiato da Layla, che però rivolse imbarazzata lo sguardo verso il finestrino, arrossendo.

«Andiamo a casa dei Rohan, per favore. Ho bisogno di parlare con Kat.» esclamò ricomponendosi, cercando di sistemarsi una ciocca ribelle dietro l'orecchio.

«Come vuoi.» si limitò a dirle William, tornando serio e imboccando la strada che conduceva verso High Clearwater.

Layla ritornò a guardare fuori dal finestrino, cercando di dare un senso a quella serata e decidendo cosa avrebbe detto alla sua amica quando se la sarebbe ritrovata davanti.
I palazzi correvano veloci davanti ai suoi occhi, così come i pensieri che, repentini e disordinati, le affollavano la testa, tentando di ricostruire ogni minimo dettaglio della sua giornata per trovare una risposta, una spiegazione o anche solo un segnale di un qualcosa che, però, le sfuggiva.

Quando William decelerò, iniziando le manovre di parcheggio per lasciare l'auto vicino al marciapiede opposto alla villetta dei fratelli Rohan, Layla non aspettò neanche che questa si fermasse del tutto, spalancando la portiera e chiudendosela in fretta alle spalle mentre il ragazzo ingranava la retromarcia.

Aveva riconosciuto la chioma rossa di Kat seduta sul basso muretto che circondava l'intero edificio, mentre con un bicchiere in mano chiacchierava con Jon.

Corse verso i due amici, raggiungendoli col fiato corto e riuscendo a stento a parlare: «Che ci fate qui?»

«Che ci fai tu qui? Non eri barricata in casa con l'emicrania?» le rispose Jon squadrandola da capo a piedi.

«Lay, io sono contenta che finalmente tu abbia tirato fuori la tuta che ti abbiamo dato, ma ti sembra il caso di metterla ad una festa?»
Kat fece l'occhiolino a Jon, un attimo prima di scoppiare a ridere, mentre scendeva dal muretto per porgere il bicchiere a Layla che, silenziosa, continuava a guardarla basita.

«Tieni dai, vado a prendere da bere per tutti e tre.»

«Per tutti e quattro, direi...»
L'allusione di Jon bloccò la rossa che aveva cominciato a muovere i primi passi verso l'interno della casa; si voltò e seguì lo sguardo di Jon che, sollevando il mento, le indicò il vialetto principale che William stava percorrendo.

«Hai capito la nostra tatina. Perché non ce l'hai detto? C'era bisogno di inventarsi tutte quelle chiacchiere solo per tenere nascosto il tuo appuntamento?»

«Appuntamento?» ripeté Layla spostando velocemente lo sguardo da Will a Kat, cominciando a negare con la testa e con le mani «No, Kat, non è andata così. Ero al lago e lui mi ha accompagnata qui e...»

«Al lago?» la interruppe Jon «Ma se sei stata tu a disdire la nostra serata perché dicevi che quel posto è pieno di zanzare e umidità. Perché eri lì?»

«È quello che sto cercando di capire.» mormorò la mora a testa bassa «Io ricordo di esserci andata con voi e poi siete scomparsi.»

«Lay, è tutto ok?» Kat le posò un braccio sulla schiena, avvicinandosi a lei spaventata per l'espressione disorientata che aveva assunto il volto della compagna.

«Kat, ti giuro che voi eravate con me. Era tutto così chiaro, così reale. Jon aveva portato la 7Up, tu avevi la nostra lista e... e... il chiosco di tuo padre è il 3, vero?»

«Sì, che è il 3, te ne ho parlato ieri a scuola.» rispose la rossa chiedendo aiuto con gli occhi a Jon «Senti, vuoi che chiami tua madre e ne parliamo con lei? Magari sei svenuta di nuovo e hai picchiato la testa.»

«Facciamo che ti riaccompagno a casa?» s'intromise Jon, non sapendo cosa aggiungere.

«Non ho sbattuto la testa, e non voglio rovinarvi la festa. Da quand'é poi che ve la fate con i fratelli Rohan?» domandò stizzita Layla, divincolandosi dalla presa di Kat.

«Da quando tu rimandi la nostra serata proponendo di venire a queste noiose feste e disdicendo, tra l'altro, all'ultimo momento.» le rispose prontamente Jon, sarcastico, sollevando un sopracciglio prima di continuare «Lalla, ma davvero non ricordi nulla?»

La ragazza si portò una mano sulla fronte scuotendo la testa, guardandosi spaesata intorno e notando gli occhi di Will fissi su di lei. Non sapeva se considerarsi pazza o se credere che fosse tutta una presa in giro. Tutte quelle informazioni erano troppo per lei e gli sguardi compassionevoli dei suoi due migliori amici cominciarono a pesarle.

«Ne riparliamo domani, ragazzi. Scusate ma non ci sto capendo niente. Ho bisogno di pensare.»
Si voltò di scatto, dando le spalle ai due compagni e ignorando le loro voci che, supplichevoli, le chiedevano di restare.

Jon stava per correrle dietro, quando la vide dirigersi in fretta verso il cancelletto che dava sulla strada, ma Kat lo bloccò, prendendogli un braccio con la mano e indicando con l'altra Will che, prontamente, seguiva a passo spedito la fuga di Layla.

«Hey, l'auto è qui.» le urlò dietro Will, fermandosi vicino al pick-up grigio col quale erano arrivati pochi minuti prima.
La ragazza, qualche metro più avanti, rallentò il passo, voltandosi per guardarlo ma continuando a camminare.

«Avanti, Layla, non costringermi a rincorrerti.»
Anche se non poteva vederlo in viso, Layla si accorse che William stava ridendo da come aveva pronunciato quelle parole.
Continuò per poco a camminare sempre a passo più lento, ripetendo nella sua testa a rallentatore l'immagine di lui che le correva dietro, saltandole addosso per braccarla e finendo disteso sull'asfalto sopra di lei.

Sorrise, per i film che la sua mente riusciva ad elaborare anche in quel contesto tutt'altro che roseo, e si voltò tornando sui suoi passi, decisa a raggiungere l'auto e Will.

«Perché stavi ridendo?» le chiese lui quando furono a pochi passi di distanza, aprendole lo sportello.

«Pensavo che ti avrei stracciato se mi fossi messa a correre.»

«Tu sei tutta matta.» si lasciò sfuggire William, ricambiando il sorriso che lei gli aveva rivolto entrando in auto e tirando a sé la portiera.
La ragazza si portò una mano verso l'orecchio, indicandolo, e mimando con le labbra un divertito "Non ti sento", mentre Will, scuotendo la testa e continuando a sorriderle si avviò verso la parte opposta del veicolo.

«Sei più tranquilla, ora?» le domandò tornando serio, mentre manovrava cambio e volante per lasciare il parcheggio.

«Per nulla. Spero ancora di trovare qualche microcamera nascosta e scoprire che è una candid camera. Ma non mi sembra neanche il caso di prendermela con te, dopotutto avevi ragione su Kat e Jon.»
Layla vide William sollevare entrambe le sopracciglia e curvare un lato della bocca, sollevato per le parole di lei.

Aveva tante domande che le frullavano per la testa, ma gli sguardi che si scambiò col ragazzo mentre gli dava indicazioni per raggiungere casa sua, riuscirono a distrarla, almeno per un po'.

«Sicuro che riuscirai a ricordarti come tornare indietro?» gli chiese a poche centinaia di metri dalla loro meta.

«Ho un'ottima memoria, sta' tranquilla. Nel peggiore dei casi darò un colpo di telefono a Gerry.»

«Ma non l'avevi perso?» gli domandò sospettosa, strizzando gli occhi per scrutarlo.

«E l'ho ritrovato sulla riva, poco prima di incontrare te. Devo fermarmi qui?» le chiese additando una villetta bianca, col numero duecentodiciassette scritto sulla cassetta della posta, lo stesso civico che gli aveva indicato Layla qualche minuto prima.

«Sì, è qui.» annuì lei, posando una mano sulla maniglia alla sua destra, pronta a scendere «Che strano però, perché non ti ho visto se eri anche tu sulla riva? E perché Gerry questa mattina mi ha detto che stavi poco bene?»

«Layla, basta torturarti con tutte queste domande. Cerca di farti una bella dormita e vedrai che domani sarà tutto più chiaro. Se continui a chiederti del perché eri lì, di me, di Kat e Jon, del fuoco o delle piume non ne verrai mai a capo. Prova a riposare stanotte, okay?»

Layla esitò per un attimo quando William si sporse verso di lei, fissandola dritto negli occhi e posandole una mano sul ginocchio.
Quei gesti la tranquillizzarono ma allo stesso tempo la turbarono. Il tono del ragazzo sembrava sincero, comprensivo, ma per quanto ne fosse lusingata, non si spiegava il perché di tanta gentilezza e premura nei suoi confronti.

«Hai ragione,» si decise infine a dirgli «è meglio che me ne vada a letto. Scusami se ti ho angosciato tutta la sera. Lunedì a scuola mi racconterai com'è andata a finire la festa.»

Dopo avergli fatto l'occhiolino, scese dall'auto, girandole attorno per raggiungere il marciapiede alla sinistra di Will e bloccandosi davanti al suo finestrino.

«A lunedì, allora. Buonanotte, La...che succede?» s'interruppe da solo il ragazzo quando la vide immobile, vicina al suo sportello e con lo sguardo fisso per terra.

Layla prese fiato, deglutendo visibilmente e portandosi una mano fra i capelli. Sollevò la testa e lo guardò corrucciata, dischiudendo le labbra lentamente e, con la voce spezzata dai brividi che le percorrevano tutto il corpo, trovò finalmente il coraggio per parlare.

«William, io non ti ho mai parlato delle piume.»

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