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«No, grazie, non mi va.»
Il volto dell'uomo sulla carrozza s'irrigidì. «Non ti va? Ti offro cibo in quantità tali che non vedrai mai in tutta la vita, e non ti va?»
«No, non mi va» e ora che vedeva i tratti maligni di quel ruggito ne era più convinto.
«Vieni, ti dico» sbraitò l'ometto, sporgendosi dal finestrino.
Ananche in tutta risposta afferrò un sasso e glielo scagliò contro.
«Come osi...»
Un altro sasso zittì lo sconosciuto e la carrozza sparì dalla sua vista.
Ananche si sentì sollevato, e inspiegabilmente ottimista verso il futuro. S'incamminò verso il centro città, prendendo il suo cappello per le elemosine portafortuna.
Già dietro l'angolo il suo talismano fece effetto: un tizio, incappucciato in un pesante pastrano nero, vi gettò dentro una moneta e due dadi d'osso dall'aria preziosa.
«Buona fortuna.»
Ananche ringraziò con un inchino e proseguì oltre.
FINE
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