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Smise di correre solo quando fu certo di non averne più alle calcagna. Non che avesse dovuto sforzarsi chissà quanto, quegli esseri non brillavano per velocità, ma il terrore gli aveva paralizzato le gambe e gli sembrava impossibile essere riuscito a muoversi.
Ora non sapeva in quale punto del palazzo fosse finito, aveva aperto porte e infilato scale a caso. Sapeva solo che era sceso in un qualche sotterraneo.
Concedendosi il tempo di rifiatare si rese conto di quanto fosse maleodorante: una specie di torrente melmoso attraversava il buio stanzone infilandosi in un tunnel.
Tornare indietro da quelle creature era un'opzione che non voleva neppure prendere in considerazione, quindi imboccò il cunicolo, cercando di non mettere i piedi in acqua, e di respirare il meno possibile. Del resto, da quel che ne sapeva, ogni corso d'acqua portava al mare!
Orientarsi era difficile nel buio quasi totale, ma per fortuna un vacuo bagliore si rifrangeva sui flutti facendogli da guida. Quella luce doveva pur avere un'origine e questo pensiero lo rinfrancava: da qualche parte doveva esserci un'uscita.
Il percorso lo facilitava, non presentava incroci o deviazioni, era solo un lungo tunnel da seguire. Ma il fetore si faceva sempre più soffocante, e lo sciabordare dell'acqua aveva il ritmo ipnotico di un singulto. Avanzare era faticoso come lottare con un titano.
Al sibilante rumore dell'acqua si aggiunse poi un confuso ticchettare che andò moltiplicandosi con i suoi passi.
Pareva quasi che lo seguisse.
Si fermò lanciando uno sguardo nell'oscurità. E l'oscurità lo ricambiò, sottoforma di cento piccoli riflessi malefici.
Ananche aveva già visto quegli occhietti, erano famigliari a chi viveva di stenti nei bassifondi di qualunque città: ratti.
Centinaia di ratti.
Corse.
Senza curarsi di non mettere i piedi in acqua, spingendosi sulle pareti per acquistare velocità, aggrappandosi con le unghie pur di non scivolare.
Corse accelerando sempre più, seguendo il ritmo dei flussi che si facevano vorticosi.
Mentre i ratti sciamavano al suo inseguimento.
Poi la luce arrivò come uno schiaffo.
Ebbe appena il tempo di capire che il tunnel terminava nel vuoto per ricominciare alcuni metri più avanti, nel cuore di una parete rocciosa.
Seguì il suo istinto: accelerò la corsa e spiccò un salto.
Fai una prova di DESTREZZA.
- se ottieni un valore inferiore a 13 vai al capitolo 29
- altrimenti, se ottieni 13 o più, vai al capitolo 6
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