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Riaprì gli occhi scrollandosi di dosso quello strano sogno. Poi si chiese se davvero fosse stato un sogno, perché non stava dormendo.

Era a carponi in un prato ancora intriso di pioggia. Non ricordava come ci fosse arrivato ma sapeva di non essere mai stato così felice. Il disagio di quell'incontro onirico era già sparito oltre la memoria.

Ora c'era solo la felicità per la libertà finalmente ritrovata. Ma durò un attimo, giusto il tempo di rendersi conto dell'alto muro che circondava quel cortile interno al palazzo. E delle decine di persone lì immobili, in piedi, la testa rivolta malamente al cielo, i piedi affondati nel fango.

Il primo istinto fu fuggire, anche perché aveva una strana sensazione di déjà-vu, poi un insano pensiero riuscì a prendere forma nella sua mente: forse erano prigionieri anche loro, forse insieme potevano trovare una via per la libertà.

Si accostò a quegli insoliti personaggi, di cui non vedeva i volti perché tutti gli davano le spalle, ma nei quali intuiva la scomoda postura, l'innegabile sciatteria, la stravaganza di quello sguardo immobile rivolto al timido sole.

Se si fosse concesso il tempo di un pensiero in più, avrebbe probabilmente anche notato le mosche che numerose li tormentavano, gli abiti zuppi d'acqua, il colorito e l'odore malsano dei loro corpi.

Ma neanche con tutto il tempo del mondo avrebbe immaginato ciò che stava per vedere.

Quando la sua mano toccò il braccio dell'uomo più vicino, tutte quelle teste si abbassarono all'unisono e lentamente si voltarono a fissarlo: una schiera di volti marci, bocche putrescenti, orbite macilente.

Erano morti. Erano tutti morti ma erano lì come fossero vivi.

Ananche sentì un terrore tangibile avvolgerlo come un mantello e bloccargli ogni facoltà. E quando riuscì a scansarlo i morti già lo circondavano.

Fai una prova di DESTREZZA.

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