8: L'insulto
I due furono una coppia affiatata, Saša la portò a visitare ogni angolo della città anche quelli in cui fin a qualche mese prima poteva solo sognare di visitare, il loro nome divenne argomento di dibattito tra le case di nobiltà e borghesia, nessuno di loro vedeva di buon gusto la novella sposa dell'uomo.
Ma nonostante l'invidia provata, tutti cercarono di essergli amici (soprattutto del marito) ovunque andassero, teatro, bar o ristorante, c'era sempre qualcuno che gli volgeva calorosi ossequi, Aleksander stette al gioco ma Polina non riusciva a digerire di esser diventata il bersaglio delle donne di Kiev.
La città era strutturata in maniera piramidale e chi provava a salire sopra senza il consenso degli altri, veniva gettato in fondo con la forza, questo era il caso di Polina Sergeevna, essendo figlia di servi della gleba e nessuno apprezzava a loro dire "una rozza contadina" tra il loro gruppo.
Questo gli fu motivo di grande sconforto, più volte Polina pianse per il fatto di essere considerata "diversa", questa situazione peggiorò nel gennaio del 1829, la coppia andò a vedere un'opera teatrale (sia per ammirare lo spettacolo, sia per far conoscere Polina alle nobildonne della città).
Tutto andò per il verso giusto finché Saša non incontrò un certo Aleksey Vasilievich, un politico assai famoso (noto per le feste con orgie che iniziavano a mezzanotte per poi concludersi alle prime luci dell'alba) la cui moglie diede i propri saluti ad Aleksander per poi guardare in volto la ragazza passò qualche secondo è scoppiò in una goffa risata "Aleksander Igorievic chi è questa contadina, dovrebbe stare nei campi e non qui", fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Polina corse via, scansandosi da chiunque avesse davanti, andò fuori dal teatro, il suo respiro era talmente accelerato che sembrava che stesse per collassare a terra, Saša gli andò vicino per aiutarla "portami via, portami via da qui" furono le parole spezzate che uscirono dalla sua bocca.
Coloro che la videro credettero che avesse avuto un attacco isterico e mentre camminavano la osservavano costantemente inducendo uno stato d'ansia alla povera ragazza che a un tratto si sentì scrutare da centinaia di occhi.
Tornati a casa, Polina non parlò con nessuno, non volle mangiare niente, si mise direttamente sotto le coperte, Saša distrutto dal dolore per la giovane moglie cercò consiglio ai membri della servitù che gli proposero di tirarle su il morale prima di provare a fargli fare un altro tentativo per entrare nel cerchio ristretto della nobiltà.
A notte inoltrata si inginocchiò innanzi al letto e accarezzò i lunghi capelli setosi della donna, le sussurrò parole dolci, Polina si girò verso il marito, ciò che egli vide gli affondò ancora di più il cuore nell'abisso dello sconforto, il suo piccolo viso era macchiato da "centinaia" di lacrime, gli prese la mano e la baciò più volte, su quel volto incominciò a nascere un piccolo sorriso che anche se poco per l'uomo fu una gioia immensa.
"Domani ti porterò al fiume" gli disse, il volto di Polina si illuminò come un astro lucente (aveva sempre amato passeggiare vicino a quel fiume, il Dnepr era per lei fonte di tranquillità).
Con questa promessa i due si abbracciarono, Saša aveva in mente di fargli ancora un'altra sorpresa affinché si potesse riprendere dallo sconforto.
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