53: Il ciliegio

Ludmilla chiese alle serve di rimanere ancora più attaccate alla povera Sveta, ella doveva ricevere più premure visto il suo stato di gravidanza ora più che mai, tuttavia la ragazza usò l'ingegno, mentre camminava per il giardino che possedeva dei roveti molto alti (anche più di due metri) oltre a essere molto spaziosi quasi a diventare una fitta boscaglia si incamminava tra di esse per poi dileguarsi come un fantasma.
Sveta ama stare sotto il grande ciliegio posto su una collinetta che affacciava sulla casa ove era prigioniera, qui con la testa poggiata sull'albero porgeva le sue carezze sul ventre sussurrando parole dolci a suo figlio, parlandogli di suo padre e di se stessa alternando tutto ciò ad alcune favole e filastrocche che sua madre le aveva insegnato a suo tempo, sua madre chissà che fine avrà fatto, si domanda lei, rimase molto turbata dal sapere della malattia che stava consumando pezzo dopo pezzo colei che l'aveva messo al grembo.

Ancora oggi si domandava cosa sarebbe accaduto se gli eventi avessero preso un'altra piega, verso mezzo dì si apprestò a ritornare in "carcere", sorrise nel vedere le serve sudare da ogni poro per cercarla anche se un pò ne fu dispiaciuta, a tavola trovò la suocera al quanto stizzita dalle sue "scappatelle"

"Mia cara, più volte t'ho detto di non uscire dalla priorità, soprattutto in questo stato che ti ritrovi, è troppo pericoloso per te e il bambino"

"Non vi preoccupate, poiché io so cosa è bene o male per me stessa e il mio bambino"

"Svetlana io insisto che tu rimanga qui, rammenta il tuo posto in questa famiglia"

"Il mio posto non può incidere sulla mia volontà o su i miei desideri, sono una donna non un oggetto nelle mani vostre e di vostro figlio"

Ciò la turbò molto, come poteva una ragazzina poter mettersi contro le " "tradizioni e le consuetudini" lei che non era altro che una mocciosa, voleva punirla in qualche maniera, se non a livello fisico a livello emotivo così da piegare il suo animo ribelle, il giorno seguente Sveta dopo aver fatto colazione, prese un libro di poesie che tanto aveva apprezzato (così tanto da rileggerli anche centinaia di volte) prese una piccola sciarpa visto il forte vento, camminando sul viale notò subito qualcosa di strano, sulla collinetta notò due uomini che si apprestano a tagliare il ciliegio.
"Cosa vogliono fare, sono per caso impazziti?" Domando a se stessa, arrivata al cancello gli fu bloccato il passaggio da due uomini armati che le dissero

"Ci dispiace, ma abbiamo avuto ordine di non farla uscire dalla tenuta"

"Chi vi ha dato quest'ordine?"

"La Signora"

Ora tutto tornava alla mente, la "bastarda" non aveva trovato di buon gusto le sue parole e ora aveva deciso di punirla, Sveta fu costretta a osservare il suo amato ciliegio venir abbattuto e tagliato in tanti piccoli pezzi, un duro colpo le venne inferto quella mattina, l'infamia si dimostrò in tutta la sua essenza durante la cena, Ludmilla le chiese di mettere qualche ciocco di legno del camino, era strano che non l'avesse chiesto a una delle serve come suo solito, ne comprese il motivo quando vide il colore del legno, era il ciliegio

"Voi siete solo una grande meretrice"

"Dolce Sveta, devi capire che qui si fa come dico io, se eri una mia serva ora già saresti morta per l'oltraggio che mi hai arrecato disobbedendo ai miei ordini"

"Tu respiri e cammini, ma dentro sei morta"

Ora senza più un luogo dove andare, Sveta decise di chiudersi quanto più tempo possibile nella sua stanza, non voleva vedere nessuno né Ludmilla né le serve e nemmeno suo "marito" che tornando tardi a casa non aveva altro desiderio che far sesso con sua moglie non preoccupandosi della salute del bambino dentro di lei, ciò ampliò ancora di più il disprezzo provato per quella famiglia, ogni mattina quando si sveglia e ogni notte prima di coricarsi baciava il suo ventre per poi dire

"Ti porterò via di qui"

Verso inizio marzo, Svetlana ebbe la "grazia" di passeggiare pur sempre in compagnia di qualcuno nei pressi di quella famosa collina, salita in cima tolse le scarpe e si distese al suolo ascoltando ogni suono che la natura emetteva, chiuse gli occhi è si addormentò, quando li riaprì vide le sue "accompagnatrici" sedute a qualche passo da lei, molto lentamente si mosse verso l'altro lato della collina eludendo la loro supervisione e poi correre come un cane a cui fosse stato lanciato un succulento pezzo di carne.

Corse fin quando andò a sbattere contro un uomo che subito le diede un mano a rialzarsi, dopo aver posto le scuse chiese in quale delle case di quella zona vivesse la moglie del governatore, di scatto Sveta rispose di essere lei, l'uomo la guardò per qualche secondo per poi dargli due lettere, una era timbrata con il sigillo di San Pietroburgo (fin troppo strano, non aveva né amici né parenti in quella città) e l'altra non possedeva nessun timbro, sopra v'era scritto solo "per la mia bambina", comprese subito chi fosse l'emittente
Codesta lettera affermava le seguenti parole

"Figlia mia adorata
Con estrema difficoltà ti scrivo questa lettera, poiché le mie condizioni di salute mi impediscono di scrivere per troppo tempo, so che sei a conoscenza della mia malattia, i medici non mi hanno dato molte speranze, tutti loro credono che non raggiungerò l'estate, prima della mia dipartita, prego con tutto il cuore che tu possa venirmi a trovare, ho bisogno di vederti per l'ultima volta di lasciare questo mondo"

Sveta non seppe trattenere le lacrime, dalla sua fuga dentro di lei nacque il desiderio di rivedere sua madre, per poter parlare da figlia a madre, così da abbattere quel muro creatosi tra Polina e i suoi figli, le sue lacrime inzupparono tutta la lettera, l'inchiostro si sciolse totalmente.
Non voleva aprire l'altra lettera, temeva di non poter reggere a un'altra orrida notizia, si fece coraggio è l'aprì

"Salve Sveta
Tu non mi conosci, eppure io conosco ogni cosa di te, tuo fratello mi ha raccontato tante cose, spero che tu stia bene, ti scrivo per dirti che Pasha e Alyosha sono vivi, tuo marito ha concesso loro la grazia, ora sono in esilio in Finlandia, non temere ho già predisposto un corriere che verrà ogni mese a portare delle lettere scritte da loro pungono oltre a prendere in consegna le tue.
Ti porgo i miei omaggi, Nikolay"

Sveta si trovò nell'arco di qualche secondo dal toccare l'inferno al salire in paradiso, erano vivi è questo era ciò che importava sopra ogni cosa, ma prima doveva venire sua madre, sarebbe andata da lei a ogni costo anche se incatenata, doveva sentire assolutamente ciò che aveva dirgli.

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