50: L'oblio
"Sono stati condannati a morte"
Come un martello con un chiodo risuonavano nella sua mente, Sveta per giorni si chiuse nella propria stanza, barricandola come meglio poteva, Ludmilla e le serve gli chiesero con insistenza di aprire per poter mangiare ma non dall'altra parte non ci fu nessuna risposta.
Il suo mondo era crollato davanti ai suoi piedi, tutto ciò che aveva fatto per ricevere l'agognata libertà si dissolse nell'aria di cui non rimasero nemmeno dei frammenti, la sua "liberazione" poteva avvenire solo in un modo, con la morte.
Cadde in una profonda crisi isterica, chiamando più volte il fratello e Alyosha nel cuore nella notte, cercando in ogni dove, sotto il letto, nell'armadio e fuori la finestra, sperando di trovarli (non riusciva ad accettare di averli persi) perse così tante forze che all'alba dell'ottavo giorno della sua segregazione volontaria assomigliava a un spirito cadaverico, aveva la pelle pallida di color biancastro, gli occhi erano così stremati dalla tristezza che erano divenuti gonfi per via degli innumerevoli pianti, infine non riusciva nemmeno a star dritta cadendo più volte sul pavimento (dovette usare un "bastone" derivato da una parte del mobile).
Per la mancanza d'acqua nel corpo non ci volle molto tempo affinché la ragazza incominciasse a scrutare i "fantasmi" dei due ragazzi che la accusavano di averli traditi, di non aver fatto nulla per salvarli, Sveta si genuflesse inanzi a loro porgendo le mani su i loro indumenti chiedendogli in lacrime le proprie scuse, dallo spioncino della porta le serve osservavano Sveta che si era inginocchiata sul pavimento ma le sue mani volteggiano nel vuoto, le sue parole vagavano all'aria poiché li non v'era nessuno tranne lei.
Spaventate dai deliri mentali della fanciulla riferirono tutto a Ludmilla nella speranza di aiutarla tramite la padrona, fu un errore madornale, le loro affermazioni concretizzarono l'idea di Ludmilla di far rinchiudere Sveta in qualche manicomio (un idea che prese vita fin dai primi giorni della permanenza di Svetlana nella sua dimora) secondo le sue affermazioni "pazza la madre, pazza anche la figlia".
La situazione peggiorava ora dopo ora, dopo aver visto i "fantasmi" Sveta venne colta da un grande rimorso, non potendo sopportare tale fardello creò con la coperta del letto una corda che avvolse al suo collo, quando pose il piede fuori dalla sedia la porta venne sbaragliata da alcuni uomini, tra di essi c'era anche Mikhail, corse dalla moglie è la sollevò in aria mentre i servi le slegavano il cappio.
"Cosa è successo?"
"È impazzita per colpa della fame, non ha toccato né cibo né acqua da alcuni giorni"
"Madre, perché non avete fatto nulla per aiutarla?"
"Ha barricato la stanza, credevo che volesse starsene per conto suo"
"Presto chiamate il medico"
Mikhail fu molto fortunato (sfortuna per Sveta) nel soccorrerla in tempo, se avesse aspettato qualche secondo in più, il collo della ragazza si sarebbe potuto spezzare come un ramoscello, da quella notte Svetalana fu seguita in ogni dove dalle serve, nel bagno vi doveva essere qualcuno a lei vicina per aiutarla (impedendole di tagliarsi le vene) nella stanza da letto ci dovevano essere almeno due persone (dandosi il cambio ogni due ore) a sorvegliarla di notte, in poche parole per Sveta era divenuto un incubo a occhi aperti.
Ludmilla cercò di convincere il figlio a chiamare un medico per capire quale problema mentale la moglie di lui avesse (il suo timore era dovuto alla progenie dei due, se madre era una psicopatica anche i figli lo potevano diventare) Misha non accettò mai la proposta di sua madre, era convinto della piena salute mentale di sua moglie, i suoi "attacchi" erano dovuti alla mancanza di una presenza maschile nella casa, così la pensava lui.
Verso l'inizio di marzo Sveta stava passeggiando nel cortile, leggendo un libro di poesie donatogli da Misha "questo ti aiuterà a rafforzare il tuo spirito" disse lui, lei poco ci credeva eppure lo lesse con molta curiosità (fin da piccola ascoltava le poesie che la madre componeva nei momenti di pausa dai lavori casalinghi, amava le sue composizioni, fu Polina che le diede la spinta a immergersi in questo meraviglioso mondo), erano aforismi e piccole poesie degli autori russi settecenteschi, arrivò a metà del libro quando sentì un dolore lancinante nel basso ventre, così forte che cadde a terra in preda alle urla
"Un medico presto, un medico"
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