49: Helsinki
"Fuoco"
Furon le ultime parole udite, eppure non sentirono nessun dolore "siamo già morti" pensarono, ma una risata gli creò qualche dubbio seguita da un applauso, "cosa sta succedendo?".
Appena gli tolsero le bende dagli occhi e subito controllarono se stessero sanguinando, cercarono invano di trovare il foro dei proiettili nel loro petto senza trovarne nemmeno l'ombra, girando la testa trovarono i proiettili conficcati nel muro a pochi metri dalla loro testa, videro i soldati ridere di loro, schernendoli per la paura provata in quei secondi, come biasimarli chiunque sarebbe morto dalla paura posto innanzi a un plutone d'esecuzione, eppure la domanda permaneva "perché non siamo morti?".
Nel porsi codesta domanda i loro occhi rimasero fissi su colui che aveva emesso la condanna, Mikhail Viktorovič che li fissava sorseggiando una tazza di tè, né Pavel né Alexey emisero una sola parola, non capivano il perché di questa "farsa".
Misha li guardò la paura nei loro occhi, si concesse un'altra risata per poi donare una risposta esaustiva alle domande che già si aspettava
"Ebbene si, vi ho graziato"
"Per quale motivo, noi siamo un intralcio"
"Mia moglie, la dolce Svetlana non mi avrebbe più accolto nel suo letto, se foste stati fucilati"
"Lei non è tua"
"Zotico, rammento ancora il tuo volto, i miei uomini ti avevano conciato parecchio male, sei stato miracolato per una seconda volta, sappi che non vi sarà una terza"
"È cosa ti fa credere che usciti da questo buco non tenteremo di riprenderci Sveta"
"Semplice, sarete deportati in un luogo lontano dell'Ucraina e tenuti sotto stretta sorveglianza, e se fuggirete per tornare qui, come ho detto al tuo amico non vi sarà nessuna grazia, sarete appesi per il collo finché la morte non vi prenderà"
Una volta fuori dal "buco" i due ragazzi vennero scortati da alcune guardie in città ove sarebbero rimasti fino al giorno seguente per poi partire in luogo ignoto, molto probabilmente in Siberia o nelle montagne del Caucaso, luoghi troppi impervi per sopravvivere anche un solo anno, bisognava escogitare un evasione, "ma dove andare?" A Kiev non potevano ritornare, le uniche due vie furono la città costiera di Kherson dove sarebbero stati ospitati molto probabilmente dall'amico di Pavel, Andriy o a Novgorod dove avrebbero avuto il sostegno di Nikolay.
Furono chiusi in una delle stanze di uno ostello, Pavel attese che le guardie s'allontanassero per poter parlare in sicurezza
"Abbiamo soltanto una possibilità di fuggire"
"Per andare dove, siamo circondati dalle guardie"
"Tu fidati di me"
"Già l'ho fatto, è se visto come è andata l'ultima volta"
"Se vuoi essere mandato in Siberia accomodati pure, io devo tornare da mia sorella"
"La salveremo assieme"
Attesero che la guardia portasse il cibo, aperta la porta si trovò Pavel con in braccio un Alyosha moribondo, gettò i piatti a terra è lo prese sotto il braccio il ragazzo, venendo poi colpito alla nuca, i due approfittarono del momento, presero la pistola e tutt ciò che possedeva nella borsa d'ordinanza, Alexey prese di soprassalto gli altri poliziotti dando fuoco a una carrozza, mentre i gendarmi perdevano tempo a spegnere il fuoco Pavel rubò due cavalli, attesero di uscire fuori la città prima di cavalcare per paura di essere subito scoperti.
Cavalcarono tutta la notte senza mai fermarsi, il mattino seguente si trovano a metà strada verso la città di Poltava, Alyosha stremato dalla corsa cadde a terra, subito venne soccorso da Pavel che gli diede dell'acqua
"Come ti senti?"
"Uno schifo, dove siamo?"
"A poca distanza da Poltava"
"È dove dobbiamo andare di preciso?"
"Attendermo là, ho spedito due lettere ai miei amici attenderemo la loro risposta, vedremo chi di loro potrà prestarci aiuto"
"Tu sei certo che ci aiuteranno?"
"Si, puoi starne certo"
Attesero per due settimane in quella città, lavorando in un panificio usando nomi fasulli per passare inosservati, i giorni divennero tutti uguali, tutto il loro mondo oramai girava sulla lettera che forse gli sarebbe arrivata, addirittura Pavel andò ogni giorno in chiesa ad accendere un lumino affinché qualche santo lo benedicesse con una risposta positiva.
Le sue preghiere furono ascoltate, di ritorno dal lavoro i ragazzi trovarono una lettera sull'uscio della loro casa, fecero a gara per chi dovesse leggerla per prima (mancò poco per scoppiare una zuffa) per non degenerare in una lite decisero di leggerla assieme
"Caro Pavel.
Ho ricevuto la tua lettera, sono costernato per ciò che è accaduto alla tua famiglia, spero che tutto possa andare per il meglio, sarò più che felice di accogliere te e il tuo amico in casa mia, vi attenderò a Novgorod.
Ti porgo i miei saluti, Nikolay"
Pasha esultò dalla gioia, c'era ancora una speranza, comprarono anzi rubarono tutto ciò che poterono dal panificio in qui lavoravano (trafugando anche le bottiglie di Champagne che il proprietario custodiva gelosamente nel suo negozio) quella notte fu gran festa, bevvero fino a tarda notte.
All'alba si misero in marcia per Nogorod, dopo alcuni giorni di estenuante cavalcata arrivarono alla città tanto agognata, trovarono Nikolay ad attenderli a braccia aperte, quando lo videro i due si gettarono letteralmente da cavallo per corrergli incontro, lo abbracciarono con tanto calore, come se stessero abbracciando non un amico ma un salvatore.
Il benvenuto fu più che caloroso, li accolse come se fossero due fratelli più che due amici, dopo averli rinfrescati con del tè e qualche dolce li fece sedere in soggiorno, qui venne a conoscenza di tutte le vicissitudini dei due, fu un racconto molto lungo ma che ascoltò con estrema attenzione fino all'ultima parola, gli diede tutto il suo sostegno per aiutarli
"Dovete fuggire il più lontano possibile dalla Russia"
"È dove potremmo andare, ci hanno confiscato i passaporti, il nostro piano era quella di emigrare in Italia, ora senza Sveta tutto è vano"
"Sentite, vi darò tutto il mio aiuto nel riprendervi la ragazza, come prima cosa dovete stare lontano dalla circolazione per un pò di tempo, a proposito io ho già un'idea"
"Quale?"
"Ho una piccola baita in Finlandia, in verità è di mio padre che la usa durante i mesi invernali per andare a caccia con gli amici, ma non è stata più utilizzata da quando il mio vecchio
si è rotto la gamba, ve la concedo per tutto il tempo che vi serve"
"Sapevo che su di te potevo contare, ma ora dimmi in quale città si trova di preciso la baita?"
"A Helsinki"
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