41: Il matrimonio

"Le catene non son fatte per essere indossate, ma per esser spezzate"
Carissimi lettori ancora una volta cito l'aforisma di questo poeta ucraino per descrivervi al meglio la disperata situazione in cui incombe l'anima di Sveta non avendo nessun desiderio di farsi "incatenare" a questo fardello.

Mikhail perse tempo a parlare con i vari invitati parlando loro delle sue azioni militari e del suo futuro, nessuno tenne in considerazione la povera ragazza che fu lasciata sola (la stanza era stracolma di gente, eppure nessuno si degnava di porgergli la parola) per perder tempo incominciò a osservare le pietre che componevano il camino, tutto a un tratto quell'insieme di rocce divennero l'unica cosa importante per Sveta (meglio contare le rocce che far finta di essere felice davanti a questa gente)

"È l'ora"

Disse il prete Danilov, tutti si diressero alla cerimonia svolta per volontà di Polina si tenne nel giardino di casa invece della chiesa, "serve dare un aria di rinnovamento" furon le parole della padrona di casa che esibì uno dei vestiti più lussuosi che avesse nel guardaroba oltre ad avere un aria così spensierata, Svetlana per poco non vomitò la colazione per lo squallore pavoneggiato dalla madre "come può ella mostrarsi così felice se pochi giorni fa gli è deceduto il marito?" Fu il messaggio che tartassò la sua mente, ciò era inconcepibile.

Sveta fu risvegliata dai suoi pensieri nel momento in cui Mikhail la prese sotto il braccio, la guardava come se avesse appena conquistato un grande trofeo pronto per essere esposto in bella vista a chiunque vi si avvicinasse, con leggero passo la "diresse" anzi sarebbe giusto dire la trascinò fino al pulpito visto che la ragazza a ogni singolo passo indietreggiava di almeno dieci, preso dall'imbarazzo disse a Sveta

"Vedo che in te c'è un animo ribelle, non destare nessuna preoccupazione, poiché so come affievolire quella fiamma che arde dentro di te"

"Non ci spererei fossi in te"

"Staremo a vendere"

Con forza gli prese entrambe le mani e le tenne strette nelle sue mentre attendeva che il prete iniziasse la cerimonia, nausea e disgusto alimentavano l'anima della fanciulla, le cui mani sembravan essere sotto stretta del diavolo in persona, ancora una lacrima le bagnò il viso, nel osservarla tutti potevan dire che si trattasse di gioia e felicità, quella goccia d'acqua era figlia della paura che aleggiava dentro di lei, le si intensificò quando Danilov arrivò alle fatidiche parole

"Vuoi tu Svetlana Aleksandrovna prendere Mikhail Viktorovič come tuo legittimo sposo?"

In quel momento Sveta voleva soltanto morire, in quei secondi riflesse sul discorso della madre che la minacciò di non poter più rivedere suo fratello se avesse rifiutato il matrimonio, con il cuore alla gola, disse

"Si, lo voglio"

Mikhail baciò la ragazza per alcuni secondi, che per Svetlana sembrò un'eternità "questa è la sofferenza che si patisce all'inferno?" Disse lei.

Un applauso lunghissimo accompagnò i due sposi fin dentro la casa ove venne preparato un grande banchetto (fin a cento persone vi potevano mangiare a sazietà) i posti centrali furono riservati alla coppia, Sveta con la scusa di dover andar in bagno eluse momentaneamente gli occhi vigili del marito e della madre che scrutava ogni sua azione o parola sbagliata per ammonirla.

Chiusasi nel bagno prese alcune boccette di profumo e le gettò contro il muro in preda all'ira per poi piangere tenendosi le game strette a se, condannata a una vita fatta di servitù e sottomissione totalmente opposta al desiderio di vivere libera di far ciò che più le aggrada, nella sua testa si palesarono le più assurde idee, dalla più stravagante alla più atroce (per un secondo pensò di tagliarsi le vene) scelse quello di fuggire il più lontano possibile da quel luogo, cercare suo fratello e Alyosha e andare fuori dal paese, la sua meta era Napoli (città che non ebbe mai visto in vita sua, ma raccontata in ogni sua minuzia da Pavel) la fortuna così come il padre tanti anni fa sembrò arridere anche a lei, alcuni sassolini furono lanciati contro la finestra, incuriosita osservo chi mai avesse fatto quel gesto, stava per urlare dalla felicità appena vide Pavel ma egli gli intimò di star zitta, aveva un piano per fuggire

"Prima che cali il sole, vai verso il giardino, ti caleremo una fune, da li tutti e tre fuggiremo lontani da questo inferno"

E fu musica per le orecchie si Sveta, la sua anima si elevò verso una speranza anche se minima ne valeva il prezzo (ovvero abbandonare gli agi di una vita lastricata d'infelicità e solitudine).

Era giunto il momento di rompere le catene che per troppo tempo le attanagliavano anima e cuore.

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