21: L'incontro

Quella sera tornata a casa, Svetlana sentì che qualcosa non andava, c'era una calma asfissiante (la "normalità" era basata sulle continue liti dei suoi genitori che iniziavano verso l'ora di cena e finivano anche all'alba).

Entrata nel salone vide sua madre seduta sullo sgabello del pianoforte, stava suonando qualche piccola nota finché non sbaglio tasto, girò la testa per guardare negli occhi la figlia

"Mi hai profondamente deluso"

Svetlana non capendo a cosa si riferisse si avvicinò ancor di più a sua madre nell'intento di prenderle la mano, ma Polina appena se la sentì toccare con un piccolo sussulto la tolse dalla presa di Svetlana per dargli uno schiaffo in pieno volto

"Come hai osato insultare quelle ragazze, tu non hai la più minima idea di ciò che ho fatto per farti ammettere tra di loro"

"Loro mi hanno insultato" gridò Sveta coprendo il livido oramai violacee sulla sua guancia

"Non importa cosa ti abbiano detto, dovevi starti zitta, ora hai rovinato ogni cosa"

"Come puoi prendere le loro difese, dopo che io tua figlia sono stata umiliata, a te non interessa nulla del mio benessere e di quello di Pavel, tu vuoi solo usarci per i tuoi scopi"

"Vai via"

"Cosa?"

"Ti ho detto di uscire da questa casa immediatamente, ci tornerai solo quando ascolterò le tue scuse"
Svetlana non disse nulla, aprì la porta è si ritrovò innanzi suo padre che era appena rincasato dal lavoro

"Amore cosa succede?"

Non ci fu risposta, la ragazza fuggì per i campi di grano, non voltandosi mai indietro non riusciva a capire e tanto meno ad accettare il fatto che sua madre tenesse più alla scalata di potere che al benessere dei suoi figli.
Passò varie ore distesa li nel campo a osservare le tante stelle che costellavano quel magnifico cielo notturno, nei suoi sogni ella desiderava essere simile agli astri lucenti, ignari dei problemi che affliggono gli uomini, lontani dalle sofferenze umane.

Mentre la ragazza sognava a occhi aperti un contadino la stava scrutando dal tetto di un piccolo caseggiato a vari metri di distanza, sfruttando l'oscurità le si avvicinò con calma osservando tutti i suoi movimenti.
Vedendola piangere in maniera incontrollata prese coraggio e gli andò vicino

"Salve"

"S...salve voi chi siete, cosa ci fate nella mia proprietà?"

"State calma, lavoro la terra affianco alla vostra"

"Cosa ci fate qui a quest'ora?"

"Stavo controllando che non ci fossero animali selvatici nel campo, voi invece cosa ci fate qui tutta sola?"

"Riflettevo"

"E da quando riflettere porta a piangere?" Disse in tono scherzoso

"Non sono questioni che vi riguardano"

Il ragazzo fece un cenno con la testa per poi porgere un fazzoletto a Svetlana che con un pò d'incertezza lo prese.

"Io non vorrei darvi altro disturbo, quindi se voi permettete torno nella mia baracca"

Svetlana rimase molto incuriosita da quel contadino, aveva anche un bel aspetto, capelli neri, una barba ben curata ai lati, due occhi castani, ed era anche abbastanza alto rispetto agli altri contadini della zona, ma fu la sua gentilezza a colpirla nell'animo, fu tentata di fermarlo per chiedergli il nome, non passò che qualche secondo che la sua curiosità la vinse

"Fermati"

"Dimmi come ti chiami"

"Io sono Alexey Vasilievic Smirnov, al vostro servizio"

Le prese delicatamente la mano è la baciò per poi scomparire in mezzo al campo, quel nome le rimbombò nella testa più forte che mai, ora non desiderava altro che conoscere più affondo Alyosha.
A pochi metri dalla porta di casa sentì ancora sua madre e suo padre litigare solo che stavolta non era per motivi economici ma la lite si basava sulle azioni di Svetlana, non volendo partecipare alla "conversazione", passò per il seminterrato dove Saśa teneva tutti i suoi attrezzi di lavoro, camminò molto lentamente fino a entrare in camera sua ove poggiò la testa sul cuscino, ripensando a tutti gli eventi della giornata, donando la propria attenzione al fratello e a quel contadino che le aveva cambiato la giornata

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