13: Una triste infanzia

I primi mesi furon terribili, tra Saša e Polina si venne a creare una frattura immensa per via dei loro figli, le urla volavano per tutta la casa, giorno e notte si poteva ascoltare giornalmente un frastuono mortale provenire da quelle mura.
Polina diede tutte le sue attenzioni materne a Sveta, dandole da mangiare, coccolarla e fare tutto ciò che farebbe una madre verso la figlia, trascurando in maniera abissale il povero Pavel che rimase confinato nella sua stanza in balia della solitudine che aleggiava in quel luogo.
L'unico conforto che ebbe era dal padre che appena rincasato dal lavoro correva subito da lui per abbracciarlo (più volte disse ai suoi amici o ai conoscenti "Pasha è la luce dei miei occhi) quando incontrava la figlia che gattonava per terra, si scansava facendo finta di non vederla, come se fosse un fantasma.

Ciò non fece altro che peggiorare i rapporti con la consorte che gli rinfacciò di avere anche una figlia da accudire, la stessa cosa poté dire lui del figlio, da semplici diverbi si passava ogni volta a violenti litigi (in cui volevano le peggiori offese).
Polina disprezzava così tanto il figlio che gli negò il latte materno, per sopperire a esso, Saša ordinò alle governanti di occuparsi di tutte le necessità del bambino.

La contesa non finiva solo ai figli ma continuò anche nel letto matrimoniale, che era stato diviso in due, non ebbero più nessuna relazione carnale per parecchio tempo (facendo diffondere l'idea tra la gente, che uno dei due tradisse).
Con il passare di alcuni anni, Aleksander Igorievic incominciò a voler riallacciare i rapporti con la moglie, cercando di donare più attenzioni sia a lei che alla figlia, la medesima cosa fece Polina con lui e il figlio (ma "più attenzioni" si venne a tradurre in "faccio finita di volergli bene") le preferenze rimasero sempre nei loro cuori per i figli, si venne a creare una vera e propria gara tra il figlio che avesse ricevuto più premure.

Nel corso della propria infanzia entrambi i gemelli si dedicarono a delle passioni, Pasha amò dipingere, da quando il padre lo portò per la prima volta in un museo, si innamorò dell'arte, il suo sogno era quello di divenire un grande artista.
Sveta seguì ciò che gli impose la madre, il balletto misto alle arti musicali, fin dalla più tenera età imparò a suonare violino e pianoforte.

All'età di dodici anni i due si trasferirono assieme ai genitori in una grande casa di campagna, proprio fuori città.
Il padre oltre il tessile volle espandersi anche nel campo agricolo, il campo che comprò era un dei più prosperi, il suo desiderio era di lasciare un'immensa eredità al figlio (di sua figlia non seppe mai cosa farsene, per lui era solo un intralcio alla sua vita).

La vita in campagna fu molto difficile per i due ragazzi che oramai lontani dalle proprie amicizie si sentirono ancora più soli, il rapporto tra i due era di un disprezzo reciproco (ma che seppero nasconderlo molto bene agli occhi estranei alla propria famiglia) entrambi s'odiavano per le attenzioni che ricevevano dai genitori, la madre per Svetlana e il padre per Pavel.
La situazione mutò quando un pomeriggio d'inizio autunno, Sveta che stava camminando per un fiumiciattolo nei dintorni della casa, non mise piede in fallo per poi cadere sulle rocce, quando alzò la testa vide che la gamba destra s'era slogata, urlò più volte, sperando che qualcuno l'avesse sentita, Pavel che era a lavorare nel campo udì le urla.
S'avvicino molto piano per non farsi sentire, quando vide la sorella in quello stato rimase per qualche secondo totalmente impassibile della sua sorte (in realtà egli pensò di lasciarla li dov'era).

Ma nel suo cuore sentì una forte emozione, un emozione mai sentita fino a quel momento, ovvero amore fraterno, corse come un pazzo verso di lei, la presa in braccio per portarla nel fienile, qui le fasciò la gamba con un pezzo di legno affinché essa guarisse.
I due si guardarono per alcuni secondi per poi abbracciarsi in una stretta che avrebbero desiderato che non finisse mai, da quel giorno si promisero di essere l'uno il sostegno dell'altro.

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