1: La famiglia Petrov
Questa storia prende vita nelle vaste terre dell'allora Impero Russo, in una terra di confine, l'Ucraina, nell'anno 1846.
Nella città di Kiev allora la terza città più importante dell'Impero, in una delle vie dell'immensa città, s'erge una casa i cui proprietari sono i protagonisti di questo racconto, la famiglia Petrov.
Il nucleo familiare è composto dal padre, Aleksander Igorievic, dalla madre Polina Sergeevna e da i due figli Pavel e Svetlana (ci soffermeremo su ognuno di loro, per comprendere appieno le loro azioni future).
La famiglia aveva acquistato quella casa grazie ai risparmi del padre che aveva lavorato anni in una piccola fabbrica tessile nella periferia della città, grazie al suo illustre lavoro gli furono assegnati incarichi importanti dalla classe politica (propaganda ai lavoratori) che non solo gli diedero un cospicuo pagamento, che lo resero una persona molto influente tra la classe sociale borghese.
Egli si distinse anche tra i più indigenti, ingraziandosi i poveri a cui donava sempre una piccola percentuale del suo stipendio.
Era un uomo di media statura per quell'epoca, un metro e settanta, capelli d'un biondo cenere, barba molto folta ai lati della gola, un naso a patata, fronte molto alta, aveva due occhi color verde smeraldo.
Aleksander proveniva da una famiglia di umili origini, i suoi genitori erano contadini che lavoravano la terra giorno e notte, abitavano in una piccola casa fatta di legno e paglia, la sua famiglia fece di tutto pur di mandarlo a scuola affinché come disse sua madre "possa alzarsi dalla polvere in cui è nato", ma la frequentò brevemente, perché a suo dire "era inutile studiare, se poi non potevi mangiare", si dilettò con dei piccoli furti con alcuni suoi compagni di strada, erano tutti poveri e malnutriti, rubavano per andare avanti.
La vita del giovane cambiò radicalmente quando un giorno, uno dei suoi migliori amici un certo Arkady fu ucciso da alcuni poliziotti mentre cercava di fuggire dal negozio che aveva derubato, il corpo rimase lì per ore senza che nessuno si degnasse di coprirlo, nella mente di Saša (vezzeggiativo del suo nome) si creò l'idea che non poteva continuare così, perché alla fine sarebbe stato arrestato o peggio avrebbe fatto la stessa fine del suo amico.
Il giorno seguente trovò lavoro come lustra scarpe, era un lavoro che dava poco oltre a essere noiosamente monotono ma almeno guadagnava quei pochi rubli in maniera onesta.
La fortuna lo baciò nell'inverno del 1822, quando si recò innanzi al municipio della città (luogo frequentato solo dai ricchi banchieri, politici e commercianti) passò tutta la mattinata a pulire le scarpe dei vari personaggi che gli si presentavano davanti, finché non venne un certo Fëdor Yurievic, un commerciante di San Pietroburgo che osservando lo sporco che lo ricopriva quasi totalmente gli chiese da dove provenisse, ma una caratteristica peculiare di Saša era quella di essere sempre impassibile alle domande altrui.
Non ricevendo una risposta, gli tese la mano, il ragazzo attese qualche secondo prima di dargli la mano poiché non sapeva cosa l'uomo gli volesse fare.
Rimase sbalordito quando l'uomo non solo non si coprì la mano con un fazzoletto, visto che la sua mano era sporca di polvere, lo abbracciò anche in maniera quasi paterna, in quell'instante una piccola lacrima gli rigò il viso, perché quel calore gli ricordava quello dei suoi genitori, che purtroppo erano morti di febbre alcuni mesi prima.
Fëdor aspettò che il ragazzo tornasse in se, per poi dirgli "oggi tu verrai con me".
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