Prefazione

Ci sono storie che nessuno potrebbe mai immaginare di raccontare, specialmente quando possono provenire da un argomento, o da un contesto di cui sembra essere stato detto tutto.
E "La bambina cattiva" sembrava una storia a sé stante: l'amore latente e rinnegato, velato di rivalità tra Laura e Antonio aveva l'aria di una vicenda che saturava tutte le possibilità di raccontare altro; così come sembrava essere stato detto tutto del Quartiere dove le vicende del romanzo erano ambientate.
Ma quei casermoni - le immense palazzine dove abitavano i protagonisti - quei vicoli, quei negozi che coprivano attività illegali, quell'umanità degradata che fungeva da coprotagonista ai due giovani geniali avevano ancora tanto da dire: mentre si consumavano i drammi che animavano "La bambina cattiva", altre storie prendevano forma in contemporanea, storie che aspettavano solo una voce che le raccontasse.
E tra queste c'è la storia di Letizia Finelli, una dei pochi ragazzi del Quartiere a seguire l'esempio di Laura e Antonio nel proseguire gli studi oltre la terza media, e della sua ribelle e inquieta migliore amica Emma Ferranti, al centro di un giallo direttamente collegato con quello del libro precedente: sono passati tre mesi dalla morte di Laura Martini in Santini, quando Emma sparisce senza lasciare informazioni né al marito Carmine, né alla famiglia d'origine; tutti pensano inizialmente che sia normale, che la donna se ne sia andata con l'ennesimo amante - lo fa spesso e Carmine è troppo innamorato per opporsi - e che presto tornerà come se nulla fosse: ma gli eventi strettamente connessi con la guerra tra i criminali Italo Bianchi e Ruggero Di Maggio portano la polizia di nuovo nel Quartiere, e un'altra persona a raccontare una storia un po' inedita e un po' familiare.
Un'amicizia, quella tra Emma e Letizia, che si perde nei meandri di un incontro avvenuto quando la piccola Finelli era appena nata, e che lega le due famiglie a causa di un'esperienza comune: essere stati migranti, prima a New York, poi a Berlino, per rendere concrete le attività che adesso gestiscono - la pizzeria per i Finelli, il banco di fiori per i Ferranti.
Il legàme tra le due bambine cresce tra l'asilo e le elementari, dove le bambine hanno anche altre amiche, ma sviluppano anche un'amicizia esclusiva data dal desiderio della pacata Letizia di avere anche solo la metà del coraggio, perfino dell'incoscienza dell'intrepida Emma, che con la sua massa di capelli ricci rossi sembra una fiamma che brucia, ad indicare una via, l'unica che possano percorrere per uscire dai confini angusti del Quartiere Anceschi, nato negli Anni Sessanta per ospitare persone piene di sogni e fiducia nel futuro e diventato, con gli anni e l'abbandono, un vero e proprio ghetto delle bestie; tuttavia questa emulazione ha un freno, in quanto Letizia, fino ai tredici anni, è perfettamente consapevole di essere lei la migliore: è più bella, più alta e più aggraziata di Emma, va meglio a scuola e sa dire sempre la cosa giusta al momento giusto, mentre l'amica ha un carattere impossibile e una vocazione naturale a cacciarsi nei guai; questo risulta un vantaggio per la Finelli anche nei rapporti con Gabriele Altieri, il figlio degli ex imprenditori decaduti che, in un giorno di primavera del 1989, trovano riparo dagli scandali che li hanno travolti proprio nello stesso casermone delle ragazze, suscitando immediatamente un fascino irresistibile su entrambe: è più grande di loro, è bellissimo e soprattutto non è del Quartiere. Rappresenta, insomma, quel mondo esterno a cui Letizia ed Emma anelano in modi diversi, la cui diversità sarà sempre più acuita dall'adolescenza: è allora che sembra esserci un cambio, che la Ferranti si trasforma in una ragazza bellissima e sfrontata, capace di catalizzare su di sé tutta l'attenzione dei ragazzi del Quartiere e non, specialmente quella di Gabriele, arrivando ad oscurare l'amica.
Ed è per questo che, quando la pazienza di Emma finisce, portandola a scappare poco dopo gli esami di maturità, come il girasole che segue il corso dell'astro di riferimento, Letizia si attacca agli studi universitari come unica possibilità di riscatto rispetto al luogo in cui è nata, dimostrando, come la ginestra che cresce nei luoghi desertici, che si può sbocciare anche senza per forza andarsene via.
Nonostante le scelte di vita diverse, le due si allontanano e si avvicinano, si perdono e si trovano, litigano e si riappacificano, in un rapporto simbiotico che non le fa vivere l'una senza l'altra, nonostante le famiglie d'origine disfunzionali, l'ambiente violento che le ha viste nascere, l'amore per lo stesso uomo e le visioni opposte dell'esistenza.
E quando è il momento del redde rationem, della resa dei conti che le vedrà ancora una volta su fronti opposti - come lo sono, del resto, da tutta la vita, la domanda sorgerà spontanea: chi ha avuto in mano la formula vincente, Emma o Letizia? Ai lettori l'ardua sentenza.

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