#32 "Camille Bizarro e il suo Circolo Intellettivo"
Cari lettori, in questo breve racconto di Bizzarra ispirazione troverete il punto di vista di un Dolce Schizzinoso. Spero vi godiate lo spettacolo perché, almeno per me, pubblicare sulla Gazzetta implica una responsabilità verso gli altri membri di questo - chiamiamolo così - equipaggio.
Buona lettura,
Jules
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Camille Bizarro si era alzato in piedi già da un po'. Divenuto ormai vittima di quel gran predatore che è l'angoscia, camminava ora avanti ora indietro, e poi di nuovo avanti e a destra a sinistra e via verso sud-ovest verso il Sole e verso la Luna, e ancora una volta rivolto ora all'Atlantico ora al Pacifico ora all'Oceano Indiano - con la sua mente che sfrecciava tra le acque a bordo di un veliero vellutato più veloce persino del suo corpo - per spiccare infine un salto fin sulle nuvole, dense d'acqua in attesa di sgorgare il loro macigno, e tornare giù, coi piedi fissi sul pianeta Terra, tutto intero e senza acciacchi ma solo con un cervello ancora più pesante, ancora più contorno, ancora più pensante. Così ricominciava il suo rituale: avanti, indietro e ancora avanti eccetera, nei secoli dei secoli, senza sosta, flettendo con le gambe e riflettendo con la testa sul destino di chi? di cosa? del mondo! mentre fumava un sigaro spento, e cogli occhi rivolti verso le pareti pensava e guardava oltre, si inerpicava fra stradine sommerse da persone Normali le quali, noncuranti della sua ombra, passeggiavano tranquille per le viuzze della città, mentre in quel suo circolo intellettivo lui, Camille Bizarro, proprio lui si arrovellava la testa con pensieri paurosi.
‹‹Non va bene,›› ripeteva, ‹‹così non va affatto bene››. Allora, alla diciassettesima volta, il suo fido compagno gli chiese cosa avesse.
‹‹Non va bene,›› continuò, ‹‹non va affatto bene.››
‹‹Che ti turba, Camille?››
Alla domanda, il Bizzarro iniziò a gesticolare con le mani, come per cercare di far fuoriuscire l'argomento dall'interno del suo cranio. Ma nonostante muovesse la bocca di parole non se ne sentivano, così l'amico fu costretto a farlo sedere per farlo sedare, nella paziente attesa del momento in cui quei brutti pensieri, tormentatori dell'animo e del corpo di Camille sarebbero scemati giusto il tanto da poter essere espressi a parole e non a emozioni.
‹‹Noi siamo in pochi, ancora, mio fido compagno,›› disse il Bizzarro a quel punto, ‹‹la gente, fuori dal nostro veliero, ancora non ci considera, e anzi non ci conosce nemmeno! Però stiamo mettendo su una bella squadra, non credi?››
‹‹Lo credo bene!››
‹‹E io allora, io che non ho paura di spingermi oltre il presente, ti dico: pensa. Pensa al giorno in cui tutti saranno bizzarri. Figuratelo e immagina tale mondo fatto di bislaccherie e folli bellezze. Lo vedi?››
Il compagno chiuse gli occhi. Disse: ‹‹Lo vedo, Camille, eccome se lo vedo! Ed è ancora più bello di quanto potessi immaginare. Anche se, beh, lo sto immaginando... Eppure è come se lo stessi vivendo, come se fossi lì a scovar bislaccherie d'ogni tipo senza pensare a cosa mi potrà accadere, ma solo feliciteggiando come un bambino fra i bambini! È meraviglioso.››
Camille strinse i pugni, le sue nocche prudevano e fu costretto, in un improvviso scatto di normalità, a strappare con le unghie un pezzettino di pelle della sua poltrona - la sua preferita!
‹‹E invece no!›› se ne uscì quando, una volta ritornato in piedi, gettò il suo sigaro nel caminetto acceso per spegnerlo.
‹‹Ma come no?››
‹‹No, no e poi no!››
‹‹Ma perché no?›› chiese di nuovo il suo caro amico, cui già le lacrime iniziavano a gorgogliare dalle palpebre troppo secche.
‹‹Perché...›› cominciò Camille.
‹‹Perché?›› fece eco il compagno.
‹‹Perché...›› continuò il Bizzarro, spaventato dalle stesse parole che di lì a poco avrebbe detto. ‹‹Perché... Come si fa ad essere bizzarri in un mondo bizzarro?››
Il fido compagno, dopo aver aggrottato la fronte, gli rispose, con tutta la semplicità che un essere umano possa contenere in sé, che, beh, si è bizzarri come lo si è sempre stati.
‹‹No, no e poi no! Il Bizzarro è colui che il Normale considera diverso, ovvero chi non si comporta come tanti altri. Ma se gli altri sono bizzarri, allora chi è bizzarro? Eh? Chi è bizzarro, allora?›› e prese a strattonare l'amico quasi con violenza - se non fosse che nessuno dei due aveva mai sentito parlare di questo termine - violenza -, sconosciuto ai loro vocabolari.
‹‹Quindi, chi sarà Normale a quel punto sarà Bizzarro,›› disse, ‹‹e per essere Bizzarri bisognerà essere Normali?››
‹‹Oh!›› esclamò Camille. ‹‹Non sia mai! Con tutte le loro stramberie, tutta la loro ansia di spremere la vita fino alla morte! Non sia mai, oh! Se non fossimo noi i Bizzarri penserei che fossero loro... Oh!››
‹‹E allora che proponi?››
‹‹Io,›› ammise il Bizzarro, ‹‹non lo so.››
Rimasero in silenzio, sia Camille che il suo caro amico. L'uno, ormai più riflessivo e meno emotivo, intento a pensare, mentre l'altro, scosso dalla recente tetra illuminazione, a disperarsi. Ma dato che la disperazione è spesso fonte d'ispirazione, perché una lettera e un apostrofo si scambiano e si intromettono come piccole particelle subatomiche in grado di cambiare l'intera struttura del mondo, fu proprio il fido compagno a trovare una soluzione tanto bizzarra da poter permanere tale per sempre.
‹‹Ci sono!›› esclamò. ‹‹Ho trovato la soluzione a questo dilemma Normale!››
‹‹E dimmi, fido compagno, qual è questa soluzione?››
‹‹Oh, Camille. Come puoi non arrivarci da solo? È così semplice, così elementare! Su, pensaci su, e vedrai che troverai la risposta da te.››
Ma Camille non riusciva. Più si scervellava e meno idee gli zampillavano in testa. ‹‹Ti prego,›› implorò, ‹‹ti prego dimmelo, o morirò di sconforto.››
‹‹Ebbene ti darò un aiuto. Però dovrai liberarti da ogni tuo pensiero, da ogni tuo giudizio - pre o post che sia -, e soprattutto dovrai andare oltre la semplice apparenza per riuscire a trovare acqua nel deserto e piante nel cemento. Ti senti pronto?››
Il Bizzarro annuì con convinzione.
‹‹Ti dirò, Camille, che questo bizzarro sarà tanto bizzarro da non essere sempre bizzarro. Chiamiamolo un ultrabizzarro. Ma non sarà uno, no, lo saremo tutti quanti.››
‹‹E cosa farà di tanto bizzarro questo ultrabizzarro? Costruirà giostre volanti? Mangerà una bistecca di pesce? O forse... Ci sono! Inventerà una lingua bizzarra!››
‹‹Oh, no Camille. Magari farà tutte queste cose, anzi sono sicuro che le farà, ma non sarà quello a renderlo un ultrabizzarro.››
‹‹E allora cosa, mio caro compagno, cosa?›› pianse Camille strattonando l'amico.
‹‹Su, Camille, pensaci su. È una cosa così semplice, come fai a non arrivarci? Esci da questo circolo, Camille, metti un piede fuori e pensa a un futuro davvero grande. Rilassati, rifletti, senza fretta, anche tu puoi comprendere, chiunque può.››
Il Bizzarro, d'un tratto, fece evaporare tutte le sua lacrime e si destò dal pavimento su cui si era accasciato. Come se un filo invisibile avesse trasportato le idee del suo amico dentro la sua testa, ora captava i suoi stessi pensieri e comprese, in un semplice istante, quale fosse la migliore delle soluzioni.
‹‹Ci sono!›› esclamò. ‹‹Egli sarà Normale all'occorrenza e Bizzarro a un'altra occorrenza. Insegnerà alle persone comuni ad essere bizzarre, ma allo stesso tempo imparerà da esse le migliori arti della normalità. Perché sì, nel loro mondo, quello Normale, c'è cattiveria avidità rabbia lussuria e tanti altri difetti che a enumerarli non basta un giorno; ma c'è, delle volte, anche un'esplosione di sentimenti veri. Come un amore tanto forte che noi Bizzarri, indaffarati come siamo a infrangere i limiti grazie alla fantasia, non potremo concepire, o una felicità talmente autentica e attesa che un Bizzarro,mai triste per natura, non sarebbe in grado neanche di immaginare. La fantasia ha bisogno di basi reali: queste impareremo. E allora non esisteranno più né persone Normali né Bizzarri, ma solo ultrabizzarri, sinonimo di ultranormali.››
I due si abbracciarono e piansero lacrime dolci, di gioia. Attraccarono al primo porto e scesero dal loro elettivo circolo intellettivo per renderlo in-elettivo, così che tutti potessero parteciparvi e apprendere, discutere, comprendere, amare. Cavalcarono le strade per parlare e scambiarsi le nuove ultraidee, invitando chiunque a salire sulla loro nave in vista di altri porti. Insieme edificarono, mattone dopo mattone, un nuovo mondo comune, dove l'odio, la rabbia e l'infelicità sarebbero spariti da entrambe le parti ormai divenuta una singola; perché, nel profondo di ognuno di noi, c'è un bizzarro che, all'occorrenza, saprà farsi vivo, e un normale che, all'occorrenza, saprà indicargli la strada giusta.
Fine.
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